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2.3 Strumento a supporto della pianificazione: IL PIANO

2.3.5 Il piano patrimoniale

Il piano patrimoniale è il documento finale della stesura del piano pluriennale, infatti, per poterlo redigere è necessario avere tutte le informazioni contenute negli altri piani.

I risultati patrimoniali sono inevitabilmente legati ai risultati patrimoniali stessi dell’inizio dell’esercizio (ossia crediti o debiti finali dell’esercizio precedente), ai risultati economici (ricavi o acquisti) e ai risultati finanziari (incassi o pagamenti).

Ecco allora come il piano patrimoniale non sia altro che un prospetto riassuntivo di tutti gli altri piani. Infatti, in esso ritroviamo:

• gli elementi patrimoniali dell’esercizio precedente (o dell’ultimo anno di consuntivo se si sta analizzando il primo anno di piano);

• il risultato netto dell’esercizio derivante dal piano economico; • gli investimenti derivanti dal piano degli investimenti;

39 M. SAITA, Economia e strategia aziendale, Giuffrè Editore, Milano, 2001,

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9.3. La struttura del piano dei finanziamenti

Il piano dei finanziamenti non è altro, quindi, che un documento contenente le modalità di copertura del fabbisogno finanziario netto determinato precedentemente nel piano dei flussi finanziari. Ad esso saranno correlati anche i piani di ammortamento finanziario del prestito (nel caso di un debito a medio lungo termine) in modo da permettere la determinazione dei flussi in uscita che ci saranno negli esercizi futuri e, di conseguenza il relativo piano. Nella descrizione dei finanziamenti è opportuno evidenziare anche il relativo costo in modo da poter determinare i riflessi che si avranno sul piano economico. Figura 19.

Figura 19. Rappresentazione del piano degli investimenti

Fabbisogno finanziario XXXXX

Modalità di copertura:

tipologia di finanziamento Importo Costo Modalità di rimborso A) FINANZIAMENTI di CAPITALE PROPRIO

- Aumento di Capitale Sociale - Versamenti in conto capitale - ………

XXXX XXXX XXXX

Totale finanziamenti di Capitale Proprio XXXX

B) FINANZIAMENTI di CAPITALE diTERZI - Aperture di credito in conto corrente - Anticipazioni garantite - Mutui passivi - Sovvenzioni bancarie - Anticipi su fatture - Factoring - Leasing

- Emissione di prestiti obbligazionari - ………... XXXX XXXX XXXX XXXX XXXX XXXX XXXX XXXX XXXX % % % % % % % % % ………... ……… ……… ……… ………. ………. ………. ………. ……….

Totale finanziamenti di capitali di terzi XXXX

Totale finanziamenti XXXX

Una volta concluso il processo di formulazione delle modalità di copertura e della determinazione degli oneri finanziari definitivi, è necessario rivedere il piano economico e il piano dei flussi finanziari in modo da renderli completi delle variazioni apportate in sede di copertura del fabbisogno finanziario.

59 • i crediti, le rimanenze ed i debiti derivanti dal piano dei flussi finanziari;

• le fonti di finanziamento per la copertura del fabbisogno finanziario.

La struttura del piano patrimoniale è molto simile a quella di uno Stato patrimoniale di bilancio con una struttura a sezioni contrapposte. Tuttavia, nella prassi aziendale, è possibile riscontrare anche altri modelli di analisi.

finanziario: in esso le attività sono classificate secondo un criterio di liquidità decrescente, le poste

sono ordinate partendo da quelle più liquide a quelle meno liquide mentre le passività sono classificate secondo un criterio di esigibilità decrescente, le poste sono esposte partendo da quelle che dovranno essere pagate o rimborsate entro l’esercizio successivo a quelle che saranno pagate o rimborsate oltre l’esercizio successivo (indebitamento a medio lungo termine e il capitale proprio). Da questo prospetto è possibile analizzare il rispetto dell’equilibrio temporale delle fonti e degli impieghi.

