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(5)

LA

MIA C 0 » r A L E

SC

E S Z A

OPERA

ni

MICHELE CELESTI

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(7)

H

SOGGIORNO INTUIA L'ANNIVERSARIODEIMORTI

ILRIPOSO ACASADIUNVECCHIO

IlRACCONTO

PARTEI.SEIGIORNATE IlRITORNOINCITTÀ

CONTINUAZIONE DEI RACCONTO

parteu.nove giornate

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(9)

PJDRE MIO

Questo

libretto

comprende alcuna

di quellescrit- ture,

che

nel

tempo

della

mia

convalescenza

com- posi

col solointendimento di

procacciarmi

distrazio-

ne

esollievo.

E

queste

vengo ora pubblicando non perchè

iosperi

che me ne

torni

plauso, ma

solper-

chè

son certo di

far

cosa accetta e gradita

a

te,

mio

dolcissimo

Padre,

ilquale,

come

trepidante

ed

in- quieto fosti nei pericoli della

mia

infermità, così esulterai nel tuo bel

cuore

in

vedermi,

tornatoin

sanità,impiegare

a

dilettevole

opera

quel

poco

tem-

po, che mi fu

concessodi toglierealle

gravi cure

del

mio

ufficio.

E faremo ambedue come

colui,

che

campato da furiosa

tempesta,

guarda

dal sicuroli-

do

il

pelago

periglioso,esiconforta nell'animo,

e ne

gode.

Conservi

ilcielo

per

lunghi

anni

la tua vita,

che

èalimentoalla

mia. Addio.

Il tuoMicbelb.

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(10)

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(11)

IL

SOGGIORNO

11!

TUIA

Fervea

l’estatedeliSSg,

quando

inCittàDucaleaicon*

finidelregnodiNapolifuicoltodainfermità,chefu lun- ga, penosa,ostinata.Condottomialdecbinaredelmesedi ottobre in

campagna,

presiadabitare

una

casaqual con- venivasi al luogo. Piccioleeranlestanzee ruvide,iltet- to basso,pocala suppellettile,ornamento nessuno,sene togliilpiùbrillante

,ilpiù magnifìco,labellissima luce del sole,chesindalsuo spuntarelairradiava.Posta essa sulasommitàdi

amena

collinetta,soprastatada piùele- vaticollieda boscose montagne,offre

a

vederelaferti- lissima valle reatina.Qui sorgeilsolerteedagiato villag- giodiS.

RuGna

,lecuicase invecchiateedannerite dal

fumo

,

un non

sochedimalinconico nell'animatirisve- gliano.

tista d'innanziil

comune

diCastel-Franco, pa- role,di cui laprimatiagghiaccerebbeilcuore, sepronta

non

venissearacconsolarlo laseconda. Mirasi in lonta- nanzalacittàdi

Rea,

che

rammenta

illagrimevole caso diquella

pagana Èva

,onde sparironodalla terraibei tempidiSaturno:e se girilosguardointorno aicampi

,

lecasuccequivispai^

,ilbifolco

,lapastorella,ilcapra-

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(12)

8 ILSOGGIORNO

ro,i ritibacchici di quella stagione,ricordanogl'inimi- tabili idillidi Teocrito,inspiratidallanaturac dalle gra- zie dettati.

Oh come

bella è la

campagna!

Quante commozionisi destanoinmezzoai suoidilicatiepuri piaceri!

A me

l'in- cautodi tantevaghe immaginidinaturarendea l’anima più acconciaa’soavisentimenti,epiùaperta alle delizie della virtù. AU’aprlrsi deifioriancheil

mio

cuore span- devasi;l’ariaparcacherendesse piùpuroil

mio

pensiero;

leromorosepassioniin

me

tacevano, o eranoattutate dalla semplicità e dalla silenziosacalma che regnavad’in- torno. Gli augelletti

,e quellafragranzadiche paresia diffusoilmattino,m’annunziavanolospuntaredcU’alba; ilcantodelle contadinelle,ilritorno dellemandre,ilmo- notonostrideredellalocustam’avvisavanodelvenir della sera.Giungevaintanto la notte;ed oh com’è caralanotte della

campagna!

Quantadolcezza,quanta soave malinco- nia infondeall’animaqueltranquillocbiaror diluna,che sparge sulanaturasilenzioplacidissimoI

Ed

inquel son- no,direi,dellabrutanaturaa quantemeditazioni,a quanti pensieri di virtùsisolleva lamente dell’uomo!

Eppure

ipresentitempi

non

offrono nella realitàquei dilettipurie sinceri,chelaimmaginazionesivafiguran- do. Gii odiernicostumi molto sono mutati daquellichei poeti attribuirono ai nostri padri.Quella cara innocenza e semplicità antica,cheforseè statasempreantica,

non

al- berga oggigiorno

anchenei focolari villarecci, e tu

non

trovis'iagevolmentetraicontadini la schiettezza, labuo-

na

fede, l’ingenuitàcongiuntaall’amoreperlafatica. 11 pastore lascialesolinghecapanne perabitare neiborghi;

l’agricoltore, fattopigroe fastidioso

,

non

piùsidestacon l’albaper metter

mano

allecampestrifaccende;ladolce pacedellevilleè

un

sogno,

invero

può

gustarsiper

(13)

INVILLA 9 uominispintidallaproprianaturaacrearsiogniddìbi- sogniinprimasconosciuti,edaiquali la solitudineedil silenziomettononell’anima

un

fastidioincomportabile.

Dilà ioscorgeaspaziosa emagnificastrada,laquale, passandodimezzo a gente cheperloinnanziparcasepa- rala dal

mondo

,

mena

alladominanteNapoli.Disimi- gliantioperehpienaoggigiornol’Europa; opere cheso-

no

principioedeffettodiciviltà,strumentodicommercio, di fratellevolebenevolenza,diutilemeschianzadi costu- mi.Ioconfortavamialvedermoltiplicatiinragionde’bi- sogniimezzidisoddisfarli:

ma

vogliailcielo, diceva, vogliailcielo,cheleprivate passioni taccianosemprein vistadell’utileomune, cheilcostume

non

contrasti al pro- gresso,chegl’interessimateriali

non

invadanoesclusiva- mente l'animodegliuomini,eche ciaschedunosu la terra intenda all’adempimentodellapropriamissione!

Inquestavedevanel vicino sottoposto villaggio

un

tale, vestitodinero,contriangolar cappello in capo,gliocchiali ainaso, e la

mazza

in

mano. Era

ilpievano che

cammi-

navainmezzoa’suoiparrocchiani.

giàeglicuravala educazionediqueivillanelli,chetrastullavansi nellapub- blicapiazza

,nè intendevaad infonderein quel poj>olole santemassimedell’evangelo

,edafforzarle poiconl’effi- cacevirtùdell’esempio;

ma,

ponendo

da

partel’utile

mo-

rale

,attendevapiuttostoalledomestiche cure,eatrovar

modo

datrarremaggiorfruttodai suoi capitali.

Or

que- sto fatto

mi

richiamavainmenteimoltialtridicuiera statotestimone,edai qualisifaceva manifesto,

non

es- servipiena concordanzatraipoteriche

promuover

deb- bono rincivilimento.

E

a che giovano,conchiudevaio, lemiglioriistituzioni

quando

ipopoli

non

sono maturi peresse?

Altrondedallaciviltàallacorruzioneè

un

brevepasso.

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(14)

lo ILSOGGIORNO

ed Ognionesto desio limitarsidovrebbe aquellacondi- zione,che ètra Io statoselvaggio e l’incivilimento,aquella fortunatamediocrità, in cuil’uomosigiovadeibenidella natura, edelleconoscenzeche

emergono

dal vivere in civileconsorzio,aquello stato in

somma

degliuominiusciti dallabarbarie, e

non

corrottidalla società.

Ma

siffatta sta- gioneè stata essa

mai

?Interroghiamoiltempo,e seci

mo-

stritalvolta

una

vaga aurora, o

un

bellissimo giorno, cer- tonon muteràcon*ciò lasuacondizionesìlungamentetri- sta.

Apriamo

gliannalidell'umanità,e troveremoessere statigliuomini sempreimedesimi, nèaltroaver

mai

fatto che caderee risorgere.Entranonel laberinlo della vita

,

epoine escono quasi senza avvedersene. Calcanocento tortuose viesenzatoccarmaiquella delveropiacere,ed inlunghi vaneggiamentisiavvolgono pertrovarlo,quan-

do

esso stasempreall’uscio del loro cuore.

