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Novità riscontrate e proiezioni future

Nel documento La politica culturale dell'Unione Europea (pagine 190-197)

CAPITOLO III. RECENTI SVILUPPI NELLA POLITICA CULTURALE DELL’UE:

5. Novità riscontrate e proiezioni future

Il nuovo impulso alla politica culturale degli ultimi cinque anni vede la cultura come fattore d’importanza in diversi contesti. La novità nell’accostamento tra cultura ed economia da parte della Commissione, fa riflettere sul profondo cambio della dimensione culturale nell’ordinamento giuridico dell’Unione, avvenuto in poco più di mezzo secolo. Da una dimensione della cultura come ostacolo alla piena instaurazione del mercato unico, spesso invocata ingiustamente per difendere i prodotti nazionali, si è arrivati a voler sfruttare la cultura per favorire l’integrazione, che avrebbe a sua volta favorito il mercato unico (oltre a una maggiore comprensione e migliore convivenza tra i popoli europei ovviamente). Oggi, invece, si è già oltre tale obiettivo, e la cultura è un input per le industrie culturali e creative che aumenteranno la crescita e l’occupazione. Queste però sono modifiche recenti, che portano l’UE su un terreno sconosciuto, e si devono ancora capire i risultati che ne deriveranno. L’Unione, per ora, si è cimentata nel dare delle linee guida, che vedono l’innovazione e la creatività come effetto indotto della cultura. Tuttavia, essa non ha definito in quali ambiti questo dovrebbe avvenire, eccetto nominare il design come esempio di successo ed è ancora in corso di studio sulle modalità in cui questi effetti indotti dovrebbero beneficiare le altre industrie. Nonostante ciò, è sicuro che questo sarà il camino di una parte della politica culturale, almeno per il prossimo settennio. Lo conferma la proposta per Europa Creativa, il programma che conterrà un nuovo strumento finanziario che istituirà un fondo di garanzia europeo per le PMI, le organizzazioni operanti nei SCC europei e per progetti di innovazione

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Intervista a Silvia Costa, “Europa Creativa, presentata in Commissione Cultura la relazione di Silvia Costa” del 8 ottobre 2012, reperibile su http://www.silviacosta.it/?p=12347.

culturali, creativi e audiovisivi, favorendo l’interlocuzione tra le istituzioni finanziarie e il settore creativo. Lo strumento riflette in parte il Libro Verde che esprime, anche esplicitamente, la volontà di incentivare un settore culturale economicamente sostenibile, che non dipenda dalle sovvenzioni. Tale approccio potrebbe portare a una situazione viziosa: la scelta di ciò che è meritevole di essere sostenuto dipenderebbe, in parte, dalla capacità di generare entrate ossia dal mercato, erodendo il nucleo della creazione artistica. Non deve per forza essere così, dipenderà dal modo di gestione delle dinamiche che vengono innescate, un settore culturale e creativo che generi profitti potrebbe dedicare più risorse alla ricerca artistica.

Con il Trattato di Lisbona viene introdotta un’altra novità in materia culturale dell’Unione, che non ha ancora avuto modo di manifestarsi e i cui effetti sono ancora da capire. Con art. 3, par. 3, u.c. del TUE, situato tra i principi generali, l’Unione si assume il compito di vigilare “sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo”. Il termine sviluppo è posto, per la prima volta nel Trattato, in relazione con il patrimonio culturale e costituisce, quindi, una nuova competenza dell’Unione. Inserita tra le disposizioni iniziali dell’TUE, tale competenza libera l’azione dell’Unione in questo campo dai limiti posti dagli art. 167 e 107. Nell’art.167, par. 2 si dice che l’azione dell’UE è intesa ad appoggiare e ad integrare l'azione degli Stati membri nella “conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale d’importanza europea”. Con il “sfilarsi” della salvaguardia e dello sviluppo del patrimonio, al di fuori della cornice dell’art. 167, agli Stati membri resterebbe la competenza sulla conservazione del patrimonio culturale, anche mediante gli aiuti di Stato, alle condizioni però dell’art. 107. Anche il linguaggio della disposizione schiva dall’accuratezza che l’UE ha mantenuto nell’introdurre l’art. 167, dove sono stati evitati tutti i richiami a cultura/patrimonio culturale europeo, optando per retaggio comune/patrimonio di importanza europea e cultura dei popoli europei. Resta allora da veder in che modo si differenziano gli oggetti d’applicazione “patrimonio culturale europeo” e “patrimonio culturale d’importanza europea”.

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