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PARTE SECONDA 99 si sempre congiunie a quelle del cuore; che ordinariamenle

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lasapienza

non

è attributo dellamalvagità;che nessun

uomo

è più pernicioso allapacecivile,quantocolui,il

qualeinaspettatamente dal nulla vedesi innalzato al potere,

quando

particolarmente all’ignoranzaedal difettodi edu-cazioneaggiunga un’animaspoglia diognimoralevirtù.

Intalcongiuntura

mi

convinsi dellaconvenienzae del-l’utileche dimoranel serbare distinteleattribuzioni delle autorità,e nell’evitare l’urtoelo scontro deipoteri

;la qualcosaavvenir

non

puòse lorosineghiilgradodi

fi-ducia,chelaleggegl’impartisce.

E

parevami chese al-cuno per ignoranza

,o permaliziasifosseresoindegno di quella,meglio era chedeposto fosse dalla carica,o de-stinatoadaltraaluipiùacconcia, anzichénegandogli confidenzaeconservandoloneU'uOzio, giovarsi insua ve-ced’un’autorità di diverse attribuzioni e dicondizione di-versa.Intendo quiparlare degli uGciali diqualche emi-nentegrado,

non

di quellid’infimaclasse.Tracostoroè malagevoletrovarepertutto probità,disinteresse, sape-re;e per aversi certezza della verità delle loro informazio-ni,edellaprontezzaed uguaglianzadelleesecuzioni

,è

mestieriadoperare

una

costante vigilanza,efare

uno

stu-dioaccuratodellaloroindole,deiloro sociali

commer-ci

,delleloro qualitàedei loro principii.

UOSA

GIORRÀTA.

Nella

mia

novella condizione iotrovava

un

compenso allepassate sventure.Tuttointesoa benesercitarei do-veri della carica,andava indagandotuttoquanto poteva migliorarelo stato de’mieiamministrati, nelche

pareva-mi

consistereilvero

amore

edilvero attaccamentoal Governoch’ioserviva.Curai senza stancarmiilbene

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100 CONTINUAZIONE DEL

RACCONTO

blico

,e posisempreda cantoilproprio

comodo come

cosaegualmentefunesta alsudditoedaitrono,nèlasciai

mai

difareilbeneperpauradi

un

caricovano.

Mi

asten<

ni dalle precipitose risoluzioni,che

mai non

riescono

a

bene,eper nonridurread unlottola

mia

vitasociale

,

tenniper

massima

doveressere lentoarisolvere

,pronto ecostante uelleseguire,senetogliqualche caso urgente

quando

lanecessitàpotevascusareun’imprudenza.

M’ingognaidiavvezzargliuominialla fatica,perocché col

non

farnienteessiimparano afarmale.

Rammenta-va,Yarronetantisecolisono averdetto,che gli

Dei con-cedono

tulio

a

prezzo di lavoro,

ed

aiutano,colóro

che non

stanno

con

le

mani

allacintola.Quelsavio vedeval’importanza del doversi recare inonorelafatica inun’epoca,in cuiilsistema della schiavitùlarendeva spregevole,

come

spregevole fu poi sottoilsistema feu-dale;

ma

neitempidi cuiviparlo,avvegnachéfosse re-saallavoro la libertà e l’onoranza,purel’ozioera stato introdotto dalgustoperla vita politica,ecieranomolti iqualicredevano,che pervendicarsi deltempo distrut-tore delleoperedell’uomo,ilmigliormezzofosse quello dilasciarlo correresenzafar nulla.Adoperai

a

tale ob-biettotuttociòche énelpotere dell’autorità,premii, ca-stighi,lode,biasimo,

una

bruttacera finanche,

un

sor-riso,che pur bastanoperle

anime

dilicateegentili. So-prattutto usailargamentecongliuominiindustriosie queitrai letterati,cheignari delraggiroe dell’impostura giacevanonellamiseriaenell’obblio,

non

soccorsi,

non

premiati.

Amico

particolarmente fui deigiovani,iquali oltreche sono piùattiallafatica

,piùamantidi segnalar-si

,più pronti

a

porreadeffettoigenerosi intendimenti ,

ébene,anche perpoliticaprudenza,che

non

abbianoil

cuoreaffatto chiuso alle speranze.