Eppure

inquestoprocedimentosinasconde

un

arcano consiglio dellaProvvidenza,ch’ioper temadismarrirmi

non

oso indagare.

E

tornandoal

mio

subbietto dico,

non

costituirperse sola la ricchezzailbenessere delle nazioni,

l’una,

l’altroportare diconseguenza l’avanzamento moraledeipopoli

;

non

confondersi tra di lorole

umane

fa- coltà, intese alconseguimentodi questi obbietti differenti, epotersi svolgere

Puna

indipendentementedall’altra;esser sibbenenecessario,perchènell’incivilimentosiproceda innanzi,l’accordoe, direi, lasintesiditutt’ipoteri

,che

all’economia dell’umanafamigliaappartengono;esserme- stieri

,chesiadeterminatalaimportanzadiciascuno;che sia collocato in diversi ordiniilloroscopo,e che quindi sifaccia disamina per conoscere qualdiessi,incasodi collisione,debba averpreferenza nell’applicazione e nella pratica.

Laonde

parmiessenzialissimo

non

iltornare indietro dal-

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(15)

INVILLA 11

J'intrapreso

camnimo, ma

ilvenirriparandoaiguasti chenegliuomini

non

preparati

ha

cagionatolaciviltà,

aciòconseguire veggoaltromezzo accomodatofuor*

chèla istruzioneelaeducazione.Io

non

invidio,che Faltosaperesia proprietà dipochi nominiprivilegiati; sento bensì

amaro

cordoglio,

quando

considero,checi

hanno

paesiquasisepolti nellapiùcrassaignoranza, e chetra gliartigiani

,

gU

agricoltori,itrafficantiappena qualchedunotrovi,che sappia compilareilproprioconto, esiaistruitodelleconoscenzenecessarie

a

benesercitare elarmigliore la propria industria.

Or

cosiiTattamanieradisaperevuoisiprimamenteper*

chè avanzilaciviltà:edioardentementedesiderocheprò*

mossa

siae con ogni curadiffusa,siccomevedesiper operainqualcheilluminatogoverno, avvegnaché

men

li*

bero, avvenire; certacosaessendo,chemoltibeniprocac- cia,amoltimaliripara,amoltifalsigiudiciifaguerra

una

benordinata istruzione, laqualenelle

inGme

classidiscen- de.

£

peròvorrei,cheimaestrali delleprovincefossero in- cessantementevoltia migliorarelescuolecomunali;che prescritto fossel’usode’piùacconci ede’piùutililibri elementari;chea’più poveri fosseroimedesimidistribuiti aspese dei provinciali erari;chesispandesseronellepro- vincegratuitamentebrevi scrittureperiodiche,contenenti conoscenzeproGttevoliagli abitatori dellecampagne.

E

piùd’ogni altracosaiovorrei,cheintutt'iluoghisorges- sero,particolarmenteinmezzoalclero,uomini ioGam- matidacarità,iquali fosseroesempid’illibatezzaedi virtù,delsapereedel

buon

costumepromotori; che

da

ultimoavesseroconvenevoleconsiderazionee giusto premio quei buoni padridifanuglia,cheprovvedendo allaeducazionedeiloro Ggliuoli,abbattendonel loro cuo- rel’egoismo,glierrorisbarbicando, vincendonelemal-

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(16)

12 ILSOGGIORNOINVILLA

vage tendenze, fan donoallapatriadipacIGcIuomini,

iquali,entrandonellacivilcomunanza, portanosecol’in*

tegrìtà,la schiettezza, la

buona

fede, lavirtìi.

£d

ohse queste qualità fruttasserosempre laudeericompense!

Oh come

moltiplicherebbero esse1

Come

l’umana famigliaver*

rebbe migliorando,e saria

men

graveilcarico digover- narla!

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(17)

L’ANNITERS&RIODEI MORTI

Ildimorarein

campagna

più

mi

giovava che ognial- trorimedio,epareva che per

me

cominciassero asplen- deregiorni

meno

infelici.Faceva tempobellissimo.Lim- pidoarailcielo,puralaluce,tiepidal’aria,edio trova- vain tuttoquestotaledolceconfortoche

mi

spingeva

ad

esclamare:c

Oh come

laprovvidenza

non

abbandona

mai

alcuno!

Come

ellasamescereilbeneedilmale!

Compen-

sarquestoconquelloI>

C

rallegravami e consolavami con ,lasp<^anzadi

men

tristoavvenire,edilmeglioconpa- zienza attendeva,senzapur tramutare peransia irrequieta in secolii

momenti

,leore,igiorni,imesi.

La

mattinadela

novembre non

cantodi augelli,

ma

impetuosofischiardi venti

mi

percosseleorecchie.Chiu- so nellaromitastanzapregavarequiealleanime bene- dette de’trapassati

,lacui

memoria

facevami piùche

mai

presente la vanità delle cose del

mondo. Rompea

quel

mio

silenzioilbattitod’unorologio,che

mi

stavaa can- to,e

venendomi

a

mente

ilfuggir rapidodella vita, pa- revamid’udirpiù vivalavocediquelle

Ombre,che pregan par, chealtripreghi Sichesiavacciillordivenir sante.

Oh

SIIla festade’morti è

una

dellepiùcare solennità ches’abbiànostra chiesa;eperle

anime

gentilièobbietto dimalinconia, mista

ad una

certailaritàreligiosa,la quale

muove

dal pensieroche

non

tutto finisceconnoi

,

e cheipuriaffetti,ilegamid’ogni santo

amore non

trou-

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(18)

14 L’ANNIVERSARIO

calamorie,

ma

lirinnova e riferma,

come

di societàim- mortale, traicittadinidiquestaequellidellasecondavita.

E

qui

mi

soccorreva allamentel’opera deiCampi-santi sapientemente comandata daU’ÀugustoRegnanteFerdi- nando.

E

veramente

mi

tarda di vederlacondottaalsuo termine.

La

sanitàpubblicarichiamatuttal’alacritàdegli amministratori municipali, affinché sia tostocompiutaquel- laprudentissimaprovisione.Isacerdoti diDio,

memori

che allo stesso CostantinoImperatorefu disdettoilsepolcro nel luogosanto,dovrebberoaquellicongiungersi,edessersol- leciti,perchè,recato

ad

effettoilregiodecreto,

venga

toltavia l’anticasconvenevolezza,chenellacasadel Si- gnores’innalzi misto al lezzo deicadaveril’incenso.Do- vrebberoessi,vangclizzandola mortetrionfante, pre- dicare lalegge dell’amorepiùchequella deltimorser- vile,

onde

ilvolgo,avvezzo più

a

temere che

a

sperare e ad

amare

,

non

vegga solamentenellamortedistruzione edobblio,

ma

lariparazione dellagioventùdeliecose,il pio desiderio della posterità, equcU’ordinebeato,dove l’anima

amando

siriposa nella luce di Dio. Cosìgliuo- mini trarranno senzaribrezzoaquella elettae pietosa di-

mora

incui,

dopo

itravagli della vita,riposanoinpace lespoglie de’ loro cari;ediniscambiodidistornare la niente dal pensiero dellamorte, s’avvezzeranno a contem- plarlasenzaorrore.Quelcinico stoicismo,chetanto sprez- zo affettavae

non

curanzadel

come

fosseperesser trattato ilcorpo dopolamorte,disdicetroppoalpiù gentilepen- sare di noi cristiani:edè del tutto contrario al naturale istinto,che, stato esso albergatore diun’anima ragionevo- le,prodigiodi sapienza,strumentoe

compagno

ditutt’i godimentic ditutte lemolestie della vita,rimastoalfine disanimalo cdimmobile,debbalasciarsi

come

oggetto spregevolenello squallore e nell'obblio.

