• Non ci sono risultati.

L’aspetto normativo

PIANO GENERALE DEGLI IMPIANTI

Vista la natura particolaristica non ci sembra il caso di commentare tutto il Piano articolo per articolo; ci limiteremo quindi a riprendere e commentare i concetti espressi nell’introduzione al Piano, ovvero quelle che sono state le idee guida che ne hanno influenzato la compilazione.

L’introduzione si apre con un riferimento alle due leggi sui cui disposti il Piano è costruito: il D.L.vo 507/1993 e il D.P.R. 495/1992. In effetti leggendo gli arti-coli che compongono il documento in esame, appare in più punti evidente la ri-petizione di quanto previsto all’articolo 23 del Nuovo Codice della Strada, tanto che ad una lettura poco approfondita il Piano potrebbe addirittura sembrare una mera trascrizione di quest’ultimo. In realtà sono presenti in alcuni casi estensioni o deroghe alla normativa nazionale, ma si tratta comunque di particolari tanto specifici, che la loro individuazione ed il loro commento non apporterebbero al-cuna informazione ritenuta fondamentale per il nostro lavoro.

Ad una prima lettura della nota introduttiva al Piano, appare già evidente un o-rientamento di fondo alla tutela dell’estetica e dell’integrità degli ambienti, a di-scapito della domanda di impianti pubblicitari.

Vediamo anzitutto che il territorio comunale viene diviso in quattro aree princi-pali:

centro storico;

centro abitato;

zona esterna ai centri abitati:

® entro i 5 Km

® fuori dai 5 Km;

zone di interesse artistico, storico, culturale ed ambientale.

All’interno di queste, vengono poi considerate alcune zone di particolare rile-vanza quali:

zone di tutela dei corsi d’acqua e di rispetto paesaggistico ed ambientale;

zone fontanili;

zone di rispetto panoramico ed ambientale;

zone di rispetto cimiteriale.

A parte vengono poi considerati gli edifici a valore artistico vincolati dalla legge 1089/39.

Fatta questa premessa, quindi, il Piano entra nel vivo affermando che: «vincoli urbanistici esistenti hanno ispirato i criteri filosofici del Piano, con metodo ra-zionale, ben al di là delle indicazione fornite dal quadro legislativo di riferi-mento». E al paragrafo successivo si afferma che: «si è perseguito l’obiettivo – in modo equilibrato – di ottemperare, da una parte, alle esigenze della domanda di informazione, pubblicità e propaganda e, dall’altra, alla necessità di salva-guardia dell’immagine e della qualità della vita urbana.».

Da questi due principi di fondo deriva tutta l’organizzazione degli impianti sul territorio comunale. Vediamo in particolare, per quanto riguarda il centro stori-co, che non sono permessi impianti pubblicitari diversi dalle insegne, o da quelli relativi a manifestazioni ed eventi culturali. E comunque, anche in questi casi, i messaggi devono essere studiati per recare il minor danno possibile all’aspetto del centro storico.

Al di fuori di quest’ultimo, un’apposita tabella definisce quelle che sono le di-mensioni massime degli impianti in relazione al loro collocazione in una delle altre zone rilevate in precedenza. Interessante risulta al riguardo la previsione dei poster 6x3 m. all’interno del solo centro abitato.

I paragrafi successivi disciplinano poi la misura della massima superficie utiliz-zabile dagli impianti rispetto alle dimensioni dell’edificio (10%) o, nel caso di installazione in aree di servizio, rispetto al totale dell’area occupata (6%).

La parte finale della nota introduttiva riassume il numero di impianti e la capa-cità espositiva suddivisa per tipologia e dimensione di impianto, riferita sia alla data di delibera che in prospettiva quinquennale.

Da qui, poi, il Piano prosegue con quarantadue articoli suddivisi in otto capi.

Come abbiamo già detto, non è rilevante ai fini della nostra trattazione soffer-marci su di essi mentre, invece, appare fondamentale a questo punto un com-mento complessivo al Regolacom-mento e al Piano.

3.1 COMMENTO AL REGOLAMENTO DEL COMUNE DI PAR-MA

Dopo aver letto il Regolamento del Comune di Parma in entrambe le parti che lo compongono, possiamo ora riassumere quanto abbiamo appreso in un unico commento. Nel fare ciò sarà importante da una parte non perdere di vista quanto abbiamo visto con riferimento alla normativa nazionale e, dall’altra, confrontare la realtà provinciale di Parma con quella metropolitana di città come Milano, Torino e Roma. Purtroppo, per problemi sia organizzativi che di tempo non ab-biamo avuto la possibilità di entrare in possesso dei Regolamenti di queste città per poi procedere ad un’analisi comparata; ci è comunque capitato di trovarci spesso in queste che sono le città di riferimento della realtà affissionistica italia-na e, quindi, potremo avviare un confronto su quanto appare al cittadino che cammina per una qualsiasi strada di Parma, piuttosto che di Milano, piuttosto che di Torino, e così via.

