SVILUPPO TERRITORIALE?
4/ I TEMI DELLA CANDIDATURA
4.2/ NORDEST COME AREA METROPOLITANA
Venezia e il Nordest costituiscono una realtà metropolitana di oltre 7 milioni di abitanti, paragonabile, per popolazione, a Londra e Parigi. Con la Candidatura si coglie un’occasione decisiva per far sì che l’identità comune alla popolazione che abita tale macro-regione diventi effettiva. Come segnalato nei documenti proposti a sostegno della Candidatura dall’Associazione “Venezia con il Nordest 2019” e da Nordesteuropa Editore, il Nordest potrebbe rappresentare il primo esempio a livello europeo di area metropolitana costituitasi dalla messa in rete di più centri, differente in quanto generalmente le aree metropolitane si sviluppano a partire da un unico centro. Il policentrismo non è, tuttavia, un fatto inedito a livello europeo; esso è divenuto, anzi, un punto importante nell’ambito delle politiche di sviluppo territoriale. Hall e Pain (2006), ad esempio, definiscono in questo modo la “polycentric mega-city region”, traducibile come “area metropolitana”:
«una serie di qualcosa come 10 – 50 città e paesi, fisicamente separati, ma funzionalmente interconnessi, […] che fanno emergere una consistente forza economica dalla nuova divisione funzionale del lavoro. Queste località esistono sia come entità separate, nelle quali la maggior parte dei residenti lavorano in quello stesso luogo e la maggior parte dei lavoratori sono residenti locali, sia come parti di una regione urbana funzionale (Functionale Urban Region, FUR) più ampia, collegata da un denso flusso di persone e informazioni trasportate lungo le autostrade, le strade ad alta velocità, le linee ferroviarie e i cavi delle telecomunicazioni.»
A livello terminologico diverse sono le denominazioni e le sfumature di significato che sono state utilizzate all’interno di questo discorso. Nel caso del Nordest, a tal proposito, sarebbe più corretto utilizzare il termine “networking multipolis”, rendendo manifesto l’aspetto dell’interconnessione tra i diversi centri (Maconi, 2011). Oltre a questo bisogna sottolineare il fatto che i nodi di tale network sono di diverse entità: non si tratta solo di grandi città, ma anche di piccole città e paesi. L’Unione Europea promuove il policentrismo in modo tale da stimolare la creazioni di reti all’interno di macro-regioni metropolitane. In questo modo i diversi nodi della rete possono unirsi per aumentare il proprio potenziale diventando competitivi al pari dei principali centri metropolitani, da tempo affermati (come le grandi capitali europee).
Parlare di città e di una o più regioni ad essa collegate in termini di Candidatura ha molto significato, in quanto in passato si son presentati dei casi che hanno confermato il desiderio per dei territori interi, piuttosto che di una singola città, di strutturare dei programmi culturali
condivisi e di emergere a livello europeo rendendo manifesta l’esistenza di un’identità comune o se non altro l’intenzione di unire gli sforzi e fare massa critica.
Come è stato già anticipato, vi sono state delle Candidature celebri anche per la loro ardita scelta di coinvolgere territori ampi strettamente connessi con la Capitale designata. Esse sono Essen 2010 che ha visto la partecipazione dell’intera regione tedesca della Ruhr (la quale ha assunto, poi un rilievo quasi maggiore della città candidata), Lussemburgo 2007, insieme alla quale si è candidata la Grande Regione e Lilla 2004, dove è stata coinvolta anche un’area del Belgio situata sul confine. La Candidatura di Lussemburgo 2007, tra tutte, è particolarmente significativa in quanto ha visto l’unione di tre regioni confinanti (tra Francia, Belgio e Germania) per un totale di 65.000 kmq di estensione e di 11 milioni di abitanti. Ha senso, dunque, per Venezia, anche rispetto ad un tale antecedente, presentare la propria Candidatura in funzione dell’intera macro- regione Nordest.