,

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(19)

DEIMORTI 15

Or

lasquallidezzaeletenebre delle sotterraneetombe, quantunqueinluogosacro,isepolcreti postiin solitaria parteediserta,ispidi,disadorni,e pieni di desolanti

imma-

gini

,rendonlamortepiùtremenda eributtante,ecerto noninvitanoiviventiavenircidentro perrintracciareicon- fusi restidi

un

caroestinto

;anziingeneranotale

un

rac- capriccioedorrore,cheil’passaggieroguardae passa, sen- zaneppurprofferire:cPacee riposoi.Perlocontrarioquei cipressi,queisalici,queifiori,quellesempreverdi piante, chequasimettonoa cantodellamortelavita,farannoinvi- toatrarre inquei luoghidicaramestizia,edinnalzare al cielo,inmezzoalprofumodellerosee delle viole,lapre- ghieradipropiziazioneediperdono. Colà,sulterreno che cuoprelediletteceneripaterne,sirecherannoi fi- gliuoliad educare odorosepianticelle

;lasposatroverà confortoed alimentoai

memori

affettinell’adornaree ba- dareilsepolcrodeU’amatoconsorte,el’amico nello spar- gereuna lagrimadidolore sulfreddoavello,che racchiude lecarecenerideU’amico.

Le

lapidieleiscrizioni,

non da menzogna

dettate,

ma

dciiramore delveroedinomag- gioallavirtù,diventerannostimolipotentiabelleopre e gloriose,cfinancheilvillanoedilplebeo troverannoqual- chebell’esempioe qualche modestavirtùdaseguitare.

Simiglianti pensieriandai

digrumando

fino

a

che, cal- matiiventi,diradatelenuvole,etornatoa splendereil sole,

mi

trassiadiporto,e sopra

un

poggio amenissimo

mi

fermai.Di

l^ù

guardandolasottostantepianuradi

Lagnano,

pareamilapiùbellacosadel

mondo.

Spartita in cento

modi

di figureedicolor varii,attorniatadi collinevariamentedigradantie perdiversa coltivazione fertilissime,offeriva

una

diquellesceneche solamente lapennadiGessner potrebbedescrivere. Gli alberi

,ifrut- ti,le vitiserbavano ancorfrescoerigoglioso l’onor della

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(20)

16 L’ANNIVERSARIO

fronda,edioconfortavarai alfaspello di quella ricca ve- getazione,

onde

detto avresti ridereeterna in quell’angolo laprimavera.

Mi

condussiquindiverso

un campo

amenissimo per molli erbetteeper molte generazionidifiori,chealla'

stagionchecorreva,davano maravigliosaallegrezza.Qui- vi

un

gran

numero

di variopinte farfalle, liberamente svolazzando,porgevano gaio egradito spettacolo. Ciascu-

na come

perdilettoora su questo ora suquel fioresipo- sava,esucchiatoneilnettarepiiisoave,quasi di quello fattasdegnosa,

ad un

altrocorreva,e

da

quelloadaltro finché quasituttilidelibava.

La

qual cosaa molteconsi- derazionirichiamavami,

da

cui moltiutiliinsegnamenti trarsipotevano,

ma

soprattutto

Tanimo

iofermava a con- siderare lostupendo magisterodelletrasformazioni,che è leggedi tutta lanatura,e più ancoradi quellamira- bileeconomia, ondereggesi eduralagran famigliade- gliuomini.

E

tornandoallerimembranzediquel giorno, vedevaaperto lapiù sublime eprodigiosatrasformazione esser quelladell’uomo

Natoa formar Tangelicafarfalla.

Ed

avvegnaché

mi

convincessi,

non

esser

danno

l’u- scir prestoda questavita,in cui

poco

èilpiacer molta la

pena;

puredolorososembravamil’uscirnein sulfio- re degli anni,senzaaverfattoancoratantochebasti,per lasciare in altruiqualchedesiderio di sé.

La

nottecheseguì,quandoladolce quieteinvasei mieisensi,tornavano

ad

affacciarsi alla

commossa

fanta- sialemelanconicheimmaginidellagiornata.

E

sognando

mi

parveditrovarmi sulaspianatad’amenissimocolle.

Serenoerailcielo,erispiendeaplacidamentelaluna.

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(21)

DEIMORTI 17

Quiviinnalzavasi sontuosotempio,inmezzoalqualesor- gea

un

altare,e su quelloilsimbolodellaredenzione,al cui pièstava in atto riverente l’angiolo dellamisericordia cdelperdono.Poisalirpareami avastomagnificoedifi- ciodaquattrolaticompreso,lungoi-quali stendeveisi

una

linea discanalatecolonnediordinedorico-greco di

un

bel travertino, eintorno intornoaprivansidevotecappelle

da

funeree faci illuminate.Sorgeanelmezzo maestoso e grandeilsimulacrodellareUgione, e quelluogosantiGcava e rendeamisterioso.Presodasacro orrore, sottoil

manto

di quelladivina io corsiaricoverarmi,e in questa,

un

suonodimestevoci

mi

giunsealleorecchie.Eranolevoci de’ viventi,cheaccoltiinqueisantuaripregavanore- quieaitrapassaticonfratelli,lecui ossa quivi sotto ripo- savano. Riconobbiallora di trovarminel

Campo

Santo diNapoli.

Ed

uscitoda quel luogo,scorgca

non

moltolontanoal- tro edifìciodigoticaarchitettura,che accrescealacara mestizia delsoggiorno, edallosquillod’un bronzo che di là partia,

mi

parvedi distinguere la

campana

de’Cap- puccini.Scendendo quindiversoilpiè della collina,vedea divaghifìoriornatigliscompartimenti,circondati discel- tepianteisepolcri,vestitidiperenne verduraipoggi,e molti eleganti

monumenti

edavellidifamiglia ornati di iscrizioniedimemorie,looraavanti di questo sofTer-

mavami

,oradi quello; equileggevail

nome

di

una

vir- tuosa,che

non

temèlamorte, perchè sapevad’essere

ama-

tasula terra,edaspettalain cielo;il

nome

di chi

man-

cavaaH’araoreedalledolcicurede’suoi; altrovedichi troncavacon

immatura

dipartitalesperanzedei parenti e delia patria,ovverodichiveniva

meno

allescienze, alle lettere,algoverno,alla sventura.

E

cos’ivia viamuoven-

do

per queiridentiviali,

mi

figuravadivederele

ombre

a

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(22)

18 L’ANNIVERSARIO DEIMORTI

de’ sepolti aggirarsi inmezzoaiCuri,e quasi racconsolarsi d’unavitacheforsein fralespinemenarono.

Pienodiammirazione per operasìstupenda,laquale

una

è dellemolte,che onoranoilregnodell’augustoFer- dinando, ed è argomentodiquanto procedanellaciviltà questabellissima trale cittàitaliane,iobenediceva achi ebbeilbcncBcopensiero direndercosìdeliziosoilsoggior*

no

deliamorte.

E

sì dallediverseeforticommozionifu scossoil

mio animo

Checonvonne, cheilsonnosirompesse.

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(23)

ILRIPOSO il CASA D’ilN VECCHIO.

Un

,postomiiogroppaa

un

asinelio

,passando per angustoviottolosu la crestad'unacollina,giunsinel

comu-

nedi

Lwjnano

,epropriamenteinluogoappellatoCu- paello,nelqualesorgeun grandeediQzio,che

mi

parvo opportunoed riposo;

ma

chiuse n’eranoleporte,nèalcu-

no

rispose al

mio

picchieure. Entrai allora in

una

chiesetta, postaafianchidell'edifizio,e quivi,salutata laVergine cuiquella èintitolata,sedeisopra

una

banca, avvolgendo-

mi

in

un mare

dipensieri fratristielieti,mentreil

mio

pacifico

compagno

,pascendofuoriquedcheerbetta,di tanto intanto salutavailsolecontalvocesonora

da

dis- gradeuremolti cantori de’ nostritempi.

Così riposatoalcunpoco erain sulpuntodiriprendere lavìa di casa

,

quando

vidivenire alla

mia

volta

un

vec- chio

uomo,

ilqualeaffrettavasenzafaticae stentoilpasso, quasispregiandoilbastone,che portavain

mano.

Bello e venerandoaveval’aspetto,validae forte lapersona,nè scorgeansiivestìgidi92 anni checieranopassati sopra.

Eglisalutommidibuonagrazia,edopo breve scambiarci dicomplimenti,m’invitòcortesementesecoatrattenermi, dicendo, seessere ilpadronediquella casa.

Come

poi seppechi io

mi

fossi,

dimandavami

con

premura

affettuo- sa della

mia

salute!

— Vado

migliorando,iorispondeva.

Dopo

quattromesidipatimenti,ed’una melanconicadi-

mora

,parte inletto

,parte in

una

stanza solitaria,comin- ciooraa goderelabella luce.

