Il Teen Drama: punti di forza e punti di debolezza con specifico riferimento alla rappresentazione della sessualità
2.1 Serie televisive e adolescent
Ad oggi nella nostra società sono certamente i media a costruire la percentuale più elevata del pacchetto di modelli culturali che l’individuo ha a disposizione. Modificano i palcoscenici sociali in cui i soggetti interpretano i propri ruoli ed inducono cambiamenti relativi alle credenze ed agli stili di vita. Sottolineano cosa è da ritenere accettabile e cosa invece non lo è, proponendo spesso stereotipi surreali e disegnando nell’immaginario individuale e collettivo ciò che è “giusto” (Liuccio, 2014, p. 10).
Perfettamente in linea con questo concetto risultano essere le parole di McQuail il quale afferma che i media, sono indubbiamente messaggeri del cambiamento, sia che lo influenzino o sia che ne siano il riflesso (McQuail, 1986, p. 51).
Egli inoltre (McQuail, 1986, p. 92) ne propone cinque funzioni prioritarie. Prima di tutto l’informazione, infatti questi forniscono notizie circa gli eventi e la società, indicano i rapporti di potere, facilitano l’innovazione, l’adattamento ed il progresso. In secondo luogo attraverso la correlazione spiegano e interpretano gli eventi, favoriscono la socializzazione, costruiscono il consenso. Con la continuità esprimono la cultura dominante e identificano le sottoculture e i nuovi sviluppi culturali, quindi di conseguenza creano e mantengono una comunanza di valori. Molto importante è anche l’intrattenimento in quanto indubbiamente i media forniscono divertimento ed evasione, grazie a cui, riducono le tensioni sociali. Infine la quinta e ultima funzione prioritaria è quella inerente alla mobilitazione perché attraverso i media si conducono campagne per raggiungere obiettivi sociali in varie sfere.
È estremamente coerente con il pensiero appena delineato la riflessione che si vuole portare avanti in questa sede riferendosi in particolare alla televisione. Ovviamente quest’ultima viene intesa nella piena ricchezza delle sue evoluzioni nate dalla fusione con il web.
È necessario ricordare, infatti, che il mercato televisivo si sta assestando sui nuovi equilibri indotti dalla multicanalità e dalla progressiva convergenza fra televisione e internet sugli schermi televisivi smart ossia connettibili e sui cosiddetti second screen dei device mobili ovvero pc, tablet, smartphone e consolle.
La televisione “tradizionale” è presente su tutte le nuove forme di fruizione con un’offerta mirata, gratuita in streaming dai portali delle emittenti o on demand a pagamento su tutti i device
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per i contenuti più pregiati; trasmette in alta definizione, 3D attraverso i nuovi sistemi di compressione e codifica (Confindustria radio televisioni, Indagine Conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, 2014).
La televisione quindi, ha la capacità non solo di offrire un’ampia varietà di messaggi ma anche di agire attraverso differenti canali di informazione.
Innanzitutto è necessario rimarcare come, ancora oggi, fra i vari media esistenti sia proprio la televisione, a rappresentare una delle principali fonti di informazione per una considerevole fetta della popolazione (Osservatorio News-Italia, 2014; Censis, 2013; Istat, 2014).
Il contenuto proposto dalle varie forme di trasmissione inoltre ha assunto nel corso degli anni sia il valore sociale di riferimento sia la capacità di “imposizione” dei modelli comportamentali, tra i giovani e tra gli adulti. Il pubblico di telespettatori coincide sostanzialmente con la totalità della popolazione, con un rafforzamento però del pubblico delle nuove televisioni: +8,7% di utenza complessiva per le tv satellitari rispetto al 2012, +3,1% la web tv, +4,3% la mobile tv (47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013).
Oggi più che mai è vero che «la tv è divenuta uno dei più comuni e costanti ambienti formativi della nostra nazione (e in misura crescente del mondo). Essa di volta in volta rispecchia e guida la società. La televisione è comunque anzitutto un narratore di storie e racconta il maggior numero di storie al maggior numero di persone per la maggior parte del tempo. Allo stesso modo la televisione è la più grande distributrice di immagini e modella il mainstream della nostra cultura popolare» (Morgan, Signorielli in Marinelli, Fatelli, 2000, pp. 23-24).
