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3. L’INDAGINE SU UN CAMPIONE DI PROGRAMMI DI SVILUPPO LOCALE

3.3 La valorizzazione del capitale umano

Il secondo ambito di approfondimento ha riguardato la capacità degli strumenti di sviluppo locale attivati di produrre un impatto già misurabile o in potenza sulla valorizzazione del capitale umano.

Leader II

A tal fine si è indagato, da un lato il contributo che la presenza (diretta o indiretta) di interventi di politiche formative e del lavoro ha avuto nel determinare il successo e l’efficacia finale dei programmi di sviluppo, dall’altro se e come gli strumenti utilizzati abbiano prodotto esiti occupazionali positivi, rilevabili sia nella creazione di nuova forza lavoro, sia nel consolidamento di iniziative imprenditoriali già esistenti sul territorio, sia, infine, nell’emersione di attività lavorative irregolari.

Il primo elemento di interesse scaturito dall’indagine si riferisce al dato secondo cui, nella maggior parte dei programmi analizzati (17 su 21), la considerazione per gli effetti occupazionali ha avuto un’importanza centrale nella fase di programmazione degli interventi contemplati all’interno dei diversi programmi di sviluppo.

Da questo punto di vista, è stato già messo in luce come non tutti i programmi prevedano tra gli obiettivi prioritari o perseguano come effetto diretto l’aumento delle unità lavorative, il consolidamento di posizioni già esistenti o l’emersione da lavori di natura irregolare. Tutti i programmi di sviluppo, d’altra parte, producono, anche in via indiretta, ricadute occupazionali o di riqualificazione delle competenze e delle professionalità.

Nello specifico, è opportuno tenere in considerazione l’evidenza che la valutazione degli impatti dei programmi sul mercato del lavoro locale non è agevole per almeno due ordini di ragioni.

La prima, attiene al monitoraggio fisico dei dati che richiede lo sviluppo di un impianto metodologico e operativo finalizzato ad offrire una puntuale corrispondenza tra gli obiettivi occupazionali previsti dai programmi e quelli, invece, conseguiti.

La seconda fa riferimento alla valutazione effettiva degli impatti occupazionali netti prodotti dai programmi, che non sempre è di facile individuazione e rilevazione.

Inoltre, qualora rilevata puntualmente, essa richiede un monitoraggio costante per un periodo di tre-cinque anni susseguenti all’investimento, dal momento che solo trascorso tale periodo è possibile valutare l’effettivo impatto sull’occupazione, vale a dire se gli interventi sono stati in grado di attivare rapporti contrattuali stabili che si sostengono anche senza il sostegno finanziario dei programmi.

La centralità della valorizzazione del capitale umano presenta spesso anche una declinazione di genere (graf. 10) e ciò costituisce una delle priorità trasversali contenute nelle politiche regionali, che le iniziative di sviluppo locale sono state chiamate, progressivamente, a recepire. In 10 iniziative, infatti (il 50% circa), sono stati previsti interventi specifici per le pari opportunità, in particolar modo nelle iniziative ricadenti nel programma Leader II. Minore, invece, la rilevanza di questa priorità trasversale rilevata nei Patti territoriali e nei Contratti d’area.

Graf. 10 - Interventi specifici per la promozione delle pari opportunità

Fonte: indagine Isfol

Quest’ultimo dato, peraltro, non dovrebbe stupire particolarmente, visto che tali strumenti nascono con una logica diversa da quella degli altri strumenti di sviluppo locale, ovvero in risposta a situazioni di crisi economica rilevanti, piuttosto che come ricerca di nuovi percorsi di crescita basati sulla valorizzazione delle risorse endogene.

Osservando la tipologia di azioni a sostegno della valorizzazione del capitale umano sviluppate nell’ambito dei programmi/progetti analizzati si rileva che queste si sono tradotte, nella maggior parte dei casi, in iniziative di formazione degli individui mirate alla professionalizzazione e all’aggiornamento e adeguamento delle competenze.

E’ evidente che tali azioni sono suscettibili di determinare, qualora attuate efficacemente, un miglioramento delle professionalità in senso lato, e che ciò può produrre effetti occupazionali diretti e indiretti, ma appare difficile misurare tali effetti in assenza di una rilevazione ad hoc relativa al placement dei soggetti interessati dai corsi al termine degli stessi.

Da questo punto di vista, dunque, si può affermare che lo sviluppo locale può spesso aver prodotto condizioni più favorevoli all’occupabilità, ma è oltremodo complesso stabilire in che misura tali risultati abbiano assunto a livello territoriale un carattere sistemico e non sporadico e, cosa ancora più ardua, riconnettere la dinamica della forza lavoro all’esito degli interventi formativi.

