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1.3 Il Sistema Museale del Comune di Roma

1.3.5 Museo Barracco

Il Museo Barracco accoglie la collezione di sculture antiche di Giovanni Barracco, che dedicò gran parte della sua vita a reperire e ad acquistare opere d’arte provenienti dal mercato antiquario e dagli scavi archeologici condotti a Roma negli anni compresi tra il 1870 ed il 1903 per effettuare le trasformazioni urbanistiche necessarie per rispondere al suo ruolo di capitale. La collezione fu donata nel 1904 al Comune di Roma, che gli concesse un’area in Corso Vittorio Emanuele II per costruire un museo che la ospitasse.

La progettazione del Museo fu affidata a Gaetano Koch, seguendo le richieste di Barracco stesso: ampie vetrate per meglio illuminare le opere, basi girevoli per le sculture, riscaldamento per gli ambienti. La direzione del museo fu affidata a Ludwig Pollak.

Nel 1938, il Museo fu demolito per volere del Comune di Roma, per completare Corso Vittorio e la collezione fu trasportata inizialmente presso l’Osteria dell’Orso e poi nei magazzini dei Musei Capitolini, dove rimase per dieci anni.

Nel 1948 il Direttore delle Belle Arti Antonio Maria Colini e l’Ispettore delle Belle Arti Carlo Pietrangeli fecero esporre la collezione presso la Farnesina ai Baullari, l’edificio progettato da Antonio da Sangallo il Giovane e costruito nel 1516 per ospitare il prelato bretone Thomas Le Roy.

  Figura 22: La Farnesina ai Baullari.

 

Attualmente nel museo sono esposte sculture di arte egizia, assira, cipriota, greca e romana.

La sezione egizia offre opere che vanno dalle più antiche dinastie (3.000 a.C.) all’epoca romana. Queste opere rappresentano il primo nucleo raccolto da Giovanni Barracco e seguono ancora la numerazione di inventario che aveva dato loro il collezionista. Le opere furono acquisite dalle aste parigine o rinvenute da scavi.

Tra le opere della sezione egizia spiccano la Stele di Nofer e la sfinge della regina Hatscepsut.

La stele di Nofer, così detta dallo scriba e tesoriere del re che vi è raffigurato, è un rilievo in calcare appartenente alla IV Dinastia (Antico Regno) ed è il documento più antico di questa civiltà che è possibile ammirare a Roma.

            Figura 23: Stele di Nofer e Sfinge della regina Hatscepsut.

 

La sfinge della regina Hatscepsut, in granito nero, appartiene alla serie di oggetti della XVIII Dinastia (Nuovo Regno) e costituisce uno dei rari esempi di sfinge femminile.

La sezione assira contiene le lastre che ornavano le pareti dei palazzi. Le lastre che ornavano i palazzi reali narravano le imprese militari del re, la caccia agli animali o immagini di tipo religioso. Le 11 lastre esposte al Museo Barracco documentano le fasi della storia assira e provengono dai palazzi di Assur-nasirpal a Nimrud e di Assur- banipal a Ninive e di Sennacherib a Nirmud.

La lastra del palazzo di Assur-nasirpal a Ninive della I epoca è a soggetto religioso e rappresenta un genio alato. Si tratta di un frammento ma si può facilmente capire che vi

erano raffigurati due geni alati uno di fronte all’altro con al centro l’Albero della Vita, rappresentazione di culto molto diffusa.

Le lastre dell’epoca di Assur-banipal a Ninive rappresentano scene di caccia.

Le lastre del palazzo di Sennacherib a Nirmud risalgono al VII e VI sec a.C., periodo di massimo splendore iniziato con la definitiva conquista di Babilonia.

La sezione cipriota comprende oggetti di rara fattura, come il carretto votivo policromo e la testa di Eracle del VII-VI sec. a.C. Gli oggetti dell’arte cipriota risalgono al periodo compreso tra la metà del VI sec. a.C. e l’inizio del V sec. a.C. e sono esempi della produzione plastica a tutto tondo di Cipro. Tale produzione si caratterizza per l’utilizzo di argilla e calcare e coniuga elementi orientali e greci con le correnti locali, dando vita ad una nuova forma artistica che si espresse soprattutto nella scultura.

“A soggetto prevalentemente anatematico (anàthema = offerta votiva) la plastica cipriota risponde a canoni ben precisi: rigida frontalità della figura, generalmente stante; appiattimento e annullamento del corpo nascosto dalla veste che inguaina il soggetto scendendo a coprire anche i piedi; uso di una vivace policromia; infine, in alcuni esemplari, studio minuzioso nella resa degli ornamenti” (Nota, 1990, p. 9).

Le opere presenti al Museo Barracco sono legate ai santuari, alla sfera religiosa. Vi sono esposte statuine raffiguranti i seguenti soggetti:

-­‐ devoti, databili nella seconda metà del IV sec. a.C.;

-­‐ suonatori di doppio flauto, anch’essi databili nella seconda metà del IV sec. a.C.; -­‐ suonatrici di tamburello, che rappresentano il pezzo più antico (metà IV sec. a.C.) e presentano una forma allungata del corpo ed acconciature a klaft egizio;

-­‐ sacerdoti, databili alla fine del IV sec. a.C.;

-­‐ divinità come Apollo, Herakles Melqart (divinità del pantheon greco), databili agli inizi del V sec. a.C.

  Figura 24: Statua di Herakles Melqart.

La sezione greca accoglie esemplari di scultura originali, copie di età romana, ceramiche attraverso i quali è possibile ripercorrere le tappe fondamentali dell’arte greca: l’età arcaica e severa (650-450 a.C.), l’età classica (450-323 a.C.) e l’età ellenistica (323-31 a.C.). Risale all’età arcaica una ceramica corinzia della metà del VI sec. a.C.; all’età severa, invece, appartengono le copie da originali delle opere degli scultori Kalamis e Mirone.

Figura 25: Hermes Kriophoros di Kalamis.  

All’età classica appartengono otto copie da originali delle sculture di Policleto: si tratta di teste e frammenti di statue. All’età ellenistica sono riconducibili statue, teste, raffigurazioni di divinità, ritratti e statue di filosofi e rilievi funerari.

La sezione romana custodisce opere esplicative della scultura romana. Tra queste una testa di fanciullo della dinastia Giulio-Claudia proveniente dalla Villa di Livia a Prima Porta che risale all’epoca imperiale (I sec. d. C.). Da segnalare anche il mosaico policromo del XII secolo dell’Ecclesia Romana, proveniente dalla prima basilica di San Pietro a Roma.