Cosiragionando giunge-

vamo

in

ampio

salone,edaquesto passati in

un

altro

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(24)

20 ILRIPOSO

dieoffriva allosguardoilvagoprospetto della

campagna,

io

mi

posiasedere su di

un

vecchioe sdrucitocanapè,e seguitandoildiscorso, soggiunsi:spero di tornarall’anti- casanità,ecerto

mi

dorrebbeassai dirimanermiafflitto da cronicainfermità.Cisono,èvero,di certiuomini

,

chevantandoaltezzad’animosimostranoindifferenti alla vita,oallamorte,

ma non

giàdiquellicheguardano conlastessa indifferenza la vitainferma

,e la sana.

— Da

bandaquesti pensieri, ripigliava l’incognito.Pren- detequalcheristoro,del cioccolatte

,delcaffè

,oqual- cheliquore.

Non

vimaravigliate di trovar in questoluogo siffattemerci.Ionon

ho

potutospogliarmiall’intuttodelle costumanzecittadine;epoiillussoharegalatoaquesti

mon-

tanaribisogniche cinquantannifa

non

sentivdno.

— Mi

veniva quindi offrendodelvino,cheèilcomplimentopiìt usato inquei luoghi,edicevamidiaversempre amente le parole del poeta di

Sulmona

,essereilvinola

bevanda

dell’uomo,edoversi lasciar l’acquaad usodeglialtriani- mali.

E

voleatrarreanche

me

nella stessasentenza;edio

a

luiconsentivaquantoagliuominiprovetti,

ma

quantoai giovaniglifaceva apertoildesiderio,che sgorgasseroin ogni angolo perdissetarlileacquediquelfiumediTracia

gtwd polumsaxea reddit Fiscera, qtxodtactisinducitmartnora rebus.

Intal

modo

postofineaquelleoneste elieteaccoglienze, lo

mi

faceva

ad

interrogarlo:

— Dunque

voi serbale costu-

manze

cittadine? Siete statoadunque lungo temponellacit- tà ?

Cosi

non

ci fossistato,egli rispose.Eh, Signore!

La mia

storiaè lunga.

Ditemene,io soggiunsi,qualchecosa, se

non

viè grave.

— Ed

egli:altra volta soddisfaròilvostro desiderio: veniteper ora a godere unabellaveduta.Que- stacasa ha stanzespaziose,nelle qualil’aria,elaluce

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(25)

A CASA D’UN VECCHIO 21

penetranodatuU'i latie circolano liberamente.Imieiavi cren mollo amicidell’una e dellaltra,eda

bambino

sen- tivasempredirealmio

buon

padre,esserquellel’anima d’ogoimanieradivita.

Allorasenzapiù parlare

mi

trassiad

una

loggia,don- degettailosguardosullasottoposta

campagna

,laquale terminava conlacatenade’monti che chiudonolavalle reatina.Piùvolteavevaosservatada qualchealturaco- testavalle;

ma non

l’aveva

mai

cos'iattentamenteconsi- derala,nè

mai mi

era sembratacos'ibella. Desiderava peraltro

un

orizzontepiù vasto epiùaperto.Imonti

,

quei benedettimonti,

mi

facevano maleallavista.Era stanco diaggirarmisempreinmezzo avalli,acolline, a montagne. Natosulerivedel Peloro,a cantoai

mare

diGariddi,avvezzoallapesca,trovava

monotona

la vita di pastore, eil

non

vedereil

mare

riuscivami doloroso.

Neldifettodiquesto

andava

avidamente congliocchi cercandoillago,ctrovatolo,fisamenteloriguardavae condilettoindicibile.Yolgevamipoiatuttoquanto

mi

stavad’innanzi,c rottoilsilenzio:

—Vedete

voi,dicevaalmioosante,tuttequestecampa-

gne

seminate di

comuni

edi ville?Chisaquantiuomini d’armi

han

quivi reso alla terra la terra!Chisaquanti paesiscomparverodalla lorfaccia?Lestragisuccederono alle stragi, la ferocia alla ferocia, agli odii cittadiniiran- coridi parte. Sapreste voiadditarmiilluogo dovesorge-

va

l’anticaBeate?

Dove

l’antichissimaLesta?

Dove

lede- lizieele villediVespasiano?Potrestevoi

menarmi

in- nanzi

un

Flaminio,

degno

collega di Gatilina,

un

Vati- dio augure,

un

Varrone, quelportento di scienza nell’an- tichità?

Che

piùrimanedegli Aligeri,deiTeodonari,de- gliÀlfani,cdiqueglialtricapitani diventura,di

un

Vecchiarelli

,di

un

Piccadori, di

un

Vincenti?

Che

più

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(26)

22 ILRIPOSO

avanza di

un

MartinoCappelletti, dottogiureconsulto coroaSistoV,eSenatordi

Roma?

Tutto passanel

mon-

do.

Cadono

lecittà,

muoiono

ipopoli,legrandezze ele

pompe

svaniscono.

Le

virtù

,ivizi,idelitti , glierrori succedonsigliuniaglialtri,e tutto corre e precipita nel passatoenell’obblio.

La

natura, arbitra della vita e della mortesottol’impero diDio,orcrea, ordistrugge,il

tempo

,suorigido ministro, passa sulleoperedeH’uomo, elerovescia,eposcia assisomestamentesullerovinedella sua

mano

distruggitrice,infondenei viventi quella dolce malinconia che volge,l’occhio al cielo,edinvital’anima alpensierodella eternità.

Ma

che genteè quella,che

muove da

quel monte1Udi- tevoiilgemitodeldolore?..Sentitel’urlodellavendet- ta?...Ascoltizimo

Noi fummo infamemente

traditi....

In

dispregio della santaamicizia e delle sacre leggi

di

ospitalità

fummo a

viva

forza

spogliati degli oggetti

più

cari, delle figliuole, delle sorelle^

delle spose...

Abbiamo noi

acquistatacon l'infamia

una

vitaeternadi dolore

....

Udiste?Miratelaora

impugnare

learmi,e'combattere conquell’iraecon quel fremito, cui sveglia labramosiadigiusta vendetta.Con- fuse,insanguinate sonoleinsegne; la terra è coperta(or- renda cosa

a

vedere!)di scudi, d’àrmi, dicadaveri

....

Ma

eccoledonnestesse,cagionedi tantimalie di tanto sangue,mischiarsi nella

pugna

pallide,ansanti,piangenti, egridar pace,pace.Vedete

come

a poco

a

pocoaquelle pietose vocisidisacerbanoglianimi!Vedete

come

ilfuro- reva cessando,ed entranoinsuo luogolaconcordiae-la pace!Vedete ....

Nulla,nulla di tuttoquesto ioveggio,interrupperi- scuotendomil’ìncogoito.

Avete ragione,

ma

ioeratras- portato dalla

magica

forza dellerimembranze,lovivo

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(27)

A

CASAD’UN VECCHIO 23 sovcnio nella

memoria

del passato,laquale,

come

sa->

polo, giovamolto a ben prepararel’avvenire, in quel

modo

stessoche,aconforto delle presenti miserie della

*vita

,giovalospaziarsinelvuotodel futuro.Guai però achi,trovatafunestalarealità delpresente,è astrettoa cercar sollievo nelvanodellecoseche furono,enell’in- certo di quelleavvenire!

Tremendo

èquesto vivere nella

memoria

e nellasperanza,neH’immaginazione enelpen- siero!!

Ed

ilmioospiteinterfompevami:

Ponete giùcoleste malinconie.Confortatevi di quellavaga veduta.

Che

ric- chezza,chefecondità inquella valle!

Si, risposiio,

ma

unafeconditàmalamente adoperata;

una

ricchezza scar- sa appettoaquella,di cuisarebbecapacelasolafertilità dellaterra.Finchenonsisbandisce l'ideache l’uomo viva di solopane

,echelaproduzionedelgranosiadi tutte lapiù prosperevoleedutile;finchérindustriadeH’agri- coltura

non

siconosce meglio,e

non

siaiutae conforta conaltremaniered’industrie

;finché lafinanza seguila adcs.sereinopposizione allaeconomia,ipopoli agricol- torisaranno semprepoveriedinfelici.

