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1.3 Il Sistema Museale del Comune di Roma

1.3.17 Museo Civico di Zoologia

 

Il Museo Civico di Zoologia sorge nel 1932 in un edificio costruito per l’Esposizione del 1911 per ospitare collezioni animali.

Raccoglie le collezioni naturalistiche di proprietà pontificia, provenienti da donazioni o dalle missioni nei paesi tropicali, inizialmente esposte nel Palazzo storico della Sapienza fin dal XIX secolo e poi cedute allo Stato, che le fece confluire nelle raccolte della “Regia Università di Roma”, insieme alle raccolte dell’Archiginnasio Pontificio.

Queste collezioni, per volere dello studioso Antonio Carruccio, assunsero un carattere museale: furono esposte nel Museo Zoologico Universitario fino al 1932, quando vennero trasferite nella sede attuale.

La collezione comprende circa 5 milioni di esemplari, tra cui rettili, anfibi, molluschi, mammiferi, compresa una balenottera di 16 metri, una importante collezione ornitologica appartenuta ad Ettore Arrigoni degli Oddi.

Gli spazi espositivi sono allestiti con supporti multimediali, diorami, modelli ambientali, pannelli per temi: la riproduzione degli animali, la varietà delle specie animali (mammiferi, rettili e anfibi, uccelli), la diversità genetica, l’adattamento all’ambiente.

Il tema conduttore è la biodiversità del mondo animale, articolato in “Unità espositive” così intitolate:

-­‐ Amori bestiali: introduce ai temi della riproduzione e dell’adattamento all’ambiente indispensabili alla conservazione delle specie.

-­‐ Barriera corallina: attraverso un diorama viene ricreato l’ambiente della barriera corallina comprese le specie animali che vi abitano.

-­‐ Vivere al limite: attraverso diorami e ricostruzioni ambientali si presentano le forme di adattamento in ambienti ostili che richiedono adattamenti da parte degli animali che vi abitano per poter sopravvivere.

-­‐ Le zone umide del Lazio: si ricostruiscono le aree umide della regione Lazio e le specie animali che ospitano.

-­‐ La collezione Arrigoni degli Oddi: comprende la collezione ornitologica appartenuta al Conte Arrigone degli Oddi.

-­‐ Rettili e Anfibi: comprende esemplari e reperti di grande interesse come la Salamandra gigante del Giappone e la tartaruga liuto, le specie più grandi esistenti sulla Terra.

-­‐ Scheletri: presenta scheletri di mammiferi con indicazione degli adattamenti che hanno subito i mammiferi a secondo dell’ambiente in cui si trovavano.

Figura 56: Interno del Museo Civico di Zoologia.  

Presentate le collezioni, il contenitore e l’istituzione si può passare alla definizione dei destinatari del messaggio museale: i visitatori, oggetto della trattazione del prossimo capitolo.

Capitolo 2

Il visitatore

2.1 Chi è

 

La conoscenza del visitatore del museo è da quasi un secolo oggetto di un ampio di- battito, che ha interessato più ambiti e coinvolto più discipline. Molteplici sono anche le denominazioni con le quali il visitatore è stato definito, utilizzando diversi termini tutti con uno specifico significato.

In ambito anglofono, ma anche in Italia, negli studi condotti sul pubblico museale sono state utilizzate diverse denominazioni per indicare i visitatori.

Figura 1: Tipologie di visitatori1.                                                                                                                          

In ambito anglofono, John Reeve e Vicky Woollard (2009, p. 5) non solo individuano i diversi termini utilizzati per definire i visitatori del museo ma ne danno anche una defi- nizione.

Questi i termini individuati:

- audiences: il termine “ascoltatore” (audience) si usa in ambito museale, ma sarebbe più appropriato utilizzarlo in altri contesti come il teatro e le sale per concerti; il termine deriva dal latino “audientia”, sostantivo che denota l’ascoltare;

- customers e consumer: i “clienti” (customers) e i “consumatori” (consumer) danno il loro contributo economico pagando il biglietto d’ingresso o avvalendosi dei servizi of- ferti (bar, negozi). Essi partecipano in senso economico: il museo offre prodotti di consumo, siano essi eventi, mostre; piccoli oggetti comprati per ricordare la vi- sita; il suo pubblico è considerato alla luce di una logica di mercato;

- participants: i “partecipanti” (participants) sono coloro che partecipano ai laboratori, agli eventi ecc.;

- the public: il termine “pubblico” (public) indica un insieme di persone che non ne- cessariamente visita il museo;

- stakeholders, includono tutti coloro che hanno interesse verso il museo (utenti, di- pendenti, coloro che possiedono quote societarie);

- spectators: “spettatore” (spectator) è utilizzato per indicare colui che osserva qualco- sa; il termine deriva da “spectare”, il verbo usato per indicare l’atto di guardare; - visitors: “visitatore” (visitor) è il termine che trova il più ampio utilizzo e indica co-

lui che si reca in un museo o una galleria. Deriva anch’esso dal latino, da “visita- re”, che significa visitare.

