' Walter Giuliano - Patrizia Vaschetto
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a disponibilità di tempo libero sta au-mentando e con essa l'esigenza di tro-vare nuovi spazi e nuove attività per occu-' parlo. Il turismo è senza dubbio uno deisettori in espansione essendo la domanda di conoscere nuove zone sempre pressante. ^ La montagna non sfugge a questa nuova
tendenza ed anzi assiste ad una crescente aggressione turistica. La moda ecologica, con la pubblicizzazione presso strati
sem-f pre più ampi di popolazione del bisogno di natura, fa sì che sempre più numerosi i cit-tadini si rivolgano alla montagna come di-spensatrice di pace, tranquillità, relax a contatto con un ambiente naturale che a differenza di altre località si è in gran parte mantenuto integro.
Ma nello stesso momento in cui il flusso ) turistico aumenta, vengono messe in
peri-colo proprio quelle stesse basi su cui esso si fonda. L'impatto turistico sul delicato ambiente montano può divenire dannoso stante la vulnerabilità dello spazio fisico e sociale della montagna.
Il turismo montano, a differenza di quanto è spesso avvenuto nel recente passato, non può fare a meno di tenere conto dei rap-porti tra attività economiche, contesto so-ciale, cultura e ambiente naturale.
Appurato l'importante contributo che esso i può portare alla sopravvivenza delle
co-munità alpine, occorre evitare che distrug-ga il paesaggio e la cultura locale che ne costituiscono le fondamenta. Anche l'atti-vità turistica va dunque limitata e regola-mentata sino a prevederne l'esclusione in determinati luoghi. Questo per evitare che gli attuali modelli di sviluppo minino gli stessi presupposti su cui il turismo si basa e che a lunga scadenza non potrebbero che rivelarsi perdenti. Natura, bellezza am-bientale e architettonica, cultura locale, sono basi dalle quali non si può prescinde-re se si intende impostaprescinde-re uno sviluppo tu-ristico che duri nel tempo. Allo stesso modo gli interessi delle popolazioni locali vanno anteposti a quelli dei non residenti, evitando rapporti sproporzionati a vantag-gio di questi ultimi. È il turista che deve adattarsi alle peculiarità ambientali e cul-turali del posto, non i locali alla fruizione turistica.
Questi temi possono trovare sede privile-giata di sperimentazione nelle aree protet-te. A queste infatti è delegato il compito di ricercare comportamenti di compatibilità ottimale tra uomo e ambiente, divenendo
uno strumento di sviluppo umano e di promozione sociale e culturale capace di recuperare l'uomo a più consapevoli com-portamenti nei riguardi dell'ambiente na-turale.
Ma il turismo male interpretato può dive-nire elemento di impatto negativo sui deli-cati equilibri ecologici del territorio. Non è dunque mutile prevedere adeguati stru-menti educativi che facilitino un approccio consapevole e maturo alle componenti na-turali delle aree protette. Ma altrettanto fragili sono gli equilibri sociali e culturali delle popolazioni locali che non possono essere rispettati qualora li si ignori.
Si tratta quindi di richiamare verso l'area protetta un flusso turistico qualificato, in-centivando la domanda sulla base non di generiche motivazioni di occupazione del tempo libero, ma di risposta a richieste specificatamente indirizzate di ricreazione culturale. La simbiosi tra didattica e ri-creazione può rappresentare una via di uscita vincente capace di far collimare le esigenze di tutela ambientale e di turismo.
S
u queste motivazioni di fondo si è mosso il progetto di realizzazione ai margini del territorio del Parco Nazionale7. Sentiero autoguidato net Parco Nazionale Svizzero dell'Engadina. Il sistema utilizza cartelli in alluminio se-rigrafato. posizionati, ove possibile, su supporti naturali come ad esempio vecchi tronchi di alberi.
2. Uno degli esempi italiani: ii percorso didattico del
Parco delle Risorgive realizzato dall'Azienda delle
Fo-reste della Regione Friuli Venezia Giulia.
del Gran Paradiso, di due «sentieri natu-ra». Con questa denominazione sono indi-cati percorsi opportunamente attrezzati con strutture che consentono di «leggere» vari argomenti di tipo naturalistico e stori-co, stimolati da particolari elementi pae-saggistici.
Le due realizzazioni sono frutto della col-laborazione tra l'Ente Parco, la Provincia
di Torino e gli enti locali: a Ronco Cana-vese per diretto interessamento dell'ammi-nistrazione comunale, a Noasca per inter-vento della Pro Loco.
L'idea non è nuova e si ricollega ad analo-ghe esperienze già funzionanti da anni so-prattutto nei parchi americani, francesi, svizzeri. Qualche raro esempio lo si ha pure nel nostro paese.
