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2 1804, IL CODICE CIVILE NAPOLEONICO

3. NASCITA DEL POTERE AMMINISTRATIVO

Le acquisizioni della polizia inglese avevano mostrato l’aleatorietà dell’ordine fondato sullo scambio. Bentham e Colquhoun sostenevano un intervento diretto della legge volto a confermare delle disparità sociali non binarie: non si trattava cioè di definire una “norma” e una “anormalità”, quanto piuttosto di garantire la differenza di condizioni economiche a patto che tutte avessero un interesse nell’esistenza di una società fondata sul lavoro. Acquisizioni, queste, che non potevano essere recepite come tali nella Francia dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. In questo paragrafo mostreremo che, affinché la nozione utilitarista di “sicurezza” entrasse nel liberalismo francese, è stato necessario sviluppare un piano amministrativo autonomo. Esso è legato al Ministero degli Interni e al tempo stesso espressione di una razionalità poliziesca fondata sui dettagli più che su principi astratti, sebbene fondata sul valore coattivo della legge. La figura del prefetto insieme ne decreta e garantisce l’esecuzione, inaugurando l’amministrazione moderna intesa come potere in grado di auto-confezionare pacchetti esecutivi senza passare per la validazione del legislativo. Dopo una prima differenziazione con l’amministrazione privata patriarcale, il potere domestico cui fanno riferimento i libretti operai può così inserirsi all’interno della codificazione civile senza contraddirne i principi dottrinari.

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3.1 Polizia municipale e potere domestico

Proponendo all’Assemblea il progetto di Legge sulle Manifatture, Regnault aveva sottolineato la necessità di garantire la possibilità e la durata dello scambio. Si trattava, nelle parole di Regnault, di introdurre “delle disposizioni che ripongano nelle mani degli ufficiali municipali una specie di potere domestico”:

[disposizioni] che investano solo loro [ufficiali municipali], ad eccezione dei tribunali di polizia, dell’autorità necessaria per regolare le contese tra gli operai stessi e tra coloro che li impiegano, in modo che gli affari considerati come discussioni di famiglia ne conservino il carattere e siano decisi da un’autorità quasi

paternale, senza le forme, più o meno dispendiose che seguono le procedure nei tribunali.50

La definizione della polizia municipale come “autorità paternale” rimanda al problema di quella “figura terza” garante che attraversa del resto tutta la Rivoluzione nel suo tentativo di affermare la sovranità del popolo. Il problema si pone ogni qual volta vi è un’identità tra una delle parti contraenti e l’oggetto scambiato. Se prendiamo per esempio il matrimonio, esso viene giustificato da Portalis in quanto contratto naturale (né religioso né civile) in cui “i beni entrano solo accidentalmente: l’essenza del contratto è l’unione degli individui”51

. Così come i commissari di polizia del XVIII secolo Delamare e Le Maire, anche Portalis è consapevole del carattere produttivo del corpo della donna, ma lo relega a una funzione ancestrale, superata nelle società sviluppate52. Grazie a questa presunta assenza di beni è infatti possibile fare della relazione matrimoniale qualcosa di particolare, differente dalle relazioni ordinarie. Insomma, “le famiglie sono create dal matrimonio e sono il vivaio dello Stato. Ogni famiglia costituisce una società particolare e distinta, la cui gestione sta a cuore alla grande famiglia che le comprende tutte”53. L’unità familiare non è lo

schema dell’unità dello Stato, è una società interna ad esso retta dalle dinamiche proprie del privato. Questo particolare “corpo interno” è accettabile solo in virtù dell’assenza di beni in una “relazione naturale” tra sessi, per cui la legge “si occupa più di famiglie che d’individui”54. All’interno della

famiglia vi è unicamente il potere tutelare dell’uomo come “amministratore sussidiario”, “tesoriere”

50 MON, An XI, pp. 870, 871. Corsivi miei.

51 J-E-M.Portalis, Discorso Preliminare al Primo Progetto di Codice Civile, cit. p. 57.

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“In una società nascente, il matrimonio è considerato nei suoi rapporti con la procreazione, poiché un popolo ha bisogno di crescere e di moltiplicarsi. (…) Quando una nazione è formata, ci sono abbastanza persone; l’interesse alla riproduzione diventa meno sensibile.” Ivi, p. 53.

53 Ivi, p. 59.

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dei beni di ciascuno. In quanto “tesoriere” egli “non può alienare senza motivo e in modo informale il patrimonio affidatogli”, compresi i figli, ma deve gestirlo attraverso “un’influenza più protettiva che autoritaria”55

. Ritroviamo così una forma di domesticità già individuata nei Principles of Civil Code di Bentham, ma inserita in virtù di una sua esteriorità dal diritto (che si occupa delle famiglie, non degli individui) e dunque coerente con il giusnaturalismo francese.