Fatta questa doverosa premessa, la prima cosa che emerge sia dal Regolamento e dal Piano, che da una tranquilla passeggiata per Parma, è che la tutela dell’ambiente urbano viene anteposta alle esigenze pubblicitarie dei privati. Ciò, naturalmente, per qualcuno è un bene (i cittadini) e per altri è invece un male (le aziende), e pertanto non ci è possibile dare un giudizio con valenza assoluta su di una tale scelta.

Certo, camminando per Milano o per Roma la realtà che si presenta è sensibil-mente diversa. Le affissioni, spesso abusive, affollano ogni strada, ogni piazza ed ogni palazzo disponibile nella più assoluta infrazione di quelle che sono le regole generali per l’affissione. L’abusivismo, in particolare, è in queste città un

fenomeno di tale rilevanza che ad esso dedicheremo un apposito approfondi-mento. Al di là dei fenomeni patologici, che comunque sembrano avere la tacita approvazione delle Amministrazioni, anche quelli legali come le maxiaffissioni hanno raggiunto e spesso superato quella soglia di affollamento oltre la quale viene danneggiata l’estetica urbana. In verità, come abbiamo visto e come ve-dremo più avanti, le manifestazioni pubblicitarie come le maxiaffissioni possono contribuire a migliorare i centri storici finanziando la ristrutturazione delle fac-ciate e dei monumenti ma, d’altro canto, vedendo i siti turistici di una città come Roma letteralmente tappezzati dai teli pubblicitari, ci si rende chiaramente conto di come un uso spropositato di tali mezzi finisce col nuocere all’intera colletti-vità.

Bisogna però evidenziare che ciò che si verifica nelle grandi città italiane non potrebbe mai ripetersi in una cittadina di provincia come Parma la cui area di polarizzazione è certamente limitata, al più, al territorio regionale. Forse le cose potrebbero cambiare nel caso in cui venisse accettata la proposta italiana di isti-tuzione a Parma della Autority Alimentare dell’Unione Europea, ma si tratta comunque di un’evenienza che a tutt’oggi non consente previsioni.

La realtà parmigiana resta quindi quella di una città in cui la pianificazione e la diffusione degli impianti pubblicitari è fermamente guidata dall’Autorità comu-nale, sia direttamente, attraverso il servizio di pubbliche affissione e la realizza-zione degli impianti, sia indirettamente, attraverso i limiti che non consentono ai privati di realizzare impianti in misura superiore a quelli controllati dal Comune.

Anche per quanto riguarda le maxiaffissioni, come abbiamo visto poco innanzi, il Regolamento comunale pone un rilevante freno al loro libero impiego, non consentendo quel processo di libera contrattazione tra proprietari degli immobili e concessionarie private che nelle metropoli rappresenta il propulsore del pro-cesso diffusione del mezzo. Più diffusi sono invece gli stendardi in grado di ac-cogliere poster di dimensioni minori anche se, purtroppo, la trascuratezza degli impianti, soprattutto in periferia, finisce con il danneggiare l’intero processo comunicativo. Limitato è poi anche l’uso del grande formato, il 6x3, che certa-mente non ha quella diffusione capillare e spesso eccessivacerta-mente invadente che ritroviamo nelle altre città alle quali si è fatto riferimento in questo commento.

Possiamo quindi concludere il nostro commento rilevando che la pianificazione delle affissioni all’interno del territorio del Comune di Parma rispecchia forte-mente la cultura della città e dei suoi cittadini: una cultura, cioè, provinciale ed un po’ élitaria. Il risultato appare però molto più gradevole di quanto non sia l’atteggiamento spregiudicato in materia di affissioni che si realizza a Milano e nelle altre metropoli. Bisogna ricordare che il manifesto è tra i mezzi pubblicita-ri forse il più invasivo e, pertanto, un suo abuso finisce col danneggiare sia l’azienda, che viene giudicata troppo “insistente”, sia l’ambiente e la vita urba-na.

A quanto pare, quindi, l’obiettivo che il Comune di Parma si pone nell’introduzione al Piano Generale degli Impianti, ovvero il raggiungimento di un equilibrio tra quelle che sono le esigenze commerciali e la tutela della vita urbana, sembra al momento perfettamente realizzato, anche se ciò si traduce in una evidente penalizzazione del settore delle affissioni in generale e, in partico-lare, di alcune sue forme particolarmente impattanti come i 6x3 e le maxiaffis-sioni.

Riferimenti