TOPOGRAFIA E GEOMORFOLOGIA DEL SITO:La località è ubicata nel tessuto urbano della città
di Policoro, a pochi km in direzione nord – est rispetto al mare. La collina del castello, elevata ca 30-40 m sul l.d.m., rappresenta per altimetria il punto più alto della città (Tav. XI, fig. 1).
DATI ARCHEOLOGICI
FREQUENTAZIONI DELL’AREA: Si attesta una frequentazione dell’altura dalle prime fasi del
Bronzo (Antico – Medio iniziale e finale). L’occupazione dell’area, nel tempo discontinua, si prolunga fino ai giorni odierni nel settore orientale, dove sorge il palazzo baronale.
EVIDENZE DEL PERIODO D’INTERESSE (VIII/ INIZI VII SEC A.C.): INSEDIAMENTO PER NUCLEI SPARSI
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STRUTTURE: I contesti della fase d’interesse della collina del castello sono stati rinvenuti sulla parte sommitale del pianoro (Tav. XI, fig.1), dislocati nei settori orientale, centrale, occidentale e meridionale.
SETTORE ORIENTALE:Tracce di un abitato a capanne databile per materiali alla fine dell’VIII
- inizi VII sec a.C. (TAGLIENTE 1998, PP.95-96).
SETTORE CENTRALE:Rinvenute tracce, come buche di palo ed un focolare, di una capanna di fine VIII – inizi VII sec a.C. (ADAMESTEANU – DILTHEY 1978, p. 524, fig.12; GIARDINO
1998, p. 115; LISENO 2007, p. 207).
SETTORE OCCIDENTALE “ZONA C”: Sotto le strutture ellenistiche sono state rinvenute una
trentina di cavità (Tav. XI, fig. 2), con forma e dimensione varie, riferibili ad un abitato capannicolo e sparse su una superficie di 2 ha ca che presenta, oltre ai prevalenti materiali arcaici di VII sec a.C. di ambito greco, frammenti ceramici di metà / fine VIII – inizi VII sec a.C. Nella zona mediana dell’isolato I (“ambiente 89”), sono state rinvenute sette fosse di capanna (Tav. XI, fig. 3), profonde 1,20 m ed aventi un diametro tra 1 e i 4-5 m, di cui cinque sotto una struttura abitativa arcaica in muratura. Sul fondo delle fosse era posto uno strato di ciottoli (Tav. XI, fig. 4). Le fosse più piccole (1 m ca di diametro), come consuetudine indigena, dovevano contenere un grande recipiente per la conservazione delle derrate. All’interno di esse sono stati trovati depositi di materiali arcaici, con numerosi frammenti di una fase più antica. (GIARDINO 1998, P.112-114;GIARDINO -DE SIENA 1999, PP.
33-34 E 36;GIARDINO 2010, p. 356-358).
Nella zona centro-settentrionale sono, inoltre, state portate alla luce due sepolture ad inumazione in prossimità delle fosse (Tav. XI, fig. 2): la prima, molto danneggiata dai livelli di abitato posteriori, rappresenta la famosa tomba di VII sec a.C. da cui proviene all’interno di un corredo di fabbrica locale, il deinos di ispirazione greco-orientale con cavalli affrontati. Il defunto è rannicchiato e ricoperto da una lastra di arenaria. (ADAMESTEANU 1980 A, p. 90;
ADAMESTEANU 1980 B, PP.31-36). La seconda, invece, posizionata a sud-ovest rispetto alla
prima, ha evidenziato la deposizione di un individuo ad inumazione supina, di cui la parte inferiore del corpo è stata recisa da una fossa con materiale tardo arcaico. Essa ha la caratteristica di essere priva di corredo (GIARDINO 1998, P.116).
SETTORE MERIDIONALE: Non si attestano strutture abitative della fase d’interesse nel punto E
(ADAMESTEANU 1980 A, P.83).
RINVENIMENTI MOBILI: I rinvenimenti mobili della fine VIII – inizi VII sec a.C. sono caratterizzati da vasellame frammentario enotrio e d’importazione greca attestato nei diversi settori della collina (tabella esemplificativa in BIANCO –GIARDINO 2010, p.617, fig.5).
