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I membri della Monkey Wrench Gang: Hayduke, Smith, Doc e Bonnie

I. INTRODUZIONE

2. THE MONKEY WRENCH GANG: MANUALE PER ASPIRANTI SABOTATORI

2.3 I membri della Monkey Wrench Gang: Hayduke, Smith, Doc e Bonnie

Giunti a questo punto dell’analisi di The Monkey Wrench Gang, risulta necessario dedicare un’intera sezione al minuzioso esame dei suoi personaggi principali, vale a dire insoliti eroi che animano e costituiscono la gang. Uno sguardo attento sarà rivolto a ciascuno di loro, in quanto presentano tutti personalità molto distinte e, soprattutto, incarnano le diverse componenti minoritarie del variegato tessuto sociale dell’America del XX secolo. Inoltre, sarà molto importante cercare di chiarirne non solo la crescita personale, ma anche la complessità psicologica di ognuno di loro, dal momento che tutti e quattro i protagonisti vengono descritti da Abbey come personaggi dinamici, capaci di adeguarsi e trasformarsi a seguito delle esperienze vissute lungo il percorso narrativo. In effetti, sarebbe un errore di un certo peso ritenere gli eco-sabotatori di Abbey dei personaggi piatti e privi di spessore, dato che lo scrittore è stato perfettamente in grado di rappresentare ogni tratto caratteriale.

Il membro della gang che si incontra per primo nel libro è il Dottor A. K. Sarvis, un cardiochirurgo sulla sessantina di Albuquerque, Nuovo Messico, che Abbey non sceglie di rappresentare per la prima volta nel libro impegnato nel bel mezzo di una qualche operazione della sua nobile professione di specialista in medicina, bensì lo introduce come totalmente assorto nel suo hobby preferito: dare alle fiamme nottetempo cartelloni pubblicitari autostradali caldeggianti il turismo di massa e l’ideologia consumistica. Lo stesso dottore, chiamato da tutti Doc, ammette quanto sia importante per un uomo avere uno svago per il proprio tempo libero. Tuttavia, stupisce molto che la scelta di un medico per un possibile hobby ricada proprio su attività illecite ed incendiarie. In realtà, dietro a quell’apparenza di uomo mite e pacifico, si nasconde un fervente e motivato difensore della natura, che entra in azione in nome di una giusta causa e si serve del fuoco e della benzina per lanciare il suo messaggio di protesta alle autorità governative:

All- cleansing fire, all-purifying flame, before which the asbestos-hearted plutonic pyromaniac can only genuflect and pray (Abbey, 2006: 10)9

9 “Il fuoco devastatore, le fiamme purificatrici, davanti a cui il piromane plutonico dal cuore d’asbesto non può fare altro che genuflettersi e pregare.” (Abbey, 2001: 24)

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Nel compiere le sue attività di piromane, Doc non è mai solo: al suo fianco troviamo la bella e seducente Bonnie, una ragazza di circa ventotto anni che per Doc non soltanto è l’assistente nella sua clinica medica, ma è anche sua amante occasionale e autista privato. Il tipo di rapporto che lega i due è molto controverso: in effetti, l’imponente stazza di Doc cela un uomo estremamente intelligente ma altrettanto fragile, che difficilmente può cavarsela da solo. Vedovo e con due figli ormai cresciuti, egli si affida totalmente a Bonnie, vedendo in lei, a volte, una madre a cui fare riferimento per essere confortato e, a volte, una badante da cui dipendere per i pasti e gli spostamenti in macchina, visto che lui non ha la patente di guida. Nonostante questa relazione potrebbe ispirare non poche perplessità nel lettore, considerata soprattutto la grande differenza di età tra i due, Doc prova un amore veramente sincero per Abbzug e la lascia sempre libera nelle sue decisioni. Ciò lo si comprende con chiarezza nella consapevolezza di Doc che la bellezza della sua amante potrebbe condurla tra le braccia di uomini ben più giovani o che la sua fresca età potrebbe portarla lontana da lui nel tentativo di realizzare le proprie ambizioni:

When I am old and bald and fat and impotent, will you still love me then, my moxie- doxie? But that’s been clearly settled, has it not? (Abbey, 2006: 337)10

