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E- HEALTH 2.0 NUOVE RETI DI INTERAZIONE E COMUNICAZIONE: EVOLUZIONE

8.2 Clinical governance e e-Health: tra interazione e integrazione

8.2.4 Pianificazione, programmazione e controllo

Con la riforma del Titolo V della Costituzione il sistema sanitario, si realizza attraverso le Regioni, che a loro volta lo attuano attraverso le Aziende Sanitarie Locali e le Aziende Ospedaliere.

Tali istituzioni assolvono alle finalità di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) alla popolazione, attraverso un complesso sistema a cascata, che passa dalla fase di programmazione della politica sanitaria regionale, all’attribuzione di obiettivi ai Direttori Generali, alla conseguente pianificazione a livello aziendale delle strategie da attuare, a quella della realizzazione e quindi della verifica dell’attività svolta e dei risultati raggiunti; il tutto in un quadro armonico che collega la responsabilità dell’agire ad un giudizio finale che condiziona le azioni successive.

L’aumento della spesa sanitaria a livello mondiale ha comportato una attenzione da parte dei governi nazionali e regionali, diretta ad affinare le tecniche di pianificazione, programmazione e controllo della sanità e a classificare questi tre elementi essenziali nella clinical governance quale parte integrante dei piani strategici di gestione aziendale.

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Il processo di pianificazione, inserito nei piani strategici, non può prescindere da una ricognizione dell’esistente e da una chiara e puntuale definizione della vision133 e mission134 aziendale.

I piani strategici partono da una valutazione dello stato attuale dell’organizzazione sanitaria cioè il “dove siamo” (missione aziendale, modelli organizzativi, logiche di funzionamento, programmi realizzati, servizi forniti, implementazione di servizi al cittadino che sfruttino le infrastrutture del web 2.0, risorse finanziarie, persone, competenze, conoscenze a disposizione, punti di forza e di debolezza).

Segue il “cosa vogliamo diventare”, cioè cosa occorre modificare (assetto organizzativo, politiche, programmi attivati, risorse umane, risorse tecnologiche, cultura), per arrivare a definire gli obiettivi strategici elaborati in base agli obiettivi indicati dalla regione o da indicazioni nazionali, ma anche correlati ad una valorizzazione di alcuni punti di forza o di sviluppo.

L'ultimo livello è il “come dobbiamo muoverci”, cioè quali programmi, risorse disponibili, sistemi di misurazione, valutazione e controllo si hanno a disposizione.

Ma passiamo ad analizzare in dettaglio le varie fasi.

I processi di pianificazione, programmazione e controllo sono tre fasi talmente interconnesse che spesso vengono analizzate e inquadrate come un unico processo aziendale.

133 Con il termine vision, nell’ambito della gestione strategica aziendale, si indica la proiezione di uno

scenario che si vuole “vedere” nel futuro e che rispecchia i suoi valori, i suoi ideali e le sue aspirazioni generali.

Quello della vision è un concetto molto concreto poiché è proprio grazie alla “visione a distanza”, sopratutto degli obiettivi di sviluppo, se oggi si tende a fare dell'innovazione tecnologia e dell'uso di nuovi strumenti, gli elementi cardine su cui puntare per costruire un nuovo modo di fare salute.

Tra gli elementi che caratterizzano la vision del servizio sanitario vi ritroviamo: il perseguimento dell'eccellenza, la centralità dell'utente ed equità di accesso, lo sviluppo dell'innovazione e della ricerca, la revisione sistematica della qualità dei servizi, l'integrazione Ospedale-Territorio, la trasparenza e collaborazione, l'informazione, comunicazione e partecipazione, la qualità, formazione e ricerca e la rendicontazione sociale.

134 La mission definisce il ruolo dell’azienda per attuare la vision. La mission aziendale deve essere allineata

alla vision e deve mostrare, in modo molto più dettagliato, come si intendono raggiungere gli obiettivi dell’azienda.

La mission delle Aziende Sanitarie è quello di contribuire alla promozione, al mantenimento e allo sviluppo dello stato di salute della propria popolazione di riferimento e all'insieme dei cittadini presenti nel territorio di competenza che si trovino nelle condizioni di bisogno di assistenza , per consentire la migliore qualità di vita possibile, garantendo i livelli essenziali di assistenza come previsto dalla normativa nazionale e regionale. Il che si realizza attraverso interventi appropriati di prevenzione, promozione della salute, cura e riabilitazione, sostenendo i livelli essenziali di assistenza, consolidando l'integrazione fra assistenza territoriale e ospedaliera.

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La pianificazione è un processo continuo, che si ripete ciclicamente nella vita di una azienda e che richiede una grande partecipazione sia dell'asse dirigenziale sia del resto del personale ma è, anche, un importante strumento di comunicazione e di ascolto, che coinvolge tutti coloro che in questa fase possono indirizzare l'azienda attraverso progetti di sviluppo e/o di miglioramento.

