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Nozioni teoriche generali: Tempo, Aspetto e Azionalità

L’Imperativo Quadro teorico e metodologico

2.1 Nozioni teoriche generali: Tempo, Aspetto e Azionalità

Nel capitolo precedente la questione tempo-aspettuale è stata illustrata attraverso l’esame dello sviluppo storico del dibattito e una rassegna delle diverse teorie, all’interno delle quali si sono volute evidenziare le principali tendenze interpretative, ora ci si propone di richiamare i principi teorici generali relativi al dominio tempo- aspettuale, alla base degli studi sul verbo, ai quali si fa riferimento nel presente studio sull’Imperativo greco.319

Come si è visto, il quadro teorico appare complesso e i risultati a cui sono pervenuti gli studiosi, sia per quanto riguarda le definizioni che le scelte terminologiche, non sono unanimi. In ogni caso, si può affermare che le nozioni fondamentali per l’analisi del verbo, intorno alle quali si concentra il dibattito, sono quelle di Tempo, Aspetto e Azionalità. Pur essendo distinte a livello teorico, queste categorie devono essere necessariamente analizzate in modo congiunto, perché, a causa del loro intersecarsi e sovrapporsi, non sempre sono chiaramente isolabili nell’uso concreto. Tale difficoltà si riflette anche sulla loro definizione, che ha dato luogo a diverse, a volte contrastanti, proposte da parte degli studiosi, in particolare Aspetto e Azionalità sono variamente considerate, e non da tutti tenute distinte. La linea teorica seguita in questa ricerca si basa in generale sull’impostazione di Comrie (1976, 1985) e Bertinetto (1986, 1997).

319 Gli studi sull’Aspetto e l’Azionalità sono molto numerosi, ne citiamo qui solo alcuni: Vendler

(1967); Kenny (1963); Verkuyl (1972, 1993); Comrie (1976, 1985); Lyons (1977); Dowty (1979); Coseriu (1980); Mourelatos (1981); Bache (1982); Dahl (1985, 2000); Bertinetto (1986, 1997); Binnick (1991); Smith (1991); Bybee, Perkins e Pagliuca (1994); Thieroff (1994); Van Valin e LaPolla (1997); Croft (1998); Bhat (1999); Bertinetto e Delfitto (2000); Verkuyl, de Swart e van Haut (2005).

Si ritiene necessario richiamare in sintesi le principali nozioni relative alle categorie di Tempo, Aspetto e Azionalità, che saranno utilizzate per la costruzione della banca-dati e l’indagine sul Modo Imperativo.

Per quanto riguarda il tempo, esso può essere considerato come una linea orientata verso una certa direzione, sulla quale sono collocati gli eventi, secondo i seguenti punti di Riferimento Temporale: il momento in cui il locutore esprime il suo enunciato (Momento dell’Enunciazione); il tempo in cui si svolge l’evento espresso dal predicato (Momento dell’Avvenimento); la collocazione, mediante avverbiali temporali, dell’evento espresso dall’enunciato (Momento di Riferimento, diviso da Bertinetto (1986) in: Localizzatore Temporale, rappresentato dall’avverbiale temporale, e Momento di Riferimento in senso proprio, cioè il momento in cui l’evento risulta ancora avere rilevanza per il locutore).320 Il Riferimento Temporale indica la collocazione degli eventi in rapporto al Momento dell’Enunciazione e ai Riferimenti Temporali. Questa distinzione comporta due tipi di localizzazione, quella deittica e quella anaforica. I Tempi verbali non sono i soli ad esprimere il Riferimento Temporale, dato che questo può essere espresso anche da avverbiali temporali. Come abbiamo già visto nel corso di questo studio, i Tempi verbali non esprimono soltanto valori temporali, ma possono anche veicolare valori aspettuali. Inoltre, un determinato Tempo non veicola sempre lo stesso valore, sia dal punto di vista temporale, che aspettuale.

Attraverso la categoria dell’Aspetto, vengono individuate proprietà che riguardano le modalità di svolgimento dell’evento. Anche l’Aspetto è legato al tempo perché riguarda la struttura temporale interna dell’evento, ma non dà indicazioni sulla localizzazione temporale degli eventi e sui rapporti temporali tra di essi.321 I

valori principali veicolati da questa categoria sono quelli della perfettività e dell’imperfettività.322 Secondo la definizione di Bertinetto: “L’Aspetto imperfettivo

320 Il modello a cui ci si riferisce è quello di Reichenbach (1947), criticato e modificato da Comrie

(1981c, 1985), Dahl (1985), Bertinetto (1986).

321 Si vedano Comrie (1976: 5) e Bertinetto (1986: 76).

322Si veda anche la definizione di Comrie: “[…] the perfective looks at the situation from outside,

without necessarily distinguishing any of the internal structure of the situation, whereas the imperfective looks at the situation form inside, and as such is crucially concerned with the internal

va inteso, essenzialmente come la considerazione del processo verbale secondo un punto di vista interno al suo svolgimento. Per Aspetto perfettivo intenderemo invece una considerazione (per così dire) ‘globale’ del processo verbale medesimo”, i Tempi perfettivi si riferiscono “ad un intervallo chiuso […] nessun istante compreso in tale intervallo può essere focalizzato: l’attenzione si sposta semmai sull’istante terminale dello stesso (oppure, ma meno sovente, su quello iniziale)”, mentre due caratteristiche dei Tempi imperfettivi sono “l’indeterminatezza circa la conclusione del processo e l’esistenza di un punto di focalizzazione” (1986: 78-79).