Nella cultura di massa, i consumi e la televisione non rappresentano solamente un momento di evasione, ma sono soprattutto fondamentali per l’integrazione e raffigurano fulcri di aggregazione e socializzazione. Il consumo è un ulteriore mezzo per interagire, per costruire e per far conoscere la propria identità agli altri individui, condividendo mete, attese e bisogni. La posizione di rilievo che il consumo multimediale occupa nel vissuto adolescenziale mette in luce la sua funzione di recupero delle forme di socializzazione condivise in termini di codici espressivi, modelli di atteggiamento e stili di consumo che, insieme, attribuiscono identità e differenza alla massa giovanile. È proprio nel periodo adolescenziale, che si consolida l’identità di una persona e con essa anche il suo bagaglio valoriale. I mass media inoltre, hanno una certa influenza sull’immagine corporea, presentando bellezze perfette e imponendo i canoni di moda e bellezza ed è noto che l’aspetto fisico, il modo di vestirsi e la maniera con cui ci si pone ricoprono un’importanza particolare nella fase dell’adolescenza.
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Secondo la teoria della coltivazione di Gerbner (1947) i mass media offrono visioni uniformi della società proponendo modelli di vita e valori che, per la centralità da essi rivestita nella nostra vita quotidiana, riescono persino a dominare (e a sostituirsi ad essa) l’esperienza della realtà.
Comunque alla luce di questa riflessione e della sua necessaria attualizzazione è il caso di affermare che ad oggi, e ormai da anni, bisogna parlare di policentrismo educativo, in quanto la socializzazione non è più un compito esclusivo della famiglia e della scuola, ma anche del gruppo dei pari e dei mezzi di comunicazione di massa. Il rapporto di tipo “orizzontale” mette in crisi, quindi, la tesi secondo cui l’identità dell’individuo si struttura, quasi esclusivamente, nel contesto di relazioni di tipo “verticale”. I consumi culturali e mediali costituiscono una tra le forme di socializzazione più dirette ed efficaci dell’universo giovanile e la televisione (intesa in senso ampio, tipico dei giorni nostri) è un potente agente di socializzazione che assiste l’individuo fin da piccolo per seguirlo, poi, nelle diverse fasi della crescita che esso attraversa (Scarcelli, 2015).
Accanto ai modelli costituiti dai coetanei e dai genitori quelli provenienti dai media sono di particolare importanza nel formare gli atteggiamenti culturali ed il comportamento. I media possono diventare anche degli utili strumenti educativi e Emanuela Rossi (2013) nel suo articolo dal titolo “Teen drama: nuovi educatori alla sessualità?” ne indica questa capacità riferendosi specificamente alle pratiche della sessualità come ad esempio la contraccezione e alla relazione tra i generi.
La socializzazione televisiva infatti, e ciò è vero soprattutto per i giovani, può influenzare l’oggetto della conoscenza e le modalità con cui si conosce, il tipo di emozioni che si provano e in che modo esse vengono provate (Fowles, 1999), ed infine addirittura i valori e le norme che si interiorizzano.
È possibile apprendere gli stili di vita e i modelli di comportamento non solamente con la visione di trasmissioni specialistiche o documentari ma anche attraverso l’interiorizzazione di diversi tipi di rappresentazione e questo è vero soprattutto per i giovani. Inoltre i programmi di intrattenimento creano legami emozionali con il pubblico che influenzano valori e comportamenti con maggiore forza rispetto ad informazioni puramente cognitive, come ad esempio quelle fornite attraverso i documentari.
Sono diversi a questo proposito gli studi che mostrano come l’osservazione dei comportamenti dei pari rappresenti la maggiore fonte di influenza sulle credenze, sulle attitudini e sui comportamenti salutari degli adolescenti (Wood et al., 2004).
Ciò è vero ma va fatta un’ulteriore specifica, aiutandosi con il pensiero di Steele e Brown (1995) i quali sottolineano come gli adolescenti scelgano e utilizzino media diversi a seconda delle capacità
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che questi hanno di rappresentare e sostenere idee, credenze e comportamenti che sentono o che vorrebbero sentire propri.
E la persona che i giovani osservano in televisione è un coetaneo a tutti gli effetti che si trova ad affrontare problematiche simili alle loro.
Riportando le parole estremamente emblematiche di La Polla «questa è davvero un’epoca televisiva [...] una televisione intrattenitiva e che fa pensare e nella quale ritroviamo i nostri veri problemi» e, riferendosi nello specifico alla serie televisiva Buffy l’ammazza vampiri, arriva ad affermare che «vi sono pagine, nella serie di Joss Whedon, che non hanno nulla da invidiare alla migliore letteratura» (La Polla, in Rumor, 2005, pp. 9-11).
