Il Teen Drama: punti di forza e punti di debolezza con specifico riferimento alla rappresentazione della sessualità
2.2 Nuovi equilibri fra serie televisive e web
I telefilm, che per diverso tempo sono stati considerati un prodotto di serie B, negli ultimi anni, hanno avuto la loro rivincita di cui sono stati fautori gli americani (Marchetti, 2008, pp. 5-6).
Di conseguenza gli studiosi di mass media hanno rimarcato il rilievo assunto dalla fiction seriale nel panorama dei contenuti audiovisivi, ribadendo il lavoro di sperimentazione sulle forme narrative e sulla messa in scena compiuto dalle serie televisive contemporanee, sottolineandone i complessi meccanismi produttivi e promozionali, assieme alla rilevanza della risposta che questi prodotti
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generano negli spettatori. Se apparentemente guardare una serie televisiva significa farsi trasportare dagli sviluppi narrativi che coinvolgono un gruppo di personaggi ricorrenti, concentrandosi sulle loro vicende e abbandonandosi al piacere del racconto, in realtà da un’analisi più approfondita emerge come gli oggetti seriali abbiano caratteristiche particolari rispetto alla loro evoluzione narrativa. Si tratta, infatti, di prodotti che sconfinano nel tempo e nello spazio; le serie possono durare decenni e hanno la capacità di ramificarsi attraverso media differenti, debordando nello spazio mediale. Questi non corrispondono più a testi “unici”, ovvero auto-conclusi e finiti, ma sono universi ramificati e persistenti.
Nel contesto contemporaneo, le forme seriali presentano agli utenti un intero universo piuttosto che solamente una singola narrazione. Si sono affermate le narrazioni multilineari, giunte poi a compimento nell’era della convergenza, secondo la logica del transmedia storytelling (Jenkins, 2007).
Le storie si propagano così su più canali, da quelli televisivi fino agli ambienti di internet nei quali le case di produzione permettono agli utenti la visita virtuale ai backstage, l’accesso alle interviste dei protagonisti con la descrizione delle loro vite private, la possibilità di partecipare a giochi basati sulle serie e altro ancora. Le audience spesso raccolgono queste stimolazioni agendo all’interno degli spazi interattivi istituzionali; soprattutto propongono esse stesse altri ambienti di frequentazione, discussione e fruizione della serie. Sono spazi gestiti in modo autonomo, regolati da proprie abitudini e rituali che assumono forma diversa: dai blog alle pagine facebook, dai forum ai canali youtube. Le narrazioni seriali contemporanee sono costituite da una struttura modulare, e i contenuti possono essere parcellizzati e riproposti in differenti contesti ludici o di intrattenimento, permettendo la frammentazione, lo spostamento e la diversificazione della fruizione. La serialità televisiva odierna può essere definita come una costellazione complessa. La produzione seriale è caratterizzata da una replicabilità costante, da una struttura aperta, da una immediata remixabilità e da una estendibilità duratura, che permettono al fruitore di avere un ruolo attivo nel processo di costruzione e di sviluppo dell’universo narrativo. Quindi, all’interno del mediascape contemporaneo, le forme testuali sono cambiate in modo sostanziale. Si è passati da un estremo all’altro, ovvero dai sistemi di racconto procedurale agli ecosistemi narrativi (Bisoni, Innocenti, Pescatore, 2013).
Scaglioni (2006) definisce la televisione italiana come un medium ancora dotato di una notevole centralità nell’industria nazionale dei media, sia in termini di apparato/potere economico, sia in termini di oggetto di consumo e di rilevanza sociale, sia infine in termini di prodotto culturale e di importanza simbolica. Egli quindi inserisce il medium televisivo all’interno di una prospettiva
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integrata, cioè in grado di connettere fra loro i diversi flussi che attraversano il sistema dei media (convergente) e i media stessi come sistemi (ovvero come complessi articolati di tecnologie, forme simboliche, apparati istituzionali e pratiche d’uso).
In questo contesto, inoltre, si introducono anche le webserie, di cui ultimamente tanto si parla. È necessario provare a definirle con maggiore chiarezza, in quanto il fenomeno web seriale è ancora privo di una sua precisa identità e spesso ricalca stili, formati e generi del mezzo televisivo.
Una webserie non è semplicemente una serie televisiva, la cui originalità risiede nell’essere veicolata attraverso la rete. Si tratta di una nuova forma di intrattenimento, che utilizza un diverso tipo di linguaggio mediale, ma che inevitabilmente presenta somiglianze con la serialità televisiva.
Riprendendo le parole di Chiara Bressa «webserie e serie tv sono sorelle con madri diverse: le prime figlie della rete e le seconde figlie della televisione» (Bressa, 2015, pp. 8-9), quindi, proprio come due sorelle, presentano sia similitudini sia differenze.
