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Metodologie per lo sviluppo della competenza linguistica

I materiali didattici per italofon

78 V CAP 2, PAR 2.4.4.

3.2. Conoscenza delle metodologie presenti nei materiali didattic

3.2.1. Metodologie per lo sviluppo della competenza linguistica

La prima nozione si caratterizza per la focalizzazione sui contenuti di insegnamento intesi come quegli elementi linguistici – grammaticali e lessicali – definiti “fondamentali” o “di base”. La pratica didattica in questa fase era basata principalmente sui principi del formalismo e dello strutturalismo.

L’approccio formale è quello in cui l’insegnamento consiste nella descrizione e spiegazione delle regole esplicite della lingua di apprendimento, con particolare attenzione alla forma e alla struttura. Esso ha come obiettivo lo sviluppo delle conoscenze grammaticali dello studente attraverso l’insegnamento di dati e informazioni riguardanti la lingua. Questo approccio vede la lingua autonomamente, distaccata dagli aspetti socioculturali, e non si preoccupa con il livello concreto della lingua parlata.

L’approccio strutturalista, dall’altra parte, è basato sulla teoria comportamentistica dell’apprendimento del linguaggio e si afferma negli anni cinquanta. È contraddistinto come il primo approccio scientifico con metodi e tecniche per l’insegnamento delle lingue straniere che, nell’ambito della linguistica applicata, si basano sui risultati delle ricerche dello strutturalismo americano. Tale approccio concepisce la lingua come un insieme di strutture grammaticali e lessicali, in cui prevale la concezione meccanicistica e regolare dei fenomeni linguistici.

Di seguito, faremo una breve considerazione su alcuni dei principali metodi rappresentativa di questa prima fase della glottodidattica, focalizzata nello sviluppo della competenza linguistica.

• Metodo grammaticale traduttivo

Il metodo grammaticale traduttivo sorge all’incirca nella metà del secolo XIX ed è talvolta indicato anche come metodo classico o tradizionale. È stato inizialmente utilizzato per l’insegnamento delle lingue classiche – latino e greco – ed il suo obiettivo principale era preparare lo studente a leggere e ad apprezzare la lingua letteraria straniera, poiché si credeva che questo dominio lo aiutasse a svilupparsi intellettualmente.

Tale metodo enfatizza lo studio della grammatica e del vocabolario giacché la principale abilità a essere sviluppata è la lettura, e lo studio della grammatica segue il processo deduttivo, attraverso regole grammaticali ed esempi. L’attività didattica è incentrata per lo più sul paradigma grammaticale, come la coniugazione dei verbi, e sulla traduzione, che serve infatti ad applicare le regole della grammatica. La lezione è di tipo frontale e l’insegnante è il protagonista nella relazione pedagogica con il discente.

Le attività tipiche di questo metodo sono:

- traduzione di brani letterari dalla o verso la lingua di apprendimento e di frasi scelte o costruite in base a criteri grammaticali;

- comprensione di testi;

- esercizi di grammatica per l’applicazione delle regole deduttive; - vocabolario presentato in liste bilingue;

- esercizi di riempimento di spazi con elementi della grammatica o del vocabolario presentato.

Il metodo grammaticale traduttivo ha ricevuto diverse critiche, tra le quali si distaccano l’enfasi sulla forma a detrimento del significato, la scarsa attenzione alla produzione e alla comprensione orale, la quasi assenza di un lavoro sulla pronuncia e l’abbandono degli aspetti culturali della lingua di apprendimento, eccetto quando si riferiscano a questioni letterarie e artistiche.

• Metodo diretto

Il metodo diretto cerca di risolvere alcune delle questioni che il metodo appena citato ignorava, ossia la necessità di recuperare nell’insegnamento della lingua la dimensione dell’oralità. È applicato da diversi anni nell’insegnamento delle lingue straniere con l’obiettivo di preparare l’apprendente a usare la lingua di apprendimento partendo dal suo carattere funzionale, ossia la lingua utile alle attività quotidiane. Le abilità linguistiche sviluppate sono: comprendere, parlare, leggere e scrivere.

La regola basilare di questo metodo è la “non traduzione” – regola che giustifica il nome metodo diretto. Il significato delle parole, frasi ed enunciati deve essere “direttamente” correlato alla lingua di apprendimento attraverso foto, quadri e messa in scena, senza la mediazione dei processi di traduzione, ossia della L1.

La grammatica è insegnata attraverso il processo induttivo, senza la spiegazione esplicita delle regole grammaticali; per mezzo degli esempi e delle illustrazioni visive, lo studente è portato a immaginare la regola o generalizzazione di uso linguistico. Tale metodo non trascura l’insegnamento del vocabolario, visto come elemento importante per la comunicazione. Questi due aspetti dell’insegnamento sono presentati in contesti situazionali di comunicazione o in argomenti tematici.

È possibile riconoscere le tecniche del metodo diretto nei materiali didattici attraverso le seguenti attività:

- lettura a voce alta;

- esercizi di domande e risposte, in cui le risposte devono essere completate per consentire la pratica delle strutture e del vocabolario;

- correzione di proposizione e paragrafi che contengono errori di grammatica; - dettato;

- parafrasi di testi letti.

Nonostante il metodo diretto indichi la comunicazione come obiettivo principale dell’apprendimento – essendo un importante precursore all’approccio comunicativo –, nella pratica ancora è abbastanza legato alla grammatica e non fornisce uno sviluppo conversazionale che rappresenti l’uso reale della lingua, rendendo difficile così la conversazione con un parlante nativo. In effetti, l’apprendente acquisisce soltanto le competenze necessarie per utilizzare la lingua straniera nella situazione della classe (Krashen, 1982).