Malgrado le numerose differenze, la coppia funziona alla perfezione come sabotatori in erba: Doc appicca le fiamme alle insegne lungo l’autostrada e Bonnie lo aspetta trepidante per poter poi sfrecciare via e far perdere le proprie tracce nella buia notte desertica a bordo dell’auto del dottore. È interessante prestare attenzione al veicolo usato dalla coppia di piromani perché sul suo paraurti viene riportato un esplicito messaggio: “GOD BLESS AMERICA. LET’S SAVE SOME OF IT” (Abbey, 2006: 15)11. Leggendo questo motto, la mente non può non correre alla scritta che Hayduke indossava sulla tuta da lavoro nel prologo del libro: “AMERICA: LOVE IT OR LEAVE IT ALONE”. (Abbey, 2006: 4)12

L’età e la poca agilità fisica potrebbero indurre a pensare che Doc sia il componente più debole ed inutile della gang, ma, con grande sorpresa del lettore, Abbey sceglie di affidare a questo personaggio uno dei ruoli più importanti: infatti, Doc non solo finanzia tutte le spese ed operazioni della banda con il suo lavoro ben retribuito, ma incarna la coscienza del gruppo,

10 “Quando sarò vecchio e calvo e bolso e impotente, mi amerai ancora, mia puledrina? Ma questo lo avevamo già chiaramente stabilito, o sbaglio?” (Abbey, 2001: 309)

11 “DIO BENEDICE L’AMERICA: SALVIAMONE UN PEZZO”. (Abbey, 2001: 28)

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richiamandoli spesso all’ordine e ricordando loro la nobile causa della missione intrapresa. In altre parole, Doc agisce come se fosse il grillo parlante della banda, che con la sua spiccata intelligenza e l’alta istruzione ricevuta, cerca di stabilire i principi etici e morali che avrebbero guidato le loro azioni. Sotto questo aspetto entrerà spesso in contrasto con Hayduke, dibattendo sulle sottili, sofisticate tecniche di disturbo opposte al flagrante e violento sabotaggio industriale, che impiegava senza scrupoli esplosivi e armi di vario tipo.

In effetti, secondo Doc l’uso della violenza era fuori discussione, le loro azioni di protesta non avrebbero dovuto danneggiare nessun essere umano, ma soltanto macchinari privi di vita e anima:

“No guns.” Doc could be stubborn. “Them fuckers will be shooting al us!” “No violence.”

“We gotta shoot back”

“No bloodshed” The doctor stood fast. (Abbey, 2006: 73)13

La scelta di non impiegare la violenza verso gli uomini non era dovuta soltanto alla paura delle terribili ripercussioni che il suo uso avrebbe avuto sulla coscienza dei nostri eco-sabotatori, quanto piuttosto indica che i membri della gang, in particolare Doc, erano perfettamente a conoscenza delle conseguenze legali e penali che l’uso di determinati mezzi di sabotaggio avrebbe comportato nel caso fossero stati catturati dalle autorità. Anche questo argomento diventa fonte di numerosi conflitti tra Doc e Hayduke, che incarnano personaggi diametralmente opposti. In particolare, la saccenteria di Doc metterà a dura prova i nervi dell’ex berretto verde non poche volte:

The doctor reminded Hayduke that the use of explosives for illegal (however constructive) purposes was a felony, as well as being a Federal offense where bridges and highways were concerned, whereas simply pouring a little Karo syrup into the fuel tank and sand or emery powder into the oil intake of a sump truck was

- 13 “Niente pistole. - Doc poteva essere testardo - Quei rottinculo ci spareranno!

- Niente violenza.

- Dovremmo rispondere al fuoco.

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merely a harmless misdemeanour, hardly more than a Hallowe’en prank. (Abbey, 2006: 74)14

Leggendo la presentazione di Doc, non si può fare a meno di chiedersi quali siano le ragioni e le motivazioni che lo hanno portato a diventare un fuorilegge e sabotatore. Più precisamente, il chirurgo di Albuquerque afferma che nel sud-ovest, vasta regione dove i grandi industriali e i cosiddetti “profeti dello sviluppo” avevano concentrato il loro disastroso operato, lo scempio della natura circostante aveva raggiunto dimensioni tali da riflettersi con terribili conseguenze sulla salute della popolazione. In effetti, Doc descrive la tragica situazione ambientale da un punto di vista medico, denunciando un consistente aumento di malattie e patologie respiratorie, allergie, attacchi di asma ed enfisemi. Ebbene, si trattava di un veleno invisibile che stava aggredendo i polmoni e le membrane mucose di milioni di cittadini, lui compreso. Il super industrialismo, così odiato da Doc e paragonato più volte ad un cancro mortale, era riuscito ad intaccare irrimediabilmente la qualità dell’aria degli stati della Four Corners Region:

