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CRONOLOGIA: XII/XIII secolo - esistente.

PRIMAATTESTAZIONE: 1242.

RICERCHEARCHEOLOGICHE: sondaggi (2002 e 2003).

BIBLIOGRAFIA: Lechi 1973, pp. 125-131; Ghidotti 1968; Chiappa 1973; Villari 1989, pp. 144-

145; Brescianini 1996; Mometti 2003, pp. 78-108.

Il sistema delle difese di Palazzolo sull'Oglio può essere considerato in maniera unitaria dal 1192, ovvero da quando l'abitato di Mura – prima all'interno della sfera bergamasca - passò a Brescia, rimanendo poi bresciano per i secoli successivi. La testimonianza offerta dal repertorio degli Acta Imperii319 data al 1242 ed è, pertanto,

successiva all'unione dei complessi della Rocha magna di Riva e della Rocheta di Mura, che sono insieme descritti come «forticia plurima turium et murorum» con ponte levatoio.

Sebbene in elevato si conservino strutture consistenti dell'impianto tradizionalmente denominato Rocha magna, non è tuttavia facile stabilire quando porre l'inizio dell'edificazione di un nucleo fortificato sulla sponda destra dell'Oglio. Ad ogni modo, della rocca di Riva si conservano dei corpi di fabbrica ben leggibili, ubicati in posizione rilevata rispetto alla riva fluviale e alla Seriola Vecchia. Lungo il prospetto N-

318 VALSECCHI 2003a, p. 167.

O, che appunto affaccia verso il solco fluviale, si conserva un tratto consistente della cortina muraria, delimitata da due torri cilindriche (dette “Mirabella”, sita all'estremità occidentale, e “de la Porta de fuori” o “del Secorso”, a N) e inframezzata dalla torre “de la Rivellina”. Il perimetro del castello propriamente detto, però, non si estende per tutta la lunghezza di questa cortina e già nel 1808 (come documenta il Catasto napoleonico) era l'unico corpo di fabbrica che si conservava di un più vasto complesso fortificato. Questo, dall'andamento grosso modo trapezoidale, impiega una tecnica che pone in opera ciottoli di fiume legati da calce per la costruzione di due spessi muraglioni che venivano poi riempiti, nello spazio lasciato vuoto tra loro, con la terra ottenuta dallo scavo dei fossati, secondo la tecnica della muratura “a sacco”. Questo paramento, tuttavia, differisce nelle tracce parziali del mastio a pianta quadrangolare del castello, situato nella porzione S-E del cortile interno: qui, infatti, la tessitura dei prospetti inferiori è ottenuta con la giustapposizione in corsi isodomi di bugnati ben squadrati.

Sebbene un sopralluogo sia stato condotto in occasione di un intervento di consolidamento della muraglia sottostante la cortina nord-occidentale (durante il quale si intercettò un bastione, plausibilmente addossato alle torri circolari nel XVI secolo)320,

tuttavia le esplorazioni più interessanti si pongono successivamente321.

La prima indagine, svoltasi nella primavera del 2002 in vista delle attività di consolidamento del pilone interno orientale della porta d'ingresso (ubicata a S-O della

Rocha), non offrì in realtà dati significativi. Di ben altro interesse, ma comunque sempre nella forma dei sondaggi, fu l'esplorazione condotta nel cortile della rocca, con l'apertura di cinque saggi lungo il perimetro fortificato, ubicati presso la Porta del Soccorso, la porta di accesso alla camera di tiro, il cantonale N dell'edificio a E del mastio, a ridosso del perimetrale O e, infine, in prossimità del lato N del mastio. In tutte e cinque i casi lo scavo documentò fino ad una profondità di circa 3 m (stabilita arbitrariamente per esigenze operative) delle sequenze pluristratificate, senonché soltanto nel saggio C (presso l'edificio a oriente del mastio) si pervenne fino allo sterile. Ciò nonostante, è possibile delineare una sequenza cronologica comune per tutti i

320 ATS Brescia, relazione Breda del 30.09.1999. 321 ATS Brescia, relazione Venturini del giugno 2003.

sondaggi eseguiti, sebbene quella più interessante dalla nostra prospettiva sia stata resa dal solo saggio B. In questo settore l'indagine mise in luce, al di sotto delle prime strutture murarie databili tra XII e XIII secolo (documentate come prima fase in tutti gli altri sondaggi), un'ulteriore e precedente stratificazione che, pur con molte riserve, viene attribuita all'Alto Medioevo. Nel saggio B le strutture bassomedievali, si sovrappongono a dei livelli di colore scuro (contenenti frustuli carboniosi, frammenti di laterizio e pietra ollare) che non è in alcun modo possibile mettere in fase con le strutture sussistenti in elevato, poiché queste ultime tagliano i primi con le proprie fosse di fondazione. Inoltre, la sola evidenza strutturale identificata (e che potrebbe deporre a favore dell'esistenza di un impianto difensivo precedente al Basso Medioevo) è ravvisabile in un lacerto di muratura in grossi ciottoli legati da poca malta, sottostante alla fondazione del paramento murario (sempre in ciottoli e malta) che si può porre cronologicamente tra la fine del XIII e il XIV secolo. Infine, rispetto a quella posta tra XII e XIII secolo, la fase intercorsa tra la fine del Duecento e il secolo successivo sarebbe da intendersi come una ricostruzione degli elementi edilizi precedenti.

Bisogna altresì segnalare, d'altro canto, che la limitatezza intrinseca del sondaggio, sul quale ha pesato soprattutto la scarsità dell'estensione, non ha permesso di aver una visione d'insieme dell'area: pertanto, chi ha scavato in questo contesto non nasconde le proprie riserve circa eventuali errori d'interpretazione, ma rimane chiaro, sulla scorta del bastione individuato a rinforzo della torre “de la Rivellina” e “del Soccorso”, che l'importanza della fortezza di Riva perdurò anche in piena età veneta.

Ad ogni modo, gli elementi di contesto rafforzano in noi la convinzione che l'abitato palazzolese, così come lo conosciamo, sia sostanzialmente un prodotto delle dinamiche politiche e militari d'età comunale, anche se non è assolutamente possibile escludere che tale assetto prenda le mosse già nel corso dell'Alto Medioevo, quando con la caduta in disuso del ponte sul fiume a Cividino – che sulla base di quanto ricostruito (§ 1.2.2) dovrebbe essere considerato il passaggio privilegiato dalla viabilità romana e tardoantica – sarebbe emersa la necessità di trovare un nuovo guado che la facilità dell'attraversamento in prossimità dell'odierna Palazzolo avrebbe infine indicato in corrispondenza degli abitati di Riva e Mura. Pur non avendo prove sicure, potrebbe

essere non molto lontano dal vero il Chiappa quando esprime la propria opinione di rintracciare il primo nucleo di queste fortificazioni tra la seconda metà dell'VIII e la prima metà del successivo (in un momento, come sappiamo, in cui si assiste ad un nuovo impulso negli spostamenti e nei commerci). Del resto, e a conclusione, sappiamo che una pieve molto antica esisteva in quest'area forse già dalle prime fasi della strutturazione dell'organizzazione plebana (§ 1.2.5), a riprova di una significativa e lunga presenza almeno sul piano istituzionale.