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26 IL RACCONTO fineslra

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,didoveparavasi all’occhio

una

squallidamonta*

gna,allacuivistailcuoreface vasiarido,

come

eralapoca sabbiafrappostaaquellesuerocce;

ma

guardandoin giù,vedevaquelverde smallo cheticonsola lavista,sul quale pascolavangliarmenti,chead

un

tratto

una

stri-sciadinebbia rapivaai nostri sguardi.Stavapiù in basso

un

foltissimobosco, nelqualesembrava non aver mai pe-netrato la scure,e daquestoanoivenivanolesoavi me-lodie delmusicodella foresta. Udiveisi infondoalla

vici-na

valleilmormoriod’un ruscelletto,egliaugelli, tran-quillamente posandosuglialberiancorverdie fronzuti, racconsolati dai raggi delsole,scherzavanointorno, in loro misteriosa favellal’unconl’altrochiamandosi.

Sediamei qui, iodissiallora,e voi signor Alessandro,narratemi

come

prometteste,qualchecosa dellavostraistoria,laquale, essendo lunga edintempicosi fecondi di maravigliosi av-venimenti,offriràcertamenteassai cose meritevoli di

atten-,zione.—

Ad

oguimodo,eirispose,daràa

me

argomentodi parlare,avoi di ascoltare,comeconviensiaiconvalescenti.

— Ha

d’intornoa duesecoli,che suonasu questo

mon-teil

nome

di

mia

famiglia.1mieiantenatiebberoculla sulerivedeU'Arno,didovecacciatifuronodal furore delleguerrecivili

Dopo

aver vagatoesuliperpiù gene-razioni

,perdutoilpensiero della patria,da

Roma

passa-ronoin Rieticon molto oro,cheloroavevaprocacciato lamercatura,e daRietiquivennero,forseperdesiodi riposo.L’avodi

mio

avo,che portavail

mio nome

,che

comperò

questo ediSzioedalcunipoderiall’intorno,fuil

primo cheloabitò,ecipiantòilgiorno

medesimo

quel cipresso,che vèdetelàergeresuperbalacima e che aspet-ta la

mia

morte

,perattestare ai posteriilprincipioela

Gne

d’unasventurata famiglia, dicuisoliorimango,

c

oramai rimarrò perpoco.

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PARTE

PRIMA 27 Essendo unicofìgliuolo,

mio

padrevolse(utiiisuoipen*

sierialla

mia

educazione, e compiutiiprimi studi lette-rari efilosoficiinRietisotto laguida d'unottimo precet-tore,

mandommi

a Napoli perquiviimparare giurispru-denza,efarmiunodicoloro,

qui

irasetverbalooani.

Dopo

due annich’iodava opera con qualcheprofittoai severi studi legali,

mi

colse lamaggioredellesciagure;

perdeimiopadre. Allorami abbandonai ad un estremo dolore.Dotatodivivo e risentitotemperamento

,provai tuttofirigore

duna

fantasia esaltata, cheamilletanti moltiplicavaimalidellamiavita.Concepiiilpensiero di rivederefisuolo dei miei padri,

ma

non sapeva nè

pote-va

inquesta ideafermarmi

,

quando

ripensavaessere an-coracaldeleceneripaterne.Iltoccar quellaterra

mi

avrebbe rinnovatotuttiimartinidel dolore.Nominai in-vece

un

amministratoredelmio patrimonio,e scorso

un anno

dalla

mia

disgraziamiposi inviaggio perSicilia.

Salutata Messina, questareginadelFaro,passai in Ca-tnnia,quindiinPalermo.Posciaandaiavisitarela nobi-lematronadoU’Adriatico:

mi

portaiquindiaLivorno,

da

l'iaMarsiglia,aParigi,a Londra,e trattenutomiun me>e in questa galleria del

mondo

,passainovellamentenella romorosacapitale dellaFrancia. Cosi io correa rapidamen-te,poichéfi

mio

statoalloraaveva bisogno d'un viaggiar celere,quasisenzadirezionee senzascopo.I

monumenti

pubblici,leopered'arte,gliuomini,

mi

passavan dinan-zi

come

lampi.Consideravali in

ma^

,

non

ìstudiavali

a

parte

,quindinonpiacereedilettoneritraeva,

ma

quella meravigliae quellaconfusionechestordisconoil pensie-ro,affaticano la fantasìa,egittano

una

cotalcalma nel-l’animaperturbata.

Or

questo solo fuilprofittochedaimieiviaggi

mi

ven-ne.

Non

studiai del restoicostumidei paesiperiquali

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28 IL

RACCONTO

m’incontròdipassare,

non

l’indoledei principi, dei gover-nanti,deipopoli,nonleloroleggi

,laloro religione, la loroamministrazione,leimposte,ilcommercio,leforze, ibisogni.Eppurecolestecose è mestieriattentamente

chia-mare a

disamina, perchèiviaggiriescanoproBUevoli,e dianoad

una

rettae beneintesaeducazioneilsuo com-pimento. Ei convienesopratuttoesaminarelafisiologia morale d’un

pa^,

e per ben giudicaredelio spiritod'un popoloè necessario di frugare nel passato,attesamente os-servareilpresente,investigare la veritànell’insiemec nell'accordo ditutte lecircostanzecheloriguardano, leg-gerein

somma

negliuominie nelle cose,interrogandoi

monumenti

,gliscritti,e financhelafisonomiadelle per-sonechepassano.

