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Le riforme dall’interno: l’educazione scientifica e le innovazioni nella didattica

3 “Dipendenza” e autorità

5. Le riforme dall’interno: l’educazione scientifica e le innovazioni nella didattica

Le innovazioni più rilevanti si registrarono nell’educazione scientifica, ovvero nei libri e nei metodi d’insegnamento impiegati nelle scuole piemontesi. Si trattò di un processo che si realizzò senza clamore e le cui tracce non furono a lungo visibili nei pro- grammi scolastici ufficiali, ma che può essere ricostruito per mezzo della manualistica per la scuola.139 In un Piemonte che sembrava

aver deciso consapevolmente di non intraprendere la strada del riformismo illuminato, non poteva certo essere messa in discussio- ne l’organizzazione delle scuole che, come si è già anticipato, veni- va in quegli anni lodata anche all’estero. Restava, tuttavia, aperto il problema della didattica, questione tutt’altro che marginale, poi- ché, attraverso la scelta del metodo e soprattutto delle materie d’insegnamento, facevano il loro ingresso nelle classi le querelles inerenti al rapporto tra fede e scienza, tra religione e politica, tra il valore della libertà di pensiero e quello dell’obbedienza. Furono gli insegnanti dei collegi piemontesi gli artefici di una riforma di fatto delle tecniche e dei contenuti dell’istruzione. Erano docenti che avevano alle spalle un’approfondita formazione non soltanto uma- nistica, ma spesso anche nelle scienze esatte, che partecipavano alla vita delle accademie, tanto di quelle arcadiche quanto di quelle scientifiche, e che introdussero nelle scuole primarie e secondarie sabaude le più recenti innovazioni della riflessione illuministica sull’istruzione e sull’apprendimento. Sebbene lo Stato non si faces-

139. Sui metodi e sui libri in uso nelle scuole piemontesi alla fine del Settecento rimando a P. Bianchini, Libri per la scuola e pratiche d’insegnamento in Piemonte alla fine

del Settecento, in G. Chiosso(a cura di), Il libro per la scuola in Italia tra Sette e Ottocen-

se promotore della revisione e dell’aggiornamento dei testi scola- stici, come invece avvenne, per esempio, nella Lombardia austria- ca e nel Regno di Napoli, grazie a questi insegnanti gli studenti piemontesi, o almeno quelli più fortunati, poterono in ogni caso fruire di manuali e di metodi d’insegnamento aggiornati.

Come dimostrano i cataloghi dei librai torinesi dell’ultimo tren- tennio del secolo, i manuali scritti e stampati in Piemonte non costituivano che una piccolissima parte dell’offerta disponibile sul fiorente mercato scolastico, resa straordinariamente ampia dai libri stampati in epoche più o meno recenti in ogni parte d’Europa.

Tale varietà di offerta stride con il rigore del Magistrato della Riforma e dei Riformatori provinciali nell’impedire l’uso di libri che non fossero avallati non soltanto dalle autorità scolastiche, ma soprattutto dalla censura di stato e da quella ecclesiastica.

Tuttavia il sistema scolastico sabaudo, così com’era previsto dalle

Costituzioni del 1772, si condannava ad assumere posizioni arretra-

te nel panorama internazionale, e ad accumulare evidenti ritardi nella didattica e nella pedagogia: si apriva così il campo alla mutua- zione da parte degli insegnanti di metodi e strumenti formalmente non accettati ma ormai considerati indispensabili.140La situazione

era resa ancora più problematica dalla scelta, imposta a tutti gli ordini di scuola, dall’Università alle classi di grammatica, di insi- stere sull’insegnamento orale piuttosto che su quello basato su una adeguata manualistica. Le Costituzioni del 1772 consigliavano pochi libri di testo per le scuole secondarie e si limitavano a indicare assai generici argomenti e metodi d’insegnamento;141 inoltre, come

Carlo Denina avrebbe messo in risalto nella Bibliopea, ai professori, formati da una scuola in cui raramente erano potuti venire a con- tatto con testi preparati appositamente per il circuito scolastico, mancava la capacità di strutturare con chiarezza le proprie lezioni, sia per dettarle in classe sia per darle alle stampe.142

140. Cfr. M. Roggero, La scuola secondaria nel Piemonte di Vittorio Amedeo II e Carlo

Emanuele III: crescita ed involuzione di un modello innovativo, in “Bollettino Storico

Bibliografico Subalpino”, 1974, 72, n° 2, pp. 450-517.