Da sottolineare il carattere sociale sotteso dal termine: solitamente si visita un luo- go in compagnia di qualcuno. Una volta definite le denominazioni, gli autori precisa- no che la scelta del termine utilizzato riflette la relazione esistente tra museo e pub- blico:

“ ‘Audiences’ may be thought to be more passive than ‘participants’, the term ‘visitor’ seems to have less authority and be less demanding than ‘customer’. Perhaps from this one could ex- trapolate that the preferred term for museum is ‘visitor’ as in ‘visitor services’ rather than ‘cus- tomer services’, for institutions may wish to keep the power balance in their control rather than that of the customers. The possible change in balance may lead to the dominance of the con- sumer, which would totally change the rationale of the museum as a cultural institution” (Lang, Reeve, Woollard, 2009, p. 6).

L’utilizzo di diversi termini presente in ambito anglofono è stato ripreso anche in Ita- lia, dove si è verificata la stessa tendenza: nella letteratura di settore, infatti, diversi sono i termini utilizzati per indicare coloro che si recano al museo:

“visitatori, utenti, clienti, utilizzatori, fruitori, turisti, pubblico, collettività: sono […] le cate- gorie più o meno comprensive e definite di persone che a vario titolo vogliono apprendere, si

mettono in gioco, combattono la noia, si lasciano sedurre, scoprono nuove risposte o più spesso vecchie domande, manifestando passioni, interessi o semplice curiosità nei confronti di quel mondo variegato che sono i musei” (Bollo, 2008, p. 16).

Partendo da tale definizione, in cui sono elencate le diverse denominazioni utilizzate, si possono definire le diverse categorie:

- i visitatori sono definiti da Solima (2000, p. 35) come “un insieme molto variega- to di individui, che percepiscono il museo con modalità molto differenziate, e che considerano la visita al museo come una delle possibili destinazioni del loro tem- po libero”;

- “utente” e “cliente” sono termini largamente impiegati in linea con l’approccio

marketing-oriented. L’utente non necessariamente visita il museo, ma fruisce dei

suoi servizi;

- la collettività è rappresentata da “coloro che godono della presenza del museo in quanto polo e presidio culturale orientato al patrimonio collettivo” (Bollo, 2008, p. 45);

- il pubblico. Adelaide Maresca Compagna (1998, pp. 180-188) ha tentato di cate- gorizzare il pubblico, distinguendo il “pubblico reale”, il “pubblico potenziale” ed il “non pubblico”. Il “pubblico reale” include coloro che visitano il museo sia oc- casionalmente che abitualmente. Il “pubblico potenziale” è costituito da coloro che potrebbero essere visitatori del museo, viste le loro caratteristiche sociali, cul- turali e psicologiche, ma che non si recano al museo per vari motivi: mancanza di tempo, disinformazione, impossibilità di sostenerne i costi a causa di una scarsa disponibilità economica. Il “non pubblico” comprende coloro che non si recano al museo e non sentono il bisogno di farlo, restando totalmente indifferenti all’offerta museale, che percepiscono come estranea alle loro esigenze.

Lo studio del non-pubblico sta interessando gli studiosi del settore museale, ad esempio da segnalare la recente ricerca condotta da Irene Presta e pubblicata su Cadmo (2010, 1, pp. 49-61), intitolata Non-visitors: who are they, why is it important to know them?. In essa sono riportati i risultati dell’indagine condotta alla fine del 2008 per comprendere le motivazioni che spingono a non andare al museo. Attraverso 432 interviste è stato pos- sibile delineare un profilo del non-visitatore, capire perché non va al museo e qual è il suo rapporto con quest’istituzione. Il 26,16% dei non- visitatori è in possesso di una lau- rea. Il tempo libero a loro disposizione è impiegato in altre attività diverse dalla visita al museo: praticare sport (44,44%); leggere libri (44,44%); assistere a spettacoli (52,78%). Non visitano il museo perché lo considerano un luogo noioso in cui sono esposti ogget- ti vecchi, che li tengono a distanza.

In quest’ottica non viene tenuto in alcuna considerazione il fatto che si tratti di un luogo culturale in cui poter apprendere: il museo viene visto solo come il luogo adibito alla conservazione di oggetti.

Questi risultati devono far riflettere sul divario percepito dai visitatori nei confronti del museo.

Il museo deve lavorare in questa prospettiva: è necessario incrementare il numero di studi sui visitatori per cercare di comprendere le esigenze sia di coloro che non si recano al museo che di coloro che vi si recano al fine di proporre un’offerta rispondente alle ri- chieste del pubblico.

È solo sulla base di queste ricerche che è possibile superare il divario che separa il