SETTORE ORIENTALE: L’abitato ha messo in evidenza materiali greci tardo – geometrici e protocorinzi e ceramica indigena databili alla fine dell’VIII – inizi VII sec a.C. (TAGLIENTE
1998, p. 96). I materiali greci più antichi provenienti dalle trincee degli scavi eseguiti tra il 1965-1967 (HÄNSEL 1973), hanno portato alla luce nel livello più antico databile al 700 a.C.
ca (strato 1): grandi coppe orientalizzanti (Tav. XII, fig.1) (Trincea I, HANSEL 1973, p.443,
tav. II), un frammento di grande vaso tardo-geometrico a “chevrons”, di una kotyle protocorinzia antica, di una coppa a filetti e di una brocca (Trincea II, HANSEL 1973, p.457), coppe a filetti, frammenti di grande vaso tardo-geometrico, parete di anfora o hydria con decorazione rossa (Trincea II, fossa III HANSEL 1973, p.461), coppe d’importazione del tipo
trincea I, coppe con filetti e pannelli metopali ben attestate a Policoro in ambito locale e coppe cicladiche con decorazioni circolari databili tra la fine VIII – metà VII sec a.C. (Trincea III, fossa IV HANSEL 1973, p.461), coppe a decorazione metopale sulla spalla con
serpentina nei riquadri (Trincea IV, HANSEL 1973, p.465). I materiali indigeni fatti a mano della prima età del Ferro, invece, sono stati ritrovati in tutte le trincee del settore orientale, ma
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in modo particolare nella trincea I – IV – V e sono databili a partire dalla fine dell’VIII sec a.C. (HANSEL 1973, p.473).
SETTORE CENTRALE:Il focolare della capanna di fine VIII – inizi VII sec a.C. ha restituito un frammento di coppa d’importazione greca decorato con volatili (LISENO 2007, p. 207). Si
attesta la presenza, inoltre, di due frammenti ceramici di tipo Thapsos, di cui uno con pannello a motivi discontinui probabilmente d’importazione greca per argilla, databili alla fine dell’VIII – inizi VII sec a.C. (VULLO 2012, pp. 76-77, figg. 6a-b) e di due frammenti di
coppe geometriche di tradizione euboica databili alla metà dell’VIII sec a.C. (VULLO 2012, p.
77, figg. 6c-d).
SETTORE OCCIDENTALE “ZONA C”:All’interno delle fosse sparse, oltre a reperti di VII sec
a.C., si registrano abbondanti frammenti di una fase precedente (metà/fine VIII – inizi VII sec a.C.). Di questo gruppo di materiali (Tav. XII, fig. 2) fanno parte: frammenti di coppe di ambito greco come quelle tipo Thapsos,un frammento tardo-geometrico e coppe decorate a “chevrons” e greco – orientali e frammenti di ambito indigeno, come ad esempio il collo con ansa nastriforme di una brocca indigena. (GIARDINO –DE SIENA 1999, nota 30, p. 32, p. 34, p. 36; GIARDINO 2010, p. 358 e 361, fig. 246).
SETTORE MERIDIONALE: Nel punto E, nelle vicinanze del fossatum e sotto le strutture
abitative di Heraclea, sono stati portati alla luce frammenti ceramici di fine VIII – VII sec a.C. (ADAMESTEANU 1980 A, P.82).
BIBLIOGRAFIA
LO PORTO 1967 A, p. 182, nota 10; HÄNSEL 1973; ADAMESTEANU – DILTHEY 1978;
ADAMESTEANU 1980 A;ADAMESTEANU 1980 B, PP. 31-36; SACCHI 1990, pp. 135-160; BIANCO
1996 E,pp. 15-23; GIARDINO 1998;TAGLIENTE 1998;GIARDINO –DE SIENA 1999,pp. 32 e segg;
GIARDINO 2010, p. 349-369; BIANCO –GIARDINO 2010, pp. 617-620; BIANCO 2012, p. 47 e nota
6; VULLO 2012, PP.76-77.
TAVOLE
Tav. XI, figg. 1-2-3-4; Tav. XII, figg. 1-2.
41.POLICORO (MT): LOCALITÀ MADONNELLE (PROPRIETÀ COLOMBO)
DATI TOPOGRAFICI E GEOMORFOLOGICI
LOCALIZZAZIONE:IGM 1:25.000 F 212 IV SE
TOPOGRAFIA E GEOMORFOLOGIA DEL SITO:La località è ubicata nella parte alta della “fascia litoranea”, a ca 3 km dallo Jonio. Il sito si trova all’estremità occidentale della collina del castello di Policoro, verso l’entroterra di Santa Maria d’Anglona.
DATI ARCHEOLOGICI
FREQUENTAZIONI DELL’AREA: Utilizzo dell’area a partire dalla fine dell’VIII sec a.C. ai primi decenni del VI sec a.C.