141. Cfr. l’Instruzione intorno la maniera d’insegnare nelle pubbliche scuole stilata da Goffre- do Franzini, cit., in particolare le pp. 205-233.

142. Su Carlo Denina vedi F. Venturi, Illuministi italiani, t. iii, Riformatori lombar-

Fu con ogni probabilità la consapevolezza di tali problemi a imporre alle autorità scolastiche una certa tolleranza, volta a per- mettere che gli insegnanti potessero dotarsi di strumenti didattici adeguati. Inoltre, non bisogna sottovalutare l’ampiezza del merca- to rappresentato dagli insegnanti e dagli studenti delle scuole pri- vate, che studiavano in casa o con piccoli gruppi di condiscepoli, al riparo o quasi dal controllo del Magistrato della Riforma. L’educa- zione domestica possedeva anche questo pregio, taciuto da tutta l’ampia letteratura coeva: l’indipendenza dalle autorità scolastiche, con la conseguente assenza di programmi e di testi vincolanti.

Per questi motivi, nella seconda metà del Settecento, vecchi e nuovi libri di testo circolarono tra le mani dei docenti e degli allie- vi sabaudi. Oltre ai libri provenienti da altri Stati italiani ed euro- pei, molto intensa fu anche la produzione di manualistica per tutti gli ordini di scuola all’interno del Regno di Sardegna.

La censura sabauda dimostrò di essere sempre molto attenta, sia nel vigilare sull’importazione di testi educativi dall’estero sia nel passare in rassegna i libri prodotti in Piemonte.143Ciò non impedì, 143. L’inventario dei libri passati al vaglio della censura sabauda è riportato in un dispaccio redatto dall’intendente Racagni il 1° ottobre 1799, quando una sparuta commissione di pubblici amministratori ebbe il compito di togliere i sigilli alle porte dell’università al fine di stilare un inventario dei beni dell’ateneo dopo la prima fase rivoluzionaria, trovandovi, tra l’altro, i libri passati attraverso la revisione dei regi cen- sori (ast, Corte, Regia Università, Mazzo 7, fascicolo 6, Verbali diversi di ricognizione,

di sigillamento, e di assicurazione di tutti gli effetti appartenuti alla Regia Università, Museo, Biblioteca, e Cappella annesse, a cui si è proceduto dall’Intendente Racagni deputato dal Pre- sidente Capo dei Regi Archivi di Corte dipendentemente dagli ordini della Segreteria di Stato per gli affari interni). Se nella stanza della censura vennero conservati molti libri sco-

lastici che erano stati analizzati dai censori nell’ultima metà del xviiisecolo, in fun- zione della concessione dell’imprimatur, la segnalazione anche di centinaia di esem- plari di uno stesso testo sembra indicare che alcuni di questi pervennero piuttosto nelle mani delle autorità in seguito a requisizioni poliziesche. Alcune copie sono cata- logate come “sciolte” e rivelano così una provenienza clandestina: era, infatti, abitudi- ne degli stampatori inviare i libri proibiti nascondendone le pagine non rilegate all’in- terno di volumi incensurati. L’elenco dei “Libri d’istruzione, e di uso anche in tede- sco” comprende alcuni volumi che ebbero larga e legittima circolazione in Piemonte, come il Vocabolario italiano e latino ad uso delle regie scuole, composto da Giuseppe Pasi- ni e Giuseppe Antonio Badia nel 1742, le Ciceronis Orationes selectae brevibus scholiis ad

usum scholarum, stampate a Torino nel 1739 da Zappata Bertolero e Mairesse con pri-

vativa, e divenute un decennio più tardi uno dei classici della Stamperia Reale fino alla Rivoluzione, la Grammatica e Dizionario piemontese del medico Maurizio Pipino, o ancora il Dell’uso e dei pregi della lingua italiana, con un discorso intorno alla storia del Pie-

tuttavia, a quanti volevano mettere a disposizione dei propri figli o dei propri studenti strumenti didattici alternativi a quelli ufficiali di accedere a un’offerta aggiornata e ben assortita.

