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GLI OBIETTIVI SOCIALI

Nel 1965, H. W. Suiger, economista, pubblicò un articolo sorprendente per quei tempi in esso egli scriveva:

“Il problema dei paesi sottosviluppati non consiste esclusivamente nella crescita ma nello sviluppo. Per sviluppo s’intende crescita associata in un cambiamento; quest’ultimo a sua volta, investe aspetti culturali, oltre che economici e fattoriali. Quest’attività è non solo quantitativa. Il concetto chiave, dove quindi essere il miglioramento della vita120”.

Si legge nel libro in questione: che la divisione sociale del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali, produce un documento in cui prendeva in esame la possibilità di sostituire gli indicatori che calcolavano lo sviluppo sociale, ormai ritenute inadeguate. Tali indici dovevano considerare non più il reddito pro capite ma la salute, l’alimentazione, disponibilità di case, occupazione e istruzione. Anche se in quegli anni, gli argomenti dello sviluppo sociale erano in genere considerati secondari rispetto a quelli della crescita economica.

Lo stesso Seeres al congresso mondiale della società per lo sviluppo afferma: “Abbiamo male interpretato la natura della sfida principale postaci dalla seconda metà di questo secolo. è stata la mancanza da parte nostra quella di confondere lo sviluppo economico con la crescita economica. Sembra che la crescita economica non solo sia in grado di dare una soluzione alle difficoltà sociali e politiche ma, anzi, che determinati tipi di crescita possono causare tali problemi”.

La crescita economica aumenta la disuguaglianza e non porta un miglioramento della eliminazione delle malnutrizioni, delle malattie, dell’alfabetismo della miseria, della disoccupazione.

Dice l’economista che bisogna porci una domanda importante, alla quale occorre dare una risposta è se il PIL costituisca o meno un valido indicare degli standard di vita; in molti casi le statistiche sul PIL paiano suggerire che l’economia sia in condizione nettamente migliore di quella concepita dalla maggioranza dei cittadini. Oltre tutto incentrare l’attenzione sul PIL scatena conflitti ai leader politici.

Si dice di migliorare l’importanza, ma la cittadinanza, come sottolinea l’autore esige che sia garantita analoga attenzione anche per migliorare la sicurezza, ridurre l’inquinamento: acustico, dell’aria e dell’acqua ecc..., tutti aspetti che potrebbero contribuire ad abbassare la crescita del PIL.

Da tempo è risaputo che il PIL potrebbe essere un indice inadeguato per percepire il benessere e perfino le attività di mercato.

L’economia ora convinta che aumentando il PIL come effetto del trikle down, anche i poveri potessero usufruire della crescita economica.

Così non è stato, e non lo sarà mai, perché citando un vecchio proverbio i soldi attirano i soldi.

La ricchezza ha sgocciolamento, quella in avanzo viene ben conservata in cassaforti (banche)

Lo sviluppo sociale, proponendosi l’obbiettivo dell’occupazione dava un nuovo senso allo sviluppo economico, perché questo ultimo era il mezzo e non il fine dell’occupazione stessa.

A partire dal 1987 la Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo sviluppo introdusse il concetto di sviluppo sostenibile. Sviluppo umano - sviluppo sociale sviluppo partecipativo.

Il primo sviluppo la commissione lo definì “uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri. Questo significa che i bisogni essenziali della popolazione, da PVS possono essere soddisfatti solo attraverso una crescita economica equilibrata e durevole, che non esaurisca le risorse sulle quali si fonde e che si realizzi nel rispetto dell’ambiente

naturale e sociale. Ciò comporta un riorientamento dell’economia dei paesi sviluppati, per stabilire un equità di accessi, delle risorse naturali, da parte dei PVS. Con l’agenda 21 di Rio del 1992 questo nuovo modo di intendere lo sviluppo prenderà corpo.

Il secondo concetto di sviluppo quello Uman United Nations Development – program (UND) la definisce “il processo di ampliamento delle scelte delle persone è conseguentemente di crescita del livello di benessere individuale acquisito ha sviluppi sociale scaturite dal Summit Mondiale per lo sviluppo Sociale tenuto a Copenaghen nel 1995, che lo definì “ creare un ambiente economico, politico sociale, culturale e legale che consenta alle popolazioni di raggiungere lo sviluppo sociale121”.

In questo summit fu approvata l’iniziativa del 20:20, in base alla quale i governi dovrebbero allocare circa il 20% delle proprie disponibilità finanziarie e i donatori il 20% dei propri aiuti per fornire servizi sociali di base: assistenza sanitaria primaria, l’assistenza alla nascita i programmi di pianificazione familiare, i programmi nutrizionali, l’acqua potabile e i servizi igienici.

Sviluppo endogeno e partecipativo che è:

“il grado forte di partecipazione in tutte le sue fasi che generano il reale protagonismo delle persone coinvolte enpowerment e sulla trasformazione della progettazione e realizzazione delle politiche, con il passaggio da approcci calati dall’alto top – dawn all’adozione di pratiche promosse dal basso botton up.

Questo nuovo modo di concepire che si basa sul principio di benessere umano e di qualità della vita è derivato da una trattazione, a livello filosofico, economico e politico che parte dal presupposto che le persone sono la vera ricchezza delle nazioni.

Un nuovo modo di pensare che diviene una rivoluzione culturale, mettendo in discussione i modelli considerati inamovibili e indiscutibili, per incamminarsi verso una strada capace di pensare al futuro122.

“Crescere significa aumentare la dimensione mediante assimilazione o con crescenza di materiali, mentre sviluppo vuol dire espandere o realizzare le potenzialità di qualcuno o qualcosa: ovvero portare a uno stato più pieno o migliore123”.