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Patti Territoriali per l’Occupazione .1 Obiettivi e caratteristiche

DI ACCESSO, ATTUAZIONE

D. M. Tesoro 1° dicembre 1999

1.5 Patti Territoriali per l’Occupazione .1 Obiettivi e caratteristiche

L’obiettivo del Patto Territoriale per l’Occupazione (PTO) è quello di favorire la creazione di un’ampia partnership regionale al fine di mobilitare le risorse disponibili a favore di una strategia integrata che soddisfi i bisogni del territorio e permetta l’attuazione di iniziative propizie all’occupazione nei diversi settori produttivi. Il PTO è uno strumento elaborato in sede comunitaria in risposta alla necessità di formulare una strategia europea per l’occupazione, mobilitando tutte le parti sociali ed istituzionali presenti su uno stesso territorio nella lotta per l’impiego. Le principali caratteristiche che contraddistinguono i PTO sono:

• l’approccio di programmazione “dal basso”, attraverso la promozione di iniziative locali;

• una compartecipazione ampia e de efficace nell’elaborazione del programma di lavoro o nel suo finanziamento;

• una strategia integrata ispirata alla sperimentazione di soluzioni realmente innovatrici rispetto al contesto sociale.

Occorre evidenziare, infine, che il PTO non è una struttura o un programma ulteriore o sostitutivo dei tradizionali interventi strutturali attualmente previsti nel quadro delle politiche comunitarie ma è uno strumento creato per favorire la nascita di partenariati sociali a livello territoriale che intervengano per formulare proposte concrete per favorire la creazione di nuovi posto di lavoro.

I PTO utilizzano un approccio “dal basso verso l’alto” che vede la partecipazione di tutti gli attori locali, facenti parte sia del settore pubblico sia del settore privato, che hanno un potenziale di creazione dei posti di lavoro. Dopo una preselezione ad opera delle autorità nazionali, i progetti ricevono assistenza tecnica dall’UE per la formulazione dei rispettivi piani d’azione.

Nel dettaglio, il processo di individuazione del PTO si articola nelle seguenti fasi:

• decisione dei partner e di scelta delle zone: il patto promosso dalle autorità e dai partner territoriali è presentato alle autorità nazionali, esplicitando il piano di lavoro previsto ed il soggetto incaricato del coordinamento; i soggetti sottoscrittori possono essere: le amministrazioni nazionali, regionali o locali, grandi imprese, rappresentanti delle PMI, organizzazioni socio-economiche, i presidenti dei comitati di sorveglianza sugli interventi strutturali dell’UE, le associazioni per lo sviluppo, le parti sociali, i rappresentanti delle associazioni, le camere di commercio, gli istituti di formazione e ricerca;

• riflessione e di organizzazione del processo di analisi (è in questa fase che può essere richiesta l’assistenza tecnica);

• la firma di un accordo che specifichi gli impegni per ciascun partner e i provvedimenti in settori capaci di generare occupazione, a favore di gruppi

specifici e azioni di sostegno all’innovazione. Gli Stati membri vengono informati sui contenuti del patto e la Commissione, insieme con tali Stati valuta il contenuto dei patti.

1.5.2 Ambiti di intervento

I PTO non sono destinati ad intervenire in settori specifici ma possono agire su tutti i campi: PMI, ricerca, aspetti giuridici e fiscali, ambiente, organizzazione del lavoro, ecc.

1.5.3 Soggetti coinvolti

I Patti Territoriali per l’Occupazione tendono ad attuare un approccio “dal basso”, che vede la partecipazione di tutti gli attori locali: il settore pubblico e privato, le organizzazioni e le associazioni private, che hanno un potenziale di creazione di posti di lavoro. Associando infatti i diversi partner, tra cui anche le parti sociali ed i rappresentanti del settore dell’istruzione e della formazione, il Patto deve permettere di avviare, ampliare o rafforzare una dinamica politica al livello territoriale appropriata, incentrata su obiettivi economici ed occupazionali duraturi.

1.5.4 Modalità di attuazione

Il primo passo per l’attuazione del PTO è l’individuazione da parte dei soggetti partenariali delle risorse locali utili all’attuazione del patto. Una volta sviluppato il progetto, la Commissione ne valuta l’ammissione al finanziamento in sede di riprogrammazione dei Docup Obiettivo 2 e QCS dell’Obiettivo 1. I patti, oltre a beneficiare di finanziamenti pubblici e privati locali, possono essere finanziati anche dalla Banca Europea per gli investimenti e dal Fondo europeo.

Risorse dei fondi strutturali sono state destinate alla realizzazione di azioni di sviluppo locale sotto forma di un Programma Operativo Multiregionale (Pom). Il Pom è strutturato in sottoprogrammi, ciascuno relativo ad un patto locale. I Pom pongono una particolare attenzione sui nuovi strumenti per le imprese del settore industriale, dell’artigianato e dei servizi. Questi strumenti mirano a:

• promuovere nuova imprenditorialità nel Sud;

• creare nuove imprese;

• sviluppare strumenti di ingegneria finanziaria;

• favorire la riconversione e lo sviluppo di aree in crisi;

• sviluppare servizi, anche finanziari, alle imprese;

• consolidare l’esperienza dei centri d’impresa;

• completare le aree attrezzate;

• valorizzare le risorse umane;

sostenere l’innovazione tecnologica.

