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30 Università degli Studi di Firenze Dottorato di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura e Design Ciclo

francese (Paul Vidal de la Blache) introduce invece il concetto di evoluzione temporale spiegando come l’uomo in base alle sue esigenze, cultura, capacità tecnologiche, ha la possibilità di inter- venire sulla natura per modificarla (il tempo e il luogo).

Agli studi di geografia antropica che includono gli aspetti culturali, economici e sociali della geografia, fannno riferimento gli approcci identitari al progetto nelle diverse scale. Questi guar- dano al luogo come espressione di risorse per il progetto ma anche come contenitore di tracce e memorie.

Con le parole di Adofo Natalini “I luoghi sono stratificazioni di memorie orientate. I luoghi sono memoria e configurazione. Nei luoghi si affollano le tracce degli avvenimenti e delle trasforma- zioni, i luoghi conservano le tracce degli edifici esistiti e quelle degli edifici che vi esisteranno. I luoghi sono anche nodi di reticoli spaziali, dove convergono tutte le configurazioni dei contorni, le tensioni dei luoghi lontani ma visibili e anche di quelli invisibili ma collegabili”... e ancora “ i luoghi sono anche stazioni del tempo, luoghi dove si cambiano i cavalli, ammesso che il tempo si muova e vada in qualche luogo. Il luogo, a chi sappia leggerlo dice ciò che è e ciò che vuol divenire”7.

Ogni luogo quindi, possiede dei caratteri legati alla sua posizione fisica, alla specificità delle sue risorse naturali e culturali e alle modalità con cui gli abitanti costruiscono la società partendo da tali risorse. Questi caratteri sono definiti dai termini “capitale territoriale” e “capitale sociale”. Il capitale territoriale è l’insieme dei fattori presenti nel territorio che vanno a costituirne la speci- ficità rispetto ad un altro luogo (paesaggio, patrimonio, tecniche), il capitale sociale è l’insieme delle modalità con cui gli individui si relazionano nel sociale.

E’ l’incrocio di tali caratteri nel rapporto col tempo che definisce l’identità.

In questo rapportarsi degli uomini coi luoghi, gli oggetti hanno sempre fatto da tramite diventan- do espressione materiale di una diversità legata al lavoro, ai rituali, all’abitare. Un rapporto che però si è venuto a recidere nel mutare dei sistemi produttivi , lì dove il luogo ha cessato di essere al contempo causa e obiettivo del fare dell’uomo.

Con la modernità i luoghi hanno progressivamente iniziato a disgregarsi in uno spazio omoge- neo. “In un’epoca storica dominata dal fordismo e dalla produzione di massa...il produttore/ consumatore ha preso il posto dell’abitante, il sito quello del luogo, la regione economica, quello della regione storica e della bioregione. Il territorio....è stato rappresentato e utilizzato come un puro supporto tecnico di attività e funzioni economiche, che sono localizzate secondo ra- zionalità sempre più indipendenti da relazioni con il luogo e le sue qualità ambientali, culturali, identitarie”.8

E’ necessario quindi ripartire dai luoghi per parlare di oggetti.

Non è un percorso inusuale. Negli anni settanta Bruno Orlandoni e Giorgio Vallino , ribaltando una citazione prima di Gropius e poi di Rogers sull’unitarietà del gesto progettuale, descrivevano un percorso “dalla città al cucchiaio” riferito in tal caso alle nuove avanguardie nell’architettura e nel design il cui progetto spaziava dalle riflessioni sulle metropoli agli oggetti del quotidiano. Era una metafora riferita alle differenti scale del progetto, la città che interessava loro era la città come oggetto del progettare e non come elemento generatore della progettazione. Qualche

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Adolfo Natalini, Figure di Pietra, Electa Milano 1984 pag. 11-15 8  

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Università degli Studi di Firenze Dottorato di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura e Design - Ciclo XXV

Il concetto di identità CAPITOLO PRIMO

anno più tardi anche i protagonisti del movimento radicale, nel manifesto dei Global Tools del 73 parlano di un design dei luoghi in contrapposizione al cosidetto design internazionalista: “un design legato al genius loci, alle qualità di un territorio, alle sue risorse e quindi in qualche modo

al recupero della manualità e delle tecniche tradizionali” 9. Per quanto gli oggetti progettati

in quella staordinaria stagione del design italiano non abbiano saputo recepire le indicazioni programmatiche del manifesto, tuttavia è da li che partono le prime riflessioni teoriche suoi rapporti territorio/design, artigianato/design. L’artigianato come modalità di realizzazione degli oggetti rappresenta il principale veicolo di una diversità che trova radice nei territori e non nel foglio bianco del progettista.

In questo testo il luogo è la partenza di un viaggio “tra le cose“ svolto con gli strumenti del progettista e una curiosità che appartiene agli antropologi, allo scopo di trovare nuovi ambiti e significati al fare professionale di questa disciplina.

1.1.3

Tempo

“Da noi a Napoli il tempo si chiama tiempo, come in spagnolo, perché Napoli ha avuto secoli spagnoli. La i infilata nel tempo lo scombina, gli leva l’andatura inesorabile. [...] O’ tiempo è ir- regolare. Può mettersi a correre e far correre tutti con lui...ma per il resto delle ore ‘o tiempo è assai più lento del ticchettio degli orologi che lo vogliono misurare.”

Erri De Luca

“Scommetto che tu col tempo non ci hai neanche parlato”.

“Forse parlato no - rispose Alice cautamente - ma so che quando studio musica devo battere il tempo“

“ Ah ecco spiegato tutto ! - disse il Cappellaio.

“ Lui non tollera di essere battuto. Invece se fossi in buoni rapporti con lui ti sistemerebbe le lan- cette secondo come ti gira. Per esempio immagina che siano le nove del mattino, ora di comincia- re le lezioni: basterebbe dirgli una parolina e via che le lancette si spostano in un batter d’occhio su mezzogiorno e trenta, pronto in tavola!”

(...)

“Sarebbe il massimo, proprio- disse Alice pensierosa- ma poi .... potrei anche non aver fame..” “Non subito- disse il cappellaio- ma potresti tenerlo fermo su mezzogiorno e trenta finchè ti pare”

Alice nel paese delle meraviglie- trad. di Aldo Busi

La misura del rapporto tra gli oggetti e i luoghi è data dal tempo. Come c’è un tempo che è scan- sione temporale del nostro vivere, c’è un tempo anche per le cose; un tempo del progetto e della realizzazione, un tempo del fare e un tempo del durare, un tempo dell’usare e del riporre, del mostrare e del nascondere.

Senza il tempo non ci sarebbe la memoria e la storia, non ci sarebbero le informazioni neces- sarie all’uomo per perpetuare la cultura , esso è infatti “ una categoria innata della mente che

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Ugo La Pietra, Riflessioni sul rapporto fra design e artigianato, videointervista di Ales- sandra Giacardi Maggio 2009