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PARTIiSECONDA 101 Conobbi,diegliuominihansete digiustizia,eche

non mai

esservipossafermaedurevoletranquillità inuno sta-to,dove

manchi

allacoronaquestaprima

gemma.

L’espe-rienza

mostrommi

quanto importantisieno la imparzialità e la integrità dei giudici,quanto importantissima cosa, cheimaestraticivilisienofermied ugualinell’raeguire, fedelieveritierinelriferire.Osservai, cheilvolgonon ragionaintornoalmerito delle leggi,

ma

chesiduoleesi lamentadei privilegi, delle parzialità, deimali modi,dei falsirapportamenti,mossidaprivatavendetta o da qua-lunquealtrapassione.Neiquali casisolamenteva

mor-morando,

esenzadistinguereilsovranodalgoverno,

ilgoverno dairamminislrazione,Famministrazionedagli amministratori, malcontento gridacontroilpotere

non

contrailprevaricatoreche ne abusa. Miconvinsiquindi, checoloro ai qualisiaffidail governodelleprovince, debbonooltre allacoltura dellamente averequella del cuore,debbonoillibatiessere inogni maneggiamento, as-sidui nell’ascoltartutti,nelconfortareimiseri, neH’ammo-nireitraviati,nel nutrir paci; intentisempre a correggere gliabusiperlabrevevia degliesempi,lasciando quella lunga edinfruttuosa delle teoriebe.

E

parveraiche senza queste qualità

non

sipossa essereamicoalpotere

sovra-no

,nèdegnodell’uGcio affidato.

Dal

maneggio

degli affariapparaiinoltre

,essercosa dannosissimaal

buon

reggimentodi quelliildesio di vo-leramministraredilontanoconlesemplici teoriche, spessoquasipiegando aquesteifattielanatura,

non

viceversa.Convinto,cheiluoghielequalità delle cose debbonoin

prima

inprimarispettarsinelledisposizioni amministrative,desideravadivedercondottoapiù rea-litàilgoverno municipale;

ma

d’altra parte l’ingordigia egl’interessiprivati,che

dominavano

nei municipii,

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102 CONTl^UAZIONE DEL RACCOiNTO covanoch’io restringessiildesiderio

mio

all’accrescimento almenodellefacullàdei sotto-prefetti

;parendomiquella un’operadipiùavanzataciviltà.

Sentiteora qualchecosa intorno agliuomini che più

mi

stavanodavicino.Cominciodal dirvi di

non

essermi Gdato

mai

dialcundilorosenza piena conoscenza,e di

non

averlimaigiudicaloconlamentedeglialtri.Nella specie

umana

chivede

un

individuonon puòdire di co-noscerlitutti

;poichégliuomini sonodiversi l’uno dall’al-troanchesottoilmedesimotetto,e soventein alcuno l’apparenzanascondelarealità.Maimi avvenneditrovare

uomo

onesto,ilquale

mi

fossevenutoinnanzi lamentan-dosi diqualchecosa:chetutticostorosonsempreumili, sempresofferenti.Alcontrarioimalvagi usanofarsempre querimonie;affettareinnocenza, mansuetudine; inventare calunniee fole

;fingere ingiustepersecuzioni,e per na-scondereleproprienefandezzegettar sospettosopragli uficiali,che handebitodiporfrenoallenequizie del loromalo ingegno,loapprezzai coloroch’eranoonesti

,

pacifici,disinteressati.Àbbominaiisoverchiatori,i tur-bolenti,gliegoisti, gl’insidiosi,isimulatori, e queiche avevan vaghezzacolfacilerapportarediguadagnare

im

novelloamico ascapilo del vecchio,chepoisovente per-devanosenza quello acquistare.

Da

ultimo

amai

dicuore traimieiuficialicolorocheoltreall’essereonesti

,erano dellascuola pitagorica negli affaridiuficio,vai dire, si-lenziosie segreti

,seguaci in

somma

diquellamassima, chelanaturaneldareall’uorao

una

solalinguaper par-lare,due occhi pervedere,dueorecchieperudire, l’ab-biaquasi avvertito di

non

direanchenegliaffari priva-ti,chela

metà

diquellochevede,o che ode.

£

cosìè veramente.