Così, se i libri scritti per le scuole della Compagnia di Gesù con- tinuarono a essere largamente impiegati dagli insegnanti sabaudi anche dopo la soppressione dell’Ordine, l’episodio della riedizione sabauda dei Regia Parnassi, ristampati nel 1783, dopo una significa- tiva revisione, con il titolo di Phraseologia poetica, dimostra che le autorità scolastiche piemontesi non allentarono il controllo neppu- re sui manuali più tradizionali e apparentemente innocui.144

Intanto, vennero introdotti nuovi metodi didattici per l’insegna- mento di buona parte delle materie che costituivano il piano di studi delle scuole sabaude. Le innovazioni più rilevanti riguarda- rono il latino, senza dubbio la disciplina più importante nella scuo- la del Settecento. I regolamenti per l’Università del 1772 ribadiva- no la centralità della lingua dell’antica Roma ma, al momento di indicare un modello didattico ai professori delle scuole secondarie, li invitavano a rileggere la lezione premessa da Girolamo Taglia-

monte di Galeani Napione, dei quali ci occuperemo più avanti. Numerosi erano anche

i testi proibiti, divisi in varie categorie, tra cui i “Libri Antigovernativi, Novatori, e Rivoluzionari”, dove figurava il De l’homme di Helvétius, i “Libri Erronei”, tra cui rientrava l’Emilio, e i “Libri scostumati e Romansi” (sic), che comprendevano, oltre ad alcuni best-sellers del mercato librario clandestino, anche un’edizione veneziana del

Robinson Crusoe, che conosceva allora i primi successi come libro di lettura per ragaz-

zi. Sull’importanza dei libri pornografici nella diffusione dei principi illuministici cfr. R. Darnton, Libri proibiti, cit. Sulla letteratura proibita nel Settecento vedi anche Id., Le livre prohibé aux frontières: Neuchatel, in R. Chartier-H.J. Martin(a cura di),

Histoire de l’édition française, Paris, Promodis, vol. iii, 1982, pp. 343-359. Cfr. pure i saggi raccolti in L. Hunt(a cura di), The invention of pornography. Obscenity and the ori-

gins of modernity, 1500-1800, New York, Zone Books, 1993. Sui livres philosophiques

vedi R. Darnton, Edition et sédition. L’univers de la littérature clandestine au dix-huitiè-

me siècle, Paris, Gallimard, 1991; Id., Livres philosophiques, in G. Barber-C.P. Cour- tney, Enlightenment Essays in Memory of Robert Shackleton, Oxford, The Voltaire Foundation, 1988, pp. 89-108. Per il Piemonte cfr. L. Braida, Il commercio delle idee,

Editoria e circolazione del libro nella Torino del Settecento, Firenze, Olschki, 1995. Sulle

pratiche di lettura e la censura in Italia cfr. M. Roggero, Le carte piene di sogni. Testi e

letture in età moderna, Bologna, Il Mulino, 2006; P. Delpiano, Il governo della lettura.

Chiesa e libri nell’Italia del Settecento, Bologna, Il Mulino, 2007.