Rietié

un

paesevicino allasuametropoli, posto ai con- finidellostato: lequali condizionisono ugualmente dan- nosealiasuaindustria, alsuoincivilimento, allasuapro- sperità.Molta éinleiricchezza,

ma

posta nelle

mani

di pochi;pochisonoitrafficanti,pochigliartigiani;ilrestoé popolodicontadinipovero,esenzainteressiche nescuo- tanolapigrizia,ene mutinolevecchie abitudini tradizio- nali. Direimoltecoseaquesto proposito,

ma

quicadein acconcioquelloche dicevaFontanelle:

Si

j'avaislamairi pleine

de

vérilés,je

ne

l'ouvrirais pas.

Ma

l’oraé or-

mai

tarda,e deggio prender commiato davoi. Piacciavi dirmiilvostro

nome.—

Alessandro.— Addio dunque, caro

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(28)

24 ILRIPOSO

A

CASA D’UN VECCBIO signorAlessandro.DimanitorneròaTedervi,c

mi

narre<

retequalchecosa della vostra storia,sepure

non

vogliate farne

un

segreto.

E

ringraziatolo dellasuacortesia,ripresiil

cammino

' versocasa.

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(29)

IL

RACCONTO

PABTE PRIHA.

PRIMA 6IORHATA.

Il dìvegnenteerailsoleornaigiunto

ad un

terzo del*

l’usalocorsoquandorividiAlessandro. Salutaticiavicen*

da,

mi

chiedea

come

stessi,esoggiungea:

Ierisonomi afflittodimoltoal vedervi così sfinitodellapersona,e

ma*

linconico.Giàl'intendo;sbalzatodalla dilettosaNapoliin questiluoghiromiti

,intesoall’eserciziodidoveri gravied importanti,senza

modo

di ricrearvi lospirito affaticato,

come

starbene?

Ma

è mestieri passarepiùchesipuòal- legramenteiltempo

,poichél’allegrezzanutre lavita.Bi*

sognaprocacciar riposoaH’animo,edonestopassatempo;

senola vita,

come

dicevaDemocrito, somigliaad

un

lungo viaggio senzaosterie.

Uopo

è fare

come

imarinari infastiditidellalunga navigazione,iquali collanosovente levele,ed usano dar fondo pervisitarelecittàelecon- trade intorno.

Dite benissimo,iorispondeva:anchegli stoici,quegli nominidi pietra, talvoltarammollavansi,ed aprivanoil loro

animo

alleoneste passioni;

ma

coluichesostiene

un

pubblicoufficio,

non

bastache compiaildovere,dee, direiquasi,cessare d’esser

uomo

;poichégli occhidel pubblico stannovoltisopradilui,e

non

sisa

come

con- tentarlo.

— E

chimai,ripigliavailvecchio, chi potràri- fiutareachisiadoperainpròdelpubblicoimomentidi svagamentoe di sollazzo ?

Intanto

andavamo

versouna

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(30)

26 IL

RACCONTO

fineslra

,didoveparavasi all’occhio

una

squallidamonta*

gna,allacuivistailcuoreface vasiarido,

come

eralapoca sabbiafrappostaaquellesuerocce;

ma

guardandoin giù,vedevaquelverde smallo cheticonsola lavista,sul quale pascolavangliarmenti,chead

un

tratto

una

stri- sciadinebbia rapivaai nostri sguardi.Stavapiù in basso

un

foltissimobosco, nelqualesembrava non aver maipe- netrato la scure,e daquestoanoivenivanolesoavime- lodie delmusicodella foresta. Udiveisi infondoalla vici-

na

valleilmormoriod’un ruscelletto,egliaugelli,tran- quillamente posandosuglialberiancorverdie fronzuti, racconsolati dai raggi delsole,scherzavanointorno, in loro misteriosa favellal’unconl’altrochiamandosi.

Sediamei qui, iodissiallora,e voi signor Alessandro,narratemi

come

prometteste,qualchecosa dellavostraistoria,laquale, essendo lunga edintempicosi fecondi di maravigliosiav- venimenti,offriràcertamenteassai cose meritevoli di atten-

,zione.—

Ad

oguimodo,eirispose,daràa

me

argomentodi parlare,avoi di ascoltare,comeconviensiaiconvalescenti.

— Ha

d’intornoa duesecoli,che suonasu questo

mon-

teil

nome

di

mia

famiglia.1mieiantenatiebberoculla sulerivedeU'Arno,didovecacciatifuronodal furore delleguerrecivili

Dopo

aver vagatoesuliperpiùgene- razioni

,perdutoilpensiero della patria,da

Roma

passa- ronoin Rieticon molto oro,cheloroavevaprocacciato lamercatura,e daRietiquivennero,forseperdesiodi riposo.L’avodi

mio

avo,che portavail

mio nome

,che

comperò

questo ediSzioedalcunipoderiall’intorno,fuil

primo cheloabitò,ecipiantòilgiorno

medesimo

quel cipresso,che vèdetelàergeresuperbalacima e cheaspet- ta la

mia

morte

,perattestare ai posteriilprincipioela

Gne

d’unasventurata famiglia, dicuisoliorimango,

c

oramai rimarrò perpoco.

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(31)

PARTE

PRIMA 27 Essendo unicofìgliuolo,

mio

padrevolse(utiiisuoipen*

sierialla

mia

educazione, e compiutiiprimi studilette- rari efilosoficiinRietisotto laguida d'unottimo precet- tore,

mandommi

a Napoli perquiviimpararegiurispru- denza,efarmiunodicoloro,

qui

irasetverbalooani.

Dopo

due annich’iodava opera con qualcheprofittoai severi studi legali,

mi

colse lamaggioredellesciagure;

perdeimiopadre. Allorami abbandonai ad un estremo dolore.Dotatodivivo e risentitotemperamento

,provai tuttofirigore

duna

fantasia esaltata, cheamilletanti moltiplicavaimalidellamiavita.Concepiiilpensiero di rivederefisuolo dei miei padri,

ma

non sapeva nèpote-

va

inquesta ideafermarmi

,

quando

ripensavaesserean- coracaldeleceneripaterne.Iltoccar quellaterra

mi

avrebbe rinnovatotuttiimartinidel dolore.Nominaiin- vece

un

amministratoredelmio patrimonio,e scorso

un anno

dalla

mia

disgraziamiposi inviaggio perSicilia.

Salutata Messina, questareginadelFaro,passai inCa- tnnia,quindiinPalermo.Posciaandaiavisitarelanobi- lematronadoU’Adriatico:

mi

portaiquindiaLivorno,

da

l'iaMarsiglia,aParigi,a Londra,e trattenutomiun me>e in questa galleria del

mondo

,passainovellamentenella romorosacapitale dellaFrancia. Cosi io correarapidamen- te,poichéfi

mio

statoalloraaveva bisogno d'un viaggiar celere,quasisenzadirezionee senzascopo.I

monumenti

pubblici,leopered'arte,gliuomini,

mi

passavan dinan- zi

come

lampi.Consideravali in

ma^

,

non

ìstudiavali

a

parte

,quindinonpiacereedilettoneritraeva,

ma

quella meravigliae quellaconfusionechestordisconoilpensie- ro,affaticano la fantasìa,egittano

una

cotalcalmanel- l’animaperturbata.

Or

questo solo fuilprofittochedaimieiviaggi

mi

ven- ne.

Non

studiai del restoicostumidei paesiperiquali

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(32)

28 IL

RACCONTO

m’incontròdipassare,

non

l’indoledei principi, deigover- nanti,deipopoli,nonleloroleggi

,laloro religione, la loroamministrazione,leimposte,ilcommercio,leforze, ibisogni.Eppurecolestecose è mestieriattentamentechia-

mare a

disamina, perchèiviaggiriescanoproBUevoli,e dianoad

una

rettae beneintesaeducazioneilsuocom- pimento. Ei convienesopratuttoesaminarelafisiologia morale d’un

pa^,

e per ben giudicaredelio spiritod'un popoloè necessario di frugare nel passato,attesamenteos- servareilpresente,investigare la veritànell’insiemec nell'accordo ditutte lecircostanzecheloriguardano,leg- gerein

somma

negliuominie nelle cose,interrogandoi

monumenti

,gliscritti,e financhelafisonomiadelle per- sonechepassano.

