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4.7 I Budget Operativi

4.7.2 I budget dell’area di produzione

4.7.2.1 Struttura e definizione

Figura 27: Struttura e composizione dei budget dell’area produttiva68

.

Il budget della produzione riguarda essenzialmente la quantità di prodotti da realizzare nel periodo considerato e, da un punto di vista economico, la traduzione di tali programmi produttivi in fabbisogni di risorse e relativi costi.

Nell’ambito della predisposizione dell’intero sistema di budget, l’area produttiva pone un serie di vincoli, individuabili nella distribuzione spazio-temporale delle vendite, all’interno dei quali l’attività produttiva deve svolgersi perseguendo obiettivi di efficienza. Tali vincoli possono indurre situazioni di conflitto tra le due aree interessate.

La caratteristica comune dei budget dell’area produttiva, è l’attenzione posta sull’impiego delle risorse nei processi di trasformazione fisica. L’output di tale fase è, quindi, completamente

68 BARALDI-DEVECCHI-TEODORI, I sistemi di Pianificazione e Controllo, Giappichelli Editore. Torino, 2003, pag.

336.

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Le esigenze commerciali, generalmente riassumibili nel fornire il miglior servizio al cliente in termini di quantità, qualità e tempi, pongono dei vincoli operativi riconducibili al volume e al mix di prodotti e nella loro distribuzione temporale.

Tali   esigenze   possono   essere   in   contrasto   con   l’obiettivo   primario   dell’area   produttiva, individuabile nel miglior utilizzo/impiego della struttura disponibile.

La distribuzione spazio-temporale delle vendite deve trovare effettiva traduzione nella predisposizione di un programma di produzione che, in linea con le esigenze commerciali,  permetta  l’utilizzo  efficiente  delle strutture, per il quale sono rilevanti la continuità  e  l’uniformità  temporale.  Le  ripetute  interruzioni  del  processo  produttivo,  la   modifica della tipologia di prodotto ottenuta, il soddisfacimento di bisogni di vendita non attentamente programmati, sono presupposti per il non efficiente impiego della struttura.

Figura 31. Struttura  e  composizione  dei  budget  dell’area  produttiva69

69 Fonte:   adattamento   da   “I sistemi di Pianificazione e Controllo”,   a   cura   di   BARALDI-DEVECCHI-

TEODORI, G. Giappichelli Editore. Torino 2003, p. 336.

BUDGET delle VENDITE

POLITICA SCORTE PRODOTTI FINITI PROD. CORSO LAV.

VINCOLI PROGRAMMA di PRODUZIONE SCORTE MATERIE POLITICA PRIME

BUDGET dei COSTI di PRODUZIONE MATERIE PRIME

DIRETTE ALTRI COSTI DIRETTI di

PRODUZIONE COSTI INDIRETTI di PRODUZIONE BUDGET degli INVESTIMENTI BUDGET degli APPROVV.

111 riconducibile a componenti negativi di reddito.

Riteniamo che, prima di procedere con l’analisi delle singole componenti, è opportuno formulare alcune considerazioni sulle interdipendenze esistenti tra area commerciale ed area produttiva. Le due aree sono caratterizzate da logiche gestionali assai differenti. Le esigenze commerciali, generalmente riassumibili nel fornire il miglior servizio al cliente in termini di quantità, qualità e tempi, pongono dei vincoli operativi riconducibili al volume e al mix di prodotti e nella loro

distribuzione temporale. Tali esigenze possono essere in contrasto con l’obiettivo primario dell’area

produttiva, individuabile nel miglior utilizzo/impiego della struttura disponibile. La distribuzione spazio-temporale delle vendite deve trovare effettiva traduzione nella predisposizione di un

programma di produzione che, in linea con le esigenze commerciali, permetta l’utilizzo efficiente

delle strutture, per il quale sono rilevanti la continuità e l’uniformità temporale.

Per fini semplificativi, suddividiamo il globale processo di produzione economica in tre macro-fasi:

1. Fase di approvvigionamento: riguarda l’acquisizione dei fattori produttivi all’esterno, siano esse

materie prime, di consumo, sussidiarie, semilavorati o merci. In questo caso, le scorte svolgono il ruolo di “cerniera” tra reperimento e disponibilità di fattori produttivi e il loro successivo utilizzo.