La pianificazione è, quindi, il processo attraverso il quale si definiscono le finalità organizzative e le strategie di sviluppo future, ed è per questa ragione che solitamente il processo viene definito di pianificazione strategica.

La pianificazione strategica è la definizione degli obiettivi aziendali di medio termine e lo sviluppo delle azioni che mirano al loro perseguimento, è una metodologia volta a razionalizzare le decisioni aziendali e costituisce un processo fondamentale per raggiungere con successo le finalità istituzionali e per rendere i processi gestionali più coordinati e razionali.

Attraverso la pianificazione strategica le funzioni aziendali sono rese coerenti nel conseguimento di obiettivi generali predeterminati dal Piano Sanitario Nazionale135 (PSN), dal Piano Sanitario Regionale136 (PSR) e dalla Programmazione Territoriale137 (PT) e al contempo vengono responsabilizzati i diversi livelli gerarchici aziendali.

135 Il Piano Sanitario Nazionale (PSN) predisposto dal Governo su proposta del Ministro della Salute tenuto

conto delle proposte provenienti dalle Regioni; viene adottato con Decreto del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Conferenza unificata.

Il PSN è il principale strumento di programmazione sanitaria mediante il quale, in un dato arco temporale, solitamente tre anni, vengono definiti gli obiettivi da raggiungere, attraverso l’individuazione di azioni e di strategie strumentali alla realizzazione delle prestazioni istituzionali del SSN.

136 Il Piano Sanitario Regionale (PSR) previsto dall’articolo 1, comma 13, del D.Lgs. 30 dicembre 1992, n.

502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421), rappresenta il piano strategico degli interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale anche in riferimento agli obiettivi del PSN. Costituisce il documento con il quale le Regioni adottano o adeguano i propri PSR entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano Sanitario Nazionale.

137 Il Programma delle Attività Territoriali è proposto dal Direttore di distretto aziendale, previa

concertazione e coordinamento con i responsabili delle strutture territoriali e dei presidi ospedalieri dell'ASL, in accordo con il Comitato dei Sindaci di Distretto territoriale, per quanto attiene alle attività socio-sanitarie. Il programma viene elaborato sulla base di una ricerca ai bisogni di salute presenti nel territorio di riferimento.

Esso prevede:

• la localizzazione dei servizi a gestione diretta,

• la determinazione delle risorse per l'integrazione socio-sanitaria e le quote rispettivamente a carico dell'ASL e dei comuni, nonché la localizzazione dei presidi per il territorio di competenza.

Il programma inoltre definisce le modalità di verifica dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi prefissati, in termini di efficienza, efficacia ed economicità, al fine di rendere possibili periodici riadeguamenti delle attività.

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La pianificazione strategica consente di controllare e di guidare nel tempo le attività svolte fornendo a tutti gli attori una mappa su come operare nel futuro per raggiungere le destinazioni auspicate e rappresenta un efficace strumento di controllo dell'attività aziendale, perché permette di verificare, nel corso del tempo, gli scostamenti dei risultati reali da quelli previsti, rendendo possibile la rendicontazione e l'attuazione di eventuali interventi o azioni correttive.

Per poter essere incisive nel territorio in cui sono collocate, é evidente che, le Aziende Sanitarie devono effettuare una pianificazione strategica proattiva che, a partire dall'analisi del contesto, invece di limitarsi ad adattarsi ai cambiamenti socio economici e tecnologici sopraggiunti, sappiano tendere, per quanto possibile, ad anticiparli, se non addirittura a promuovere attivamente lo sviluppo di quelli più favorevoli a semplificare percorsi e procedure, facilitare gli accessi e a garantire in toto il processo di assistenza.

La pianificazione strategica efficace definisce, sulla base di priorità e obiettivi, gli interventi da attuare; ad essa spetta il compito di intercettare i nuovi bisogni che emergono dai mutamenti sociali, economici e culturali della popolazione e di indicare interventi e risposte adeguate.

Poiché la programmazione sanitaria è un processo che consente di orientare, e/o di adattare, un'organizzazione sanitaria al soddisfacimento dei bisogni di salute della popolazione/comunità di riferimento, attraverso un iter realistico che va dall'identificazione degli obiettivi di salute, alla fornitura dei mezzi necessari al loro raggiungimento, al monitoraggio del percorso, alla valutazione dei risultati fino alla ridefinizione degli obiettivi, vuol dire che devono essere previste e gestite nel tempo tutte le variabili in gioco, elementi che in sanità non sono certo di poco conto.

