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I Musei d’Impresa e il Design: strategie di comunicazione in Rete

Il Museo aziendale nell’attualità

3.2 I Musei d’Impresa e il Design: strategie di comunicazione in Rete

Con l’obiettivo di conoscere ed indagare le strategie comunicative dei musei aziendali italiani, in questa fase della ricerca è sembrato rilevante riportare l’analisi esplorativa riguardante le modalità di rappresentazione e di interazione svolte in Rete. L’essenza primaria dell’istituzione museale riguarda non soltanto la responsabilità di conservare e custodire le testimonianze materiali e immateriali, ma anche quella di comunicarle, promuoverle e valorizzarle per la pubblica conoscenza e fruizione . Comunicazione, promozione e 25 valorizzazione sono, quindi, azioni necessarie per far sì che il museo non resti un contenitore stantio e preposto alla mera conservazione. Una visione che ha offuscato l’immaginario comune fino al secolo scorso, paralizzando persino le potenzialità comunicative delle stesse istituzioni.

Non è cosa semplice circoscrivere unitariamente l’ambito della comunicazione culturale (Mazzoli & Zanchini, 2015), eppure, dal recente studio redatto dall’Osservatorio News-Italia, in materia di informazione museale da parte dei pubblici italiani, è emerso che l’interesse dei visitatori nei confronti di tali tematiche è in notevole crescita rispetto alle rilevazioni passate (Antonioni, & Raimondi, 2018). Le dinamiche comunicative presso le istituzioni 26 museali di matrice storico-artistica sembrano essere sempre più allineate alle esigenze e ai bisogni della società contemporanea, e gli stessi musei hanno iniziato a comprendere la necessità di una comunicazione business-oriented, funzionale ad attrarre i pubblici dell’oggi (Ducci, Marino & Raimondi, 2018).

Un approfondimento qualitativo della ricerca sopracitata ha riguardato le modalità tramite le quali i musei comunicano con i pubblici ed ha coinvolto dieci soggetti museali italiani di

Parte dei contenuti di questo paragrafo sono stati pubblicati all’interno della Rivista TafterJournal, N. 97 (D’Ambrosi &

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Gobbi, 2017).

Riprendendo nuovamente la definizione dallo Statuto ICOM, 22^ General Assembly, Vienna, 24 Agosto 2007, ripresa

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dall’art. I del Decreto MiBACT del 23/12/2014 e divenuto Legge 52 il 10/03/2015.

News-Italia è un osservatorio sui cambiamenti del consumo di informazione in Italia. Lo studio redatto tra il 2017 e il

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2018, riguardante le modalità di informazione degli italiani in ambito culturale, è stato comparato con i dati racconti nel 2014, dimostrando una crescita del +9% di interesse riguardo ad argomenti di matrice museale.

rilievo nazionale ed internazionale . Dalle interviste alle figure chiave che si occupano di 27 comunicazione nelle varie istituzioni è emerso che, sebbene ci sia una consapevolezza crescente riguardo alla centralità della comunicazione nella vita del museo, restano ancora dei limiti, specialmente relativi all’utilizzo della rete, allo stanziamento di budget e alla presenza di risorse umane specializzate, punti di debolezza che fanno sentire il bisogno di un maggiore

empowerment del settore comunicativo nei musei italiani (Carabini, Ducci & Raimondi,

2018).

E se nel panorama storico-artistico italiano si avverte l’esigenza di accrescere il grado di consapevolezza del ruolo della comunicazione museale, le istituzioni di matrice corporate, come si evidenzierà di seguito, sembrano essere ancora meno aperte ad una comunicazione aggiornata che utilizzi tecnologie always-on o che preveda la costante connessione dialogica con l’audience (Ducci, Marino & Raimondi, 2018).

I musei aziendali sono indubbiamente soggetti complessi da comunicare, poiché possono essere intesi come l’espressione consapevole della memoria organizzata che può, e soprattutto deve, essere narrata secondo modalità innovative partendo da una definizione identitaria solida e in stretta connessione con l’azienda matrice (Iannone, 2016). Per ragionare sulla complessità della comunicazione in ambito museale è bene tenere presente che tale sistema si manifesta principalmente perseguendo due tendenze. La prima di natura convergente, relativa alla cosiddetta comunicazione onsite (Cataldo & Paraventi, 2007), ossia il linguaggio interno, o meglio il metalinguaggio costituito mediante il mix-comunicazionale del museo, che va dalle traditional supports alle new technologies (Vitale, 2010). In tale categoria vanno inclusi anche l’allestimento e il setting, l’accoglienza, la proposta didattica, poiché anche questi fattori sono rappresentazioni che già di per sé raccontano e comunicano qualcosa del museo (Ducci, Marino & Raimondi, 2018). Il sistema simbolico che il museo sceglie di utilizzare ha il compito di semplificare la decodifica del visitatore nei confronti degli exhibit (Dudley, 2013; Cataldo & Paraventi, 2007), agevolando la connessione con i “fantasmi passati” che aleggiano attorno all’esposizione. Una scelta di strumenti volti ad evocare la risonanza e il riconoscimento, al fine di rintracciare l’interessamento del visitatore,