Fissiamo un primo punto. Il concetto di amministrazione entra nella sfera privata del rapporto tra moglie e marito producendo una prima differenza dal resto dei contratti. Poiché il codice civile definisce il contratto in base alle cose, negando il potere riproduttivo del corpo femminile Portalis nega anche il carattere ordinario del contratto tra sessi. In base alla particolarità del contratto matrimoniale è possibile pensare alla famiglia come un corpo a sé stante, amministrato internamente dall’autorità paterna di “tesoriere” senza che questo implichi alienazione dei beni. Il potere domestico è dunque differente dal potere dell’amministrazione dello Stato: viene prodotta una prima differenza di genere nella mediazione tra individui senza contraddire la mediazione principale della legge. Nel rapporto relativo alle manifatture Regnault faceva però riferimento a “una sorta di potere domestico” esercitato dall’amministrazione sui contratti che prevedono proprio lo scambio di beni. Il modo in cui l’amministrazione pubblica entra nei contratti di locazione non può essere considerato analogo a quello matrimoniale, altrimenti verrebbe rotta la cornice sinallagmatica su cui i primi si basano.

Già nella prima fase della rivoluzione si era del resto molto dibattuto sulla comune condizione di dipendenza economica dei servitori salariati (aux gages) e domestici, a motivo della quale erano entrambi espulsi dalla cittadinanza politica56. Il Codice Civile aveva poi sussunto le differenti forme di lavoro nella relazione contrattuale del diritto privato, riducendo questa frattura del mondo del lavoro a due tipi di locazione, opera e servizio. Dal punto di vista dottrinale ciò che viene scambiato è in entrambi i casi una cosa, ma nel caso del servizio si “compra” un’azione “affittando” il corpo.

55 Ivi, pp. 64, 65.

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Per riprendere la genealogia concettuale della “domesticità” attraverso il rapporto tra schema familiare e statale del potere si veda R.Sarti, Servo e Padrone, o dell’(In)dipendenza: I. Teorie e Dibattiti in Scienza & Politica, Quaderno n.2, 2015. Sarti muove in particolare dai dibattiti parlamentari del Giugno 1790 intorno alla definizione dell’elettorato passivo sorti dopo la ristrutturazione dell’esercito da parte di Lafayette, che aveva estromesso tutti coloro che non erano in grado di servire gratuitamente e pagare le armi. Il problema dei domestiques si poneva dunque all’interno di una mobilitazione popolare operata dalla Rivoluzione e attraverso un’identificazione iniziale tra lavoratori aux gages e domestici. La separazione tra queste due condizioni comincia già ad affermarsi però dal 1790, attraverso ad esempio l’intervento di Roederer, per cui i salariati non sono necessariamente da considerarsi come dipendenti (dunque ineleggibili) al pari di “ogni persona addetta a un servizio personale” (AP, tomo 27, p. 79).

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Come controllare ciò che si compra senza esercitare un vero e proprio “potere domestico” sull’operaio salariato?

3.2 Il Codice Penale di Target (1801 – 1811)

La codificazione civile del matrimonio integra come abbiamo visto una delle figure mobili che la Rivoluzione aveva individuato attraverso uno slittamento dalla fisiologia della polizia municipale verso la patologia sanzionata dal codice penale. Una integrazione “domestica” analoga non è però possibile rispetto al lavoro libero, che scambia proprio dei beni, ma che rimane tuttavia sempre tendente a questo slittamento in quanto esposto alla povertà e al vagabondaggio. Rivolgiamoci dunque al Codice Penale progettato nel 1801 e ratificato nel 1811 per comprendere l’influenza dell’utilitarismo anche nell’integrazione di questa altra soggettività sfuggente. Come vedremo, considerata dal punto di vista del nuovo Ministero della Polizia, essa si distacca da quella confusa mescolanza tra stranieri e poveri che aveva presieduto alla generalizzazione del passaporto. Da questa ulteriore differenziazione, emergerà un regime di identificazione specifico, diretta espressione del regime di mobilità: il libretto operaio.

