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Neuroscienze e imputabilità minorile. Il caso Roper v. Simmons

4. L’esperienza statunitense

4.3. Campi di applicazione delle neuroscienze al diritto penale

4.3.3. Neuroscienze e imputabilità minorile. Il caso Roper v. Simmons

Un altro campo su cui le neuroscienze hanno esercitato la loro influenza è quello dell’imputabilità minorile. Nell’ordinamento giuridico italiano, il codice Rocco ha stabilito che la capacità di essere ritenuto penalmente responsabile dalla legge decorre dal compimento del quattordicesimo anno di età205. L’art. 97 del nostro Codice Penale stabilisce, infatti, che il minore di quattordici anni non può essere ritenuto capace di intendere e di volere e, quindi, responsabile; il minore che, al momento della commissione del reato, ha compiuto i quattordici anni, ma non i diciotto, è sottoposto, ex art. 98 c.p., ad un accertamento delle sue capacità intellettive e volitive, potendo essere dichiarato responsabile solo se era capace di intendere e di volere (la pena sarebbe, in ogni caso, diminuita). È importante definire il concetto di maturità, da cui dipende il giudizio circa la capacità di intendere e di volere del minore, infatti quest’ultimo risulta necessariamente legato alla natura dell’atto commesso: in alcuni casi appare sufficiente anche un limitato sviluppo intellettuale, mentre, in altri, è richiesto un più elevato grado di capacità; quando si tratta di reati la cui condotta è connotata dall’evidente carattere illecito dell’azione, è la stessa Cassazione a ritenere che il livello di maturità

203 Intervista a Luca Sammicheli, di Gabriele Catania; consultabile online sul seguente link:

https://www.linkiesta.it/it/article/2012/12/15/newtown-cosa-accade-se-il-colpevole-e-il-cervello/10868/.

(Consultato il 26/08/2018).

204 GULOTTA G./CURCI A., Mente, società e diritto, cit., p. 247.

205 Nel precedente codice Zanardelli del 1889, invece, si poteva essere penalmente responsabili a partire dal compimento del nono anno di età.

59 necessario per comprenderne l’illiceità è minore rispetto ad altri tipi di reato206. Il concetto astratto di maturità viene, dunque, specificato attraverso quello di intelligenza sociale. Questo

“rimanda al complesso degli skills cognitivi, emozionali e comportamentali che la persona utilizza o può utilizzare: capacità cognitive nel senso di capacità di ragionamento, di critica, di sintesi, di decisione, di pianificazione, e di problem solving; capacità emozionali quali le capacità di percepire ed esprimere le proprie emozioni, di modularle ed utilizzarle, nonché di capire le emozioni ed i sentimenti altrui; e capacità comportamentali ossia di atteggiamento, di comunicazione e di agire in modo coerente alle intenzioni iniziali”207.

Le neuroscienze, in particolare la neuropsicologia, si sono inserite in questo panorama cercando di introdurre anche i fattori neurobiologici e fisiologici, che sottostanno alla condotta, nella spiegazione del concetto di maturità. Sembra, infatti, che la piena capacità di intendere e di volere venga raggiunta dall’adolescente solo al termine del completo sviluppo cerebrale; di conseguenza, l’immaturità dei minori potrebbe nascere proprio dai mutamenti continui che subisce il cervello durante il periodo adolescenziale208. Secondo i neuroscienziati, il pieno sviluppo del cervello umano avviene tra i venti e i venticinque anni209. Ciò sulla base dei risultati di analisi cerebrali quali la PET, l’MRI e la fMRI: analisi che evidenziano come il cervello sia un organo in progress, il quale funziona diversamente durante l’adolescenza rispetto all’età adulta. In particolare, la zona cerebrale che raggiunge il suo completo sviluppo per ultima, intorno ai venticinque anni, è proprio quella prefrontale e frontale. Si tratta, come analizzato nei capitoli precedenti, dell’aera deputata ai processi decisionali, al controllo delle emozioni e degli impulsi, alla previsione delle conseguenze delle azioni e alla gestione del rischio. Molti adolescenti, quindi, nonostante siano in grado di distinguere il lecito dall’illecito, presentano tre fondamentali differenze con gli adulti: un minore senso di responsabilità e una maggiore impulsività nel compimento delle azioni, una maggiore vulnerabilità e suscettibilità alle influenze negative e, infine, una personalità non del tutto definita a causa di un carattere non ancora completamente formato210.