Nel SSN la programmazione è integrata e multilivello in quanto sono previsti e coesistono quattro ambiti di programmazione sanitaria:

1. Attività di programmazione sanitaria nazionale che attraverso il PSN:

– stabilisce gli obiettivi del SSN, sulla base dei problemi fondamentali (obiettivi di salute e obiettivi di assistenza);

– individua le linee generali per il miglioramento continuo della qualità, le linee generali per la ricerca, lo sviluppo, la formazione; – definisce i LEA, come l'elemento unificante tra federalismo ed

equità.

Con il programma viene inoltre recepito il Profilo di Salute della comunità locale, nel quale sono individuati gli obiettivi di salute e le linee di indirizzo volte ad orientare le politiche del territorio.

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2. Attività di programmazione sanitaria regionale che attraverso il PSR:

– individua gli obiettivi specifici di salute sulla base di un'analisi capace di evidenziare i principali bisogni;

– definisce il modello di organizzazione dei servizi sanitari sul proprio territorio, formulando indirizzi per la riorganizzazione dell'offerta del Servizio Sanitario Regionale.

3. Attività di programmazione sanitaria all'interno del comparto sanitario delle Aziende Sanitarie presenti sul territorio di una determinata regione, nel quale si stabiliscono le integrazioni di azioni sinergiche tra le varie aziende.

4. Attività di programmazione sanitaria di una determinata Azienda Sanitaria che attraverso i Piani Attuativi Locali, ricalca in parte la programmazione regionale, ma tenendo conto delle peculiarità del territorio nel quale opera, ed è svolta in compartecipazione con gli Enti Locali.

Il concetto di un sistema di programmazione sanitaria integrata e multilivello ne ricalca ancora una volta la sua funzione quale processo a supporto della clinical governance.

Si tenga presente che la programmazione sanitaria ha un significato quanto mai in continua evoluzione e rivoluzione, ed è evidente che, sempre più, anche grazie all'innovazione tecnologica si dovrà passare da schemi organizzativi tradizionali, essenzialmente gestiti nel presente, ad altri impostati e improntati rispetto a scelte strategiche innovative e lungimiranti, individuate tenendo conto di uno scenario in continua evoluzione.

La fase del controllo, in un sistema di clinical governance, viene effettuato attraverso un reporting, che consiste in una sorta di rendicontazione con cui le informazioni di performance vengono sistematizzate, rappresentate e comunicate in relazione dell’attività di ciascuna macro/micro organizzazione, ed è per questo che rivestono una importanza strategica nel mantenere il sistema organizzativo in piena efficienza per permettere la diffusione delle informazioni ai vari livelli interessati. Nessuna

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organizzazione può essere in grado di operare a lungo se gli operatori non hanno informazioni a feedback delle loro attività138.

Il processo di programmazione e controllo è un processo circolare e continuo, caratterizzato dal susseguirsi e intrecciarsi di una serie di fasi, dove il controllo (III° fase – reporting) è il “cuore” nella clinical governance, così come meglio evidenziato nella descrizione alla Fig. 6 del Ciclo di Anthony139 perché è proprio lì che si attiva il processo decisionale.

In definitiva il report è uno strumento di comunicazione volto alla produzione e diffusione di informazioni sulla performance aziendale a supporto del processo decisionale.

Il sistema di reporting quindi è caratterizzato da attività finalizzate alla produzione di informazioni “immediate” tramite la raccolta ed elaborazione di dati.

Nessuna informazione è utile dopo che è passato il tempo entro il quale, sulla base di tali informazioni, si potevano prendere decisioni per migliorare le attività cliniche o amministrative. Strategie Modificazione delle Strategie Azioni correttive Revisione budget Revisione Programmi Formulazione del Budget Misurazione Programmazione Reporting Valutazione

Figura 6 Ciclo di Anthony - Il reporting nel controllo di gestione. Fonte: Elaborazione dell'autrice.

138 Serpelloni G., Simeoni E., I sistemi di reporting: principi e criteri di funzionamento. Quality Management.

Indicazioni per le aziende socio-sanitarie e il dipartimento delle dipendenze - Agosto 2002.

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I sistemi di reporting vengono applicati non solo all'interno dell’azienda in generale ma anche nella gestione di molti progetti di sviluppo, ed è evidente l'importanza che rivestono se soprattutto viene rispettato, al di là della qualità delle informazioni trasmesse, anche il criterio della tempestività.

La finalità principale del reporting è quella di modificare i comportamenti di gestione attraverso l’analisi dei risultati conseguiti e l’individuazione di opportune azioni correttive.

In particolare, le finalità del report sono:

- di conoscenza, in quanto forniscono informazioni generiche sul contesto aziendale in cui si opera.

- di controllo, poiché recuperano informazioni specifiche sulle variabili su cui gli attori chiave sono responsabilizzati.

- decisionali, perché producono informazioni funzionali alle decisioni che i responsabili sono chiamati a prendere.