The Southwest had once been the place where Eastern physicians sent their more serious respiratory cases. No more; the developers – bankers, industrialists, sub dividers, freeway builders and public utility chief – had succeeded with less than thirty years’ effort in bringing the air of Southwestern cities “up to standard,” that is, as foul as any other. (Abbey, 2006: 233)15

Ebbene, Doc non smetterà mai di ricordare agli altri componenti della banda che lo scopo che guida le loro proteste è giusto, poiché, nonostante le varie difficoltà lungo il cammino, soltanto loro hanno avuto il coraggio di opporsi alla “mad machine” (Abbey, 2006:

14 “Il dottore ricordò ad Hayduke che l’uso di esplosivi per scopi illeciti (per quanto costruttivi) era considerato un reato grave, così come acquisiva un carattere federale ogni volta che vi erano coinvolti ponti e autostrade, mentre versare un po' di sciroppo di pittosporo nel serbatoio della benzina e sabbia o polvere di smeriglio nella coppa dell’olio di un autocarro a cassone ribaltabile era considerata un’innocua infrazione, non molto diversa da una ragazzata di Halloween.” (Abbey, 2001: 80)

15 “Il Sudovest un tempo era stato il luogo dove gli specialisti pneumologi dell’est inviavano i loro casi più gravi di malattie respiratorie. Non più; i profeti dello sviluppo – banchieri, industriali, lottizzatori, costruttori di strade e dirigenti delle aziende di servizi – erano riusciti in meno di trent’anni a coronare i loro sforzi di portare l’aria delle città sud-occidentali agli “standard comuni”, vale a dire, a renderla schifosa come da qualsiasi altra parte.” (Abbey, 2001: 218)

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216)16, che incurante delle conseguenze stritola le montagne e divora gli stessi uomini. A qualcuno spettava il compito divino di fermarla e questo qualcuno erano proprio loro.

Procedendo nell’analisi dei personaggi, Abbey sceglie di presentare come secondo protagonista l’unica donna della Monkey Wrench Gang e l’unico personaggio femminile degno di nota dell’intero romanzo: Miss Bonnie Abbzug. Abbey la descrive come una giovane donna all’incirca di ventotto anni, la cui bellezza, determinata da folti e lunghi capelli color melassa e dalla carnagione leggermente olivastra, era in grado di rapire l’animo e il cuore di chiunque posasse lo sguardo su di lei. Giunta nel Sudovest alcuni anni prima al seguito di una compagnia di danza classica di un college, Bonnie si innamorò al primo sguardo della natura e della

wilderness che dimorava in quella regione: i suoi occhi rimasero rapiti dagli alti pilastri in

arenaria rossa, dal deserto apparentemente privo di vita e dall’immensità del cielo. Dopo aver lasciato la compagnia e aver deciso di stabilirsi ad Albuquerque, Abbzug intraprende un percorso di studi in letteratura francese e si iscrive all’università, laureandosi con lode e tutti gli onori. Per potersi mantenere è costretta a svolgere diversi lavoretti, tra i quali la cameriera, l’apprendista cassiera in una banca, la danzatrice nei night club e, infine, la receptionist negli studi medici. È proprio così che conoscerà Doc, attempato chirurgo e suo futuro amante nonostante i ventuno anni di differenza. Il rapporto tra i due cambia notevolmente quando Bonnie vede Doc barcollare in preda al dolore tra lo studio e il reparto per otto giorni consecutivi in seguito alla morte della prima moglie per via di un incidente aereo. Cercando di offrirgli tutta la consolazione che poteva, la bella Abbzug rimarrà al suo fianco per ben tre anni, svolgendo molteplici funzioni di impiegata, aiuto-infermiera ed autista. Infatti, Doc è rimasto solo al mondo e la sua fragilità non lo rende in grado di cavarsela da sé: basti pensare al fatto che è totalmente incapace di guidare un’auto nel traffico cittadino, per poi, al contrario, essere perfettamente a suo agio con bisturi e pinze nel tagliuzzare un qualche paziente.

