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CRONOLOGIA: XIII secolo (parzialmente esistente).

BIBLIOGRAFIA: Chiappa 1973; Lechi 1973, pp. 125-131; Villari 1989, pp. 144-145; Mometti

2003, pp. 78-108.

Come già sappiamo, il sistema difensivo di Palazzolo sull'Oglio può essere considerato come un complesso unitario soltanto a partire dal 1192.

Opposta alla fortificazione bresciana di Riva sulla sponda sinistra dell'Oglio (la cosiddetta Rocha magna), vi era quella di Mura sulla sponda destra, chiamata Rocheta; la conformazione di quest'ultima, diversamente, è però più difficile da rintracciare sul terreno. Nondimeno, oltre ad alcuni brevi tratti dei terrapieni, si conservano in elevato (ma sicuramente rimaneggiate) sia la Porta mediolanensis sia la “tor rotunda de Mura” (detta anche “de Berghem”) . Si conservano, peraltro, anche tracce materiali di un'ulteriore e significativa opera di difesa, realizzata quasi sicuramente in un momento successivo all'ingresso di Mura nel novero dei domini di Brescia: le cosiddette “chiusure”, costituite da una grande fossato con terrapieno realizzati a circa un miglio dalla difese murarie e in direzione di Bergamo. Il terrapieno, di fatto, è ancora oggi visibile per un paio di chilometri e in opposizione ad esso anche Bergamo ne approntò uno simile.

Come per la Rocha magna, anche per la Rocheta è difficile porre un termine cronologico al sorgere delle opere di difesa. Mentre per la prima abbiamo anche a disposizione dei dati di tipo archeologico che potrebbero forse indicare la presenza di un edificio nel corso dell'Alto Medioevo (sebbene – come segnalato – i rinvenimenti non siano in ultima analisi dirimenti circa la questione, a causa della natura dell'esplorazione archeologica), nessuna indagine è mai stata condotta per Mura, ma non crediamo di sbagliare se riteniamo che le forticia plurima turium et murorum, menzionate dagli Acta Imperii nel dicembre del 1242352, comprendano entrambi gli

apparati fortificati di Palazzolo, che a tale data potevano essere considerati come un unico complesso.

Sulla base delle caratteristiche dei paramenti murari, è possibile – in via comunque preliminare – poter ascrivere attorno al XIII secolo la realizzazione tanto

della Porta Mediolanensis tanto dalla Tor rotunda in virtù dell'andamento isodomo dei corsi che pongono in opera bugnati ben squadrati nel vano di passaggio della prima e ciottoli di fiume di dimensioni omogenee, inframezzati da elementi lapidei (dalle forme sempre regolari), nella seconda . Pertanto, pur in assenza di scavi (che avrebbero potuto dare una profondità cronologica di ben altro spessore alle evidenze), valgono le considerazioni proposte precedentemente (§ 2.2.1, n. 7).

29. Paratico

CRONOLOGIA: XI secolo? (esistente).

PRIMAATTESTAZIONE: 1279 [1007?].

BIBLIOGRAFIA: Lechi 1973, pp. 401-406; Villari 1989, p. 145; Mometti 2003, pp. 44-54;

Bianchi 2005.

Il castello Lantieri di Paratico, sulla sommità di un rilievo a meridione dell'attuale centro e favorevole al controllo visivo del Basso lago e dello sbocco dell'Oglio, è ancora oggi ravvisabile nel perimetro delle cortine sussistenti in elevato , che ne facilitano anche i tentativi di ricostruzione . Queste definiscono infatti un perimetro ben leggibile soprattutto nella porzione settentrionale del fortilizio, le cui strutture murarie sono peraltro estremamente chiare sulla mappa catastale napoleonica (1807), che registra un impianto di forma rettangolare con una protrusione dalla geometria irregolare relativamente al cantonale S-E. Sul lato N-O si erge tuttora un corpo di fabbrica a tre vani, uno dei quali costituito dalla torre realizzata in pietrame; un'altra piccola torre, come la prima a pianta quadrata, è localizzata nell'adiacenza della protrusione meridionale e si poneva a difesa della porta carraia di accesso al castello. La cortina muraria, ben visibile soprattutto lungo il prospetto occidentale, pone in opera muraglie di pietrame spesse circa 1 m e conservate in elevato per 5-6 m.

Complice la totale indisponibilità dei proprietari ad aprire il contesto ai ricercatori, è ad oggi impossibile tracciare una storia archeologica, o comunque materiale, del complesso. Gli unici strumenti adoperabili in tal senso rimangono le

fotografie di Fausto Lechi scattate oramai negli anni Settanta: l'osservazione di queste non può che limitarsi a suggerire una generica attribuzione della torre ad un lasso cronologico compreso tra il XII e il XIII secolo, mentre ad un momento successivo (plausibilmente nel corso del XIV secolo) si data l'edificio che si appoggia alla torre a E, in virtù della presenza di aperture a sesto acuto.