Scopo principale del sentiero natura è quello di avvicinare il visitatore ai princi-pali aspetti dell'ambiente naturale e sociale della zona. Con questo mezzo il turista è educato ad accostarsi agli uni e agli altri con umiltà, senso di rispetto e con la con-sapevolezza di avere molto da imparare da entrambi. Si possono cosi illustrare gli aspetti faunistici, vegetazionali, geomorfo-logici e socioculturali in maniera prope-deutica e tale da incentivare la curiosità ed il desiderio di approfondimento. Questi al-tri compiti dovrebbero essere svolti da ul-teriori servizi ed infrastrutture già oggi lar-gamente presenti e non sempre utilizzate al meglio delle loro possibilità. Ci riferiamo ai centri visita o ai piccoli musei o ancora ai centri di informazione. Affiancare ad essi piccole biblioteche di settore, videote-che con materiale audiovisivo vario po-trebbe essere un'interessante possibilità ag-giuntiva.
Esistono essenzialmente due sistemi di progettazione e realizzazione dei sentieri natura. In entrambi lo scopo è quello di garantire a chi li percorre di disporre di una vera e propria guida. Non beninteso di una guida in senso fisico, ma di supporti alternativi che ne svolgano la funzione. Nel primo caso il sistema si avvale di segni lungo il percorso cui corrispondono spie-gazioni riportate su un opuscolo guida al-legato al sentiero; nell'altro lungo il trac-ciato sono sistemate delle strutture portan-ti che sorreggono tabelloni appositamente studiati e realizzati. La prima soluzione ha il vantaggio di mantenere anche paesaggi-sticamente intatto il percorso avendo in sé pochi elementi di disturbo e quei pochi fa-cilmente mascherabili; inoltre richiede bas-si costi di realizzazione e di manutenzione. Una volta studiato il tracciato e gli spunti per la realizzazione dei temi che si inten-dono affrontare, basta collocare sul terreno i corrispondenti punti di riferimento, in pietra o legno o altro materiale, numerati o altrimenti identificabili, cui corrisponderà nell'opuscolo-guida la descrizione. Lo
svantaggio è che qualora lo si percorra sen-za avere a disposizione lo stampato, la sua funzione viene del tutto vanificata.
La seconda soluzione si avvale di cartello-ni (montati su apposite strutture) che mo-strano i particolari aspetti ambientali con il ricorso ad immagini (foto, disegni, grafi-ci) accompagnate da un breve testo. Per i sentieri natura di Ronco e di Noasca
3. Parco Regionale de «La Mandria»: il cartello all'ini-zio del percorso didattico «Bizzarria ».
4. Parco Regionale de «La Mandria»: /'/ semplice car-tello in lamiera sorretto da un palo in metallo che serve da riferimento per ricercare sull'opuscolo (distribuito all'inizio del sentiero) la descrizione dell'ambiente o dell'elemento segnalato.
5. Sentiero autoguidato di Ronco Canavese: il sistema ostensivo con il palo pirografato, il supporto in orso-grill, il cartello racchiuso nella teca in plexiglass.
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vallivo, il primo cartello illustra l'origine geologica della valle.
9. Sentiero autoguidato di Noasca: il secondo cartello, prendendo spunto dai licheni delle rocce circostanti af-fronta il tema dell'origine del suolo.
10. Sentiero autoguidato di Noasca: particolare della teca in plexiglass e del grigliato che permettono con la loro trasparenza un buon inserimento ambientale.
è stata scelta questa seconda soluzione in considerazione anche del fatto che la si è ritenuta più idonea a catturare l'attenzione del visitatore non ancora abituato a questo nuovo tipo di servizio. Le strutture portan-ti adottate sono state realizzate adattando quelle che il Parco Nazionale Gran Paradi-so ha scelto di utilizzare per la sua segnale-tica ufficiale. Si compongono di un palo in
6. Sentiero autoguidato di Ronco Canavese: oltre agli aspetti naturalistici sono presi in esame anche i probte-l mi probte-legati aprobte-lprobte-la presenza deprobte-lprobte-l'uomo. In questo carteprobte-lprobte-lo è
affrontato il tema dell'emigrazione a Parigi. Sullo sfon-do il paese.
7. Sentiero autoguidato di Ronco Canavese: H cartello che spiega l'origine delle « marmitte dei giganti» posi-zionato sul ponticello a balcone sul torrente nel punto in cui si può ammirare dal vero H fenomeno geologico. 8. Sentiero autoguidato di Noasca: seguendo il filo lo-gico che spiega il progressivo sviluppo dell'ambiente
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legno a sezione quadrata sottoposto a trat-tamento conservativo, e pirografato che regge un quadro in «orsogrill». Su questo sono applicati in una teca di plexiglass ap-positamente studiata, i cartelli realizzati dallo studio «G. Tamiozzo».
