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1.3 Il Sistema Museale del Comune di Roma

1.3.4 Museo dell’Ara Pacis

Il Museo dell’Ara Pacis è stato inaugurato il 21 aprile 2006, dopo sette anni di lavoro. Racchiude l’Ara Pacis di Augusto, fatta costruire per celebrare la pace in seguito alle imprese portate a termine da Augusto stesso a Nord delle Alpi, come si legge nelle Res

Gestae augustee:

“Quando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, portate felicemente a termine le imprese in quelle province, il Senato decretò che si dovesse consacrare un’ara alla Pace augustea nel Campo Marzio e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero ogni anno un sacrificio” (Res gestae divi Augusti 12, 2).

La costruzione dell’Ara Pacis fu votata dal Senato nel 13 a.C. ma l’inaugurazione avvenne il 30 gennaio del 9 a.C.

“Il monumento si compone di un recinto quadrangolare che circonda un altare per i sacrifici, a cui si accede da due porte aperte sui lati minori del recinto. La parte superiore dell’altare è decorata da un fregio figurato conservato solo parzialmente: resta leggibile la scena di un sacrificio. Il recinto all’interno riproduce le forme della palizzata provvisoria che dovette essere innalzata al momento della costitutio, ed è decorato nella parte superiore con ghirlande appese a bucrani (teste di bue, residuo di un sacrificio) e patere (vasi votivi) con ogni probabilità sospese a nastri originariamente dipinti. All’esterno è suddiviso in due registri, quello inferiore con una ricca ornamentazione a girali d’acanto, quello superiore con un fregio figurato: ai lati delle porte quattro rilievi con raffigurazioni di contenuto mitologico (il Lupercale e il sacrificio di Enea ai Penati presso quella principale, la personificazione di Roma e la Tellus sul lato opposto), mentre sui due lati lunghi si dispiega una processione cui partecipano sacerdoti, auguri, camilli, portatori di litui e di insegne insieme a membri della famiglia imperiale” (De Tommaso, 2003, p. 62).

 

La struttura che ospita l’ara, così come appare oggi, è opera dell’architetto Richard Meier, che così la descrive in un’intervista apparsa su Il Manifesto del 21 aprile 2006:

“Sono stato molto attento a creare un rapporto tra vecchio e nuovo, tra opera e contesto. Tra gli elementi naturali, come la luce, i colori, gli alberi, e ciò che invece è fatto dall’uomo. L’architettura è statica ma deve riflettere le dinamiche naturali, i cambiamenti della luce e dei colori durante il giorno, nel corso delle stagioni: questo vuole esprimere l’edificio, pensato per accompagnare via via, in una sequenza di luce diversa, il visitatore ad ammirare l’Ara di Augusto”.

È stata costruita in vetro, acciaio, travertino e stucco. Inizialmente, l’ara era racchiusa all’interno di una teca costruita nel 1938 in occasione della realizzazione della piazza Augusto Imperatore, su direzione dell’architetto Vittorio Ballio Morpurgo in cemento e finto porfido.

Figura 19: Il padiglione novecentesco di Morpurgo.  

Nel 1999 si decise di abbattere l’opera di Morpurgo a causa delle cattive condizioni di conservazione del monumento archeologico così come si legge in una relazione tecnica della Soprintendenza Archeologica:

“Con la presente si segnala la necessità di provvedere con la massima urgenza all’attuazione di un intervento radicale che garantisca il futuro per la corretta tutela del monumento in oggetto. A tutt’oggi l’Ara Pacis è conservata nel padiglione frettolosamente edificato nel 1938 e mai in seguito oggetto di interventi di adeguamento a moderne e corrette tecniche di tutela e di

finalizzati alla visibilità del monumento. L’Ara Pacis è un monumento ricostruito su basi scientifico archeologiche di scavo negli anni Trenta utilizzando materiali diversi, quali le antiche lastre di fattura romana (in parte restaurate nel Settecento), stucchi ricompositivi delle parti mancanti, malte di cui non si conosce bene l’origine poiché non documentata, materiali tutti, peraltro, che reagiscono diversamente alle infelici condizioni ambientali determinate dal posizionamento dell’Ara all’incrocio di una zona urbana a forte traffico ed alto inquinamento (Archivio della Soprintendenza Archeologica dei Comune di Roma, Museo della Centrale Montemartini di Roma, Fondo Ara Pacis: Relazione del Direttore del Museo Barracco dott.ssa Maresita, Nota al Soprintendente Prof. Eugenio La Rocca).”1

La progettazione del nuovo complesso museale che avrebbe ospitato l’Ara Pacis fu affidata a Richard Meier, che lo concepì come un organismo lineare integrato nell’ambiente circostante e in cui la luce svolge un ruolo fondamentale.

Di qui la scelta dei materiali: il travertino, il cui colore è in linea con quelli dell’ambiente circostante; l’intonaco e il vetro, per regalare un effetto di volume e trasparenza.

Spiega l’architetto:

“In tutti i miei lavori esiste un rapporto tra spazio aperto e spazio chiuso, risolto con la trasparenza che consente il passaggio della luce all’interno degli edifici. In questo caso, mi sono impegnato a rispettare in modo particolare il valore dell’Altare avvolgendolo in una aura luminosa appropriata. Inoltre, ho voluto accompagnare la “passeggiata” del visitatore verso l’Ara con un’intensità di luce diversa”2.

                                                                                                                1  Scaricato il 10/08/2011 da http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=386.   2 Scaricato il 10/ 08/2011 da: http://scholar.googleusercontent.com/scholar?q=cache:6YREIDR8Vo4J:scholar.google.com/+meier+ %2B+ara+pacis&hl=it&as_sdt=0,5&as_vis=1.  

Figura 20: Progetto di Richard Meier - Interno.

La realizzazione della costruzione di Meier è stata oggetto di un ampio dibattito che ha visto l’affermarsi di pareri favorevoli o contrastanti.

Nel 2008, a seguito della sua elezione a Sindaco, Gianni Alemanno ha dichiarato di voler rimuovere la teca di Meier, scatenando un ampio dibattito pro e contro il suo programma d’intervento.