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Note di campo sulla “Festa dell’Intercultura”

Appendice 2. Il mercato rionale

3.3 Note di campo sulla “Festa dell’Intercultura”

Gli eventi e i materiali raccolti prima della festa avevano contribuito ad ampliare la conoscenza del quartiere e di Intermundia, consentendomi di cogliere l’insieme dei significati (contenuti nelle categorie di multietnicità, integrazione e solidarietà) su cui si fonda per l’autorità politica la relazione tra questi due “oggetti”. Il primo giorno di Intermundia 2006 mi preparavo all’osservazione della festa con in mente l’immagine di un quartiere e di una piazza politicizzata dagli stand dei partiti impegnati nella lotta elettorale e dalle manifestazioni delle comunità e dei residenti. Il contesto era complesso e la festa è un oggetto talmente ampio che per poterlo cogliere e analizzare dettagliatamente sarebbe necessario disporre di un équipe di ricerca. Il mio intento era comunque un altro: individuare l’esistenza di un insieme di significati e di valori comunicati al pubblico e il suo rapporto con il progetto politico del sindaco uscente. Innanzitutto, dovevo avere degli strumenti che mi aiutassero nella raccolta dei dati utili alla ricerca senza perdermi nella notevole quantità e varietà di informazioni che una festa riserva. Per questo avevo predisposto sulla base dei programmi delle precedenti edizioni un calendario per le osservazioni, che tuttavia non doveva essere vincolante. Per la mia ricerca, infatti, era necessario essere lì dove, di volta in volta, c’era maggiore affluenza di pubblico, senza trascurare il fatto che da un momento all’altro la situazione poteva cambiare radicalmente e che poteva essere più utile spostarsi in un altro punto. Per documentare le attività proposte dalle associazioni ai “Curiosi dell’educazione” mi ero costruito una griglia su cui appuntarmi il tema dei seminari e dei laboratori, la quantità di partecipanti e le modalità della loro partecipazione. Una volta rilevate queste informazioni mi recavo lì dove vedevo maggior pubblico, tentando di raccogliere nuovi dati. Inoltre, avevo individuato quattro domande, semplici e dirette, da sottoporre a spettatori scelti principalmente in base alla provenienza e al genere. Non mi servivano altri “criteri di scelta” degli intervistati, poiché mi interessava verificare l’esistenza di un linguaggio diffuso e coerente con quello della festa, cercando di ottenere anche un

quadro chiaro circa le impressioni del pubblico su Intermundia, data l’assenza di dati in merito.

Avrei voluto usare il registratore nel corso delle interviste, ma nessuno dei miei intervistati mi ha permesso di farlo, per cui ho potuto solo prendere appunti cercando di non perdere informazioni importanti. Tuttavia, ciò ha comportato un notevole dispendio di energie mentali e quindi la perdita di dati. La tensione continua nell’alternare l’ascolto alla scrittura spesso mi ha impedito di far declinare l’intervista in un dialogo aperto, che avrebbe dato certamente maggiori risultati svincolando il rapporto intervistatore/intervistato dalla rigida modalità di interazione domanda-risposta.

La prima giornata la passai muovendomi per i giardini senza essermi imposto delle tappe di osservazione, cercando di capire soprattutto se la programmazione della festa ripetesse quella degli altri anni. Constatata l’assenza di cambiamenti, mi sono affidato nei giorni successivi al calendario che mi ero preparato, concentrandomi la mattina sulle esibizioni delle scuole, il pomeriggio sui laboratori e i seminari delle associazioni e la sera sugli spettacoli, alternando brevi e veloci “interviste” alla pura osservazione. Nei momenti di pausa della festa, solitamente verso l’ora di pranzo, ho pensato di allacciare contatti con le associazioni e di raccogliere i loro pareri su Intermundia, poi mi spostavo all’esterno per osservare la piazza e, in particolare, gli stand dei partiti. Nel corso dei miei spostamenti, insieme al mio taccuino dove appuntare le mie note di campo, portavo con me una macchina fotografica e una videocamera, che spesso hanno sostituito egregiamente la mia memoria visiva.

A differenza dell’edizione precedente, il programma della festa dell’intercultura del 2006 non aveva dei temi specifici per ogni giornata, ma un unico tema generale: la «diversità». Le attività delle scuole, delle associazioni e più in generale degli attori della festa dal lunedì al venerdì si sviluppavano secondo il programma con questa sequenza.