144. Sulle vicende della pubblicazione della Phraseologia poetica qua, quidquid ad

artem condendorum versuum pertinet, continetur. Ad usum studiosae litterarum humanio- rum juventutis, Torino, Stamperia Reale, 1783, cfr. M. Roggero, Scuola e riforme, cit., pp. 266-267.

zucchi alla sua Raccolta di prose e poesie a uso delle Regie scuole, in cui il professore modenese sosteneva la necessità di adoperare l’italiano piuttosto che il latino nelle scienze e nelle arti.145

Tuttavia, i programmi continuavano in pratica a ignorare l’inse- gnamento dell’italiano, che i giovani studenti dovevano apprende- re prima di accedere al collegio. Inoltre, se al momento delle rifor- me amedeane la scuola sabauda si distingueva nel panorama italia- no perché il latino veniva insegnato per mezzo di un testo scritto in volgare, il Nuovo Metodo per apprendere agevolmente la lingua latina di Lancelot,146nel 1772 non solo il testo appariva ormai superato a

tutti gli uomini di scuola, ma pure i manuali consigliati per le prime tre classi, umanità, grammatica e retorica, erano ancora inte- gralmente redatti in latino.147

Per ovviare a tale situazione, nel corso del secolo, il Magistrato della Riforma consentì, quando addirittura non promosse, la pubbli- cazione di strumenti didattici in volgare. Sin dagli anni Trenta, infat- ti, furono predisposti testi volti ad agevolare i docenti piemontesi nell’uso dei manuali previsti dalle Costituzioni del 1729. Lo Stato sosteneva concretamente la pubblicazione di tali sommari conceden- do agli autori privilegi di stampa e pensioni. Il caso più precoce fu senz’altro quello di Giovanni Andrea Rostagni (da non confondere

145. Cfr. G. Tagliazucchi, Raccolta di prose e poesie a uso delle Regie scuole, Torino, Giovanni Francesco Mairesse, 1734; dopo il 1744 l’opera venne più volte ristampata dalla Stamperia Reale. Sulla figura di Girolamo Tagliazucchi e sulla sua influenza sulla cultura subalpina vedi G. Ricuperati, Ludovico Muratori e il Piemonte, in Id., I volti

della pubblica felicità, cit., pp. 59-155. Sul dibattito intorno alla superiorità di alcune

lingue sulle altre e sull’individuazione di una lingua perfetta cfr. R. Pellerey, Le lin-

gue perfette nel secolo dell’utopia, prefazione di U. Eco, Roma-Bari, Laterza, 1992.

146. C. Lancelot, Nuovo metodo per apprendere agevolmente la lingua latina, aggiun-

ti nel principio gli elementi tolti dal compendio della medesima opera e nel fine un trattatello della volgar poesia, Torino, Bertolero-Zappata-Mairesse, 1737-1738, 2 voll. L’opera

venne poi ristampata decine di volte dalla Stamperia Reale, sino alla metà dell’Otto- cento, al pari di Id., Compendio del nuovo metodo per apprendere agevolmente la lingua

latina.

147. Tra i libri più importanti nelle classi elementari piemontesi figuravano i manuali di retorica De arte rhetorica ad Subalpinos, Libri tres, Augustae Taurinorum, ex Tipographia regia, 1767; De expolienda oratione, atque stilo exercendo Institutiones, ex pro-

batissimis auctoribus selectae, et brevi, facilique methodo concinnatae, Augustae Taurino-

rum, ex Tipographia regia, 1766; Excerpta e veteribus scriptoribus ad puerorum discipli-

nam, Taurini, ex Tipographia regia, 1767. Sugli altri testi prescritti per le scuole

con Girolamo Rostagni, che incontreremo oltre), professore nizzar- do che nel 1733 diede alle stampe un corso completo per l’insegna- mento dell’italiano e del latino nelle classi elementari.148

Pochi anni più tardi, sempre per aiutare gli studenti nell’appren- dimento del latino, Giovanni Martino Zenone di Mercenasco pub- blicò i Dialoghi sopra la grammatica volgarmente detta Nuovo Meto-

do,149e Giuseppe Pasini compose il Dizionario delle favole su com-

missione del Magistrato della Riforma.150

La pubblicazione di nuovi strumenti didattici si intensificò nel- l’ultimo trentennio del secolo. Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, Jacopo Gariglio, professore di retorica a Ver- celli e poeta d’occasione, amico e collega di Giovanni Antonio Ranza, intraprese la traduzione di alcuni dei classici adottati non soltanto nelle prime tre classi dei collegi, ma anche in quelle di filo- sofia, che servivano di preparazione agli studi universitari.151Il testo

latino era corredato della versione italiana a fronte, e arricchito di note storiche e filologiche.152Al principio dell’Oratore di Cicerone,