Il ruolo di Venezia, tuttavia, va accuratamente definito, poiché essa è già una città molto conosciuta che, di fatto, non avrebbe bisogno di legarsi ad un territorio per rafforzare un’identità culturalmente già consolidata. In vista della candidatura, inoltre, sarà necessario lavorare sui punti che non consentono ancora di parlare di “policentrismo” a tutti gli effetti, ovvero, la percezione debole da parte dei cittadini di appartenere ad un’unica area metropolitana, nonché la mancanza di un’identità culturale riconosciuta dalla collettività e di una vision specifica per il Nordest. La messa in opera di un progetto orientato in questo senso può presentare delle difficoltà qualora non venga attuato nel modo giusto, essendovi molti paesi innegabilmente legati ai tradizionali campanilismi che da sempre osteggiano la formazione di un’unica regione. La questione è, dunque, piuttosto delicata e richiede strategia, ma soprattutto del tempo affinché alcuni concetti si consolidino e vi siano gli effetti sperati.
La costruzione di un network effettivo e che rivesta più settori di attività sarà, quindi, la prima mossa da compiere. Vi è la necessità di costruire reti che siano materiali (vie di comunicazione, e infrastrutture) e reti che siano immateriali (scambio di best practice, collaborazioni tra diverse province sui medesimi temi culturali, un sistema integrato di promozione turistica, etc.).
Il modello della Metropolitana del Nordest (Figura 4), inizialmente molto usato a fini di promozione della Candidatura, ripropone questa linea operativa fondamentale nella costruzione di un’identità comune per il Nordest. In essa sono rappresentati i diversi nodi del network culturale (le stazioni della metropolitana) uniti da molteplici tipologie di collegamento (le linee della metropolitana contraddistinte dai diversi colori).
Se osservate in forma aggregata le linee ripropongono le vie di comunicazione principali (su tutte la famosa “pedemontana”, lungo la quale sono sorti i più importanti centri produttivi del Nordest83) , mentre, se osservate singolarmente, esse costituiscono i diversi percorsi di collegamento tra temi e vocazioni caratteristici del Nordest che vanno a formare la rete culturale.
Figura 4: La Metropolitana culturale del Nordest.
Fonte: http://www.nordest2019.eu
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4.3/ LE RETI
Sul tema delle reti sembrano esserci molti spunti ed idee chiare. Il modello della Metropolitana del Nordest permette di visualizzare le reti che sono state prefigurate. Esse sono in sostanza reti di infrastrutture e reti culturali e di creatività che non saranno costruite ex novo in quanto sono già in qualche modo presenti e andranno, dunque, terminate, potenziate, messe in evidenza, rese operative. In sintesi, vengono riportati di seguito gli obiettivi legati al tema delle reti di infrastrutture e delle reti culturali e di creatività.