In sintesi, i dati che emergono da tale documento sono:

1. Attivo corrente40: rappresentato da tutte le poste patrimoniali attive esigibili entro il ciclo produttivo dell’impresa o entro dodici mesi;

2. Attivo non corrente: vengono esposte tutte quelle voci dell’attivo che non sono attività correnti (le attività immateriali, materiali, finanziarie e tutte le altre poste aventi natura a lungo termine);

3. Passività correnti41: tutte le fonti finanziarie a breve termine, ossia esigibili entro dodici

40 Questa definizione di attività corrente è ripresa in sostanza anche dai principi contabili internazionali IAS/IFRS, i

quali dicono, nel paragrafo 57 dello IAS 1, che un’attività “deve essere classificata come corrente quando soddisfa uno dei seguenti criteri:

(a) quando ci si aspetta che sia realizzata, o si prevede che sia venduta o utilizzata nel normale ciclo operativo dell’entità;

(b) è posseduta principalmente per essere negoziata;

(c) si prevede che si realizzi entro dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio;

(d) si tratta di disponibilità liquide o mezzi equivalenti (come definito nello IAS 7 Rendiconto finanziario) a meno che non sia preclusa dall’essere scambiata o utilizzata per estinguere una passività per almeno dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio. Tutte le altre attività devono essere classificate come non correnti.”

41 Anche per le passività, gli IAS/IFRS prevedono una definizione che si avvicina molto a quella sopra esposta: “Una

passività deve essere classificata come corrente quando soddisfa uno dei seguenti criteri: (a) è previsto che sia estinta nel normale ciclo operativo di un’entità;

(b) è assunta principalmente per essere negoziata;

60 mesi dalla data di redazione del bilancio;

4. Passività non correnti: sono esposte tutte quelle voci non classificabili come passività correnti, ossia l’indebitamente a medio-lungo termine, il debito per trattamento di fine rapporto lavoro, i fondi per rischi ed oneri e tutti gli altri debiti esigibili oltre i dodici mesi; 5. Capitale proprio: rappresentato dal capitale sociale, dalle riserve e dalrisultato (utile o

perdita) dell’esercizio.

(d) l’entità non ha un diritto incondizionato a differire il regolamento della passività per almeno dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio.”

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Figura 17: Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario42

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Un’altra metodologia di rappresentazione del piano patrimoniale è quella che adotta il cosiddetto

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criterio funzionale. Questa metodologia si basa sul concetto che la solvibilità dell’impresa si regge

sulla propria capacità di generare risorse necessarie e sufficienti, per quantità, qualità e tempo a far fronte ai propri fabbisogni finanziari.

La riclassificazione “funzionale” pone a confronto il capitale raccolto all’esterno dell’impresa (capitale proprio, indebitamento finanziario a medio/lungo termine e dall’indebitamento finanziario netto a breve termine) con gli investimenti netti della stessa impresa. Per investimenti netti si intende il capitale investito risultante dall’attivo dello Stato Patrimoniale depurato delle passività direttamente connesse all’esercizio dell’impresa (passività di funzionamento, il debito per trattamento di fine rapporto, i debiti verso fornitori, i debiti tributari, etc.) e, in quanto tali, non finanziarie e non generatrici di oneri finanziari espliciti. Tale riclassificazione tende a privilegiare il concetto di “investimento produttivo di reddito” (ossia l’area di investimento contrapposta ad un risultato parziale, come il reddito operativo) ed è quindi particolarmente utile ai fini delle analisi reddituali.

Si tratta quindi di una classificazione che espone da una parte il fabbisogno finanziario, così come lo abbiamo determinato nel piano dei flussi finanziari, e dall’altra parte le modalità di copertura dello stesso, determinate nel piano dei finanziamenti.

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Figura 18: Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio funzionale43

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