1. Spettacoli delle scuole 2. Atelier di arti figurative 3. Percorsi Interetnici 4. Creatmundia

5. Laboratori e Seminari per i “Curiosi dell’educazione” 6. Dialoghi dell’Intercultura. Lettere migranti

8. Ristorante multietnico 9. Corti dal Mondo 10. Concerto/spettacolo

Le prime tre voci dell’elenco riportato si riferiscono ad attività racchiuse essenzialmente nella mattinata e impegnavano per lo più gli studenti delle scuole romane. In particolare, gli spettacoli delle scuole iniziavano verso le 10 e terminavano intorno alle 13, per poi riprendere alle 15 e finire alle 16.30. Solo il giovedì gli studenti hanno finito di esibirsi alle 12.30 e nel primo pomeriggio il palco è stato lasciato ai “Danzatori e musicanti rom”. Nel corso delle mattinate, per i “Percorsi Interetnici”, erano previste «visite guidate tra negozi, luoghi di ritrovo, studi di artisti, alla scoperta di tradizioni e culture del mondo nel rione Esquilino»84 a cura dell’Associazione Futuro. Tali visite dovevano essere prenotate e potevano avere luogo anche nei pomeriggi. Tuttavia, in tutta la settimana, solo un’insegnante ne fece richiesta.

Per intrattenere il pubblico più giovane, nello stand dell’Associazione Futuro era stato allestito uno spazio con dei tavoli e i materiali necessari per disegnare: era l’“Atelier di arti figurative”. I bambini con i loro disegni partecipavano al concorso “PitturaMondo – creazioni in diretta”, la cui premiazione è poi avvenuta il venerdì mattina sul grande palco centrale. Non solo quest’associazione, ma anche altre avevano previsto delle attività ludiche per coinvolgere i più piccoli.

Come ogni anno, il pomeriggio, finite le ultime esibizioni delle scuole, alle 16.30 iniziavano le attività per i bambini «dai 3 ai 13 anni» nello spazio CreatMundia, in un’area verde dei giardini Nicola Calipari, alla sinistra del palco centrale. Al suo interno vi erano dei gazebo: «l’angolo degli aquiloni, della lettura e dei fumetti e poi l’angolo del cantastorie e della cucina e ancora l’angolo dei giochi antichi, degli abiti e degli strumenti».85 Qui i bambini hanno potuto giocare, dipingere, disegnare o più semplicemente assistere a piccoli spettacoli di marionette e danze.

All’incirca in quelle stesse ore, tra le 17.00 e le 19.00, gli adulti partecipavano ai seminari e ai laboratori proposti dalle associazioni, o semplicemente passavano un po’ di tempo a chiacchierare con gli amici al “buffet multietnico” e in giro per gli stand. “Dialoghi dell’Intercultura. Lettere migranti” e “Suoni dal tramonto” erano due momenti particolarmente frequentati che duravano circa un’ora (dalle 19 alle 20). Il

84 Tratto dal programma di Intermundia 2006

primo consisteva in interviste a scrittori e scrittrici immigrati e secondo il programma doveva precedere il secondo, in cui si esibivano musicisti stranieri, ma si alternarono in modo tale che i “Dialoghi” si alternassero ai “Suoni”. Dalle 19.30, sul piccolo palco allestito di fronte al “Ristorante multietnico”, gestito dalla Casa dei diritti sociali, suonavano i gruppi musicali di alcune scuole di Roma iscritte al concorso Romarock Romapop, i cui brani facevano da sottofondo alle “cene etniche”. Dopodiché, nello spazio dedicato alla sezione “Corti dal Mondo”, venivano trasmessi i film e i documentari di artisti stranieri e italiani, che avevano come temi l’immigrazione o la condizione dei paesi d’origine di molti immigrati in Italia.

Poco dopo le 21.00 ogni sera, sul palco centrale, avevano inizio gli spettacoli di gruppi di artisti immigrati. Le performance del gruppo brasiliano, di quello latino-americano, di quello africano e di quello indiano hanno attratto spettatori di ogni genere e provenienza, che hanno invaso ogni spazio libero intorno alla platea e si sono lasciati coinvolgere facilmente in danze improvvisate. Solo per l’esibizione degli artisti mongoli, la sera del secondo giorno, il pubblico presente era meno numeroso e soprattutto più composto.

Nelle prossime pagine descriverò in maniera particolareggiata la festa, organizzando la scrittura secondo i tre tempi principali di Intermundia 2006: mattina, pomeriggio e sera. Per ognuno di questi tempi offrirò prima una breve descrizione di quanto è accaduto e si è ripetuto nel corso delle giornate, per poi soffermarmi sui momenti e le esibizioni che hanno caratterizzato alcune di queste.

Per dare un’idea della distribuzione degli spazi e facilitare la lettura dei miei spostamenti all’interno della festa, nella pagina successiva riporto la mappa di Intermundia 2006 che mi era stata data dall’Assessorato. Con essa mi sono orientato nel corso dei miei spostamenti e in corrispondenza degli stand ho appuntato i nomi delle associazioni che si sono avvicendate. Uniche installazioni fisse erano le mostre: “I diritti dell'infanzia” a cura di M. Marzot, “Storie della globalizzazione” a cura dell'Associazione Sala 1, “Oma, oma, oma” di G. Menna e “Minori migranti un futuro a colori” a cura dell'Associazione Save the Children.