2. Fase di trasformazione fisica: riguarda l’insieme delle operazioni necessarie per la fabbricazione

dei prodotti finiti. Le scorte di riferimento sono i prodotti in corso di lavorazione, la cui funzione non è, come nel caso precedente, di porre in connessione due macro-fasi, ma differenti momenti dell’unitario processo produttivo.

3. Fase di commercializzazione: riguarda l’insieme delle attività finalizzate alla cessione all’esterno

dei prodotti finiti. Elemento di collegamento con la fase precedente sono le rimanenze di prodotti finiti, momento di equilibrio tra disponibilità e necessità per il collocamento sul mercato.

La tematica più complessa da affrontare in tema di scorte riguarda il loro dimensionamento, infatti si determina un trade-off costi-benefici in cui è possibile definire due situazioni contrapposte: una situazione ideale a cui tendere nella quale le scorte sono pressoché nulle ed una situazione concreta, nella quale livelli più o meno alti sono necessari.

In termini generali, la politica delle scorte deve essere tale da contemperare le quattro seguenti esigenze:

112 • Ottimizzazione dei carichi di lavoro dei singoli reparti e/o impianti;

• Minimizzazione dei rischi e dei costi ad esse associati;

• Garanzia per l’azienda da eventi futuri non previsti o prevedibili.

Ci sono poi tutta una serie di elementi rilevanti che tendono ad influenzare la politica delle scorte; questi devono essere attentamente valutati e considerati nella definizione delle scelte da intraprendere:

a) Grado di deperibilità dei prodotti: tende al contenimento delle scorte, a causa delle caratteristiche fisiche dei beni, la cui durata è limitata nel tempo.

b) Grado di obsolescenza dei prodotti: il contenimento delle scorte non è dovuto alle caratteristiche fisiche ma alle caratteristiche economiche dei beni. (prodotti con cicli di vita limitati, moda, etc.).

c) Capacità di stoccaggio: limita il volume massimo di scorte per ragioni legate allo spazio fisico disponibile.

d) Stabilità del processo produttivo: tanto più è agevole la programmazione operativa della produzione e minori gli elementi che possono modificarla nel tempo, tanto minore risulta l’esigenza di scorte.

e) Durata del ciclo produttivo: al crescere della durata aumentano i rischi connessi ad una sua interruzione. Il volume di scorta tende ad essere direttamente correlato alla lunghezza del processo.

f) Stagionalità delle vendite: provoca un necessario accumulo nei periodi precedenti a quelli tipici di vendita. Il problema si pone, quindi, in termini di miglior gestione dei “picchi” di vendita.

g) Instabilità della domanda o dei mercati in cui l’azienda opera: rende difficile la programmazione delle vendite, ciò porta ad un accrescimento delle scorte per far fronte ad eventi imprevisti.

h) Politiche commerciali: alcune scelte aziendali comportano un necessario incremento delle scorte. Esempio: utilizzo come leva di marketing della rapidità nelle consegne.

113 i) Costi di gestione: all’aumentare dei volumi di scorta aumentano i costi di gestione del

magazzino in termini di forza lavoro ed alla movimentazione interna.

In definita, va osservato che la politica delle scorte, cioè la definizione della quantità desiderata, fa riferimento ai singoli periodi infrannuali nei quali è suddiviso l’arco temporale cui il budget si riferisce.

Nell’ambito della definizione del programma di produzione assumono rilevanza le scorte di prodotti finiti e di prodotti in corso di lavorazione. Per la loro corretta determinazione ed in funzione degli elementi appena descritti, è necessario determinare i giorni medi di copertura, cioè l’intervallo temporale di sicurezza nel quale i beni necessari sono disponibili a magazzino.

Per i prodotti finiti, il termine di riferimento è rappresentato dalle vendite69

:

per i prodotti in corso di lavorazione ciò che assume rilevanza sono i fabbisogni della fase produttiva, a loro volta dipendenti dal programma di produzione.