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Il portoghese nel contesto accademico italiano

2.1. Metodologia della ricerca

In generale, le indagini sul campo sono solitamente definite ricorrendo alla distinzione tra indagini di tipo qualitativo e indagini di tipo quantitativo. Sintetizziamo brevemente le caratteristiche dei due tipi di ricerca.

Uno dei principali aspetti che caratterizzano una ricerca qualitativa è l’orientamento verso lo studio, la descrizione e l’analisi del processo (Nunan, 1997). Secondo Lüdke e André (2001: 12), la preoccupazione con il processo è più importante del prodotto: “o interesse do pesquisador ao estudar um determinado problema é verificar como ele se manifesta nas atividades, nos procedimentos e nas interações cotidianas”. L’osservazione attraverso la permanenza nel contesto di investigazione rappresenta uno degli aspetti caratterizzanti degli approcci qualitativi (Nunan, 1997; Silverman, 2002).

Nelle parole di Denzin e Lincoln (2000: 3), la ricerca qualitativa è:

a situated activity that locates the observer in the world. It consists of a set of interpretative, material practices that make the world visible. These practices transform the world. They turn the world into a series of representations, including field notes, interviews, conversations, photographs, recordings, and memos to the self. At this level, qualitative research involves an interpretative, naturalistic approach to the world. This means that qualitative researchers study

things in their natural setting, attempting in terms of the meanings people bring to them.

In questo modo, le indagini di natura qualitativa hanno come contesto di investigazione un ambiente naturale/reale e permettono l’impiego di una grande varietà di strumenti per la raccolta dei dati: questionari aperti, diari, interviste, note di campo, audio e videoregistrazioni, memorie personali, ecc. Un aspetto rilevante che caratterizza la ricerca qualitativa è l’interesse nel conoscere l’opinione dei partecipanti; tali studi rendono possibile una maggiore prossimità con i dati e presentano un carattere piuttosto soggettivo (Nunan, 1997).

Al contrario della ricerca qualitativa, quella quantitativa è caratterizzata per la costruzione di modelli statistici attraverso dati oggettivi, in cui il ricercatore tende ad allontanarsi dell’oggetto di studio e i numeri svolgono un ruolo fondamentale. Secondo Pisati (2003: 11):

Il discorso scientifico è ben lungi dall’avere un carattere esclusivamente quantitativo; non vi è dubbio, però, che al suo interno i numeri rivestono un’importanza sconosciuta in altri ambiti. Questa importanza è strettamente legata al carattere empirico della ricerca scientifica che, in buona parte, consiste nello svolgere attività intrinsecamente quantitativa come misurare le proprietà degli oggetti di studio o contare il numero di volte in cui si manifesta una certa proprietà o si verifica un certo evento. Ma soprattutto, il ricorso ai numeri permette di effettuare in modo sistematico quei confronti che stanno alla base di ogni conoscenza scientifica [...].

È importante mettere in risalto che queste osservazioni sul ruolo primario dei numeri non sono valide soltanto per le scienze fisiche e naturali, ma anche per le scienze sociali. Lo stesso autore riflette che alla base di gran parte di ciò che sappiamo sui fenomeni sociali e sulle loro dinamiche stanno la misurazione, il conteggio e il confronto fra quantità differenti, e aggiunge:

La sociologia, del resto, è stata concepita dai suoi padri fondatori – prima fra tutti Comte e Durkhein – proprio come una disciplina scientifica imperniata sull’analisi quantitativa dei fatti sociali, da compiersi attraverso l’applicazione di appropriate tecniche statistiche alle basi di dati disponibili (Pisati, 2003: 11-2).