• Metodo audio-orale

Il metodo audio-orale (audio-lingual) nasce negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, con l’intenzione di facilitare le relazioni militari, intensificare i

rapporti tra le nazioni, sviluppare il commercio e lo scambio educativo con altri paesi. Partendo da questi obiettivi, si è stabilita la necessità di creare un metodo rapido che sviluppasse la capacità di comunicazione in lingua straniera. Così, tale metodo ha origine negli studi dei linguisti strutturalisti americani che hanno preso come punto di partenza gli stessi presupposti teorici degli psicologici behavioristi (Skinner, 1957).

I principi che orientano il metodo audio-orale possono essere sintetizzati in cinque “slogan del giorno”, definiti e ordinati da William Moulton (1961, in Rivers 1981: 41-3) in funzione di due fondamentali obiettivi: la preparazione di materiali didattici e lo sviluppo di tecniche necessarie per il lavoro in classe. Vediamo.

1. “La lingua è un discorso, non è scrittura”: per imparare una lingua straniera, lo studente dovrebbe prima di tutto essere in grado di capire e parlare questa lingua. Leggere e scrivere dovrebbero essere viste come attività posteriori a questi domini.

2. “Una lingua è un insieme di abitudini”: si credeva che l’apprendimento di una lingua era un processo di formazione di abitudini. Ciò ha portato a considerare fondamentali per la fortificazione dell’apprendimento l’imitazione e la memorizzazione dei dialoghi.

3. “Insegnare una lingua e non sulla lingua”: la grammatica è soltanto un mezzo per raggiungere un determinato fine. Lo studio dettagliato delle regole grammaticali non porta lo studente a usare la lingua comunicativamente. Così, la grammatica è insegnata attraverso il processo induttivo, con enfasi sulle strutture e in particolare sulle strutture sintattiche.

4. “Una lingua è ciò che un madrelingua dice, e non quello che qualcuno pensa che dovrebbe dire”: vi era la preoccupazione con l’autenticità della lingua presentata nei libri didattici e si proponeva dunque la presentazione delle strutture di uso comune.

5. “Le lingue sono diverse”: l’analisi contrastiva tra la lingua materna e la lingua straniera è vista in modo positivo; si credeva che la versione dei dialoghi verso la L1 permetteva di verificare le idee simili fra le due lingue, facilitando l’assimilazione del significato.

Le principali attività presenti nei materiali didattici sono:

- tutte le unità iniziano con un dialogo che deve essere ripetuto finché gli studenti lo pronuncino con fluenza (esercizi di ripetizione);

- esercizi a catena (chain drill), ossia, esercizi che hanno come funzione la pratica orale di una determinata struttura della lingua;

- esercizi di trasformazione, del tipo: passi dall’interrogativa alla negativa, dalla voce passiva all’attiva;

- giochi di grammatica che coinvolgono l’utilizzo delle regole all’interno di un contesto;

- esercizi di coppia minima per la discriminazione fra i suoni simili delle parole, con l’obiettivo di lavorare l’analisi contrastiva.

Le critiche più contundenti al metodo audio-orale puntano al fatto che il metodo non propone un apprendimento cosciente, bensì automatizzato, oltre a non facilitare lo studente nell’utilizzo degli enunciati fuori dal contesto in cui li ha imparati, visto che questi non acquisisce certezza quanto al suo significato.

• Metodo audiovisivo

Tale metodo, detto anche strutturo-globale, è stato ideato nel 1953 dal fonetista croata Petar Guberian che, basandosi sui concetti strutturalisti di Ferninand de Saussure, ha enfatizzato gli studi delle unità fonetiche con una focalizzazione acustica. Il metodo prevede l’uso simultaneo dell’immagine e del suono; l’immagine in tal caso non illustra più semplicemente un contesto ma diventa un elemento determinante per mediare l’accesso diretto al significato, senza ricorrere alla L1 dell’allievo.

Riceve la denominazione “strutturo-globale” perché considera i meccanismi strutturati e sistemaci della lingua coordinati agli stimoli di natura sia visiva che acustica, che consentono lo sviluppo delle facoltà globali di percezione e crea condizioni per un migliore apprendimento. L’utilizzo di questo metodo richiedeva l’impiego di un registratore in sincronia con un proiettore.

I materiali didattici orientati dal metodo audiovisivo si caratterizzano per avere ogni unità con un dialogo che si propone di descrivere situazioni reali, quali: vita quotidiana, viaggi, ecc. Il contesto dialogico deve essere estremamente ricco affinché il segnale acustico possa essere più valorizzato e facilmente assimilabile. Dopo la presentazione della situazione, la lingua viene analizzata con l’intento di conoscere i suoi elementi costituenti e di studiare il suo utilizzo. Questa fase di meccanismi è una preparazione a quella successiva degli esercizi.

Il metodo audiovisivo strutturo-globale è tuttora utilizzato, soprattutto nell’insegnamento del francese nei centri europei che funzionano sotto la direzione dell’Istituto di fonetica dell’Università di Zagabria. Le critiche a questo metodo indicano corsi molto stereotipati, con la ripetizione di schemi precostruiti che contribuiscono ad un apprendimento linguistico standardizzato (Van Passel, 1983).

Da questa breve considerazione sui procedimenti metodologici che dominano il panorama della pedagogia linguistica in passato è possibile osservare i significativi cambiamenti pedagogici che si susseguono nel tempo; la lingua diventa più varia, più ricca e, di conseguenza, le necessità di insegnamento delle lingue si sono anche evolute. In tal modo, i metodi appena citati fungono da precursori ai nuovi approcci comunicativi.