Rispetto alle reti di infrastrutture, a livello progettuale si intende lavorare per:
potenziare le linee ferroviarie, realizzando un sistema di trasporti efficiente e moderno che faciliti gli spostamenti all’interno dell’area metropolitana. È necessario innanzitutto ammodernare la linea Venezia-Trieste e strutturare un sistema di trasporto metropolitano che consenta collegamenti rapidi dall’Alto Adige a Belluno e Cortina, dal Trentino a Bassano, da Gorizia a Trieste. Puntare prima sul trasporto pubblico, piuttosto che sulle linee stradali e autostradali consente di operare all’insegna della sostenibilità ambientale; potenziare le vie di comunicazione autostradali favorendo la circolazione rapida di
persone e merci nella macro-regione Nordest;
completare la fitta rete di piste ciclabili (bike-sharing);
favorire i collegamenti internazionali sia verso Est che verso Nord;
sviluppo e completamento delle reti di banda larga per i cittadini e per le imprese;
Per quanto riguarda le reti culturali e di creatività, due sono le linee di intervento essendo due le tipologie culturali sulle quali si basa la Candidatura di Venezia con il Nordest, ovvero, la cultura d’impresa (da reindirizzare in senso creativo) e la cultura in senso artistico e antropologico (da strutturare o consolidare). A livello progettuale si intende lavorare per:
Costruire delle reti culturali. Un primo intervento può essere l’estensione a tutta l’area metropolitana del macro-cartellone RetEventi (elaborato in provincia di Treviso e già adottato in tutta la Regione Veneto, vedi Capitolo 3 paragrafo 4.1). Le reti possono concretizzarsi su due livelli:
a. Un livello che valorizza i punti di eccellenza internazionale. Tali eccellenze si costruiscono sulla base di una vocazione territoriali, recuperando gli investimenti che son stati fatti negli anni dai diversi territori in un determinato settore;
b. Un livello che punta a mettere in collegamento le realtà territoriali che corrispondono al tessuto diffuso di arte e cultura. Per esse è possibile costruire dei percorsi che consentano di unire diversi punti del Nordest sotto un unico filone tematico. Tali percorsi tematici possono rivelarsi importanti per lo sviluppo di un piano di promozione turistica del brand “Nordest”.
Rivitalizzare il tessuto industriale puntando sulla ricerca e l’innovazione. La creatività è un forte catalizzatore per l’innovazione e deve pertanto essere stimolata.
Puntare sulle industrie creative (cinema, editoria, nuovi media, design, artigianato, etc.), recuperando alcuni punti forti della tradizione industriale e del “saper fare” del Nordest.
Sono state poi individuate delle “vocazioni” per ogni provincia del Nordest. Tali vocazioni corrispondo a dei temi caratteristici per ogni provincia, a partire dai quali i territori possono avviare delle riflessioni da contestualizzare nell’ambito della Candidatura. I temi-guida corrispondono, molto spesso, alle industrie culturali e creative sorte nelle diverse province e divenute per esse caratteristiche. Delle vocazioni territoriali rilevate per la Candidatura si parlerà più approfonditamente in seguito, rispetto ai territori di Belluno, Pordenone e Treviso.
4.4/ LE INDUSTRIE CULTURALI E CREATIVE
Si citano spesso, nei documenti diffusi in funzione della Candidatura, le industrie culturali e creative, rappresentando esse una delle unioni virtuose per eccellenza tra cultura ed economia. In sede di Candidatura, dunque, diventa importante diffondere il significato di industria culturale e creativa presso il mondo imprenditoriale e presso il mondo culturale. La sfida sta, appunto, nel riuscire a trovare i giusti punti di contatto tra questi due mondi i quali, seppur apparentemente molto differenti e spesso ritenuti antitetici, manifestano oggi un consistente bisogno di comunicare e agire sinergicamente. Quello che si è ravvisato a livello non solo italiano, ma anche europeo e globale è la sempre più forte dipendenza dell’economia da fattori immateriali, quali le conoscenze e le innovazioni, la cultura e la creatività. L’intero Capitolo 1 di questa tesi era volto a declinare tale questione. La via della cultura e della creatività, dunque, si presenta come la più efficace per poter ripensare la competitività di tutte quelle aziende, per lo più piccole e medie
imprese, che hanno fatto la fortuna del Nordest e hanno creato un primo nucleo di coesione tra i suoi diversi territori.
Allo stesso modo il settore culturale sta prendendo coscienza del fatto di non poter più contare sulle consuete tipologie di finanziamento (per larga parte pubblico) e di dover riformulare le proprie strategie per accrescere la propria indipendenza economica. Quello di cui esso ha bisogno, in sostanza, è di acquisire una più sentita mentalità imprenditoriale che storicamente non ha mai avuto. L’offerta culturale nel Nordest è molto varia e presenta delle eccellenze che si sono fatte conoscere anche a livello internazionale. Quello che si auspica è che tale offerta travalichi i confini territoriali e diventi accessibile per un pubblico più vasto e che le eccellenze diventino dei punti di riferimento capaci di fare rete con le realtà minori, elevando gli standard qualitativi dell’intera offerta del Nordest. Oltre a questo, che può sembrare un discorso eccessivamente retorico, rimane ferma la necessità di inserire nella gestione delle attività culturali dei veri e propri principi aziendali, senza ovviamente snaturarne l’originaria essenza non orientata al profitto.