I lavori di natura quantitativa hanno lo scopo di verificare delle ipotesi, descrivendo e facendo correlazioni matematiche tra fatti. Tutti gli aspetti di questa indagine sono progettati attentamente prima dell’acquisizione dei dati, i quali possono essere raccolti attraverso questionari chiusi, inchieste sociali, osservazioni strutturate, esperimenti (Silverman, 2002). Inoltre, i dati sono rappresentati in forma numerica, elaborati statisticamente e presentati tramite l’uso di tabelle, grafici o quadri, in un linguaggio caratteristico:

La ricerca quantitativa è [...] un genere che utilizza un linguaggio speciale [...] [simile] ai modi in cui gli scienziati parlano di come analizzare l’ordine naturale – variabili, controllo, misurazione, esperimento (Bryman, 1988, in Silverman, 2002: 43).

Così, sebbene il linguaggio impiegato possa essere appreso in fisica, chimica o biologia e, di conseguenza, vi è la tendenza di molti a guardare con sospetto l’analisi quantitativa dei fenomeni sociali – considerandola riduttiva –, si deve riconoscere la sua grande attendibilità, attribuita alla precisa misurazione dei dati e al rigore della riproducibilità dei risultati.

La visione dicotomica tra le due prospettive sopracitate è risultata centrale nella diatriba che ha caratterizzato storicamente il dibattito sui modelli della ricerca sul campo. Vari studiosi hanno, però, evidenziato sia i caratteri di ambiguità di una netta contrapposizione tra i due modelli, sia i limiti intrinseci di un approccio esclusivamente quantitativo o qualitativo (Agnoli, 2004; Trobia, 2005). Nel rapporto tra ricerca qualitativa e ricerca quantitativa, Agnoli (2004: 73) richiama le varie polarizzazioni prodotte dal dibattito che si sostanziano su tre tesi di fondo:

una tesi ‘forte’ che afferma la netta distinzione, separatezza e inconciliabilità tra le due prospettive di analisi [...]; una tese ‘debole’, che, pur assumendo la rilevanza della distinzione, nega legittimità alla pretesa di superiorità avanzata dall’una o dall’altra prospettiva; una tesi, infine, che sostiene ‘l’incerta distinguibilità’ tra analisi qualitativa e analisi quantitativa.

Nella nostra ricerca ci siamo orientati per un approccio plurimetodologico: la ricerca sul campo ha visto la compresenza e l’intreccio di aspetti e scelte tradizionalmente ricondotte all’uno o all’altro polo della dicotomia. Nell’ambito delle

scienze sociali la rigida contrapposizione tra i metodi è superata sul piano della ricerca empirica, poiché la ricerca sociale richiede spesso un’opportuna integrazione tra le due prospettive. Per questo, ai fini della nostra indagine, si è preferito affrontare la questione in termini di continuum tra i paradigmi di una e dell’altro tipo di ricerca, valorizzando le diverse opportunità e la ricchezza di informazioni che i due metodi consentono. Fermo restando le differenze sostanziali che distinguono i due tipi di indagine, nell’insieme la ricerca è composta di un’indagine quali-quantitativa che consente di mettere a fuoco la realtà accademica della lingua portoghese in Italia.

2.2. Il questionario

Tra i possibili mezzi per svolgere indagini sul campo, la scelta è ricaduta sul questionario per le specifiche caratteristiche di questo strumento a raccogliere, mediante procedure standardizzate, le informazioni necessarie da sottoporre ad analisi. Tale strumento di ricerca è caratterizzato da un insieme strutturato di domande che possono essere “aperte”, quando non prevedono risposte precedentemente individuate dal ricercatore, o “chiuse”, chiamate anche a scelta multipla, nelle quali è richiesto all’informante di scegliere fra una serie di risposte predeterminate dal ricercatore.

La somministrazione del questionario rappresenta una tappa fondamentale di questo lavoro, in quanto raccoglie un numero circoscritto e ben definito di informazioni sull’insegnamento del portoghese come LS, oltre ad individuare dati essenziali per lo sviluppo del lavoro. Tale formato di indagine ha avuto lo scopo di raggiungere il maggior numero possibile di rispondenti e di indicare, attraverso l’analisi delle risposte, alcune tendenze accademiche riguardo ai docenti, alle strutture organizzative e pedagogiche e ai materiali didattici in uso nelle università italiane.