La

loquacitàd’unuficialeè la peste del

buon andamento

degliaffari,

come

ingeneralequeifacili

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PARTE

SECONDA 103 latori,quelle gazzetteambulanti, che spargonosovente amarezzaeturbamentonei piacevoliedinnocenti com-iiierzi,sonosempre o maligni,oscimuniti,e finiscono egualmente conl'ostracismo dalleonestecompagnie, odia-tidalluomed’onore,dispregiati dai saggio.

Da

quantofinqui

ho

dettopotetecomprenderequali principii io prendessia

norma

deliamiacondotta.

Eppure

il

mal

talentodeitristi

non

lasciò dispargereveneGco

se-me

sulemieo|)ere.

Ma

diciònoncurai:chea

me pre-meva

sopraognialtracosala

buona

coscienza,ed era conforto la esperienza,checotaliseminatori

non soglio-no

raccogliere altro frutto infuori di quello dellapropria infamiae dellapropria vergogna.

Tennipiùanniquella caricarimanendo semprenello stessoluogo. L’Imperadore,oltreche voleva neU’ammi-nistrazione uGcialigiovaniedoperosi,opinava,chepel benedelleprovincedovesseroessitramutarsiquanto

me-no

potevasi, eccettoicasidi.convenienza odibisogno, secondorichiedea la giustiziaolaprudenza.Credeva

sal-do

oramaiilmiostato,

ma

fortunanoneraancorstanca dalvolgerea

mio danno

la ruota,edioriposava neU’in*

ganno come

tullicoloroiqualicredontroppo alla stabili-tà dellascena

umana.

Napoleone,strascinatodalsuo spi-ritoguerresco,

non

aveapotutoridursiarinfoderare la spada.

La

guerra contrala

Spagna,

così impolitica

co-me

ingiusta,gettatoavealospaventonellemonarchie europee che accingevansi

ad una

lottanovella.IFrancesi cominciavanogiàadesserepococontenti dilui. Bisogno-sidipace,vedevansi inveceinuna continua guerra

non

provocata,nènecessaria,nèutile. 11bloccocontinentale, consigliato dall’odio contro ringhillerra

,allora forse stru-mentodiguerra,e stimoloalleindustrie

,poifecondodi tristeconseguenze

, particolarmentencH’economiadegli

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104 CONTINUAZIONE DEL

RACCONTO

staliitaliani(lequalidurerannofinché la scienza noti abballa del tuttoglierrori del sistemaprotettore)

,aveva messosossoprailIrafllco,quasiponendolo atortura, assot-tigliandolo,distruggendolo;icommerzi

mancavano

di quellaespansionee di quella libertà,chelaeconomia e lapolitica

domandavano

;lefortune particolariandavano inrovina:iprezzidei viverieranocari,e laFrancia

la-menta

vasi del vedersi astrettaacoglieredai suoi sagrifizi questo fruttoamarissimo.Intalestato dicose la

campa-gna

diRussiadecise dellesortidiNapoleone. Questogran capitanocadde,e secocadde

un

geniopotentissimo,ed un’ambizionesenza freno.

Venne

quindilarestaurazione, efinite leforzeesagerale,edi mezzistraordinari

,che

avevauposta laFranciaquasi oltrealpossibile, ricomin-ciava in essa la vita ordinaria dei popoli e dei

Re

,

ma da

un’etàpiù avanzatadiquella in cuiera stata sospesa.

FermatalaRestaurazione,senza portempoinmezzo,

mi

ricondussi inItalia.Giuntoin

cima

alleAlpi,alprimo ap-presentarsi diquesta classica terra,sentiiscuotersiilcuore ditale

un

palpito digioia,qualedichi rivede

Tamantc

dopocorsilunghipericoli.Riandandocolpensierogli an-tichitempi,

mi

siaffacciava allamentela vetustagloria

Dileichetulioilinondoebbe mancipio,

c vide poilasuapotenza, senondistrutta,indebolita dalla barbarie.

E

quil’animorifuggiva dalla

memoria

diquella stagione,incui la terra della gentilezzaedelsaperefu.

cangiatain ostello di brutalitàed’ignoranza.

Eppure

an-cheinmezzodiquelletenebre serbaronsiognorvive al-cunescintillediquella lucechedelsuo splendore illumi-nardoveal’universo.Infattiprincipiaronoa poco

a poco

asvolgersiedaccordarsitraloroimotorinaturali del-r incivilimento.

La

religione, leleggi,ed ogni

manio-DigilizedbyGoogte

PARTE SECONDA

lOS

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