Bella è,Signore,questamanieradi viaggiare. Possonsi cosivedere

come

in

un panorama

leleggielecostu-

manze

dipiùpaesi,leloro origini,iloroprocedimenti

,

lalorouniformitàrelativamente alle basi eterneedinva- riabilidi giustizia,la

bro

difformità

(talvolta necessaria erispettabile) inrelazione ai costumi, alla propriamaniera d’essere,imiglioramentidi cuisonocapaci,leutiliap- plicazionichesene possonfare, e via dicendo.Ciascuno statohailsuocarattere particolare, e nellamaggiorparte dei regni quasituttetecittà

hanno

un’esistenzaedun’ in- dole tutta loro propria:ce ne

ha

pereccezionequalche- duno,nelqualebastaindagarelo spiritodella Metropoli per conoscerequello delrimanente;

ma

iolascio agli uo- minidigovernoildecidere,se,in politicaalmeno,siffatta uniformitàdipensare

e

dioperareintuttelecittàd’un

reame

siacosautile,o no.

Tornando

alprimoproposito.Nei primi annidella

mia

dimorain Parigicorsituttelevie dellarovina edello scandalo.

Un

certoingegnodatomida natura,

una mc-

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(33)

PARTE

PRIMA 29 diocrc isiruzione,esuIBcientimezzi pervivere

mi

apri*

roDol’aditoafareconoscenzaconmolti. Fuipresentato inmoltegeniali brigate,esiusava

meco

con ogni

ma*

niera di particolari riguardi;

ma

quellatumultosacittà erailsoggiornodelledissolutezzee deivizi.11

mal

co- stume,ilgioco,lacrapola vi

dominavano

soprattutto,e senzaesitazioneesenzaribrezzo accoltierano

come

net cadb,neitrivii,neibagordi,cosinellesaledeigrandi.

Lo

spiritodeU’universalegiàinchinavaacerti

modi

di pensareed acertemassime, checostituivano

una

civiltà diforme lontanadal vero incivilimento,che èriposto nellosvolgere e perfezionare sotto la scorta della Religio- netuttele

umane

facoltà.

La

QlosoGadel secoloXVlll avevagià postelesueradici.

Come

salvarmiiodatanta corruzione, inmezzo amillelusinghedelle passioni,senza guida,senzafreno, col soloinsanoconsiglio della

mia

gio- vinezza? Voi,signore,sietegiovine,

ma

permetteteche

ildica.

Grande

inimica dell’uomoò lagiovanezza

,questa

vaga

rosadellaprimaveradella vita:l’imprudenza,l’i-

gnoranza,laprosunzione, la vanità, lanegligenza e

non

curanza stannosemprealsuolato,esicompiaccionoca- rezzareconessatutt’idelirid’unasregolata fantasia.

La

ragione,imprigionatacdavvolta nel labcrinto delle pas- sioni,otace,o vanamenteparla,elepassionimedesime,

come

ondadi

mar

tempestoso agitandola,oralaspingo-

no

in

un

pericolo,orain altro la strascinanofinchealla menzogna,agli errori,aisogni,succedonola realitàedi sodigiudiciid’uha soventetarda

ma

sapiente esperienza.

Io ascoltavaconpiacereleparole delmioospite;

ma

accorgendomid’essergià vicina l’usataoradelpranzo,lo pregaidi

non

dir olire,esalutatolo

mi

posi in

cammino.

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(34)

so IL

RACCONTO

SICOHDA

GIORNATA.

\

La

nottecheseguì fui visitatoinaspettatamente dal*

l’importunafebbre,eperòlasciaitardiilletto,sperando vanamentediriparare la perdita delsonno.Gosìdiiferita la

mia

passeggiata alle orepomeridiane,giunsi dal

buon

Ales- sandronelpuntoch'eiavevaGnito didesinare.—Benear- rivato, signore,gridòegli:

Non

avendovi vedutosta

ma-

ne,dubitavanonfosseviavvenuto qualchedispiacevole incontro.-~NuUa,risposiio,tranneilritorno dellafebbre clanottataperduta Mi duoleassai,

ma

bisognafarsiani-

mo.

PrendiamoilcaffècheèpurebeneGca bevanda.

£

fattoquesto,egliseguitòilracconto.

—Vissi perquattroannivitasciaguratissima,

ma

poiché

non

ebbida natura un cuore catGvo,

fattopel vizio

,

mi

presebenprestoilfastidiodellesue carezze.L’anima

mia

giàeracompresa d’uncotalsenso diavversione per quel vivere vizioso e sregolato,e

meno

frequentemente conducendomiailuoghidelle usatecompagnie

,gustava talvolta l'incanto della solitudinee della quiete:inque- sti

momenti

dicalma mi richiamavaallamentelaparte, ch’iostavarappresentandosulteatro del

mondo

nella sce-

na

dei quattro ultimiannidella

mia

vita,esentiva in

me medesimo una

segreta voce,che piano piano

mormorava, non

esser quelgeneredivitaconvenientealladignità del- l’uomo.

Non

pertanto io

non

sapeavincereleabitudinigià acquistate.11fantasmadellaseduzionehatantapotenza, che

non

si

può

di leggieriabbattereedissipare

;

ma

era

pure

un

granpasso albenequelnon piùgustaresenza rimorsoquelle false delizie, e ciòera argomento,chei maliabid

nonaveano

del tuttoancor guastoil

mio

cuore.

Novelli affanni intanto

mi

sovrastavano:lacrudele

ma-

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(35)

PARTE

PRIMA 31 lalliadell’araore s’era

Ga

qui tenutalontanada me. Que- sto nobilesentimento

non

albergamainelleanimecorrot- te,poichélavita dei sensi tiensempresospesa quella del cuore.

La

GlosoGadiPlatonee quella dellaragioneera-

no

scomparsedallescuole,e se l’ateismo

non

osavaanco- ra mostrarsi in cattedraconleturpisueforme

,pure an- davasisegretamente insinuandonegli animideH'univer- sale sottolemendacivestidellavanitàe sotto lamasche- ra vergognosadelvizio.

La

religione, questa potenza dellacreazionechetogliePimpuritàaipiaceri,eperfe- zionaesublimailsentimentodeU’amore,erasitramutata in

una

vagaevana sentimentalità

,

senz’applicazionec senzaproGtto.Quindisi

amava

allamaniera cheipoeti greciedilatini

bau

tramandatasino

a

noi;

ma

quel dolceedilicatosentire,che mette nell’animaun’estasi soavissima

,queU’incautosegretod’unadeliziaquasi so-

vrumana

,erano troppolontanidalcostume edalle abi- tudini diqueltempo.

Io peraltroaveva veduto splendereinqueste

mura

quel- ,la

lampada

antica di spiritualismo,che

ha

risebiaraUgli uominisindalla esistenza del

mondo,

edilmio

buon

pre- cettore

Gno

dalla

mia

adolescenzaaveamiposto tra

mano

queldivino italicocigno,che cantò deH’amorccol lin- guaggiodegli angioli.

Or

diquesto

amor

verocominciava io

a

sentire

G

bisogno

neUa

noiadellatumultuila

mia

vita,cl’occasione

non mancò

direcare

ad

effettole di-

^siziunidell'animomio.

Abitavanelsecondo piano deUa casa,ov’iopur dimo- rava,l’onestac riccafamigliadi

un

mercadantespa- gouoloj>er

nome Giacomo

Lopez,che

da

più anni avea posto suastanza

a

Parigi.

Avea

dueGgliuole,dellequali ottimamente curaval’educazione delcuore edella

men-

te.Adelina,lamaggioredi esse, alla singolare beltà, alla

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(36)

S2 IL

RACCONTO

vaghezza,allagrazia della persona,aggiugnevailsenno, laccorgimento,lacortesiaetuttelepiù care virtù del- l’anitnocoronatedalla bella modestia'.Perpiù Rate in’era incontrato divederlainsuacasa,doveiousavainmezzo

ad

onesta e picciola brigata,

ma

colcuoretuttodatoalla bassa vita dei sensi,nèosandoilpensierocontaminare purità cosi rara, io

non

facea caso di quell’angiolo di virtù edi bellezza.Posciacheebbicominciato atrovare

un

se*

gretodilettonella solitudinee nelritiro

,procuravami più spesso ch’iopotevalacompagniadiquestabuona fami*

glia:cosìvedevapiùfrequentemente Adelina,edil

mio

cuore

andava

perdendol’indiiferenza

,chesino allora ave*

va

avuta perlei.