Bella è,Signore,questamanieradi viaggiare. Possonsi cosivedere

come

in

un panorama

leleggiele

costu-manze

dipiùpaesi,leloro origini,iloroprocedimenti

,

lalorouniformitàrelativamente alle basi eterneed inva-riabilidi giustizia,la

bro

difformità

(talvolta necessaria erispettabile) inrelazione ai costumi, alla propriamaniera d’essere,imiglioramentidi cuisonocapaci,leutili ap-plicazionichesene possonfare, e via dicendo.Ciascuno statohailsuocarattere particolare, e nellamaggiorparte dei regni quasituttetecittà

hanno

un’esistenzaedun’ in-dole tutta loro propria:ce ne

ha

pereccezione qualche-duno,nelqualebastaindagarelo spiritodella Metropoli per conoscerequello delrimanente;

ma

iolascio agli uo-minidigovernoildecidere,se,in politicaalmeno,siffatta uniformitàdipensare

e

dioperareintuttelecittàd’un

reame

siacosautile,o no.

Tornando

alprimoproposito.Nei primi annidella

mia

dimorain Parigicorsituttelevie dellarovina edello scandalo.

Un

certoingegnodatomida natura,

una

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PARTE

PRIMA 29 diocrc isiruzione,esuIBcientimezzi pervivere

mi

apri*

roDol’aditoafareconoscenzaconmolti. Fuipresentato inmoltegeniali brigate,esiusava

meco

con ogni

ma*

niera di particolari riguardi;

ma

quellatumultosacittà erailsoggiornodelledissolutezzee deivizi.11

mal

co-stume,ilgioco,lacrapola vi

dominavano

soprattutto,e senzaesitazioneesenzaribrezzo accoltierano

come

net cadb,neitrivii,neibagordi,cosinellesaledeigrandi.

Lo

spiritodeU’universalegiàinchinavaacerti

modi

di pensareed acertemassime, checostituivano

una

civiltà diforme lontanadal vero incivilimento,che èriposto nellosvolgere e perfezionare sotto la scorta della Religio-netuttele

umane

facoltà.

La

QlosoGadel secoloXVlll avevagià postelesueradici.

Come

salvarmiiodatanta corruzione, inmezzo amillelusinghedelle passioni,senza guida,senzafreno, col soloinsanoconsiglio della

mia

gio-vinezza? Voi,signore,sietegiovine,

ma

permetteteche

ildica.

Grande

inimica dell’uomoò lagiovanezza

,questa

vaga

rosadellaprimaveradella vita:l’imprudenza,

l’i-gnoranza,laprosunzione, la vanità, lanegligenza e

non

curanza stannosemprealsuolato,esicompiacciono ca-rezzareconessatutt’idelirid’unasregolata fantasia.

La

ragione,imprigionatacdavvolta nel labcrinto delle pas-sioni,otace,o vanamenteparla,elepassionimedesime,

come

ondadi

mar

tempestoso agitandola,orala

spingo-no

in

un

pericolo,orain altro la strascinanofinchealla menzogna,agli errori,aisogni,succedonola realitàedi sodigiudiciid’uha soventetarda

ma

sapiente esperienza.

Io ascoltavaconpiacereleparole delmioospite;

ma

accorgendomid’essergià vicina l’usataoradelpranzo,lo pregaidi

non

dir olire,esalutatolo

mi

posi in

cammino.

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so IL

RACCONTO

SICOHDA

GIORNATA.

\

La

nottecheseguì fui visitatoinaspettatamente dal*

l’importunafebbre,eperòlasciaitardiilletto,sperando vanamentediriparare la perdita delsonno.Gosìdiiferita la

mia

passeggiata alle orepomeridiane,giunsi dal

buon

Ales-sandronelpuntoch'eiavevaGnito didesinare.—Bene ar-rivato, signore,gridòegli:

Non

avendovi vedutosta

ma-ne,dubitavanonfosseviavvenuto qualchedispiacevole incontro.-~NuUa,risposiio,tranneilritorno dellafebbre clanottataperduta Mi duoleassai,

ma

bisognafarsi

ani-mo.

PrendiamoilcaffècheèpurebeneGca bevanda.

£

fattoquesto,egliseguitòilracconto.

—Vissi perquattroannivitasciaguratissima,

ma

poiché

non

ebbida natura un cuore catGvo,

fattopel vizio

,

mi

presebenprestoilfastidiodellesue carezze.L’anima

mia

giàeracompresa d’uncotalsenso diavversione per quel vivere vizioso e sregolato,e

meno

frequentemente conducendomiailuoghidelle usatecompagnie

,gustava talvolta l'incanto della solitudinee della quiete:in que-sti

momenti

dicalma mi richiamavaallamentelaparte, ch’iostavarappresentandosulteatro del

mondo

nella

sce-na

dei quattro ultimiannidella

mia

vita,esentiva in

me medesimo una

segreta voce,che piano piano

mormorava, non

esser quelgeneredivitaconvenientealladignità del-l’uomo.