Gariglio offriva, inoltre, agli studenti la prima edizione piemonte- se del trattato di retorica di Colin.153

148. G.A. Rostagni, Elementi della lingua italiana e latina. A uso delle regie scuole del

Regno di Sardegna, Torino, Ghiringhello, 1733; Id., Breve metodo d’insegnare la lingua

latina a uso delle regie scuole del Regno di Sardegna, Torino, Ghiringhello, 1733. Il Breve metodo e gli Elementi furono nuovamente pubblicati in due tomi riuniti in un solo

volume dalla Stamperia Reale di Torino nel 1763.

149. Dopo avere ottenuto il privilegio per la stampa nel 1736, i Dialoghi vennero ristampati dalla Stamperia Reale di Torino ancora nel 1778, nel 1786 e nel 1792.

150. G. Pasini, Dizionario delle favole, Torino, dalla Stamperia Reale, 1742. 151. I suoi manuali dovettero fruttare a Gariglio la chiamata a Torino, dove veni- va segnalato in qualità di professore di retorica nel 1797 (ast, Corte, Pubblica istruzio-

ne, Regia Università, mazzo 3 di 1° add, fasc. 8, Pianta dei collegi delle Regie Scuole Pro- vinciali per l’anno scolastico 1797-98).

152. Cfr. J. Gariglio, Sull’arte poetica, Lettera di Quinto Orazio Flacco a’ Pisoni, tradotta

in versi sciolti, e rischiarata con brevi annotazioni da Jacopo Gariglio professore di rettorica nelle regie scuole di Vercelli, in Vercelli, appresso Giuseppe Panialis, con permissione. Id., Del-

l’Oratore Dialoghi tre di Marco Tullio Cicerone a Quinto fratello, tradotti in volgare, ed illustra- ti con note da Jacopo Gariglio di Piobesi, professore di rettorica nelle regie scuole di Vercelli, in Ver-

celli, nella stamperia di Giuseppe Panialis, 1769. Id., I dodici libri delle Instituzioni di M.

Fabio Quintiliano tradotti ed illustrati con note, Vercelli, Tipografia Patria, 1780-1781, 4 voll.

153. Cfr. J. Gariglio, L’oratore di M. Tullio Cicerone tradotto a riscontro del testo lati-

no, ed illustrato con note. Vi si premette la prefazione del sig. abate Colin sopra i mezzi d’ac- quistar l’eloquenza, recata dal franzese. Il tutto da Jacopo Gariglio regio professore di retto- rica in Vercelli, in Vercelli, nelle stampe di Giuseppe Panialis, 1773.

Nel 1780, il cappuccino Giuseppe Frencia diede alle stampe i

Brevi insegnamenti gramaticali per agevolare il comporre latino, pensati

per affiancare il manuale di Lancelot. L’opera ebbe subito un discre- to successo, ma fu soprattutto negli anni Venti dell’Ottocento, quando fu chiaro che era inutile attendersi una riforma che elimi- nasse il latino dalle classi elementari, che divenne uno dei manuali più diffusi nelle scuole piemontesi.154Alla fine degli anni Ottanta,

Frencia offrì a docenti e studenti sabaudi un altro supporto per lo studio del latino, L’arte di fare con facilità i versi latini, ma il testo non sembra avere avuto lo stesso successo del precedente.155

Nel 1792, infine, il professore piemontese compose una sorta di dizionario dei sinonimi, il primo edito in Piemonte, che, sebbene non fosse destinato esplicitamente a un impiego didattico, pare avere avuto ampia diffusione nelle scuole sabaude.156

