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60 IL RACCONTO cessantcmcnlo Dio

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,percuisiamfatti:amateivostri do-veri:procuraleilbenedei vostrisimili,e contentatevi del sentirvi puro, senza sperare

mai

ricompensadelbene operaredalmondo.

Non

viadirateall’iradella fortuna

,

nèsiatemoltoboto al sorriso di questofantasma conce-putoneldelirio,nato dall’ignoranza. Sopportatecon equa-nimitàimaliinevitabilmente congiunti alla nostra esi-stenza

;godeteparcamentequei scarsibenichetalvolta l’accompagnano.Che giovadisperarsi?Che giovanole affannose cure,a mutarelacondizioneinsitanell

umana

natura?Inesplicabilearcanoditormentiè la vita,ed

e

vanolosforzo degliuomini a cansarneidolori. Nati nel pianto,viviamonei patimenti,edinmezzoallelagrime cessiamodivivere.Ilcaso,questostrumentodella Prov-videnza,correndoveloce

come

ilpensiero,prende gioco dinoi e dei nostriproponimenti. Mutailtempo, e

mu-tiamo conessoancornoi.Isuoi estremisonoinutili,ed incerti;ilpresente orciapportagravipene,or leggieri diletticioffre,e questistessivediamofuggirci

rapida-mente

d’innanzi,egittarsinelprofondoabisso delle cose che furono.

La

vitaintanto corre, eva per

una

scala,per cuipiù scendechipiùsale.

Le

sue età, isuoi gusti,isuoi periodi,lesue vicende,dissimiglianti tra loromedesimi, incalzansi

,e succedonsigliuniaglialtri,finchesi ar-riva alluogodellatomba.

E

guaia quell’uomo,chevi

giunge non

isgannatodai corsi erroriI»

Qui mi

strinse la

mano

,escomparve.Io attonito, con-fuso,entrainellamiastanza, eruminandoper la

mente

mille pensieri,

non

poteidormirequasi tutta la notte.

La

riconoscenza empievatuttoilmio cuore,ementre

ammi-rava una

sublimevirtù

,chevoleva restare ignota,

l’ani-ma mia

era smaniosadiconoscerneilsingolareeraro autore.

Era

l’alba,quando,desto dallavocedi

un

servitore.

Di;I.JbyGoogle

PARTE

PRIMA 61 balzai dal IcUo, passainoll’allrastanza, e quivi trovai co-luiclicera destinaload

accompagnarmi

,

una

borsa con 20luigi,

una

valigiadaviaggio,e la letterache dove-varecare all’amico delmiobenefattore.Tentatoinvano disaperedai familiariil

nome

dicostui

, piangendo

mi

posi in

cammino

perParigi,chedistavaduegiornate

da

quelluogo. Potetecomprenderel’agitazionedel

mio

cuo-re nell’andacuo-reaquella volta.Era giornodisabato,o nel dìseguentepria dipormiinviaggio,volendoadempiere all’obbligo dellamessaentraiin

una

picciolachiesa,che stava vicina aU’albcrgodove

passammo

la notte.

Assisten-do

alsanto sagriOzio

non

poteacacciaredallamenteil pensiero della

mia

Adelina,ilquale andavasifacendo più vivo,secondo chepiùavvicinavamiallacittà.Intantoi

mieiocchi fermaronsi,percaso,sud’unalapide,ela

mo-desta iscrizione quivivergatadaldolored’unafflittosposo conlelagrimedicinqueorfanifigliuoletti,attestavano ri-posarcolàlecenerid’unagiovine sposa, ed’unatenerae virtuosamadre.Allora

mi

corseper lamentelasventura diquella infelice famiglia,emisurandoladifferenza di questocasodal

mio

,quasi sentiva

un

rimorsodella

mia

pocarassegnazione.Accostandomi aParigi,escoprendo lasommitàdei templie degliedilìzi,

non

chhepiù freno il})allitodel

mio

cuore;

ma

pensandoalleparole dell’in-cognito,evolgendoalCielo lamente,sentivascendere nell’animalapace.

Qui Alessandrofece fine

,edio tornaiacasaconla menteagitatae volta

ad

infioiteconsiderazioni.

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IL

RITORNO

IN CITTA.

Al

cader deU’aatuDnoio seativa la

mia

salutemolto an-dar migliorando,egustava maggiormentel’ineantodel

mio

solitario soggiorno.

Ad un

trattoiltempoìnvido del

mio

contento,facevasi rigido oltremisura,elecolline in-tornocarica vansi di neve.Fuiastrettoalasciar la

campa-gna,ericondurmiincittà,edilmaggiordoloreche pro-vai nel partiresifu quello di perdere laconversazionedel

buon

vecchio.Voleva che

meco

venisse,vedendoloalpar di

me

afflittopelmio allontanamento;

ma non

potè secon-dareall'istanteildesideriocomune.

Dopo

alcuni giorni dallamia partenza venne a vedermi,e fpifelicedi acco-glierloin

mia

casa.

Da

gran

tempo

egli

non

andavaalla Città,edintal congiunturamostrossi lietissimo delvedere,chela con-dizioneeconomicadiquellaandava a

mano

a

mano

tra-mutandosi‘inmeglio. Portavaacieloibeneffeidicui erale statolargoilbuonre,lastradaconsolare,il novel-loalveo del Velino,edaltreutiliopere.

