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Il libro viene pubblicato per la prima volta dalla casa editrice LOM nel 1998 ed è una raccolta di 71 cronache scritte da Lemebel per il programma radiofonico «Cancionero», in onda su Radio Tierra dal 1996, dove Lemebel legge personalmente i suoi lavori. Lo speciale carattere ‘radiale’ dei racconti si conserva nel libro attraverso i riferimenti alle canzoni popolari e lo stile squisitamente orale della scrittura, che “unisce il barocco alla marginalità con un tono di provocazione e risentimento”44.

Le cronache ci accompagnano in un viaggio nella memoria che affonda il coltello nelle ferite della storia recente del Cile, raccontandoci delle sue ‘perle’ e le sue ‘cicatrici’, i protagonisti colpevoli e le

vittime della dittatura, percorrendo i quartieri della città di Santiago divisa tra i cuicos45 del Barrio Alto e i pobladores46delle baracche, lungo il serpeggiante e roto fiume Mapocho:

Perlas, que se refiere a personajes que tuvieron un protagonismo en la dictadura y que ahora han pasado piola al tablado democrático o que se hacen los lesos; y de Cicatrices que sería la contraparte, de personajes que tuvieron un protagonismo trágico en la dictadura y que han sido olvidados. [...] La última parte se llama Paisaje, donde hago un recorrido por las comunas de Santiago. Por las comunas inventadas como la Florida, donde todas tienen perros dobermann que se ven como elefantes en pequeños jardincitos. En la Florida es como ser rico, pero en miniatura. Ñuñoa es la

44 “Maquillaje, rabia y provocación: Pedro Lemebel”, Memoria chilena,

http://www.memoriachilena.cl/602/w3-article-3651.html Consultato il 21 gennaio 2018

45 Persone facoltose e snob.

46 Persone povere, abitanti dei quartieri bassi.

Figura 23: Pedro Lemebel, De perlas y cicatrices, Seix Barral 2017, immagine di copertina: Sin título (Gillette) 1998. Pedro Lemebel (performance), Paz Errázuriz (fotografia).

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comuna del idealismo, todos íbamos a ser príncipes, revolucionarios, hippies. La comuna de la utopía. Aquí hay un poquito de nostalgia47

Le perle di Lemebel sono la ricchezza barocca, l’eccesso decorativo, spazi e corpi che rappresentano la superficialità, l’apparenza, quell’aristocrazia infiocchettata fedele a un’estetica che vorrebbe dimenticare tutto il “brutto”. Le cicatrici sono proprio il “brutto”. Sono quelle ferite indelebili che invece non vogliono e non possono essere dimenticate.

L’immagine in copertina (Figura 22) è, come accennato in precedenza, una delle opere fotografiche di Lemebel, Sin título (Gillette), e raffigura un torso nudo e rasato che indossa una collana di rasoi. Con questa immagine, “lo ‘utilitario’ y ‘peligroso’ se ve transformado en elemento meramente decorativo”48, trasmettendo uno sconcerto che diventa ancora più forte dalla bocca chiusa dell’autore, che si apre però nel libro per scagliarsi contro tutti coloro che “han hecho con sus ‘perlas’ un rosario de cicatrices para otros”49, le “perle” taglienti come i rasoi al collo dell’artista hanno causato le cicatrici, e in questo libro sono chiamate a rispondere delle loro azioni.

Nello specifico, il libro si compone di 8 parti più una sezione fotografica centrale. I numerosi riferimenti alla musica popolare cominciano sin dalle prime pagine: oltre alla citazione inziale tratta da una canzone di Lucho Barros (“Golpe con golpe yo pago,

beso con beso devuelvo. /Esa es la ley del amor que yo aprendí, que yo aprendí”), ogni titolo

presenta un sottotitolo che riprende la frase di un film, il testo di una canzone o di una performance radiofonica:

Sombrío fosforecer Dulce veleidad

Esta lata de gusanos se abre desde adentro. Devuélveme mi amor para matarlo

(Film Mississippi en llamas) (Canta Lorenzo Valderrama)

In questo modo leggendo ogni cronaca sembra quasi di sentire il motivo della canzone citata all’inizio del capitolo o all’interno delle cronache stesse, ricreando così quel legame con l’aspetto ‘radiale’ dei testi, senza contare che al giorno d’oggi internet

47 Pedro Lemebel, “Entrevista a Pedro Lemebel: Géneros bastardos”, Textos profanos, 1, Santiago de

Chile, Cuarto Propio, noviembre de 1997, p. 2.

48 Ángeles Mateo Del Pino, “Descorriéndole un telón al corazón”, Revista Chilena de Literatura, 64,

2004, p.132.

49 Ángeles Mateo Del Pino, “Descorriéndole un telón al corazón”, Revista Chilena de Literatura, 64,

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offre la possibilità di ascoltare davvero quelle canzoni durante la lettura, e non solo: anche alcune puntate del programma «Cancionero» sono presenti su Youtube50.