Comparando i codici penali del 1791 e del 1811 troviamo una sostanziale continuità nella gerarchia dei fini: al primo posto rimane la difesa del bene comune, e solo in seguito la difesa di beni e persone57. Dal punto di vista del diritto penale, la cesura fondamentale tra XVIII e XIX secolo rimane quindi l’Assemblea Costituente. La cifra della fase napoleonica si colloca piuttosto nel metodo di individuazione dei delitti: come sostiene Target di fronte al Consiglio di Stato nel discorso di presentazione del progetto di Codice Penale (1801): “la ragione del legislatore non si nutre di astrazioni. Essa raccoglie le lezioni della filosofia ma le modifica attraverso i fatti di cui è circondata, e che sono al di fuori del suo potere”58

. La crisi della filosofia del diritto rivoluzionaria coincide con la crisi di quell’aritmetica sociale in cui Condorcet aveva riposto la fede di una “perfettibilità umana”. Si trattava infatti di una speranza, quella di una futura chiusura della forbice tra uguaglianza di diritto e di fatto, che era fortemente entrata nel primo Codice Penale del 1791. Allora, Lepeletier de Saint-Fargeau sosteneva: “è l’avvenire che, cancellando gradualmente le

57 Si veda lo spoglio degli articoli in P.Lascoumes, P.Poncela, P.Lenoël, Au Nom de l’Ordre, op. cit., in particolare pp. 177 – 202. La critica della pena di morte costituisce forse il principale filo rosso di questa continuità pedagogica.

58 Target, Observations sur le Projet de Code Criminel, Première Partie, Délits et Peines in Locré, La Législation

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ineguaglianze mostruose nella divisione di ricchezza e povertà”59

estenderà i “costumi pubblici”. Nel 1801, Target presenta un quadro sostanzialmente diverso:

Un’idea di perfettibilità, raramente applicabile agli uomini in generale, più raramente ancora alle anime che si sono alterate nel crimine, quasi chimerica per quelle che si sono macchiate di crimini atroci, o la cui profonda corruzione si è manifestata nelle recidive, aveva abbellito agli occhi dei nostri primi legislatori il principio che adottavano. È una teoria seducente, ma vana (…) che la ragione bandisce dal mondo che la legge è incaricata di regolare e nel quale l’interesse e la salute della società devono unicamente dirigere il suo pensiero.60

Secondo Target la speranza in una perfettibilità umana capace di ricomporre un popolo diviso in due è dunque chimerica. La legge non deve muovere dalle astrazioni, ma pensare all’interesse sociale. Rientra così, in un pensiero che rimane giusnaturalistico, un lessico dell’utilitarismo benthamiano: già durante la Rivoluzione Target aveva parlato di “diritti dell’uomo in società”61

. Pur mantenendo l’inviolabilità della proprietà individuale intesa come “cosa” (e non “proiezione futura” come per Bentham), bisogna aver cura dell’“interesse generale (…) per contenere i briganti che desolano la società”. “Ogni giorno (…) la società deve essere preservata” da minacce contro le quali “bisogna opporre rimedi rapidi”62. E ancora: l’“utilità sociale immediata esige da noi delle reazioni

severe”. Dalla crisi dell’aritmetica sociale emerge un ritorno dei dettagli minuziosi di cui si occupava la police, contestualmente alla divisione del popolo in una classe morale (“vrai peuple”) e una classe “degradata dalla miseria” (“peuplade étrangère”) in cui “pulluleranno delitti e crimini di ogni specie”63. Bentham e Colquhoun avrebbero chiamato queste due classi con il nome di “poveri”

e “indigenti”. In Francia, Target enuncia chiaramente per la prima volta quello che già la Rivoluzione aveva davanti agli occhi. Sieyès stesso parlava di un popolo di “strumenti umani” sottomessi alla produzione. All’inizio del XIX non vi è però più spazio per un’amministrazione rappresentativa, come nel caso del Consiglio di Governo di Sieyès, perché la base sociale stessa che

59 Si veda il Rapport sur le Projet de Code Pénal fatto da Lepeletier a nome del Comitato di Costituzione e Legislazione criminale all’Assemblea Costituente (22 e 23 Maggio 1791) riprodotto interamente in P.Lascoumes, P.Poncela, P.Lenoël, Au Nom de l’Ordre, cit. p. 327 – 353. Cit. p. 352.

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Target, Observations sur le Projet de Code Criminel, cit. p. 23.

61 G-J-B.Target, Projet de Déclaration des Droits de l’Homme en Société, Luglio 1789. Target è un sostenitore precoce della centralizzazione dell’esecutivo poi realizzata da Napoleone. Nel suo État physique, moral et politique de la

France au 12 Floréal de l’année cinquième de la République (1797) definisce la rivoluzione come malattia salvifica che

deve fare il proprio corso, “di cui possiamo seguire i progressi, le crisi, il periodo di declino e il termine”. La situazione alle soglie dell’Impero si presenta proprio come una fase di convalescenza in cui “tutti i mali sono terminati, eccetto la debolezza”. Citato in P.Lascoumes, P.Poncela, P.Lenoël, Au Nom de l’Ordre, cit. p. 255.