D'altro canto, se è praticamente impossibile al momento avanzare delle considerazioni relativamente alle fasi più antiche sulla base dei dati materiali, attraverso la relazione del castello con la famiglia dei Lantieri è invece più agevole muovere alcune riflessioni a latere della documentazione scritta in nostro possesso, problematizzata e vagliata criticamente in tempi recenti353. Pur non supportati da alcun

elemento passibile di verifica, Paolo Bianchi ha rilevato che in un manoscritto secentesco di Giovan Battista Lantieri, intitolato Cronica dell'antica famiglia Lantiera354, il

redattore registra due avvenimenti per noi degni di nota: «1007 Lanterius edificavit

Castrum de Paratico» e «1150 Lanfrancus perfecit castrum predictum». Ora, come abbiamo premesso sulla scorta delle considerazioni di Bianchi355, non esistono dati ulteriori che

possano contribuire a confermare quanto affermato da G. B. Lantieri; tuttavia, alcuni elementi possono forse comprovare la possibile bontà delle informazioni fornite. Già il fatto che l'edificazione del complesso non venga posta in connessione con il personaggio tradizionalmente ritenuto dalla casata come il più antico antenato della famiglia (ovvero, il duca d'Istria Lanterio, in guerra contro i Veneziani nel 932), potrebbe già indurci a ritenere che le notizie riferite nella Cronica non siano necessariamente tacciabili di meri intenti encomiastici. Ad ogni modo, l'elemento ancora più significativo sarebbe invece la corrispondenza delle date proposte con il quadro tracciato dalla ricerca storiografica relativo all'evoluzione delle strutture castrensi, che pone, in seguito ad un primo momento tra X e XI secolo (riferibile nello specifico all'erezione di strutture semplici e in materiali deperibili), una seconda fase durante la quale sorgono con maggiore frequenza strutture difensive più impegnative sul piano edilizio. Nel caso di Paratico, lo sviluppo del castrum articolato in due fasi

353 BIANCHI 2005.

354 Il documento è conservato presso la Biblioteca Queriniana di Brescia: BBQ FE' 15. 355 BIANCHI 2005, p. 54.

potrebbe facilmente essere individuabile nei due differenti verbi adoperati dal Lantieri (edificare e, in seguito, perficere).

Da ultimo, più propriamente riconducibili alle strutture castellane – e ancora attinenti alla prospettiva del nostro discorso – sono anche due mappe. Una di esse è contenuta nella Cronica poc'anzi menzionata e sempre redatta da Giovan Battista Lantieri. Come ha puntualizzato sempre Bianchi, questa riproduce in maniera verosimile e attendibile quella che doveva essere la situazione contemporanea al Lantieri, ma anche quelle che potevano con ogni probabilità essere le forme del castello nel XV secolo, al tempo in cui si collocano le ultime e significative modifiche apportate alla struttura. L'edificio propriamente bassomedievale è d'altro canto ricostruibile sulla scorta di un secondo documento, contenuto negli Iura et privilegia nobilium de Lanteris de

Paratico356 scritti da Rodolfo Lantieri nel 1592 e intitolato Lantheri quondam Marchesii de

Paratico bonorum designamentum in Paratico, che elenca tutti i beni posseduti da Lanterio di Paratico. Rogato nel 1279, questo documento, che costituisce per di più la prima attestazione del castello oggetto d'esame, ci illumina soprattutto su due aspetti. Il primo è quello propriamente materiale, relativo alla presenza di edifici all'interno del perimetro murato; il secondo pertiene invece agli assetti proprietari della struttura. Nel primo frangente, osservando la rivisitazione della mappa prodotta da Dario Gallina , è facilmente ravvisabile non solo l'esistenza di sedimi e di un cortivo, ma anche di veri e propri edifici, quali abitazioni, caneve, fienili, una stalla e ben due chiese, dedicate a S. Silvestro e a S. Maria; lungo i prospetti orientale e occidentale, inoltre, le mura della struttura erano precedute da terralia. Passando, in conclusione, agli assetti della proprietà, il castello Lantieri appare a tutti gli effetti come un maniero a carattere familiare, dove gli spazi interni e il castrum tout court, pur essendo gestiti in comproprietà, risultano per la maggior parte di possesso del Lanterio che volle la redazione del Designamentum, cui si aggiungono gli eredi di altri suoi parenti.

30. Passirano

CRONOLOGIA: ? - esistente.

PRIMAATTESTAZIONE: 1438.