Il Sentiero Natura di Ronco Canavese ha inizio dalla provinciale che attraversa il centro abitato e si snoda nella prima parte sulla sinistra orografica del Soana, tra la sponda del torrente ed il bellissimo bosco di abeti; attraverso una zona di risorgive si guadagna il limite dei prati-pascoli sopra-stanti la località «Fucine» che prende il nome dall'antica fucina che risale al XVII secolo e che è rimasta in funzione sino agli anni Cinquanta.
I fabbricati sono purtroppo in precario sta-to di conservazione mentre sarebbe oppor-tuno recuperarli per il loro sicuro interesse come testimonianza di archeologia indu-striale della valle.
Poco oltre il sentiero natura riattraversa il corso del Soana sopra un ponte gettato su un suggestivo orrido, da cui è possibile am-mirare alcune «marmitte dei giganti» tipi-che formazioni scolpite dal corso d'acqua nella roccia.
Lambendo la cappella del Crest, il percor-so risale lungo la destra orografica la valle e attraverso la frazione Balmetta riguada-gna l'abitato di Ronco giungendo nel cuore del centro storico caratterizzato dall'antica parrocchiale e dalle tipiche e strette vie del borgo alpino.
Lungo questo percorso anulare nove car-telli illustrano i vari fenomeni a partire da-gli spunti che l'ambiente offre.
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temi del percorso autoguidato posso-no essere suddivisi in tre filoni di let-tura principali.II primo ha come elemento conduttore l'acqua, ed attraverso le tappe «Dalla sor-gente al cielo», «L'acqua, la forza, il lavo-ro», « L a goccia d'acqua e la roccia», illu-stra la preziosità di questo elemento natu-rale nella vita dell'uomo. Il secondo mo-stra invece attraverso i cartelli dedicati a «Il laboratorio della vita», «La vita nel bosco» e «Ascoltando il bosco», la com-plessità dell'ambiente forestale e delle sue componenti specifiche. Infine le tappe «I segni dell'uomo» e « T r a Ronco e Parigi» sono dedicate all'approfondimento delle interrelazioni instaurate dalla presenza dell'uomo con l'ambiente.
I punti di sosta del Sentiero Natura di Noasca sono invece legati da un discorso che ha come filo conduttore la lettura evo-lutiva della storia della valle.
Dall'epoca della glaciazione, in cui i ghiac-ciai occupavano incontrastati tutto il terri-torio (Storia di una valle) alla lenta e gra-duale preparazione del suolo (In principio era la roccia), all'insediamento della vege-tazione (La conquista delle piante) e della fauna (Nuovi inquilini - Gli abitatori del cielo), all'arrivo dell'uomo nelle vallate al-pine con il suo impatto sull'ambiente natu-rale (Il grande predatore). Il tutto reso pos-sibile dalla comparsa della vita sulla terra a partire dall'ambiente acquatico (Tutto cominciò nell'acqua) e regolato dai delicati equilibri biologici mano a mano instaurati-si tra le varie componenti dell'ambiente (Equilibri delicati).
II percorso del Sentiero Natura di Noasca non è anulare, ma si snoda linearmente sulla destra orografica della valle, partendo dal centro del paese e giungendo al ponte sull'Orco a valle dell'abitato. Il sentiero at-traversa un bel bosco di latifoglie, lambisce la borgata di Giere con i suoi prati curati, e rientra in un bosco a prevalenza di casta-gni; nell'ultimo tratto si scende verso il tor-rente per raggiungere la provinciale attra-verso un ponticello.
Entrambi i sentieri, con lievissimo dislivel-lo, sono agevolmente percorribili in un tempo stimabile intorno all'ora.
L'intento è che al termine di questa ora di salutare passeggiata nell'ambiente naturale si siano apprese nuove informazioni sulle caratteristiche naturali e sociali del luogo e si sia imparato ad osservare con maggiore attenzione ed approfondimento fenomeni estremamente interessanti che spesso si tende a sottovalutare o che addirittura passano inosservati proprio perché «natu-rali».
I Sentieri Natura sono stati studiati e rea-lizzati per un largo pubblico di utenti, ma senza dubbio sono prioritariamente indi-rizzati alle scolaresche che possono in que-sto modo svolgere una lezione all'aria aperta, alle porte di un parco nazionale. I Sentieri Natura situati ai margini del par-co nazionale Gran Paradiso rappresentano una valida anticipazione ed un'utile traccia per preparare nel modo migliore la visita all'area protetta e per comprenderne il si-gnificato e l'importanza.
Accompagna entrambe le realizzazioni un
opuscolo tascabile che raccoglie i contenuti dei cartelli e ne riproduce l'immagine gra-fica.
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