All’interno dell’Aspetto perfettivo si possono distinguere due tipi: quello aoristico (indicante un evento concluso, rispetto al Momento dell’Enunciazione) e quello compiuto (che indica il perdurare, rispetto al Momento di Riferimento, delle conseguenze di un evento già conclusosi).323 Mentre, all’interno dell’Aspetto imperfettivo sono individuabili: l’Aspetto abituale (reiterazione di un processo in condizioni determinate e abituali); continuo (indeterminatezza rispetto allo svolgimento del processo, assenza di un preciso istante di focalizzazione in un quadro situazionale unico); progressivo (indica un’azione in corso, colta in un singolo momento, con indeterminatezza riguardo alla continuazione del processo).324

Insieme all’Aspetto, l’altra categoria fondamentale per l’analisi verbale è quella dell’Azionalità, che riguarda le proprietà semantiche del predicato ed è tendenzialmente espressa a livello lessicale e non morfologico. Non tutti gli studiosi concordano sulle definizioni e sull’uso delle categorie di Aspetto e Azionalità. Alcuni di essi non operano una distinzione tra le due categorie o le utilizzano in maniera diversa.325

Le classi azionali utilizzate nella presente ricerca sono sostanzialmente quelle elaborate da Bertinetto (1986), basate su quelle di Vendler (1967). I tratti

structure of the situation, since it can both look backwards towards the start of the situation, and look forwards to the end of the situation, and indeed is equally appropriate if the situation is one that lasts through all time, without any beginning and without any end.” (1976: 4).

323 Si vedano Comrie (1976: 52 e ss.), Bertinetto (1986: 190 e ss., 405 e ss.).

324 Si vedano Comrie (1976: 26-32), Bertinetto (1986: 133 e ss., 152-162), Delfitto e Bertinetto

(2000).

325 Il problema deriva soprattutto dal fatto che l’introduzione di questi concetti è legata allo studio

delle lingue slave dove l’opposizione chiamata aspettuale è stata poi considerata azionale da molti studiosi (cfr. Bertinetto 1986), e la distinzione tra le due categorie, introdotta esplicitamente da Agrell nel 1908, non è stata adottata in maniera generale.

fondamentali che permettono di suddividere i predicati in gruppi distinti sono: la duratività, la dinamicità, la telicità. Le classi azionali che derivano dall’interazione di questi tratti semantici sono quelle dei verbi stativi, continuativi, risultativi, trasformativi e puntuali.

Duratività Dinamicità Telicità

Stativi + - -

Continuativi + + -

Risultativi + + +

Trasformativi - + +

Puntuali - + -

Tabella 1. Classi azionali

Il tratto durativo caratterizza i verbi che implicano una durata del processo nel tempo; i non-durativi indicano azioni la cui durata è rapida, senza estensione nel tempo, anche se questo non è da intendersi in senso letterale, perché un’azione comporta in ogni caso una durata temporale. Alcuni test sintattici mostrano la differenza tra verbi durativi e non durativi, per esempio i verbi non durativi sono incompatibili con gli avverbiali temporali di tipo durativo, mentre i verbi durativi sono tendenzialmente incompatibili con gli avverbiali temporali di tipo puntuale.326

Riguardo al tratto della dinamicità, si può notare che l’unica classe di verbi che non presenta questa caratteristica è quella dei verbi stativi, che sono tipicamente caratterizzati dall’inagentività. Tra i test usati per individuare la statività dei verbi troviamo quelli dell’imperativo, della perifrasi progressiva, di alcuni avverbi modali. Gli stativi, infatti, tendenzialmente non sono compatibili col Modo Imperativo, né con la perifrasi progressiva, né con l’avverbio deliberatamente. Tuttavia, all’interno degli stativi ci sono sottogruppi con caratteristiche diverse, che, sottoposti ai test, non danno gli stessi risultati. Ad esempio, non tutti gli stativi sono incompatibili con l’Imperativo, lo sono solo quelli il cui soggetto non ha il controllo sull’evento.327

326 In alcuni contesti le restrizioni riguardanti gli avverbiali temporali non sono valide (Bertinetto

1986: 246-249).

Il tratto della telicità caratterizza quei verbi che indicano un fine da raggiungere, all’interno di questo gruppo, a seconda che siano più o meno durativi, i verbi sono divisi nelle due classi dei risultativi e dei trasformativi. Gli atelici durativi sono caratterizzati dalla proprietà del ‘sottointervallo’, per la quale un evento che si svolge in un certo intervallo di tempo, si svolge anche in tutti i sottointervalli di esso. Le varie classi azionali sono, inoltre, più o meno compatibili con alcuni avverbiali temporali. La telicità risulta essere una caratteristica molto importante, sia da un punto di vista tipologico, sia per la sua stretta interazione con l’Aspetto.328

I verbi, in realtà, anche se hanno delle caratteristiche azionali proprie, non appartengono in maniera assoluta ad un’unica classe azionale, in molti casi essi variano il proprio valore azionale a seconda del contesto. Il concetto di Azionalità va dunque esteso all’insieme del predicato e degli elementi sintattici che lo modificano.329

Abbiamo finora esaminato separatamente le principali caratteristiche del Riferimento Temporale, dell’Aspetto e dell’Azionalità, ma si deve ribadire che tali categorie sono in stretto rapporto tra loro, e danno luogo ai fenomeni di interazione e neutralizzazione, che potranno essere osservati concretamente nell’analisi delle forme imperative.330