Riportando questa volta il pensiero di Bandura (2000) è il caso di affermare che nell’ambito dell’apprendimento sociale, è innegabile la forte influenza dei serial, e può esserlo sia positivamente sia negativamente. Inoltre è da sottolineare che ciò, ad oggi, alla luce della vastità di serie esistenti e alla luce delle numerose possibilità di fruirle, assume una valenza ancora maggiore. Bandura, poi, specifica come gli adolescenti recepiscano sia dall’esperienza diretta che dall’osservazione. Egli utilizza l’“apprendimento vicario” per indicare quella conoscenza derivante dall’osservazione degli altri ovvero una potente guida per atteggiamenti e comportamenti.
In tale contesto quindi, risulta decisivo il ruolo dell’immaginario, ossia dell’universo simbolico che si crea intorno alla fitta trama di riti dentro cui si trova l’adolescente. È importante sottolineare il fatto che l’immaginario dell’adolescente si costruisce anche partendo dalle immagini che egli percepisce (Porrovecchio, 2012, p. 47).
Un vantaggio estremamente rilevante nell’uso di sceneggiati a puntate è che essi danno il tempo al pubblico di affezionarsi ai personaggi e permettono ai personaggi stessi di evolversi con il loro modo di pensare e di comportarsi, in maniera graduale e credibile, relativamente a questioni diverse, in risposta a situazioni problematiche illustrate durante lo svolgimento della trama. Tale “identificazione interpretativa” con i personaggi avviene attraverso l’empatia, ovvero quel processo per cui lo spettatore si lascia assorbire dalla vita interiore di un personaggio, partecipe delle sue emozioni e del suo mondo come se fosse il proprio. Questi sono tutti elementi che hanno l’effetto di agganciare lo spettatore sulla lunga distanza: di fronte a telefilm così costruiti, infatti, il coinvolgimento si presenta su più livelli. Un primo livello è quello del puro piacere estetico, originato dall’idea di crescere insieme ai protagonisti, di rispecchiarsi nel loro mondo suggestivo e complicato, condividendone lo smarrimento e la ricerca di senso. Le fiction sono storie, narrazioni che generano emozioni ed empatia; nei loro personaggi ci si può identificare; propongono una morale, modelli di comportamento e indicano modi di essere. In altre parole entrano a far parte della
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vita quotidiana (Leccardi, Jedwloski, 2003), dell’immaginario e della visione del mondo oltre che della personale identità.
E tutto questo è vero soprattutto considerando gli adolescenti che ritrovano all’interno delle serie televisive le stesse problematiche di cui non hanno il coraggio di parlare con i genitori o che omettono davanti agli amici per paura di essere scherniti (come ad esempio il primo rapporto sessuale). Infatti mosso dalla spinta invisibile ma potentissima dell’empatia, soprattutto nella fruizione su tempi lunghi (tipica della serie televisiva), lo spettatore che osserva agire un personaggio o un gruppo di personaggi in cui si identifica, finirà per introiettarne gli schemi comportamentali e i sistemi valoriali, quasi senza accorgersene. I personaggi fittizi o reali che la televisione propone possono divenire quindi interlocutori virtuali con i quali confrontarsi, amici mediali (Capecchi, 2006) con cui instaurare quasi-interazioni proiettando aspetti del Sé anche inaspettati (Thompson, 1998).
Ma nella visione di un telefilm viene messo in moto anche un coinvolgimento di tipo cognitivo, in quanto le nuove serie vivono di intrecci e meccanismi narrativi complessi, che costituiscono quasi una sfida lanciata dagli sceneggiatori nei confronti dell’intelligenza e alla memoria dello spettatore. Il piacere cognitivo è dato anche dal cogliere allusioni metatestuali e rimandi interni, apprezzabili soltanto da un vero appassionato, magari alla seconda o terza visione. Internet e il mercato dei dvd, grazie ai materiali extra di approfondimento, hanno fornito ulteriori spazi al consumo ripetuto, al commento, all’analisi ed al confronto.
Inoltre, molte delle ricerche nell’ambito dell’apprendimento sociale si sono occupate di comprendere il comportamento sessuale degli adolescenti soprattutto in relazione alla contraccezione, alla limitazione delle gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmissibili; hanno analizzato abbondantemente lo sviluppo della sessualità a partire dai modelli di ruolo rappresentati dal gruppo dei pari, dagli adulti significativi e dai media, nonché particolare attenzione è stata prestata anche allo studio dei comportamenti sessuali coercitivi, agli abusi sessuali e ai rinforzi e alle competenze delle vittime-perpetratori di violenze sessuali (Rinaldi, 2016, p. 83).