62 Target, Observations sur le Projet de Code Criminel, cit. p. 7.

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dovrebbe essere rappresentata è definitivamente spaccata in due popoli. Se il Codice Penale del 1791 aveva come preoccupazione principale l’abuso di potere, quello del 1811 ha la dissuasione repressiva che Bentham chiamava less eligibility. Anche in Francia “il più sicuro preservativo contro le tentazioni vergognose, è la paura di perdere i vantaggi stessi che vorremmo aumentare attraverso il crimine”64

. La sorveglianza fa il percorso inverso della mobilità: risale così quella scala identificata nella polizia municipale (fisiologia degli scambi), polizia correzionale (patologia) e sicurezza generale (codice penale) per conferire infine, come richiede Regnault rispetto al libretto operaio, un “potere domestico” agli ufficiali municipali. Target, potremmo dire, “penalizza” l’aritmetica sociale di Condorcet. Come per Condorcet e il Comitato di Mendicità, la polizia napoleonica continua ad estrarre un sapere dal tessuto sociale, a studiare i poveri. Diversamente da essi, il suo scopo è però aderire alla specificità (ai dettagli) di ogni singolo individuo, in quanto individuo.

In conclusione, la polizia non divide un mondo “normale” da un mondo “anormale”, ma fissa una molteplicità di norme tante quante sono le condizioni individuali. La polizia è un dispositivo di integrazione differenziale interna al contrattualismo civile. Se troviamo dei riferimenti alla “moralizzazione” e alla partizione tra il “normale” e il “patologico” propria delle scienze umane, è per effetto del problematico incontro tra l'utilitarismo benthamiano e il giusnaturalismo proprietario cui il liberalismo francese non può rinunciare65. Per questo motivo l’integrazione di quella asimmetria tra servo e padrone (emersa sintomaticamente già dagli slittamenti della polizia municipale in Francia e dichiarata esplicitamente dai Principi del Codice Civile di Bentham) non può avvenire sul piano della dottrina giuridica. La razionalità del potere poliziesco non riguarda la legge, ma l’economia politica.

La nuova razionalità penale del codice napoleonico ci permette di mettere a fuoco il vagabondaggio come spazio interstiziale della mobilità tra differenti contratti. Qui, il lavoratore in viaggio, è oggetto di un controllo che lo rinvia alla sua posizione all’interno della divisione del lavoro – cioè che rinvia al rapporto tra lavoro, povertà e criminalità. Questo rapporto testimonia della non sovrapponibilità tra divisione del lavoro e giusnaturalismo liberale, cui non è tuttavia possibile agire

64 Ivi, p. 25.

65 Target stesso limita il carattere morale della pena: “La gravità dei crimini si misura dunque, non tanto in base alla perversità che essi annunciano, quanto sui pericoli che essi implicano.” Ivi, p. 8. Sulla problematizzazione del concetto di norma in Bentham si veda il già citato P.Rudan, L’Inventore della Costituzione, cit. p. 145.

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sul piano direttamente penale. L’amministrazione napoleonica emerge su questa aporia fondamentale.

3.3 Nascita dell’amministrazione come potere autonomo

All’inizio del secolo, l’utilitarismo inglese viene recepito in Francia non tanto sul piano della dottrina giuridica, quanto rispetto alla nascita di una razionalità amministrativa autonoma dal potere legislativo. L’amministrazione emerge come potere (come nel caso del Ministero di Polizia) di fronte all’impossibilità di “rappresentare” un popolo unitario. Alla base di questa impossibile rappresentanza vi è però un problema di economia politica: l’accumulazione di ricchezza e l’oscillazione del commercio espongono la povertà lavoratrice all’indigenza criminale.