Com’è evidente, i soggetti che saranno in grado di recepire verso quali tendenze ci si sta orientando e che riusciranno a mettere in pratica tali indirizzi, avranno maggiori possibilità di successo.
4.5/ IL PAESAGGIO
Il paesaggio è un tema rilevante in quanto il Nordest è una regione molto vasta dove si può passare dalla montagna (le Dolomiti patrimonio Unesco) al mare (meta turistica per un ampio bacino di consumatori), dalla pianura (dove sono sorti i principali distretti industriali) alla laguna (Venezia e le sue isole in primis, ma anche Grado). È importante, prima di tutto, essere consapevoli che determinate caratteristiche geografiche hanno condizionato fortemente l’identità dei diversi territori che compongono il Nordest. Queste caratteristiche hanno contribuito a diversificare e, allo stesso tempo, ad arricchire il Nordest.
Fino ad oggi sul paesaggio si è lavorato per lo più a livello turistico, ed è evidente che si continuerà a farlo anche nell’ambito della Candidatura84, sebbene alcune località manifestino ormai i segni di un eccessivo sfruttamento su questo versante e intuiscano la necessità di riconvertire le proprie economie puntando su altri settori.
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Il ragionamento emerso a proposito del paesaggio coinvolge nuovamente la questione del passato sviluppo industriale del Nordest. Uno dei più evidenti segni lasciati dall’ingente espansione industriale del secolo scorso sono i capannoni industriali dismessi che si aggiungono a tutti quegli edifici che col tempo hanno perso la propria originaria destinazione d’uso. È fondamentale rendere sostenibile il rapporto tra produzione e paesaggio, ponendo rimedio attraverso azioni di riordino e riqualificazione al danno paesaggistico che è stato messo finora in atto e che ha conferito al territorio la nomea di “Nordest dei capannoni”. Se si riuscirà a puntare su questo aspetto, il Nordest può aspirare a farsi conoscere a livello europeo come un vero e proprio laboratorio di recupero del paesaggio industriale, rappresentando sotto questo aspetto un’eccellenza e un punto di riferimento con il quale si possono confrontare diverse realtà internazionali.
Il riuso di tali spazi, come hanno dimostrato numerose esperienze, può essere orientato verso attività culturali e creative o attività di assistenza sociale. In questo modo è possibile unire nella progettazione di un unico intervento più risultati. Questo genere di intervento rientra tra quelli più rappresentativi della trasversalità delle iniziative culturali. Con l’introduzione di un’industria culturale all’interno di uno spazio rifunzionalizzato si apre innanzitutto alla cultura la possibilità di consolidarsi e diffondersi nel territorio, oltre a questo si reinserisce una attività all’interno di uno spazio inutilizzato e deturpante per il paesaggio e si creano possibilità lavorative e occasioni di interazione per la popolazione locale.
I temi finora citati sono i più forti, o meglio, sono i temi imprescindibili per raccontare innanzitutto il territorio e per immaginare una sua proiezione in un futuro che per divenire europeo ha bisogno di spostarsi dalla traiettoria attuale verso una nuova idea di sviluppo. Sono temi che possono far nascere dei dialoghi tra i diversi territori della macro-regione e che possono creare sinergie virtuose. Sono temi all’interno dei quali è possibile individuare le specificità dei diversi territori del Nordest e che vanno considerati, pertanto, una cornice progettuale per gli sviluppi futuri dei programmi culturali.