Bonnie non è una donna qualsiasi: originariamente figlia di una famiglia ebrea benestante del Bronx, aveva deciso di lasciarsi alle spalle il prospetto di una vita agiata e conformista per diventare, invece, una hippie sicura di sé e senza peli sulla lingua, amante convinta della libertà e dell’indipendenza del nubilato femminile. Il matrimonio non era cosa per lei e non aveva mai pensato di poter vincolare la propria vita a quella di un uomo secondo i dettami della religione e della società. In effetti, stando alle sue idee, la figura femminile avrebbe soltanto da perderci nello stringere questo tipo di contratto ed è, pertanto, per questa

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ragione che rifiuta più volte la proposta di matrimonio di Doc, pur provando un sincero affetto nei suoi confronti. In realtà, la profonda convinzione sugli effetti negativi del matrimonio, che caratterizzerà Abbzug per tutta la prima parte del libro, viene meno proprio verso la conclusione della vicenda, quando in lei inizia a farsi strada il desiderio e l’ipotesi di una vita “normale”, essendo ormai stanca dei continui pericoli e del senso di incertezza sperimentato dalla banda durante i loro colpi:

Something inside, deep within her, longed for a sense of what lay ahead. For the gestation of something like a home, if only in her mind. With whom? With whom indeed? Abbzug liked living alone, part of the time, but never imagined for a moment that she might spend the rest of her life in such unthinkable exile. (Abbey, 2006: 316)17

Rifacendoci a quanto affermato sia da Cahalan nella biografia su Abbey, Edward Abbey:

A Life, sia come ulteriormente rimarcato anche da Eric Temple nel suo documentario, Edward Abbey: A Voice in the Wilderness, nel rappresentare il personaggio di Abbzug lo scrittore ha

tentato di incarnare in lei quella parte di popolazione giovane che, a partire dalla seconda metà degli anni 60 e 70 del XX secolo, non doveva più preoccuparsi dei bisogni primari dell’esistenza, tratto che invece aveva caratterizzato la generazione precedente vittima dei rigori della guerra, ma che ora poteva permettersi di condurre uno stile di vita alternativo, preoccupandosi di tematiche socialmente complesse grazie alla prosperità economica del secondo dopoguerra. Ciò si manifesta in Bonnie nel suo desiderio di distinguersi dalla massa, facendo proprio uno stile di vita diverso, che fosse in perfetta armonia con la natura e l’ambiente. Non è un caso che la nostra protagonista scelga di vivere in autonomia ai confini della città all’interno di una cupola geodetica, contente pochi averi, molti libri e circondata da un piccolo orticello. Qui Bonnie ha la libertà e l’intimità giusta per poter meditare e riflettere sul ruolo della sua esistenza in questo mondo. Infatti, è stato proprio tipico delle generazioni hippie degli anni 60 e 70 approcciarsi in maniera curiosa ed aperta sia alle discipline orientali con le loro filosofie di vita mai viste prima sia all’uso di droghe come la marijuana. La stessa Bonnie ricorrerà più volte all’uso di spinelli per calmare i nervi:

17 “Qualcosa dentro di lei, nel suo profondo, sentiva l’urgenza di dare un senso a ciò che l’aspettava, al futuro. Era in gestazione nella sua mente l’idea di qualcosa come una famiglia, una casa. Con chi? Con chi in realtà? Ad Abbzug piaceva vivere da sola una parte del suo tempo, ma non aveva mai immaginato per un momento di poter trascorrere il resto della sua vita in un simile impensabile esilio.” (Abbey, 2001: 291)

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She and her friends formed a circle round a small and burning coal-oil lamp. They twisted their long, awkward American legs into overhand knots – the lotus posture. Then the six middle-class college-educated Americans sitting under an inflated twenty-first century marshmallow of plastic foam intoned a series of antique Oriental chants which had long ago been abandoned by educated people in the nations of their origins. (Abbey, 2006: 43)18