Lodava come

sor-gentedibeni loavertoltoviaalcunode’moltiostacoli,posti con

danno

delcommerciotra CittàDucalee Rieti. Osser-vava,scossa la pigrizia, sorgere nelpopolo

un

‘desiderio dimigliorare,e confortavasi,cheilcorpo municipale avesseprovvedutoallacostruzione di

un

decentepalazzo comunale,eadaltreoperedipubblico

commodo.

Veniva considerando che

,estendendosi la coltura dei gelsi e de-gli ulivi, cisarebbestatoin ciò solo

un

elementodisicura opulenza,tantomaggiormente, cheintuttala

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L RITORNOINCITTA’ 63

eia

,lacoUÌTazione di questi ultimi è

un

privilegio esclu*

sivo delclima temperatodi CittàDucale;eproponeva

,

chesistabilisseropremii percolorocheindato

tempo

avessero fatta

una

piantagionedidato

numero

digebi,

o

diolivi.

Osservavainoltre,che promuovendosiiprati artiGciali, maggiore sarebbe venulal’agiatezzadel paese.

£

qui

fa-vellavamidelgravedazio diHda,chepesa su gli animali,, particolarmente nelCapo luogodelDistretto,eche

va

distruggendol’industriadellegregge.

AHermava

che per questacagionemolti possessori di masserizieavevan ridot-toa metàiloroarmenti,eprevedeva,che a poco a po-co,cosidurandolecose, la pastoriziasivedrebbe estin-ta:laqualcosa,aggiugneva, deeriputarsidannosissima in

un

luogo, dov’essa èmadre,e

non come

altrove sorella all’agricoltura.

Bicordavasi d’averappresonelsuo viaggio perla Sici-lia,tralealtrecoseanchequesta,chegl’induslriArabi

,

noidarsestoeregolaaidazidell’Isolaconquistata, alle-viaronoquelliche gravitavano sulegregge,e così

riani-marono

lapastorìziagiàquasi estinta,econessa l’agri-coltura.Facevami daultimo considerare, essermossi ta-luniconsiglimunicipali nellostabiliredazi civicida pri-vato interesse,oguidatida ignoranzanonsapere^i cal-colaregli effetticheoperanosu làeconomia;potersi al-leviarequello su gli animali,imponendo, più coerente-mentealleleggiamministrative, lieve

somma

su la con-sumazionedelvino(ilqualetrovetsiaffattoesenteda gra-vezza);con chequasi senza recar molestia al consumato-reedalproduttore,avrebbesi la finanzacomunale

una

considerevole entrata.

Passavapoi piùoltre,edallegravasi delvederela bel-lapianta dell'incivilimeoto crescere in tuttoil

Reame. La

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64 fLHITOKNO

qual cosa,diccvami,avvenir nonpuò,cheairombradi

un

governopalernaltnenlecscrc'rlalo,apportatore di sicu-rezzaedifiducia

;sottogliauspicii diMonarca avidodi gloria,amantedelpubblicobenec della giustizia;a pre-miare pronto,dolentequandola severità della giustizia lo costringaapunire, desioso dellalodeveramentereale, di soccorrer lasventuraconlaclemenza,cheè virtùdare

,

forza e sostegno dei troni. So, diceva,

come

sivadainnanzi nella coltura delle scienze,delleletteree dellearti,e

co-me

,messe da cantoleastrattespeculazioni

,glianimisien voltialsaper positivoe proficuo almiglioramentodel vi-vercivile.L’agricoltura,ilcommercio,lemanifatture veggonsi bellamenteprosperare.

Da

pertutto strade, pon-ti,edaltrecosiffatteutiliopere.

Un’immensa

spesa de-stinataa compierel’Emissario diClaudio richiamai tem-pi della

romana

grandezza,e la strada di ferrochesiva costruendo,nonfaràdesiderareleoperedellepiùpotenti nazioni.

Mi

chiedeva quindinuovedella

mia

Sicilia. Questa

gemma

preziosa della bellaItalia,dicevami,

ha

sollevato ilcapodallesventure?

Ha

cominciatoessaa prendereil disopra nella ruota deU’ingiustafortuna?

Che

nonsipuò in quella classica terra, inmezzo aquegliuomini d’in-gegnopotentissimo,eatantinaturalielementi

d’incivili-mento

I...

E

quitaceva,aspettandolemierisposte.

Ma

io,al solodolcesuonodellamiaterra,sentiicorrermi rapidamenteilsangue perlevene

;gliocchimieifecersi scintillanti;leguancesicopriron di rosso,eappena po-teiprofferire queste parole:cIIbuon

Re

non

può non

pregiarequesto rarodiamantedellasua corona»

.

Con

questiedaltriragionari

passammo

ilprimo

gior-no

;

ma

nei seguenti,chel’afi’ettuosovecchio

mi

tenne piacevolecompagnia

,iovolliudirelacontinuazionedel

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PARTE

PRIMA 65 raccontodellasuavita

,laquale cperchi;era congiunta

a

grandistoriciavvenimenti,eperchè sapevail

buon

vecchio consavied accomodali ammaestramenti

render-mene

piùutile lanarrazione, io

mi

deliberai discriverne queifattie quellemassime che

maggior

impressione

ave-vano

fattosull’animomio:onde ogni giorno,

come

egli lasciava di dire, iorinchiudevaminelmioscrittoio,e di-stendevasu la carta tutto quellochela

memoria

bastava

a

suggerirmi.

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COHINUAZIONB DELRACCOHO

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