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Rodengo, Rodengo-Saiano C RONOLOGIA : XI secolo 1085 ca.

PRIMAATTESTAZIONE: 1085.

RICERCHEARCHEOLOGICHE: scavi (1984); sondaggi (1993, 1995-96, 2003 e 2011).

BIBLIOGRAFIA: Brogiolo 1984; Brogiolo 1986; Villari 1989, p. 156; Breda 1998; Mometti 2003,

pp. 268-271; Leoni 2006.

Le tracce di un insediamento fortificato ravvisabili al di sotto della facies tardomedievale e rinascimentale dell'abbazia Olivetana di S. Nicola di Rodengo-Saiano, in località Ponte Cingoli, sono degne di nota per almeno due motivi, sebbene la loro consistenza sia abbastanza circoscritta. Oltre ad essere tra i pochi indizi di fortificazioni altomedievali in Franciacorta, queste sono soprattutto meritevoli d'interesse per via del contesto pluristratificato nel quale sono inserite.

Le ricerche archeologiche, cominciate nel 1984 e proseguite fino al 2011, hanno di fatto consentito di delineare la parabola insediativa di questa località almeno a partire dal I secolo a.C., quando venne edificata una villa rustica d'età romana, che

conosce una fase di degrado nel corso del Tardoantico, tra IV e V secolo, segnalato da una defunzionalizzazione dei piani originari che si esplica nella forma di buche di palo, pavimenti in argilla e tracce di focolari. Le indagini, intercorse a più riprese, già soltanto per la fase più antica hanno permesso di articolare maggiormente la nostra visione dell'insediamento di età romana, poiché porzioni di strutture – sempre romane – messe in luce nel 2011 presentano un andamento planimetrico molto diverso rispetto a quello pertinente alle emergenze documentate nei cantieri di scavo degli anni precedenti, suggerendo così una possibile diacronia tra le diverse fasi romane identificate322.

Venendo a considerare la fase cronologica che più propriamente ci interessa, non mancano per l'Alto Medioevo interessanti indizi di una frequentazione antropica successiva al degrado (o, meglio, alla diversa rifunzionalizzazione) dell'area. Già l'esplorazione condotta da Gian Pietro Brogiolo nel 1983 aveva articolato una sequenza abbastanza convulsa di interventi323. Al terreno di alterazione superficiale dello sterile

(contenente materiali di I secolo a.C.) si sovrappose un primo livello d'uso, che si segnalava per la presenza di tre buche di palo (pertinenti ad un edificio di cui non fu possibile ricostruire la pianta). Questo livello d'uso fu, in seguito, rialzato verso S tramite un'attività di bonifica che portò alla formazione di uno strato contenente ciottoli e ghiaia; le buche di palo e le due fosse di drenaggio che in esso vennero ricavate, al momento dello scavo, parevano delimitare un edificio anch'esso esteso a S, ma parzialmente distrutto dal taglio realizzato per ottenere una fossa. Numerose, a questo punto, sono le attività antropiche registrate sul livello d'uso relativo all'edificio: si contano, infatti, tagli di buche per palo, focolari, ma anche la costruzione di un grosso basamento in muratura, che sarebbe corretto interpretare come indizio di un edificio più consistente al quale si relazionerebbero, in qualità di appendici, le strutture rustiche segnalate dalle buche di palo. In un momento cronologicamente successivo, si forma nuovamente un ulteriore livello d'uso, che colma le buche di palo precedenti e nel quale ne sono ricavate di nuove insieme ad un focolare delimitato da laterizi. Annesso a

322 ATS Brescia, relazione Leoni del novembre 2011. 323 BROGIOLO 1984.

questo piano è degno di nota un vano seminterrato in cui fu tagliata una fossa finalizzata alla cottura di pietre da calce, che segnala la presenza contestuale all'insediamento di un settore dedicato ad attività artigianali, nello specifico edilizie.

È nella fase cronologicamente posteriore a quella dell'edificio in muratura che andrebbe a collocarsi l'impianto del castrum vetus testimoniatoci dall'atto di donazione del 1085, col quale i de Rodingo donavano a Cluny i propri terreni. A detto edificio, che venne demolito e interrato, fece seguito un muro di ciottoli legati da malta; anche questo, a sua volta, fu demolito e l'intera area, nel momento plausibilmente riferibile all'impianto del primo insediamento monastico, venne rialzata di circa 1 m con riporti prevalentemente argillosi. Il proseguimento delle indagini stratigrafiche tra il 1995 il 1996324 (nella forma del saggio e focalizzati lungo il corpo di fabbrica a N del

cortile antistante la chiesa abbaziale) favorì l'affinamento dell'interpretazione relativa alle strutture dell'insediamento fortificato: nel corso di questa indagine, infatti, venne messo in luce un fossato, che taglia uno dei focolari tardoantichi e che corre lungo il limite O dell'insediamento: nello specifico, di esso venne documentata la sponda interna per una profondità di 2 m circa, nella quale sarebbe possibile riconoscere una delle opere di difesa del castrum vetus. Inoltre, traccia del muro perimetrale O potrebbe essere identificata in una limitata porzione di muratura (60 cm circa) orientata secondo asse N-S durante un saggio del 2003 condotto nel sagrato325. La struttura, con la faccia E

a ridosso del muro della villa e quella O costruita contro terra, si caratterizza infatti per il suo notevole spessore, ma non si segnalano, d'altro canto, tracce del fossato riconosciuto nelle indagini del 1995-96.

Il quadro così delineato per la fase altomedievale annovera tra gli elementi pertinenti all'abitato non solo delle capanne in legno, ma anche massicce murature in malta e ciottoli con andamento N-S poste ai limiti E e O del sagrato; più a occidente, queste erano integrate da un fossato artificiale e, ancora più a O, è stato localizzata a più riprese un'area impaludata priva di tracce di frequentazione antropica. A conferma di questa cornice sono infine giunte, in tempi recenti, nuove informazioni tratte nel corso

324 ATS Brescia, relazione Breda del 10.02.1995 e BREDA 1998.

di alcuni sondaggi dell'autunno 2011 nel cortile E del monastero che, al di sopra di uno strato di terreno organico – ricco di grumi di malta e frammenti di laterizi – databile tra fine IV e VI secolo in virtù di un frammento di ciotola con bordo introflesso e a impasto grossolano, hanno registrato la presenza di due lunghe strutture perpendicolari in buona muratura sempre riferibili, sulla base delle esplorazioni pregresse, all'insediamento fortificato326.

Venendo alla questione della contestualizzazione storica, se, da un lato, grazie ai documenti in nostro possesso, è facile porre il termine dell'insediamento fortificato (che lascia il posto a quello cluniacense in una data prossima al 1085), dall'altro è più complesso fornire un'indicazione cronologica assoluta all'inizio della vita di esso. Tuttavia, come appare dalla ricostruzione dei dati resi dalle indagini archeologiche nel corso degli ultimi trent'anni, la frequentazione dell'area – sebbene in forme e modalità qualitativamente diverse – non dovette mai venir meno e non pensiamo di essere troppo lontani dal vero se immaginiamo che a Rodengo, così come in altre località della Lombardia e dell'Italia settentrionale, l'insediamento assunse caratteri più spiccatamente fortificati a partire dal X secolo, sotto la spinta di motivazioni sia politico-militari (l'instabilità del Regno Italico e le incursioni ungariche) sia economico-sociali (il passaggio verso nuove forme di gestione a partire da quelle proprie delle curtes).

10. Rocca , Rodengo-Saiano