Per chiarire meglio il concetto è necessario citare alcuni autori, estremamente connessi fra loro. Secondo McLuhan (1964), il contenuto di qualsiasi medium è sempre un altro medium e secondo Bolter e Grusin (2003), un nuovo mezzo eredita le caratteristiche di quello precedente, come espresso dal concetto di “rimediazione”. Questo consiste nella riproposta di contenuti e di forme comunicative dei vecchi media da parte di quelli nuovi, arricchite però dalle capacità e dalle potenzialità di questi ultimi e ripresentate all’interno di un diverso spazio comunicativo. Bolter e Grusin riformulano il pensiero di McLuhan, secondo cui il contenuto della scrittura è il discorso, il contenuto della stampa è la parola scritta e il contenuto del discorso è un processo mentale in sé, non verbale. Per i due autori i media digitali sono composti dall’insieme degli altri media, cioè li racchiudono tutti al loro interno. Un singolo mezzo di comunicazione, quindi, non può operare in maniera isolata perché si appropria di tecniche, forme e significati sociali di altri media e cerca di competere con loro o di rimodellarli. Il nuovo medium assorbe il vecchio ma quest’ultimo non scompare mai del tutto in quanto il nuovo mezzo rimane comunque dipendente dal vecchio. È accaduto, ad esempio, ai contenuti radiofonici e cinematografici, che, non sono scomparsi ma sono stati rimediati dalla televisione, la quale è stata a sua volta rimediata dal web, che ha di fatto rimediato tutti i mezzi precedenti, ricontestualizzandoli nell’ambiente online. La rete ha rimediato non solo i linguaggi ma anche i prodotti e i contenuti dei vecchi media. Ciò è successo anche ai prodotti audiovisivi che, come tutti gli altri, sono stati ricontestualizzati in un ambiente più rapido ed interattivo, mantenendo alcune caratteristiche proprie del medium televisivo, ma acquisendo anche aspetti innovativi tipici della fruizione attraverso il web.
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Alla luce di quanto detto quindi risulta essere del tutto naturale che le webserie ripropongano in rete alcuni contenuti che da più di cinquant’anni vengono proposti dalla fiction televisiva, ma questo non significa che essi siano uguali sotto ogni aspetto, in quanto assumono anche caratteristiche proprie del nuovo medium.
La rimediazione non è solo propria dei nuovi media, ma anche dei vecchi media che instaurano una sorta di competizione con i nuovi e ne assumono aspetti grafici e linguistici.
Per le web serie vanno presi in considerazione quindi due media, ovvero la televisione e la rete. Quest’ultima ha rimediato tutti i vecchi media assorbendone contenuti, strutture e linguaggi, aggiungendo caratteristiche proprie, mentre la televisione ha assorbito alcune peculiarità della rete, instaurando un rapporto di reciproca rimediazione, in cui internet rimodella la televisione e allo stesso modo, la televisione rimodella internet (Bolter, Grusin, 2003).
Le webserie si ispirano ai modelli della serialità televisiva ma li ricontestualizzano nello spazio sconfinato del web e li svincolano dai tempi televisivi.
La moltiplicazione dei canali televisivi e delle piattaforme distributive e l’entrata in campo di un grande numero di nuovi soggetti, hanno certamente influito sulla serialità, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Il panorama della serialità proveniente soprattutto dagli USA, ma non solo, si è così arricchito di una quantità via via più cospicua di titoli destinati a canali e poi piattaforme distributive sempre più numerose e differenziate. Il transmedia storytelling implica una disseminazione di contenuti attraverso più mezzi di comunicazione, tale da determinare l’instaurarsi di «universi narrativi dotati di diversi punti di accesso, pensati per coinvolgere maggiormente le audience» (Andò, Leonzi, 2013, p. 76).
Le narrazioni delle serie televisive si strutturano sempre più seguendo un’articolazione crossmediale, basata innanzitutto su una complessità narrativa che comprende più linee di sviluppo presupponendo forme di attività connessa da parte dei pubblici/utenti (Boccia Artieri, 2012).
Inoltre se fino ai primi anni duemila, la maggior parte della produzione era destinata ai network generalisti (in particolare ai quattro maggiori ABC, NBC, CBS e FOX) e ad alcuni canali cable (il più importante era HBO), nell’ultimo decennio il numero di canali pay è decisamente aumentato e sono subentrati i nuovi player non lineari, come Netflix o Amazon, che hanno deciso di fondare la loro politica di fornitori di contenuti televisivi proprio sulla serialità di qualità (Grignaffini, Bernardelli, 2017).
Il subentrare di queste nuove possibilità, quindi, ha reso la distinzione tra serie web e serie televisiva sempre più labile. Ciò crea molta confusione nelle rispettive definizioni, che sono
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estremamente interconnesse fra loro. C’è addirittura, chi (Bressa, 2015) sostiene che le serie prodotte da Netflix siano serie web.
Nell’epoca della cultura convergente (Jenkins, 1995, 2007, 2008), quindi, lo studio della serie televisive va compreso entro un quadro teorico ampio che tenga conto sia delle forme testuali e delle loro tentacolari derive, sia delle “nuove” attività messe in atto dalle audience. Gli stessi format delle fiction sono predisposti ad attivare il transmedia storytelling, ossia una storia transmediale che comprenda l’integrazione fra diverse esperienze di intrattenimento rese possibili da un’ampia gamma di piattaforme mediali (Jenkins, 2008).
Le storie si propagano così su più canali, da quelli televisivi fino agli ambienti di internet, nei quali le case di produzione permettono agli utenti la visita virtuale ai backstage, l’accesso alle interviste dei protagonisti con la descrizione delle loro vite private, la possibilità di partecipare a giochi basati sulle serie e altro ancora. Le audience spesso raccolgono queste stimolazioni agendo all’interno degli spazi interattivi istituzionali, e soprattutto propongono esse stesse altri ambienti di frequentazione, discussione e fruizione della serie. Questi sono spazi gestiti in modo autonomo, regolati da proprie abitudini e rituali che assumono una forma diversa: dai blog alle pagine facebook, dai forum ai canali youtube.
È innegabile quindi che ad oggi vi sia una maggiore libertà nelle modalità di fruizione della serie che possono essere viste attraverso più mezzi (tablet, cellulari) e di conseguenza una maggiore libertà nei luoghi e negli orari. I giovani hanno la possibilità di guardare le proprie serie preferite in ogni luogo e in ogni orario a prescindere dalla programmazione e possono postare e riadattare per i social network le scene scelte.