A

poco a pocoquestomiointeressecrebbe inmanìera, che ne divenniamanteardentissimo, e lamalin- coniaelamesRzia che

mi

stavanosul volto

,erano

come

il

fumo

dellaviva

fiamma

,ond’era accesoilmiocuore.

andòmolto,cheglisguardiequalche malfrenato so- spirodiAdelina

mi

fecero certoche ugualeaffettoinlei evasi eccitato,epresto, cifuporta occasione di significarci l’operaarcanacheerasioperatanelleanimenosfre.

Da

quel giornoio poinon dubbi essendogliscambievoli desideri,

non

adaltro

pensammo

chead amarci

,ead alimentare la dolcesperanzadirender l'amornostro piùfermo.

Frattanto l’indifferenzaelanoia pel viziotramutavansi di

mano

in

mano

inorrore,nè più

mi

dilettava delle so- litecompagnie.Alla vista delle virtù diAdelina

mi

ver-

gognava

di

me

stesso,

mi

conosceva indegnodilei,e sen- tiva rinascere in

me

ildilettogià spento perlostudioc perla virtù.Confortato dalla esperienzacominciava a gu- stareidolcifruttidellameditazione;diquesta sapiente maestradella vitainsìpocopregio tenuta dallagioven- tù;qurata insegnatrice d’ogni verità,d’ogniutileappli- cazione;questa

madre

deirettigiudfeii,del

buon

senso.

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(37)

PARTE

PRIMA SS eileirettovìvere,ch’t;l'unico profittoche procededaitra- vagli della vitae dagli studi dellamente.Cosìa poco a poco riconducevamiallaragionel'amore; questo dolce sentimentospessomalamentedefinito;soventetroppoca- lunniato;sempreindizio dibontàiogiovane cuore;

non

diraroutile,secastoedin

degna

personacollocato.

Ed

in vero

un

puroe santoaffettodeprimetalvoltailgiovanil bollore,rendesolerlel’animo,ed innalzandolo soprail

fangodei sensi,alla virtùedalla faticaloinvita.

Bene! bene!iointerruppi.Pregovidiqui far pausa;

poiché,

come

vedete,ilsolehaquasi varcato lasommità diquelmonte, ed èmestieri ch’io parta,onde

non

sia so- praggiuntodalia notte.

Oh!

vedetecome quei raggiindo- ranolecircostanticolline,e

come

passandotraiverdeg-

*

giantiulivi,formano

un

chiaroscuroed

un

contrasto va- ghissimo! Guardatelà

un

fascio di luce brillaresuquel- lacasacandidaalpardineve,laqualeèsitasulpendio della collina,che sorgeinmezzoallapianura, eparche sialambitadall’onda delVelino1Miratelabellezza diquel raggio,chesispecchia nellago,e ritorna aisuocentro quasiperrendergli'il saluto

mandato

alla terra!

E

sidicendogli strinsila

mano

,epartii.

TBKZA

GIOBNATA.

Alia

domane

avviandomi perall’usatoluogo,presi

un cammino

diverso dall’ordinario,

ma

ebbia pentirmene

,

poichéera questa la via dellamontagna. Accortomidel- l’erroretornaisopraimieipassi,e battendolasolita strada giunsi là dov’era diretto.

— Ho

lasciatolavia vec- chia perla

nuova

controilproverbio,dissialmioAJessan- - dro,e sonostanco.

Sonomi

trovato in

un

puntoeminen- teinmezzo

ad

altissimimonti,sopraiquali siedeaca-

3

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(38)

34 IL

RACCONTO

Tulieroe signoreggiailgelatoTermioello.

Da

quelsilo vedeasorgereimonti sopraimonti,lacui

cima

comin- cia

a

caricarsi dineve.

Oh

Iqualpotente braccio tien so- spese quellemolicolossali,edunisce tra diloroquelle roccheenormidivarianaturadidiverseforme1

La cam- pagna

1^èquasi deserta,ifaggi,icastagni

hanno

digià inariditelefrondi,efinquelle dellemaestose querce veg- gonsimutatedi colore;ilsolevibra deboliraggiedineffi- caci,eviregna

un

melanconicosilenzio,che è Tannunzio dell’arrivodelverno.

Ma

quiilbel

tempo

tienlontanoil pensiero dellavenutadiquelnemicodellavita.Prosegui- teoradigrazia la vostra storia.

Ed

^li (»ntinuò

a

dire.

11

mio

amore,

come

vidissi,trovava

un

ecoin quello diAdelina,nellaqualeogni giornosimanifestavapiù bella l’indole,escoprivansi novelle virtù. Dato addio

a

qualunquealtra

compagnia mi

ristrinsi

con

quella sola di

Giacomo

Lopez, in cuicasaaccoglievansipoche ed onestepersone.Cieratra glialtri

un

Italianonotosola-

mente

alsignorLopez,chefecesempre

un

misterodel suocasato.

Sommo

letteratoepoeta,univaaglialtri

me-

ritigraziaegentilezzadimodi,

un

cuoreeccellente, tut-

.toamiciziaetuttoaffetto,ed un’aoima candida.Inca- pace eradi

mai

dircosa chetornar potessenocevoleal prossimo; incapacissimodinegar

mai

nullaachicchessia.

U

suocapo

non

rìmanea

mai

insecco;avea

una

fontana ioesauribiledigrazie;sapea mutareilnullain realità,e facilissimo alle gentili versioni diAnacreonte edi Aristo- fanedava mirabilmenteallecosepiùvolgarilevestipiù bizzarree piùcapricciose.Cierainoltre

un

signore spa- guuolo(il

Duca

di Ferias)onesto,nobile,ericco

uomo,

finamentee gentilmente educato;adornodiquella

com-

piacenza,che siconcilia glianimidilutti

;largoe ge- nerosoperlodata regola dibenviverenei complimenti.

Di..;;:,. ,GoOgU

(39)

PARTE

PRIMA 35

non

risparmiando

mai un

dolcissimo,

un

carissimo,

un

doitissimo, ecento cotali superlativi profusiachic*

chessia,anche ad

uno

scimunito,ad una fant^ca, ad

un

pedante.Mi

rammento

ancoradi

un

tale,lacuibócca uveal’abitodiparlarmolto,ese

non

suonavalatromba perlepubblichevie,avealavirtù di far palesilecosepiù segrete,

ma

sempre segretamente einconfidenza. Costui era purfornito dimeritoletterario,e moltosicompia*

ceadicoloro,che conattribuirglielocarezzavanoilsuo

amor

proprio.Perlaqualcosaglieracarissimo

un

certo

M. Fade

,che purera

uno

dellabrigata

,perchèbassa-

mente

loadulava. Questiapparteneva

a

queimolti,che divengonsapientisenzastudioefatica

,quasiper divina inspirazione,ed

ambiva

larinomanzad’uomo arcadico pelsuo afiannosoelento respiro

,per qualchefreddissimo inno,per

una

cotalfiguralanguidaepesante,e percerte insipidezzeepigrammatiche,lequaliscappavanglidi boc- ca

quando

mostravaaisuoi pariilsorriso di pietà.

,

Inmezzo

a

tuttisegnalavasi

un

illustrepersonaggio

,

altoneiconcepimentidellamente,fermonel

buon

volere, costante nei principiienegliaffetti. Tenevaegli uficio pubblico,e,caldodipubblico bene,era potentemente stimolato dal giusto,dall’onesto,e

da

tutto ciòche è no-

^bileedelevato.Feliceindagatoredei vero,

non mancava

delsaper pratico di applicarlo alleoccorrenzedeltempo:

efelicissimoefacondoespositore delleproprie idee, trae- va sempredalsuodiscorsosinceralaude eassentimento.

Farmi chesiappellasse

M.

Idìot

un

buonissimogiovine, erededigranfortuna,figliuolod’unsocio nellamerca- tura del signorGiacomo.

Lo

avea condottonella nostra adunanzailbel visoeladotediErnesta

germana

diAde- lina,edera

uno

di coloro,iquali

non

conosconoaltra lucechequella del sole,ed

amano

l’oroperchèloveg-

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(40)

86 IL

RACCONTO

gono

più lucido Iraimetalli.Aggiungeva aciòlavanità dicredersiun esemplaredi bellézza,elapuerilità ditrovar dilettonellerigcre inogni angolounaltare alfìgliuoldi Venere,nelvagheggiarecertisogni leggieri

come

l’odore deifiori,sfuggevoli

come

il

fumo

disperso dalvento’.