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Contratto d'area

Leader II

Patto Territoriale

Patto Territoriale per l'occupazione PIT

Urban

Non so No Si

D’altra parte, un ruolo non trascurabile nell’ambito dei progetti analizzati hanno svolto anche le azioni di sostegno all’occupazione traducibili in forme di incentivazione alla creazione di impresa o al consolidamento di unità locali già presenti sul territorio.

Per queste iniziative le ricadute dirette in termini quantitativi sono in genere apprezzabili, sebbene non sia possibile esprimere una valutazione di efficacia basata sulla verifica della sostenibilità nel tempo delle iniziative.

Il monitoraggio, infatti, segue le attività prevalentemente nelle fasi di realizzazione degli investimenti, lasciando aperta la questione della sostenibilità di lungo periodo dell’occupazione creata.

Vale poi evidenziare che l’impulso verso questo tipo di azioni è apparso maggiore nei programmi locali che hanno visto il coinvolgimento attivo degli istituti di credito, evidenziando in tal modo l’importanza dei fattori finanziari nel conseguimento di risultati duraturi.

Analizzando più nel dettaglio quali azioni dirette alla valorizzazione del capitale umano (graf.11) siano maggiormente visibili nei programmi, si rileva che un ruolo centrale è stato svolto dalle azioni di formazione professionale (18 casi su 22).

Graf. 11 - Gli interventi di valorizzazione del capitale umano

Fonte: Indagine Isfol

Gli aiuti all’occupazione, traducibili in forme di incentivazione all’autoimprenditorialità ed all’autoimpiego, hanno comunque interessato oltre la metà dei programmi (12, pari al 54,5%) e determinato effetti occupazionali quantificabili nelle diverse forme di nuova occupazione, consolidamento di iniziative già esistenti ed emersione da lavori irregolari. La funzione delle azioni di orientamento è stata parimenti significativa (10 casi, pari al 45,4%) e propedeutica all’individuazione di un percorso formativo o lavorativo che coniugasse le skills dei soggetti coinvolti con i fabbisogni espressi dal territorio.

A sostegno delle competenze dei lavoratori che desiderano adeguare le proprie competenze professionali alle esigenze del mercato del lavoro sono state promosse in non pochi casi anche iniziative di formazione continua che hanno coinvolto i lavoratori locali (8 casi).

A tal proposito va osservato che la riuscita di queste azioni è stata talvolta ostacolata dalla indisponibilità dei lavoratori a partecipare alle lezioni in aula, poiché troppo impegnati nel quotidiano svolgimento dell’attività lavorativa. La peculiarità dei sistemi di lavoro locali è, infatti, quella di essere labour intensive; a tale evidenza i promotori dei programmi hanno contrapposto forme alternative di coinvolgimento, che ha visto premiate le iniziative formative di brevissima durata organizzate durante le giornate non lavorative o nei periodi dell’anno più idonei (si pensi alla stagionalità dei lavori

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Aiuti all'occupazione Formazione professionale Formazione continua Formazione permanente Azioni di sistema Orientamento Integrazione Scuola Lavoro

Sicilia Sardegna Puglia Molise Campania Calabria Basilicata

agricoli), ma anche momenti di formazione svolti nel luogo di lavoro dei destinatari delle iniziative.

Lo sviluppo di relazioni tra il mercato del lavoro e gli istituti di formazione ed educazione scolastica hanno interessato 7 iniziative a testimonianza della consapevolezza acquisita dell’importanza dell’integrazione tra i due ambiti per una migliore risposta alle esigenze occupazionali e di sviluppo locali.

Un peso relativamente minore hanno invece rivestito le azioni di sistema orientate all’adeguamento del sistema dell’offerta formativa alle istanze della domanda ed all’avvio dei Servizi per l’impiego (5 casi, pari al 22,7%), anche se non mancano significative esperienze di costituzione ed accreditamento di strutture private in grado di offrire servizi di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

In generale, nelle iniziative prevale un’integrazione degli interventi di valorizzazione del capitale umano nella strategia di intervento, che ha influito positivamente sull’efficacia dei programmi stessi. Essa si è manifestata in diversi modi:

! nella identificazione delle strategie di intervento e dunque nella fase di programmazione. In questo modo gli interventi di formazione hanno evidentemente premiato le priorità settoriali emerse nell’analisi dello scenario socio economico del territorio;

! nella definizione del contenuto della formazione successivamente all’analisi del fabbisogno formativo locale e settoriale, con il coinvolgimento di tutto il partenariato;

! attraverso la costruzione del collegamento tra le imprese operanti sul territorio ed i destinatari degli interventi formativi che realizza la ricaduta occupazionale auspicata;

! nei criteri di selezione dei progetti da attivare sul territorio che vincolano la realizzazione delle iniziative agli aspetti di valorizzazione del capitale umano, sia essa da intendersi come formazione o come incentivo alla creazione di autoimpiego.