Nell’esperienza statunitense, le ricerche condotte in ambito neuroscientifico hanno portato risultati importanti nel campo della giustizia minorile. La famosa sentenza del caso Roper v.

206 Così, Cass. pen., sez. I, 9 aprile 1980, in Cass. pen., 1981, p. 1223.

207 BIELLA D., Maturità, responsabilità penale e neuroscienze, in BERTOLINO/UBERTIS (a cura di), Prova scientifica, ragionamento probatorio e decisione giudiziale, cit., pp. 264-265.

208 BIELLA D., Maturità, responsabilità penale e neuroscienze, cit., p. 266.

209 Cfr. ANDERSEN S.L., Trajectories of brain development: point of vulnerability or window opportunity?, in Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 27, p. 3 ss.

210 BIELLA D., Maturità, responsabilità penale e neuroscienze, cit., p. 255 ss.

60 Simmons211 del 2005, infatti, ha sancito l’esclusione della pena di morte per gli imputati minori di diciotto anni. Il giovane imputato, dopo essere stato condannato in primo grado alla pena capitale, aveva poi presentato appello per chiedere la commutazione della condanna nel carcere a vita, ma il ricorso era stato respinto; in seguito ad una seconda istanza di revisione, che si appellava al sapere neuroscientifico che considera il cervello degli adolescenti non ancora completamente sviluppato, gli venne accordata la pena del carcere a vita212. Tuttavia, nonostante la Suprema Corte abbia evidenziato come il cervello in via di sviluppo dell’adolescente lo differenzia considerevolmente dall’adulto in termini di colpevolezza, la sentenza non contiene un richiamo diretto alle indagini neuroscientifiche. Ciò è avvenuto, invece, con la sentenza Graham v. Florida213 del 2010, attraverso la quale la Suprema Corte ha dichiarato l’incostituzionalità del carcere a vita senza possibilità di libertà condizionale per i minori autori di reati diversi dall’omicidio. Nella sentenza in questione, è stato fatto riferimento esplicito ai progressi delle neuroscienze, in particolare relativamente alla risonanza magnetica, affermando che il cervello degli adolescenti non ha ancora raggiunto il suo massimo sviluppo nelle regioni deputate al controllo degli impulsi, alla pianificazione del futuro ed alla valutazione dei rischi. Nel 2012, infine, con il caso Miller vs. Alabama214, le evidenze neuroscientifiche sono state poste alla base della decisione della Corte: la pena detentiva a vita è stata dichiarata incostituzionale215anche nei confronti dei minori autori di omicidio216. Tali decisioni ricoprono un ruolo fondamentale sotto diversi punti di vista: da un lato, rappresentano un modello metodologico di approccio all’ambito dell’imputabilità minorile, suggerendo la necessità di un atteggiamento aperto alla riconsiderazione di istituti giuridici consolidati quali l’imputabilità, alla luce delle scoperte neuroscientifiche; dall’altro, dimostrano l’importante ruolo che può svolgere la scienza nel campo del diritto penale217.

211 Roper v. Simmons 543 U.S. 551, 2005. La vicenda riguarda il minore Christopher Simmons che, insieme ad altri due minorenni, aveva aggredito una donna nella sua abitazione, legata con nastro adesivo e filo elettrico, trasportata con un veicolo e poi gettata da un ponte. Arrestato pochi giorni dopo, Simmons confessò l’accaduto.

212 Roper v. Simmons 543 U.S. 551, 2005.

213 Graham v. Florida, 560 U.S. 48, 2010.

214 Miller v. Alabama, 567 U.S. 460, 2012.

215 In quanto contraria all’VIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America: “Excessive bail shall not be required, nor excessive fines imposed, nor cruel and unusual punishments inflicted.” (“Non si dovranno esigere cauzioni eccessivamente onerose, né imporre ammende altrettanto onerose, né infliggere pene crudeli e inconsuete”).

216 BIELLA D., Maturità, responsabilità penale e neuroscienze, cit., pp. 273-278; vedi anche COHEN-ALMAGOR R., Social responsibility on the Internet: addressing the challenge of cyberbullying, in Aggression and violent behavior, vol. 39 (2018), p. 42 ss.

217 BIELLA D., Maturità, responsabilità penale e neuroscienze, cit., pp. 279-280.

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5. Neuroscienze ed etica del diritto: dal libero arbitrio al significato della