EVIDENZE DEL PERIODO D’INTERESSE (VIII/ INIZI VII SEC A.C.):NECROPOLI
STRUTTURE:Rinvenuta una grande necropoli di 6000 , estesa dalle pendici dello sperone occidentale della collina fino alla strada provinciale Policoro – Tursi. Essa conta 450 sepolture con rito ad inumazione ed incinerazione (solo per gli adulti), disposte spazialmente a gruppi presumibilmente familiari, a partire dalla fase d’interesse (fine VIII - VII sec a.C.) e con orientamento casuale. Le sepolture più antiche si trovano in una posizione di maggiore distanza dalla collina. Si tratta della necropoli più grande e più variegata, in cui sono attestati entrambi i riti ed accertate entrambe le presenze (greca ed indigena). (ADAMESTEANU 1980 A;
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BERLINGÒ 1986; BERLINGÒ 1993; BERLINGÒ 2010). Per quanto concerne il rito ad
incinerazione, dunque solo registrato per gli adulti, le ceneri o le ossa bruciate venivano deposte all’interno di recipienti adagiati in senso orizzontale ed in gruppi in una buca nel terreno. I contenitori venivano chiusi da una pietra o, meno frequentemente, da un coccio e bloccati sui lati da altre pietre nel terreno. La copertura della buca era quella di una lastra di arenaria. (BERLINGÒ 2010, P.531).Ineonati venivano sepolti in enchitrismos, spesso vicini a sepolture di adulti (legame parente lare). Presenti un gruppo di 16 sepolture ad inumazione rannicchiata in fossa terragna con corredo indigeno che attesta la presenza indigena, probabilmente in una prima fase della vita della necropoli.(BERLINGÒ 1993, P.17;BERLINGÒ
2010, P.534).
RINVENIMENTI MOBILI: Il corredo funebre, posto all’interno o all’esterno, talvolta assente, riguarda spesso la presenza di un solo o al massimo due reperti (vasi), secondo la tradizione arcaica (un vaso di piccole dimensioni o monili). I corredi più cospicui sono quelli dei bambini. Risultano assenti le armi. (BERLINGÒ 1993, pp. 15-16; ADAMESTEANU –BERLINGÒ
2007, P.378; BERLINGÒ 2010, P. 532). I recipienti cinerari sono rappresentati per lo più da contenitori da trasporto (anfore, pithoi), che datano le sepolture insieme agli esigui corredi funebri. Tra i contenitori più antichi si ricorda ad esempio quello d’importazione corinzia di fine VIII sec a.C. della tomba 144 relativo ad un’anfora; Tra gli altri materiali più antichi, dunque della fase d’interesse, si ricordano quelli provenienti dalla tomba 104 ad incinerazione, in cui compare un kantharos indigeno della fine dell’VIII sec a.C. (confrontabile con uno rinvenuto ad Anglona), associato ad un’anfora corinzia di tipo A degli inizi del VII sec a.C. Sono molto rari gli ornamenti personali, che risultano soprattutto dati da fibule in ferro, vaghi di collana in ambra, anelli in bronzo e orecchini bronzei a spirale.
(BERLINGÒ 1993, pp. 6-15) Per ciò che concerne i corredi delle sepolture indigene in fossa
terragna, la maggior parte di essi è formata da un vasetto ad impasto unito a fibule in ferro oppure orecchini a spirale in bronzo. (BERLINGÒ 2010, P.534). Interessanti sono le sepolture ad inumazione rannicchiata senza corredo funebre (BERLINGÒ 1986,p. 122), la cui tipologia si
riscontra anche in altri contesti della zona (ad es. in località Presidio Ospedaliero di Policoro oppure sull’acropoli di Santa Maria d’Anglona, si vedano infra).
BIBLIOGRAFIA
ADAMESTEANU 1967,pp. 257-258; ADAMESTEANU 1970 B,pp. 484- 485; ADAMESTEANU 1980 A,
P.89; BERLINGÒ 1979, pp. 412-415; BERLINGÒ 1986, pp. 117- 127;BERLINGÒ 1993, pp. 1-21;
BERLINGÒ 2010, PP.529-535.
42.POLICORO (MT): LOCALITÀ ‘TEMPIO ARCAICO’
DATI TOPOGRAFICI E GEOMORFOLOGICI
LOCALIZZAZIONE: IGM 1:25.000 F 212 IV SE
TOPOGRAFIA E GEOMORFOLOGIA DEL SITO: Il sito è posto all’interno del tessuto urbano di Policoro. La località è dislocata nella “valle mediana” del Varatizzo, a destra di questo torrente, ad ovest della località sorgente orientale del Varatizzo.
DATI ARCHEOLOGICI
FREQUENTAZIONI DELL’AREA:Si attesta una frequentazione durante l’età del Bronzo. A partire dagli inizi del VII sec a.C., forse dalla fine dell’VIII sec a.C., l’area viene frequentata a scopo cultuale fino ad epoca romana.