Nè mancava un uomo

diforo

,ilqualecredevasi di tenere alquantodellanaturadivina, efacevaconsistere lasua grandezzain

un

ridicolo espregevolecontegno, edin certaburbanzamisteriosa,d’ondeditanto in tanto scap- pavanofuoricotalisentenze,cbe parevanotrattedai vec- chilibri sibillini.Costui

non

lodavamaialcuno, anziera di quei miserabili,iqualicorronoalbiasimo,credendo di acquistare cosi riputazione di accorto e dottoingegno.

Non rammento

i

nomi

diduealtri,che tenevanol’ultimo luogonellabrigata.So adirvisolamente,che

uno

era

uomo

spiritoso,el’altro

uno

sciocco,etuttidue serbavano silenzio, quelloperonorevolemodestia,l’altroperfarfa- voreallacompagnia.Ilpadronedicasa era

un

dabben

uomo

efestevole,

ma

austeroedaccigliato talvolta nel trattamento domestico.

La

suaconsorte eraUnaschietta olandese,eccellente

madre

difamiglia,semplicejinge-

nua

,affettuosa

,avente sempresulvoltoilsorrisodella serenitàe della pace.

Ora

inquestaadunanza,nellaquale

non

succedeva,

com’è

uso,unsilenzioprolungatoseprof- ferivasilalode diquedcheduno,

un

ecoripetuto sesi udia

men

che benediqualchealtro, iopassavalietamente iltempo, nè

mai

m’erastata piùsoavelavita.

Giàtrascorsicrandue anni da che aveva avutonasci-

mento

il

mio amore

per Adelina,ed oramaifacendosi piùaccesoildesideriodeglianiminostri,deliberammo di

non

tenerlopiucelato ai genitori,afKnedirecare

ad

effettoilsospiratomatrimonio. Adelina,esplorateaccor- tamentele di.«ì|>osizIonidelloro

animo

verso dime,leave-

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(41)

PARTE

PRIMA 37 TEfrovafe favorevoliebenigne.L’averiovissutocorno- daineulepermoltianni àParigi

,era loroargonaenfodi agiatezza.

La mia

condottaneltempo che aveausato in loro casa,avevadatoadessiilconcettodionesta e costu- matapersona.Adelina toccavagiàilquartolustro,edave- vanodesiderio dimandarla amarito.

Epperòda

questefa- vorevolicondizionianimato,dimandailasua

mano,

efui lietodelvedereaccoltacon buonviso la

mia

dimanda.

Venimmo

quindiai patii maritali.Adelina recavain dote

un 5om.

ducali,deiquali

una

metàsarebbesi sbor- sata alcompimentodellenozze, el’altraallamortedelge- nitori.Il

mio

avereascendevaa

6om.

ducali,

come

pro- vaialsignorLopez conlecarteche avea

meco

recate.

Sapeaperaltroche

una

terza partene aveagittatanel gio- coe nelle sregolatezze,

ma

standoifondi tuttavia inmio potere,aveaBdanza che facendo sennoeordinatamente vivendo,giuntosareiatogliereapoco a pocoidebitiche

ligravavano.Erailparentadoquasiconchiuso, egiàsi cominciava afarnemotto aquellidellanostra brigata,i

qualiaccoglievanolietamentelanuova.Ilducasolone sembrava pococontento.Sebbenecon.mezzosecoloepiù sullespalle,erainnamoratodiAdelina,

ma non

osavama- nifestarlopertema d'unrifiuto,e per

non

acquistarsiil ridicolochetraesecoquelseutirsi

lu vecchiemembrapizzicord’amore.

Inquesta

un

inaspettatoaccidente

mutò

la

mia

giòia in

amaro

pianto,che duròpiù.aniùdella

mia

vita

,eche

sinora

non

posso

rammentare

senza

commozione

e senza rammarico.Il

mio

procuratore

mi

rapportava,ch’erano venuti innanzi alcuni creditori di

mio

padrefinoalloraa

me

ignoti,iqualisaputoaverio pontrattinovelli debiti, avcanposto sequestro generale sopratutt’ifondi;chei

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(42)

38 IL

RACCONTO

mieicreditorieransicongiuntiinquest’operaa queidi

mio

padre, e che già tentavanodispogliarmi giuridicamente d’ognimioavere;che

da

ultimola

somma

dei debiti ascen*

devaaducati4>omie chetoltelespese di giustiziae1e graviusure, di cuiognigiornoscadevailpagamento,

non

rimanevanraiforse,chesoliducati

lom.

Ecco scompar*

soad

un

trattoil

mio

patrimoniodi

6om.

ducali,

come

spariscesoventeatutticoloro,iquali,stranamenteambi- ziosidipossederevaste estensioni di terra, la lascianopoi senzacoltura,nè pensano maiai debiti contrattiedall'usu- ra,chesimile

a

nascosta tignuolalogoraedistruggei piùricchi patrimoni.

Pensatevoicom’iorimanessi

a

questanuova.

Cupa

tri- stezzam’invaseilcuore,nè sapea che risponderealle inter- rogazioni,che

mi

sifacevanointorno allacagionedique- sto

mutamento

improvvi»)!Ioera condottoalbivio cru- dele,odiperdereAdelina,odimancareall’onore,tacendo lanovitàavvenutanel

mio

stato;

ma

l’ingannoin tanta

buona

fedeetantabenevolenzasarebbestato

un

imper- donabiledelitto.Deliberai perciò di palesarealmeno

ad

AdelinaFinaspettatasventura,eposiadeffettoil

mio

pro- posito.Pianseessa alpianto

mio

,

ma

confortavamipoi conlasperanza,che sendoricca lasuadote, forseilpa- dre

non

ostantelemutate

mie

condizioniavrebbe consen- titoafarla

mia

sposa,edella

medesima

sitolseilcarico di far luttonotoal genitore.

Io frattanto sotto pretesto di affariteneami lontano

da

quella casa,etalnovitàin sul celebrare dellenozze indu- cevasospetti varii nellamentedei genitori,aiqualiAde- linane

andava

signiBcandod^tramentelacagione,

ma

senzacbepotesseindovinarne Fintendimento. Queidella brigataperdevansiinvane congetture,edil

Duca

,ria- nimateleantichesperanze, affretfavasi di farmottodella

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(43)

PAUTE

PRIMA 89 suainclinazioneper Adelinaal

«gnor

Giacomo,nel cui

animo

tanto bastòperchèpiegasse lavolontà,sinoallo- raincertaefluttuante

,allarottura delnostroparentado.

D’allorainpoicominciaronolepratiche col

Duca

,ilcoi ducato riempivatutto

Tanimo

del lx>pez, (attogià

uno

diqueifanaticimercadanti,che,venuti in

buona

fortu- na, concepiscono fimprudentedesiderio di portare la no- biltànella loro casa.

Quiil

buon

Alessandrofece fine,edioabbracciatolo

mi

partii

da

lui.

QDAIITA

OIOHR&Tl.

Per cinquedìnonrividiil

mio

amabilevecchio,poiché tratto

un

giornodal desiderio didar

moto

alla

mia

perso- na, era andato

a

vederelacadutadelle

Marmore, e me

n’era tornato

danno

allasalute così,cheavea dovutoinchio- darmi novellamente aletto,ora

mai

divenuto per

me

abbo- minevole.

Nè a

luierastatoagevoleilvenir

da me,

quan- tunquelodesiderasse,esapesselacagionedel

non

vedermi.

Nelleore pomeridianedel sestogiorno mossi perlasuaca- sa,e rivedutdo,n'ebbi rimproveriafiettuosiperquella imprudenza.

Aveteragione, risposi,

ma

ponetemente all’età,ai desideri,alfastidiod’unalunga e

monotona

quiete.D’altro lato quella cascataè cosamirabile,impo- nente e

degna

divedersi,

può

contemplarsi senzasen- tirsicompreso da

un

sublimeorrore.IlVelino,dopolun-

go

e placido corso,giugnesul ciglione di altissimo

mon-

te.

Guardando

nella bella valle sottoposta,vedela

Nera

che pacificamente ne

gode

ilpossesso:lasua amenitàlo invita

ad

invaderla;

una

leggedinaturagl’impedisce di arrestarsi. Divieneallorafuriosoeterrìbile,edisprezzan-

do

rimmensurabilealtezza,giltasiprecipitosamente

come

percogliereaU’impcosatailpacifico rivale;

ma

la para-

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