Qualche anno più tardi, Giuseppe Antonio Gallerone, un altro professore di retorica di un collegio di provincia, Savigliano, seguì le orme di Gariglio, dando alle stampe la traduzione delle opere di Orazio, Ovidio e Virgilio che rientravano nei programmi delle classi elementari.157 Quindi, all’inizio degli anni Novanta, mise 154. G. Frencia, Brevi insegnamenti gramaticali per agevolare il comporre latino com-

pilati, e disposti in ordine chiaro dal prete Giuseppe Frencia per comodo della tenera gioventù, con nuove aggiunte, Torino, presso Ferrero e Pomba, libraj in principio di contrada Po

al negozio fu Rameletti, 1780 (al fondo: Torino, nella stamperia d’Ignazio Soffietti). Il testo di Frencia fu ristampato nel 1820, 1827, 1830, 1835, 1837 e nel 1839, da Pomba. Sempre negli anni Trenta dell’Ottocento vide la luce, dello stesso Frencia, La declina-

zione italiana de’ nomi e de’ verbi, insegnata per mezzo d’alcune tavole, Pinerolo, Massara

Novara, 1833.

155. G. Frencia, L’arte di fare con facilità i versi latini, e principalmente gli esametri e

pentametri ordinata e spiegata dal prete Giuseppe Frencia, Torino, presso Giuseppe

Rameletti, librajo in principio di contrada di Po, 1788 (al fondo: Torino, nella stam- peria d’Ignazio Soffietti).

156. G. Frencia, Espressioni naturali e famigliari corredate da altre metaforiche, o figu-

rate con un’aggiunta in fine di proverbj e detti arguti opera per alcuni necessaria, per molti utile, per tutti poi comodissima, e compilata dal prete Giuseppe Frencia, Torino, presso li

fratelli Reycends, 1792 (al fondo: presso Ignazio Soffietti stampatore). Sul dizionario di Frencia cfr. C. Marazzini, I dizionari dei sinonimi e il loro uso nella tradizione italia-

na, in “International Journal of Lexicography”, 17, 4, 2004, p. 5.

157. Non di tutte le opere di Gallerone sono in grado di indicare con esattezza l’anno della prima edizione. Segnalo, pertanto, le più antiche che sono riuscito a repe- rire: G.A. Gallerone, Tristezze di Publio Ovidio Nasone ridotte in prosa italiana da Giu-

mano a un testo davvero innovativo, predisponendo un corso com- pleto di studi rivolto non solo alle classi di Umanità, Grammatica e Retorica, ma anche al biennio di Filosofia. Quasi contemporanea- mente, egli tradusse i manuali latini per mezzo dei quali le Costitu-

zioni prevedevano che dovessero imparare il latino gli studenti

delle scuole primarie.158

Il Corso di componimenti italiano-latini per tutte le classi era pensato per diventare il testo che poteva sostituire ogni altro libro d’istru- zione per le scuole elementari, e comprendeva, quindi, oltre alle prime nozioni di latino, la grammatica italiana, i rudimenti della matematica, della geometria, nonché un corso di buone maniere.159

Nel rigido panorama scolastico piemontese, Gallerone metteva a disposizione dei suoi colleghi alcune interessanti innovazioni didatti- che. La prima novità consisteva nel fatto di poter disporre di un testo, strutturato come i manuali oggi in uso nelle nostre scuole, nel quale studenti e insegnanti potevano trovare una traccia comune dell’inte- ro programma. Inoltre, l’apprendimento della lettura era basato sul metodo sillabico, ancora pressoché sconosciuto tra gli insegnanti sabaudi e tale ancora per alcuni decenni.

di Fossano, corrispondente della real accademia delle scienze, Torino, dalla stamperia di Gia-

como Fea, 1790. Contiene anche: Maladizioni di P. Ovidio Nasone contro Ibis. Id., Le let-

tere dal Ponto, Torino, s.e., 1786; Id., I fasti colla costruzione e note, Vercelli, Panialis, 1787, 3 voll. Id., Le favole di Fedro con note, Torino, s.e., 1790. Id., La Bucolica di P.