BIBLIOGRAFIA: Lechi 1973, pp. 132-134; Villari 1989, p. 146; Mometti 2003, pp. 283-290.

In virtù del notevole stato di conservazione, il castello di Passirano rappresenta in data odierna l'esempio meglio conservato di ricetto comunale in Franciacorta [figg. ]. Situata a S-O del centro del paese, lungo la strada che lo congiunge a Bornato, la struttura mostra una forma grosso modo quadrata, all'interno della quale gli ambienti si strutturano su tre ali addossate ai perimetrali e disposte attorno ad un cortile centrale. Il prospetto meridionale è corredato da due torri a base circolare agli angoli e dall'ingresso al centro (che in antico presentava un ponte levatoio, oggi scomparso). Lungo questo prospetto e quello occidentale, inoltre, è ancora oggi visibile un bastione che fortifica ulteriormente il castello a S-O; questo prosegue per un breve tratto fino alla torre quadrangolare posta a metà del tratto orientale della cortina muraria. Un'altra torre, sempre a base quadrata e parzialmente conservatasi, è infine ubicata nel cantonale N-O. La tecnica costruttiva delle mura, alte e massicce, pone in opera prevalentemente grossi ciottoli lasciati a vista.

Sul piano documentario, sebbene la prima attestazione del castello si ponga nel 1438 (quando, ovvero, il Gattamelata lo occupò con le sue truppe), sembra sufficientemente chiaro che esso fu sempre di proprietà comunale: nel suo Catastico da Lezze afferma che, attorno al 1610, vi abitavano una decina di famiglie e nel 1722 è assodato che la famiglia dei conti Fenaroli lo acquistò dalla comunità passiranese. In effetti, è opinione di molti che il castello sarebbe stato edificato a seguito della costituzione del libero Comune, evento che spinse Passirano, così come molte altre comunità rurali, a dotarsi di una struttura di rifugio per i periodi più problematici sul piano politico e militare. Ad ogni modo, osservando le strutture in elevato, ci pare abbastanza chiaro che l'impianto attuale assommi in sé elementi riferibili a epoche diverse, ma in assenza di indagini architettoniche e archeologiche la questione rimane ardua a dirimersi.

31. Polaveno

CRONOLOGIA: XV secolo.

PRIMAATTESTAZIONE: n.d.

BIBLIOGRAFIA: Lechi 1973, p. 257; Villari 1989, p. 149.

La presenza di un edificio castrense a Polaveno è documentata, oltre che dall'esistenza di una via Castello nell'attuale centro abitato, anche da una piccola torre a pianta quadrata, mozzata e con paramento in conci di pietra locale rozzamente squadrati che insiste su questa stessa strada ; tuttavia, dato che la torre si offre come unica traccia materiale, sarebbe proprio l'indizio toponomastico a suggerire la presenza in antico di un corpo di fabbrica più ingente. È forse da ritenersi una costruzione della famiglia Avogadro, alla quale Polaveno fu concesso in feudo da Pandolfo Malatesta agli inizi del XV secolo, e che venne probabilmente dismessa quando il casato fu investito del più vasto feudo di Lumezzane dalla Serenissima.

2.2.3 Strutture con traccia storica 32. Torbiato, Adro

CRONOLOGIA: X-XI secolo (?).

PRIMAATTESTAZIONE: 1576.

BIBLIOGRAFIA: Lechi 1973, p. 142; Villari 1989, p. 97; Mometti 2003, pp. 170-171.

Sono pochi gli indizi del castello che andrebbe ricercato sull'altura a E dell'abitato odierno: i suoi elementi, infatti, sono stati completamente alterati dalle successive riconversioni ad uso rurale delle strutture. Al tempo dell'Inventario dei Beni

parrocchiali, voluto dal vescovo Bollani nel 1576, della fortificazione si conservava ormai soltanto il toponimo. Sebbene rimangono comunque altre memorie d'esso nella denominazione delle attuali via Castello e via Dosso della frazione, l'elemento di

riferimento spaziale più saldo è la chiesa di S. Faustino, che sappiamo essere stata compresa all'interno delle sue mura e datata tra il X e i primi anni dell'XI secolo. Di questa sussistono oggi in elevato i resti dell'abside in stile romanico e la muratura visibile pone in opera ciottoli e conci intercalati da mattoni secondo corsi sufficientemente isodomi.

La completa perdita di fonti materiali e documentarie non ci permette di farci un'idea più precisa di questo contesto; ad ogni modo, una possibile precedenza cronologica dell'edificazione del castello potrebbe essere inferita dal fatto che le nostre esigue fonti documentarie definiscono la chiesa come “S. Faustino in castello” e non parlano mai di un “castello di S. Faustino”.

33. Brione