La prima parte del libro, costituita dalle sezioni Sombrío fosforecer, Dulce veleidad, De

misses top, reinas lagartijas y otras acuarelas, e Sufro al pensar, passa in rassegna una serie di

nomi facenti parte del mondo dello spettacolo, della scena musicale, della cultura popolare cilena, ma anche volti delle vittime della dittatura. Sono personaggi iconici, reali o fittizi, descritti con un linguaggio mordace, ironico che cambia nell’ultima sezione per farsi più commemorativo e complice.51

Vediamo esibirsi tra le pagine i cantanti Gloria Benavides, Zalo Reyes e Palmenia Pizarro, il “gordo” presentatore Don Francisco, la Cecilia Bolocco, la Virgen del Carmen, le vedette del Bim Bam Bum, e poi appare il volto bruciato di Carmen Gloria Quintana, il faccino di mela di Claudia Victoria, I capelli spettinati di Ronald Wood, il vestito ingessato della Primera Dama e quello a pois della ragazza alla moda. Come in un libro dei ricordi, questi volti scorrono attraverso le pagine in una carrellata della memoria fino ad arrivare a Relicario, la sezione fotografica che divide a metà il libro con le fotografie di Álvaro Hoppe52 e non solo, e che rinforza l’elemento del ricordo attraverso l’aggiunta delle immagini associate alle cronache.

Esta sección se ubica en el centro de la compilación que hace Lemebel a manera de un espacio que abre las cicatrices de la memoria y logra la veneración visual. Las imágenes adquieren aquí un carácter sagrado, por cuanto reestablecen una conexión entre la memoria y el lenguaje de la crónica.53

I capitoli che riaprono la lettura sono Río rebelde, Quiltra lunera, Relamido frenesí e

Soberbia calamidad, verde perejil. In questa parte Lemebel ci accompagna in un percorso

per le vie di Santiago, attraverso i quartieri ricchi e quelli popolari, da El Arrayán, nel Barrio alto, fino al callamperío54 dei quartieri periferici, lungo il fiume Mapocho, sul

50 Come già segnalato, il programma Cancionero: https://youtu.be/waRqOmQI8C0 Consultato il 21

gennaio 2018

51 Tomás Moulian, “De perlas y cicatrices. Comentario al libro” Editorial Lom, Santiago de Chile,

1998, pp. 115-117.

52 Álvaro Hoppe (Santiago 7 luglio 1956). Fotografo Cileno. Il suo lavoro fotografico si è sviluppato

intorno al genere della fotografia urbana e del reportage. Le sue foto hanno registrato i momenti più delicati e violenti della dittatura di Pinochet, in quanto al tempo lavorava come reporter grafico della rivista Apsi.

53 Marta Sierra, ’Tu voz existe’: percepción mediática, cultura nacional y transiciones democráticas en

Pedro Lembel, in Fernando A. Blanco y Juan Poblete (Eds.). Desdén al infortunio. Sujeto, comunicación y público en la narrativa de Pedro Lemebel., Editorial Cuarto Propio, Santiago de Chile: 2010, pp.101-133

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Paseo Ahumada, nel garage Matucana 9 ad ascoltare le prove dei Prisioneros che fanno risuonare la “voz de los ochenta”55.

Il libro, come dice Lembel stesso in un’intervista per la casa editrice Cuarto Proprio, “tiende a reflotar [esas] odiosidades, tiende a refrescar la memoria”56, con l’obiettivo di mettere il dito nella piaga, togliere la polvere dai ricordi che molti in Cile hanno cercato di dimenticare. Ci parla dei noti volti della dittatura, degli ‘stivaloni’, di chi si è girato dall’altra parte, di chi ha cercato di distrarsi e distrarre attraverso la televisione, la musica, i concorsi di bellezza, e poi ci parla di chi ha perso la voce, di chi è stato messo a tacere dalla violenza della repressione e di chi invece è riuscito a farsi sentire, o almeno ci ha provato.

Tutto questo Lemebel lo fa attraverso l’immediatezza della cronaca urbana, accompagnata dal ritmo della musica popolare e in uno stile che riproduce l’oralità, ma che ricerca anche il gusto per la parola, per la metafora, quasi come se le parole dipingessero immagini al ritmo di boleri, marce militari, valzer, canzoni pop, ballate, twist, cumbia, cueca e rock and roll. Lo fa anche attraverso le foto, le immagini contenute in Relicario, una memoria visiva, fotografie che insieme alle cronache conservano il ricordo del passato. Infine, l’elemento che fa da cornice al grande quadro urbano dipinto da Lemebel, è senz’altro l’ironia: un humor a tratti acido e sarcastico, a tratti comico, tragicomico, ridicolo, nero, che impregna ogni pagina dando vita a uno stile unico nel suo genere.

Tomás Moulian lo commenta così:

Lemebel elabora un tipo de crónica en la cual utiliza las armas del sarcasmo y de la hipérbole, pero también el arma de la simpatía y hasta de la ternura, para realizar la crítica de situaciones y personajes. Lemebel trata con ironía y hasta con crueldad a los poderosos y a los que se asimilan al poder. Con simpatía a los perseguidos y a las víctimas57.

55 Pedro Lemebel, “Los prisioneros”, in Pedro Lemebel, “De perlas y cicatrices”, Seix Barral

Biblioteca Breve, quinta edizione, Santiago de Chile, 2017, pp. 163-166.

56 Pedro Lemebel, Entrevista a Pedro Lemebel: Géneros bastardos, Textos profanos, 1, Santiago de Chile,

Editorial Cuarto Propio, novembre 1997, pp. 2.

57 Tomás Moulian, “De perlas y cicatrices. Comentario al libro” Editorial Lom, Santiago de Chile,

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