Non

pertanto io

non

sapeavincereleabitudinigià acquistate.11fantasmadellaseduzionehatantapotenza, che

non

si

può

di leggieriabbattereedissipare

;

ma

era

pure

un

granpasso albenequelnon piùgustaresenza rimorsoquelle false delizie, e ciòera argomento,chei maliabid

nonaveano

del tuttoancor guastoil

mio

cuore.

Novelli affanni intanto

mi

sovrastavano:lacrudele

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PARTE

PRIMA 31 lalliadell’araore s’era

Ga

qui tenutalontanada me. Que-sto nobilesentimento

non

albergamainelleanime corrot-te,poichélavita dei sensi tiensempresospesa quella del cuore.

La

GlosoGadiPlatonee quella dellaragione

era-no

scomparsedallescuole,e se l’ateismo

non

osava anco-ra mostanco-rarsi in cattedanco-raconleturpisueforme

,pure an-davasisegretamente insinuandonegli animi deH'univer-sale sottolemendacivestidellavanitàe sotto la masche-ra vergognosadelvizio.

La

religione, questa potenza dellacreazionechetogliePimpuritàaipiaceri,e perfe-zionaesublimailsentimentodeU’amore,erasitramutata in

una

vagaevana sentimentalità

,

senz’applicazionec senzaproGtto.Quindisi

amava

allamaniera cheipoeti greciedilatini

bau

tramandatasino

a

noi;

ma

quel dolceedilicatosentire,che mette nell’animaun’estasi soavissima

,queU’incautosegretod’unadeliziaquasi

so-vrumana

,erano troppolontanidalcostume edalle abi-tudini diqueltempo.

Io peraltroaveva veduto splendereinqueste

mura

quel-,la

lampada

antica di spiritualismo,che

ha

risebiaraUgli uominisindalla esistenza del

mondo,

edilmio

buon

pre-cettore

Gno

dalla

mia

adolescenzaaveamiposto tra

mano

queldivino italicocigno,che cantò deH’amorccol lin-guaggiodegli angioli.

Or

diquesto

amor

verocominciava io

a

sentire

G

bisogno

neUa

noiadellatumultuila

mia

vita,cl’occasione

non mancò

direcare

ad

effettole

di-^siziunidell'animomio.

Abitavanelsecondo piano deUa casa,ov’iopur dimo-rava,l’onestac riccafamigliadi

un

mercadante spa-gouoloj>er

nome Giacomo

Lopez,che

da

più anni avea posto suastanza

a

Parigi.

Avea

dueGgliuole,dellequali ottimamente curaval’educazione delcuore edella

men-te.Adelina,lamaggioredi esse, alla singolare beltà, alla

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S2 IL

RACCONTO

vaghezza,allagrazia della persona,aggiugnevailsenno, laccorgimento,lacortesiaetuttelepiù care virtù del-l’anitnocoronatedalla bella modestia'.Perpiù Rate in’era incontrato divederlainsuacasa,doveiousavainmezzo

ad

onesta e picciola brigata,

ma

colcuoretuttodatoalla bassa vita dei sensi,nèosandoilpensierocontaminare purità cosi rara, io

non

facea caso di quell’angiolo di virtù edi bellezza.Posciacheebbicominciato atrovare

un

se*

gretodilettonella solitudinee nelritiro

,procuravami più spesso ch’iopotevalacompagniadiquestabuona fami*

glia:cosìvedevapiùfrequentemente Adelina,edil

mio

cuore

andava

perdendol’indiiferenza

,chesino allora ave*

va

avuta perlei.

A

poco a pocoquestomiointeressecrebbe inmanìera, che ne divenniamanteardentissimo, e la malin-coniaelamesRzia che

mi

stavanosul volto

,erano

come

il

fumo

dellaviva

fiamma

,ond’era accesoilmiocuore.

andòmolto,cheglisguardiequalche malfrenato so-spirodiAdelina

mi

fecero certoche ugualeaffettoinlei evasi eccitato,epresto, cifuporta occasione di significarci l’operaarcanacheerasioperatanelleanimenosfre.

Da

quel giornoio poinon dubbi essendogliscambievoli desideri,

non

adaltro

pensammo

chead amarci

,ead alimentare la dolcesperanzadirender l'amornostro piùfermo.

Frattanto l’indifferenzaelanoia pel viziotramutavansi di

mano

in

mano

inorrore,nè più

mi

dilettava delle so-litecompagnie.Alla vista delle virtù diAdelina

mi

ver-gognava

di

me

stesso,

mi

conosceva indegnodilei,e sen-tiva rinascere in

me

ildilettogià spento perlostudioc perla virtù.Confortato dalla esperienzacominciava a gu-stareidolcifruttidellameditazione;diquesta sapiente maestradella vitainsìpocopregio tenuta dalla gioven-tù;qurata insegnatrice d’ogni verità,d’ogniutile appli-cazione;questa

madre

deirettigiudfeii,del

buon

senso.

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PARTE

PRIMA SS

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