Più nello specifico, nell’ambito della valorizzazione del capitale umano, l’indagine ha messo in luce come un ruolo importante sia stato svolto dal partenariato socio-economico, attraverso la promozione e sottoscrizione di protocolli d’intesa a livello locale sul tema della legalità (12 iniziative) e attraverso la realizzazione diretta di iniziative di formazione (7 progetti, pari a meno del 20%), mentre il ricorso alla stipula di specifiche intese sulla gestione del mercato del lavoro locale e sulle modalità di emersione dal lavoro sommerso hanno visto un coinvolgimento di tutte le forze economiche e sociali presenti sul territorio in misura minore (9 iniziative in tutto).

In definitiva, si può apprezzare il giudizio dei responsabili dei programmi su quali fattori gli interventi di sviluppo locale abbiano inciso maggiormente sul tessuto locale (graf. 12). Naturalmente, nell’operare questa prima valutazione, è doveroso tener conto della prevalenza delle manifestazioni relative ai programmi che hanno già concluso

l’attuazione e di cui è possibile, seppur in termini generali, verificare le prime ricadute sul territorio.

Graf. 12 – Gli impatti socio-occupazionali percepiti dei programmi di sviluppo locale

Fonte: indagine Isfol

Tenendo conto di tali limiti, appare comunque interessante evidenziare che, a giudizio dei responsabili delle iniziative di sviluppo attivate, in 15 casi (68%) è possibile percepire a livello locale un generale miglioramento della propensione all’imprenditorialità locale. Questo fattore riveste un’importanza cruciale nella valutazione degli esiti degli interventi di sviluppo locale per due ordini di ragioni. La prima attiene alla considerazione del fatto che l’opinione è manifestata da interlocutori residenti in aree depresse, in cui generalmente è bassa la propensione all’avvio di attività autonome sia per ragioni di ordine culturale sia per difficoltà nel reperimento dei capitali necessari all’investimento. Ciò significa che nelle realtà studiate ha funzionato non soltanto la funzione di animazione sul territorio, ma si è ravvisato anche un soddisfacente funzionamento dei meccanismi di incentivazione finanziaria offerti. La seconda fa riferimento alle strategie per l’occupazione richiamate in ambito nazionale, ma soprattutto in ambito europeo che vedono nell’autoimprenditorialità uno dei pilastri su cui poggiano le attese di miglioramento delle possibilità occupazionali dei territori con maggiori difficoltà.

Allo stesso modo, secondo i responsabili dei progetti di sviluppo locali interessati dall’indagine, risultano significativi i cambiamenti relativi al miglioramento dell’occupabilità dei soggetti in età lavorativa, che comprende anche la partecipazione

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Migliorata occupabilità Soggetti età lavorativa

Cresciuta la propensione all'imprenditorialità

Migliorata adattabilità imprese e lavoratori ai mutamenti del MdL

Maggiore integrazione soggetti a rischio esclusione sociale

Migliorata partecipazione donne al MdL

delle donne al mercato del lavoro (9 casi ciascuno). Ciò testimonia la positiva ricaduta delle numerose iniziative promosse sul territorio, siano esse finalizzate alla formazione delle competenze e delle professionalità dei residenti, siano esse dedicate alle forme di incentivazione che hanno prodotto i risultati appena descritti.

Le iniziative hanno poi prodotto, a giudizio degli intervistati, un positivo coinvolgimento dei soggetti più deboli a rischio di esclusione dal mercato del lavoro (10 iniziative, pari al 32%); tale risultato può essere considerato apprezzabile se si considera che in questo ambito gli interventi promossi a livello locale hanno presentato spesso carattere sperimentale.

L’aspetto che ha osservato il peso meno rilevante sul territorio è costituito dalla capacità di migliorare l’adattabilità delle imprese e dei lavoratori ai mutamenti del mercato del lavoro. Da ciò si comprende la difficoltà insista in ogni cambiamento, che vede i soggetti già imprenditori di se stessi nella difficile situazione di dover affrontare da un lato la realtà quotidiana della propria nicchia mercato e, dall’altro, di sviluppare capacità di osservazione della realtà circostante, cogliendone i mutamenti e identificando soluzioni di cambiamento.

In definitiva, si può affermare che le iniziative attivate sul territorio sembrano aver prodotto effetti positivi nel valorizzare il capitale umano residente, grazie agli interventi formativi che hanno accresciuto e consolidato le conoscenze, le competenze e le abilità dei soggetti coinvolti e a quelli diretti alla creazione di nuova forza di lavoro e al consolidamento di quella già esistente – incluse le azioni per l’emersione da forme di lavoro irregolare.

Mancando un sistema di monitoraggio e di valutazione sistematico di tali elementi, tuttavia, tali considerazioni scaturite dall’indagine di campo consentono di svolgere solo una lettura qualitativa dei fenomeni e dei risultati; allo stato attuale non è quindi possibile valutare gli impatti quantitativi che gli interventi che hanno prodotto né la sostenibilità degli stessi a causa dell’indisponibilità di strumenti idonei.