• Non ci sono risultati.

E- HEALTH: POSSIBILE VOLANO DI PREVENZIONE E CONTRASTO DELLA

9.6 Il progetto Healthcare Integrity Action: Curiamo la corruzione in sanità

Healthcare Integrity Action è un progetto di TI Italia, in partnership con Censis, ISPE Sanità e RiSSC, finanziato nell’ambito della Siemens Integrity Initiative.

L'obiettivo molto ambizioso è quello di rendere più efficiente il sistema sanitario nazionale, riducendo il livello di corruzione grazie a una maggior trasparenza, integrità e responsabilità attraverso attività che mirano ad aumentare la consapevolezza sul fenomeno della corruzione, a istruire e formare dirigenti e staff del settore, a implementare e testare sul campo strumenti anti-corruzione innovativi e modelli organizzativi specifici per le Aziende Sanitarie.

Il progetto, della durata complessiva di tre anni (aprile 2015 – marzo 2018), prevede un’attività di ricerca sulle dinamiche corruttive nel settore della sanità italiana, e metterà in campo una serie di attività mirate sviluppando le seguenti azioni:

– analisi del settore e dei maggiori rischi di corruzione, approfondendo tre diversi aspetti: il fenomeno della corruzione negli appalti, l’efficienza economica delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, la percezione degli operatori del settore;

– formazione per il personale delle aziende sanitarie ed ospedaliere;

– elaborazione e adozione da parte delle istituzioni competenti di raccomandazioni per migliorare i livelli di trasparenza, integrità, responsabilità ed etica nel settore sanitario;

135

– sviluppo e adozione da parte delle Aziende Ospedaliere di linee guida per l’elaborazione dei piani anticorruzione;

– promozione di una campagna di sensibilizzazione sia per il personale sanitario che per i cittadini;

– esperimenti in 5 ASL o AO pilota, dove gli strumenti anticorruzione verranno testati e monitorati per 2 anni in collaborazione con il RPC e lo staff delle organizzazioni.

Il primo report del progetto "Curiamo la corruzione in sanità", presentato nell'aprile

del 2016 a Roma. è stato realizzato analizzando il tema della corruzione in sanità da tre diverse prospettive:

1) attraverso una consultazione diretta della percezione della corruzione da parte del personale apicale delle strutture sanitarie pubbliche rilevata attraverso un sondaggio condotto dalla Fondazione Censis153;

2) con l’analisi che il RiSSC di Vicenza ha condotto sui piani anticorruzione di oltre duecento strutture sanitarie, valutandone in particolare la capacità di analisi dei rischi e la ricorrenza di questi tra le diverse ASL e Aziende Ospedaliere;

3) attraverso una dettagliata indagine, ad opera di ISPE-Sanità, di alcune voci di spesa che non incidono direttamente sull’assistenza sanitaria vera e propria e, quindi, non collegate all’efficacia dell’intervento sanitario, come ad esempio il servizio mensa, lavanderia o gestione rifiuti, ma da cui è possibile evidenziare scostamenti e anomalie che, se non indicano per forza di cose un problema corruttivo vero e proprio, possono comunque essere indice di inefficienze e sprechi.

136

Figura 10 Strutture Sanitarie che hanno partecipato all'indagine, regione e circoscrizione geografica

Le strutture coinvolte nell’indagine sono state le Aziende Sanitarie locali, le Aziende Ospedaliere, le Aziende Ospedaliere integrate con le Università, le Aziende Ospedaliere Universitarie integrate con il SSN, gli Enti di Ricerca, gli IRRCCS pubblici, per un totale di 250 strutture.

Dai dati emerge che il 77% dei dirigenti sanitari ritiene che ci sia il rischio concreto che all'interno della propria struttura si verifichino fenomeni di corruzione (e questo rischio è giudicato elevato dal 10% di loro). In particolare si ritiene che il rischio sia elevato nel settore degli appalti e in quello delle assunzioni di personale. Al primo posto, l'83% dei dirigenti sanitari indica i rischi che si annidano negli acquisti di beni e servizi e il 66% nella realizzazione di opere e infrastrutture, mentre il 31% sottolinea la possibilità che si seguano scorciatoie illecite nelle assunzioni.

