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Il movimento culturale dei maker nasce sull’idea di un virtuoso incontro tra la creatività del fare e la rivoluzione digitale della rete. L’idea è quella d utilizzare le tecnologie informatiche (ed in particolare quelle open source di libero accesso) per sviluppare progetti di innovazione, i nuovi sistemi di riproduzione tridimensionale per dare corpo alle idee, e le tecniche dell’e-commerce per dare concretezza economica ai progetti.

Appartiene alla controcultura maker, tutto quanto riguarda la creatività tecnologica, i dispositivi per la stampa 3D, le apparecchiature a controllo numerico, ma anche le attività più convenziona- li, come la lavorazione del metallo e del legno e, più in generale, l’artigianato tradizionale. Come nella prima rivoluzione industriale fu una macchina, la macchina a vapore, a innescare un cambiamento epocale, anche in questo caso c’è di mezzo una macchina: è la stampante 3D, una macchina che “stampa” oggetti tridimensionali come stamperebbe un foglio. Le macchine di prototipizzazione tridimensionale, un tempo dai costi estremamente elevati, sono ormai una tecnologia ben sviluppata e qundi accessibile in quasi tutti i paesi. In questi ultimi anni con le stampanti 3D sono state stampati oggetti anche estremamente complessi. Tra questi l’oggetto che ha fatto più scalpore è stato un violino, prodotto nel 2011 da una società tedesca. La rivi- sta di economia The Economist lo ha pubblicato nella copertina di un suo numero con il titolo “Stampami uno Stradivari”. Dietro questo sviluppo tecnologico c’è, come elemento di maggior rilievo, l’intuizione di un ribaltamento di prospettiva: le stampanti 3D consentono a chiunque di produrre un singolo oggetto a costi relativamente bassi.

Cosa comporta tutto questo per il futuro lo ha spiegato meglio di tutti lo scrittore canadese Cory Doctorow in un suo libro del 2009, intitolato appunto Makers. “I giorni di società chiamate General Electric, General Mills, General Motors sono contati. Ci sono miliardi di opportunità imprenditoriali a disposizione delle persone creative e brillanti” e ancora nel descrivere il movi- mento dei MaKers “gente che modifica meccanismi e hardware, modelli di business, e soluzioni abitative, per scoprire modi per tirare avanti e vivere felici anche quando l’economia va a finire nel cesso”(12)

La nascita della subcultura dei maker è strettamente associata alla nascita di laboratori creativi; luoghi in cui persone con interessi e fini comuni, spesso riguardanti la tecnologia, la cultura del fare o l’elettronica possono incontrarsi, condividere risorse e conoscenze per costruire oggetti. I FabLabs sono piccoli laboratori per la fabbricazione digitale al cui interno si possono trovare macchine come la lasercutter, i plotter da taglio, le stampanti 3D e altre attrezzature di prototi-

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Scenari di design identitario CAPITOLO QUINTO

pazione elettronica. Queste attrezzature sono a disposizione di tutti, non solo degli studenti di design, arte o ingegneria ma di tutta la comunita locale che intende sviluppare una nuova cul- tura del fare e un’economia che parta dal basso. I FabLab sono ormai presenti in tutto il mondo, in Italia ne ha recentemente aperto uno, a Torino ma molte altre città di stanno attivando per organizzarli. A Barcellona, l’amministrazione locale sta pensando a un sistema a rete di FabLab in ogni quartiere e a una FabCity come progetto di una città fondata sull’importanza della coopera- zione delle comunità locali.

“Come sostiene Neil Gershenfeld del Mit, andiamo verso la trasformazione dei dati in oggetti reali. (...) Il mercato del futuro è fatto di scambi digitali al novantanove per cento. (...) I fablab attuali vanno verso la trasformazione in microfactory dove i maker produrranno oggetti acqui- stati per via digitale. È una sfida sociale e tecnica, ma è innegabile che stiamo andando verso la globalizzazione del design e della conoscenza mentre deglobalizziamo la produzione che sarà

sempre più basata su risorse e maestranze locali”.(13)

Nello sviluppo della cultura Makers c’è un importante presenza della creatività italiana. Arduino. è il nome di un microcomputer da venti euro che ha conquistato il mondo (ne sono già stati pro- dotti più di quattrocentonila con il profilo dell’Italia stampato sul circuito elettronico, più almeno altrettanti ne sono stati clonati in Cina) progettato e realizzato nel 2005 da un giovane ingegnere italiano. Arduino è un progetto aperto, così come tutto quello che fanno i “maker”che realizzano spesso progetti collettivi che usano la rete e non hanno copyright.

Il movimento si esprime attraverso riviste specialistiche(14). pubblicazioni e manifestazioni che ri-

uniscono tutti gli appassionati di una rinnovata cultura del fare come la Maker Faire che si svolge ogni anno a. organizzata dal mensile Make che riuniscono tutti gli appassionati di una rinnovata cultura del fare , organizzata dal mensile Make. In Italia a Roma, si è svolta nel 2012, la prima edizione della manifestazione World Wide Rome, dedicata al movimento dei maker . “Do not be bored, do something”, cioé smettetela di annoiarvi, fate qualcosa, anzi, costruitela questa cosa, potrebbe essere il motto di quella che alcuni descrivono come una nuova rivoluzione industriale in corso.

L’obiettivo è quelo di far nascere nuovi imprenditori che utilizzando open-source di progetta- zione e stampa 3-D, stanno utilizzando micro-tecniche di produzione per creare uno tsunami di prodotti in piccoli lotti, spesso personalizzati per clienti specifici a margini più elevati.

Chris Anderson la descrive come una rivoluzione che parte dal desktop per cambiare il mondo tanto quanto il personal computer ha già fatto. Gli strumenti di produzione sono ora disponibili per tutti, e chiunque può produrre oggetti in piccoli lotti e con la portata globale di Internet ven- derli ai consumatori in tutto il mondo istantaneamente. Così come il Web ha chiuso il monopolio dei mezzi di comunicazione di massa, è ora di porre fine al monopolio della produzione di massa. Nei prossimi dieci anni, spiega Anderson, innumerevoli micro-produttori, basandosi su program- mi open-source di progettazione e produzione, creeranno un movimento destinato a incidere nell’economia globale, quella dei “maker” sarà la nuova rivoluzione industriale.

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Silvio Gulizia , L’effetto dei maker sulla grande industria su Italian Valley.it consultato in data 22 marzo 2013

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