1.5.5 Stato di attuazione

Il processo di attuazione dei PTO ha avuto inizio nel 1998 con la presentazione alla Commissione Europea del Programma Operativo “Sviluppo locale”, nell’ambito del QCS Obiettivo 1, e la successiva approvazione del Programma da parte della Commissione stessa. Il finanziamento iniziale del Programma a valere sui Fondi Strutturali ammontava a 271,6 miliardi di lire mentre il cofinanziamento nazionale era pari a 528,4 miliardi di lire ed era destinato a soli 8 Patti.

I 10 Patti Territoriali per l’Occupazione (gli 8 originari più i due ricadenti fuori dalle aree Obiettivo 1, “Sangro Aventino” e “Appennino Centrale”), conformemente a quanto stabilito da Commissione Europea e CIPE, hanno portato a compimento il programma di investimenti approvato, assicurando il quasi totale utilizzo delle risorse comunitarie assegnate, entro il termine prescritto del 31 dicembre 2001.Inoltre i Patti hanno provveduto a dare completa attuazione anche agli investimenti finanziati attraverso la dotazione aggiuntiva a carico esclusivamente della finanza nazionale. Ciò ha determinato una percentuale di realizzazione, calcolata sulla base dei finanziamenti utilizzati, pari al 98,3%, con soli 2,5 Meuro di risorse non spese.

Peraltro i Patti, mediante l’utilizzo degli appositi meccanismi previsti dal CIPE ed atti a garantire l’integrale sfruttamento dei Fondi strutturali, sono pervenuti all’attuazione di una parte consistente anche del “Programma aggiuntivo” finanziato dalla legge n. 208/98. Le risorse residue nell’ambito del Programma aggiuntivo sono state comunque poi opportunamente destinate. La parte più rilevante di queste stesse è stata destinata al finanziamento di progetti che devono essere conclusi entro il 31 dicembre 2003, mentre le restanti risorse sono indirizzate per lo svolgimento di azioni si sistema a livello locale e centrale. Va segnalato inoltre che anche i due Patti europei ricadenti al di fuori delle regioni Obiettivo 1, “Sangro Aventino” e “Appennino Centrale”, avevano conseguito, secondo quanto evidenziato nel rapporto stilato dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dell’Economia e delle Finanze11, buoni risultati in termini di avanzamento della spesa, avendo raggiunto rispettivamente una percentuale del 67% e del 25,5%.

In sostanza si è evidenziata una omogeneità di spesa per la prima fase di attuazione dei Patti Europei per l’Occupazione. Tale positivo aspetto è stato favorevolmente determinato dalle scadenze comunitarie e dai meccanismi studiati al fine di garantire il rispetto delle stesse.

11 Quinto Rapporto del DPS – Dipartimento per le Politiche di Sviluppo 2001-2002.

1.5.6 Normativa di riferimento

Documenti politico programmatici comunitari e nazionali Comunicazione Commissione giugno 1996

“Azione per l’occupazione in Europa: un patto di fiducia”

Consiglio Europeo Firenze giugno 1996 – Conclusioni;

contengono le prime definizioni dei patti territoriali per l’occupazione.

Consiglio Europeo Firenze giugno 1996

Raccoglie l’idea dei patti territoriali per l’occupazione suggerita dalla Commissione, invitando ciascuno Stato membro a selezionare regioni o città che potrebbero fungere da candidate per progetti pilota relativi a patti territoriali e locali per l'occupazione

Consiglio Europeo Dublino dicembre 1996

Conclusioni; contengono le prime definizioni dei patti territoriali per l’occupazione.

Comunicazione Commissione giugno 1997

“Relazione intermedia relativa all'attuazione dei patti territoriali per l'occupazione”

Delibere CIPE

Del. 29 settembre 2002, n. 83/2002

Programma aggiuntivo patti territoriali per l'occupazione.

Del.15 novembre 2001, n. 104/2001

Programma operativo multiregionale sviluppo locale - Patti territoriali per l'occupazione - Proroga programma aggiuntivo.

Del.21 dicembre 1999, n. 206/1999

Patto territoriale “Appennino Centrale” (in ordine al Patto territoriale “Appennino Centrale”, riconosciuto come Patto Territoriale per l’Occupazione dalla Comunità Europea, è stabilita l’applicabilità delle disposizioni e delle procedure comunitarie previste per gli altri Patti Territoriali per l’Occupazione inseriti nel Programma Operativo Multiregionale) Del.21 aprile 1999, n. 50/1999

Definizione, coordinamento e finanziamento del programma degli interventi finanziari concernenti il programma operativo multiregionale “sviluppo locale - patti territoriali per l’occupazione” nelle regioni dell’Obiettivo 1, di cui al Regolamento CEE n. 2081/93 (Leggi L. 183/1987, n. 641/1996 e n. 208/1998).

Del.9 luglio 1998, n. 71/1998

Definizione coordinamento e finanziamento, del programma degli interventi finanziari concernenti il programma operativo

“sviluppo locale/patti territoriali per l’occupazione” nelle regioni dell’Obiettivo 1, di cui al Regolamento CEE n. 2081/93 (leggi 183/87, 641/96 e 208/98)

1.6 Progetti integrati territoriali