Il 97% delle strutture sanitarie ha adottato uno specifico Codice di comportamento dei dipendenti integrativo rispetto a quello previsto per i dipendenti pubblici, il 93% ha predisposto un Regolamento per le procedure d'acquisto, il 92% afferma che nella propria struttura esistono procedure trasparenti per l'aggiudicazione degli appalti, l'85% ha previsto procedure per la segnalazione di casi di corruzione e azioni a tutela dei dipendenti che le effettuano (i whistleblower).

Il 18,8% degli italiani è convinto che un utilizzo più intenso di internet nella pubblica amministrazione renderebbe le procedure più trasparenti, dando più forza ai cittadini.

137

Oltre a far risparmiare tempo e denaro, riducendo gli sprechi, l’informatizzazione delle procedure aumenta la trasparenza, perché restringe gli ambiti di discrezionalità degli operatori e permette al cittadino di avere un maggiore controllo.

Questa opinione è condivisa anche dal 71% dei dirigenti delle strutture sanitarie, certi che la normativa che obbliga le Aziende pubbliche e le ASL in particolare, a dotarsi di un sito web permetta un maggiore controllo dei costi e dei servizi, e costituisca un reale deterrente alla corruzione.

L'esame dei Piani anticorruzione, previsti dalla L. 190/2012, di 230 aziende sanitarie rivela però che nel 40% dei casi si sono limitate a un adempimento formale dell'obbligo di legge, non inserendo all'interno del Piano né l'analisi dei rischi di corruzione, né le misure di prevenzione, mentre il 33% ha svolto un'analisi parziale e solo una struttura sanitaria su quattro ha risposto in pieno al dettato normativo.

In particolare non sono stati previsti in molte strutture sanitarie, azioni concrete per la rotazione di dirigenti e dipendenti che operano in posizioni a particolare rischio di corruzione: infatti, si tratta di una prassi prevista solo dal 54% delle strutture che hanno partecipato all’indagine.

Probabilmente anche per questo il 35% dei dirigenti sanitari ritiene che il Piano non impatti in maniera decisiva sulla diffusione della corruzione.

Dall’analisi invece dei conti economici di ASL e Aziende Ospedaliere emerge che dal 2009 al 2013 gli sprechi in questi settori quali la mensa, la lavanderia e la gestione dei rifiuti speciali sono diminuiti in media del 4,4% l’anno, ma la loro incidenza rispetto alla spesa complessiva non si è ridotta. Tali sprechi nelle spese non direttamente collegate all’efficacia delle cure ammontano a 1 miliardo di euro l’anno.

Il progetto prosegue con una sperimentazione sul campo monitorata, da CERGAS - Università Bocconi, presso l’ASL di Bari, l’ASST di Melegnano e della Martesana (MI), l’ASP di Siracusa e l’APSS di Trento, che saranno le prime quattro aziende sanitarie in Italia a poter partecipare attivamente al progetto come azienda pilota, con l’obiettivo di prevenire e contrastare in maniera più efficace corruzione e sprechi.

In particolare verranno sviluppate competenze in ambito di:

– creazione, gestione e riuso dei dati prodotti dalle stesse aziende; – analisi dei processi di creazione, gestione e riuso dei dati utili al RPC;

– definizione di aree specifiche di intervento egli obiettivi minimi per il primo anno di test in relazione alla gestione e al riuso interno alle strutture dei dati utili alla prevenzione della corruzione;

138

– supporto agli uffici interessati nell’elaborazione di processi e modelli organizzativi in grado di migliorare il flusso di dati interni alle strutture.

– proporre ai RPC e ai RPT delle strutture sanitarie pilota, progetti di miglioramento rispetto alle procedure di accesso civico.

– sviluppo di strumenti o procedure in grado di facilitare l’invio di richieste di accesso alle informazioni alle aziende pilota, da parte dei cittadini.

Si noti come su ognuna di queste competenze è possibile agire mettendo in pratica sistemi che con l'utilizzo di strumenti e software sviluppati ad hoc possono semplificare processi, rendere immediatamente visibile un dato o una informazione, è evidente che si possono costruire percorsi di comunicazione con i cittadini, rendere trasparenti e misurabili l'erogazioni di prestazioni e servizi.