Col procedere della narrazione, il carattere determinato di Abbzug si fa sempre più forte e dominante, mosso dalla volontà di far sentire la propria voce e di dare il proprio contributo nella lotta per la difesa dell’ambiente. I lettori non potranno con concordare sul fatto che il tratto più affascinante della personalità di Bonnie sia la risoluta determinazione nel cercare di far valere la sua posizione e il punto di vista femminile all’interno di un gruppo formato totalmente da uomini. Cahalan sostiene che, nel corso della piena esistenza dell’autore, Abbey fu oggetto delle più svariate accuse e critiche, tra le quali spicca, in particolare, la calunnia di essere stato un misogino, probabilmente attribuitagli a causa della rappresentazione non totalmente positiva dei pochi personaggi femminili presenti nei suoi romanzi. In effetti, apparentemente il lettore potrebbe essere portato a pensare che Bonnie non abbia un vero scopo all’interno della banda, visto che le viene spesso attribuito il semplice compito di vedetta durante le operazioni di sabotaggio, oppure, poiché a volte capita che determinate frasi di altri personaggi attribuiscano a Miss Abbzug una funziona meramente strumentale, che la trasforma in un semplice ma grazioso ornamento all’interno di un gruppo di rozzi uomini. Ciò lo si vede chiaramente nel rapporto che si instaura tra Bonnie ed Hayduke: prima che tra i due, con grande sorpresa del lettore, nascesse una breve ed intesa passione fisica, questi personaggi nutrivano una sincera antipatia l’uno per l’altra. In altre parole, Hayduke avrebbe escluso totalmente Bonnie dalle azioni di protesta ambientalista poiché donna, non fornendo una vera giustificazione, ma semplicemente alimentando un vecchio e desueto stereotipo, che rilega la figura femminile a ben altri compiti, certamente non rivoluzionari e di anarchia nei confronti del potere centrale.

In effetti, secondo Hayduke non vale la pena perdere tempo prezioso correndo dietro alle donne, poiché esistono cose ben più importanti:

18 “Lei e le sue amiche avevano formato un cerchio intorno a una piccola lampada a petrolio accesa. Avevano intrecciato le loro lunghe, goffe gambe americane in nodi semplici: la posizione del loto. Quindi le sei americane della middle class educate al college si erano sedute sotto un marshmallow di plastica gonfiabile del

ventunesimo secolo e intonato una serie di antichi canti orientali che erano da tempo stati abbandonati dalla gente istruita delle nazioni da cui provenivano.” (Abbey, 2001: 53)

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Sweat? I never sweated over any woman in my life. I never knew a woman that was worth the trouble. There are some fucking things more important than women, you know. Like guns. Like a good torque wrench. Like a winch that works. (Abbey, 2006: 183)19

Sfortunatamente per Hayduke e gli altri componenti della gang, Bonnie non è la classica donna casa e chiesa, ma, al contrario, per sopravvivere ai giudizi e agli stereotipi di alcuni dei suoi compagni, sarà capace di tirare fuori molta grinta, diventando avventata e spericolata durante i sabotaggi ai quali prenderà parte. Nel romanzo lo stesso Abbey ci tiene a rimarcare l’unicità di Bonnie e il suo fondamentale contributo nella lotta contro il dilagante e nefasto consumismo:

The brightest thing in Abbzug’s dome was a brain. She was too wise to linger long with any fad, though she tested them all. With an intelligence too fine to be violated by ideas, she has learned that she was searching not for self-transformation (she liked herself) but for something good to do.

(Abbey, 2006: 41)20

Come ribadito precedentemente, tutti i personaggi di The Monkey Wrench Gang avranno un’evoluzione e cambieranno notevolmente nel corso del romanzo. La stessa Abbzug non solo lascerà per un breve periodo Doc per vivere un’intensa storia di passione fisica con Hayduke, il membro più rude e burbero della banda, ma diventerà anche molto fatalista, preoccupandosi sempre di più dell’incoscienza e della sete di vendetta, che ormai aveva reso schiavi i suoi compagni di avventura. In definitiva, il cambiamento di Bonnie è così netto rispetto al personaggio delle prime pagine del romanzo che Abbey deciderà di concludere la vicenda descrivendo la bella ebrea originaria del Bronx non soltanto sposata, ma anche in attesa