Tra il progetto del 1801 e la ratifica del 1811, il percorso che porta alla nuova codificazione penale è scandito da graduali irrigidimenti della sorveglianza della fluttuante condizione dei “poveri lavoratori”. Se nei dibattiti sul passaporto trovavamo una minaccia indistinta, composta da individui sans aveu e stranieri controrivoluzionari, il libretto operaio esprime un comando che a posteriori definiremmo di classe. I regimi identificativi si diversificano. Da un lato, il Senato Consulto del 6 Floreale anno X (26 Aprile 1802)66 sancisce l’amnistia per gli emigrati. Dall’altro, il Corpo legislativo reintroduce la marchiatura con il decreto del 23 Floreale anno X (13 Maggio 1802)67. Da un lato, le genealogie del povero e dello straniero si biforcano e intratterranno d’ora in poi relazioni sempre più complesse e differenziali. Dall’altro, accanto ai recidivi marchiati con la lettera “R” sulla spalla sinistra (art.1), troviamo adesso i falsari colpevoli della già nota contraffazione della moneta, marchiati con la lettera “F” sulla spalla destra (art.6). Target stesso ammetteva la marchiatura come logica conseguenza di una sua utilità: sebbene “imprima nella persona un’impronta di schiavitù e ignominia, destinata ad essere incancellabile”, essa “è la più potente prevenzione contro la recidiva” e “uno dei supplizi che fanno più viva impressione” sugli uomini induriti dal vizio68. Essa è la conseguenza logica di una soglia di irrecuperabilità dell’individuo indigente, imbarbarito dalla povertà e reso così esterno alla società. Tuttavia, al di là della dimensione penale, il giusnaturalismo può integrare l’intuizione di Bentham (rispetto alla garanzia

66 DUV, tomo 13, pp. 162 – 171.

67 Ivi, pp. 190 – 192.

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della proprietà) unicamente su un piano parallelo al giuridico69. L’identificazione poliziesca comincia così un procedimento di differenziazione necessario a individuare quella “sorta di potere domestico” necessario ai libretti operai.

I rapporti di Berlier sul progetto di Codice Penale, esposti al Corpo Legislativo nel 1810, aiutano a chiarire la fisionomia specifica della polizia imperiale. Tra le preoccupazioni principali troviamo innanzi tutto la contraffazione: tanto della moneta, quanto di passaporti, feuilles de routes e certificati di malattia e infermità. “La marchiatura” – proclama Berlier – “raramente applicabile a delle pene temporanee sarà tuttavia inflitta a tutti i falsari condannati ai lavori forzati a termine, o alla reclusione”70. L’irrigidimento dell’identificazione riporta dunque a quella che, sotto il profilo

dei concetti politici, abbiamo definito come “sorta di verità schiavistica” del modo di produzione capitalistico. Alla base di questa nuova forma di soggezione troviamo due poli: il denaro e la mobilità della forza-lavoro. Intorno a questi due poli viene riformulata quella associazione tra nemico pubblico e nemico della produzione già vista nella marchiatura dei vagabondi in Le Trosne, che deve però essere resa coerente con la libertà privata definita dal Codice Civile. Da un lato, Berlier formula questa articolazione esattamente nei termini in cui Bentham definisce il principio di sicurezza: “restrizione dei diritti individuali (…) giustificata dal fatto che completa la garanzia sociale”71

. Dall’altro associa questo principio di sicurezza alla haute police, attribuendole la gestione specifica di vagabondi, mendicanti e individui colpevoli della rottura del bando. Al centro di questa riconfigurazione si staglia la figura del prefetto, responsabile della police des ateliers.

Con il decreto del 12 Messidoro anno VIII (1 Luglio 1800), firmato da Cambacères mentre Napoleone sta rientrando dalla campagna d’Italia, la figura del prefetto assume il diritto di emanare sia decreti e i regolamenti di polizia, sia le ordinanze necessarie ad assicurarne l’esecuzione. Il prefetto è una figura che appare sia come amministratore, sia come superiore dei corpi di polizia: egli decide e fa applicare al tempo stesso72. Dietro a questa definizione delle funzioni del prefetto

69 Dello stesso periodo è anche un Decreto sull’Estirpazione della Mendicità, varato il 5 Luglio 1808 con lo scopo di rafforzare il sistema di dépôts de mendicité. DUV, tomo 16, p. 19.

70 MON, 12 Febbraio 1810, p. 176.

71 MON, 16 Febbraio 1810, p. 190.

72 Si vedano J.Tulard, Paris et Son Administration (1800 – 1830), Commission des Travaux Historiques, Paris, 1976 e M.Auboin, A.Teyssier, J.Tulard, Histoire et Dictionnaire de la Police. Du Moyen Âge à Nos Jours, Éd. Robert Laffont, Paris, 2005. La polizia nasceva sotto la rivoluzione su base municipale e con commissari eletti, assolutamente priva di ogni funzione giudiziaria. Durante la Monarchia Costituzionale (1791- 92) non vi è di fatto una organizzazione centrale della funzione di polizia, suddivisa su attori diversi: procuratori, commissari, giudici di pace, guardia nazionale, gendarmeria (il caso di Parigi fa eccezione). A seguito dei Massacri di Settembre e della militarizzazione delle sezioni