“Come si comunicano i musei” è un approfondimento della ricerca “Informazione e patrimonio culturale” svolta

nonché la selezione critica del proprio personale “banchetto visivo” (Karp & Lavine, 1995). La secondo spinta comunicativa, invece, è diretta verso l’esterno, ossia offsite e divergente, e richiede l’utilizzo dei media e delle attività outreach. Modalità comunicative che devono essere accessibili al pubblico sia ante che post visita, al fine di estendere la durata del rapporto instaurato con il visitatore oltre i confini del luogo fisico o dell’esperienza vissuta dal vivo (Schweibenz, 1998). A questa seconda dimensione attengono le strategie comunicative che l’istituzione museale decide di attivare per segnalare la sua esistenza, raccontare la sua ragion d’essere, esternare il proprio valore culturale, ma anche per dialogare con i pubblici che sempre più hanno bisogni informativi e comunicativi da soddisfare (Da Milano & Sciacchitano, 2015; Marini Clarelli, 2005).

La sinergia comunicativa deve dunque essere progettata in modo armonico sia dentro che fuori le sale museali, tenendo presente la spinta che porta l’utenza ad interrogare i media collegati ad attività di matrice culturale, progettando una rappresentazione virtuale che, se correttamente strutturata, potrebbe agevolare la visita reale al luogo (Cataldo, 2014; Henning, 2006). Va preso come assunto il fatto che il museo coincide con l’immagine che proietta esternamente della propria identità, per tale ragione il visual design e la grafica sono discipline essenziali da coinvolgere nella progettazione dell’apparato comunicativo per facilitare, con un linguaggio unitario e riconoscibile, la percezione del visitatore (Vitale, 2010).

Percezione che non è mai lineare, poiché il tessuto connettivo si intreccia con le esigenze dell’istituzione e con quelle del visitor, ampliando il rapporto dialogico della sfera comunicativa, un processo senza dubbio ancora in via di evoluzione e che necessita di essere valorizzato attraverso i canali disponibili in Rete (Ferrara, 2007). Un aspetto, quest’ultimo, non ancora completamente elaborato e, sebbene recentemente ICOM Italia abbia avviato un’attività di monitoraggio per la strategia web museale , la potenzialità della 28 comunicazione online risulta ancora non completamente esplorata. Le stesse Linee guida ICOM sono basate su riflessioni attorno agli strumenti e ai supporti più tradizionali per la comunicazione interna, la quale è fondata sul concetto di museo snello - il museo non è un

L'attività di ricerca è svolta dalla Digital Cultural Heritage di ICOM Italia in collaborazione con la Direzione generale

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libro -, mentre la questione dell’utilizzo della comunicazione digitale per gli istituti museali 29

non viene affatto trattata.

Il vuoto riguardante l’argomento pone in evidenza la necessità di riflettere sull’utilizzo della comunicazione digitale nei musei d’impresa e quella di monitorare costantemente lo stato dell’offerta all’interno di linee di riferimento generali, tracciate per facilitare il coinvolgimento dei visitatori in modo innovativo, al fine di costruire con gli stessi una relazione interattiva, dialogica e durevole nel tempo (Fletcher & Lee, 2012).

Muovendo da tali considerazioni iniziali, sono state di seguito analizzate le strategie di comunicazione online adottate dai musei aziendali del settore del design e associati a

Museimpresa, con l’intento di evidenziare punti di forza e di debolezza di ciascun soggetto.

Trattando molto spesso ambiti merceologici settoriali, i musei d’impresa possono essere difficili attrattori per un pubblico generico e non interessato all’argomento, per tale motivo è assolutamente necessario che si progettino operazioni di reach all’avanguardia. Va, infine, compreso quanto le nuove strategie mediatiche siano oggi centrali per le istituzioni museali che vogliono implementare l’audience, l’accessibilità alla conoscenza e il livello di partecipazione. E per il caso musei d’impresa, come si dovrebbe strutturare una corretta comunicazione digitale? Quanto potrebbe incidere la caratterizzazione di un’identità online sul coinvolgimento dei fruitori? E come si dovrebbe profilare una narrazione accessibile, coinvolgente e interattiva negli spazi della Rete?

Tenendo fermi tali interrogativi sono state indagate le identità digitali dei musei italiani del design mediante la progettazione di un set di indicatori, con l’obiettivo di stilare una prima rassegna sul panorama attuale e circoscrivere i punti di forza e di debolezza delle singole strategie museali ed individuare delle norme guida volte a migliorare l’utilizzo delle piattaforme partecipative.