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Polarità interne alla città Perché parlare di centro e periferie

“Periphèreia” da perì, intorno, e phèreia, portare, indica il contorno di qualcosa, il perimetro, il confine. Le città europee si caratterizzano generalmente per avere al loro interno centri (storici) e periferie tra loro non di rado profondamente differenti, in termini di servizi, architetture, funzionalità, e spesso anche rispetto ai gruppi sociali che le vivono.

Le periferie, sviluppatesi a seguito della rivoluzione industriale avviatasi nel corso nell’800, sono il frutto spontaneo dello sviluppo e dell’espansione urbana; frange di città, per forza di cose fisicamente distanti dal classico centro cittadino, che non necessariamente avrebbero ricoperto un ruolo subalterno rispetto ad esso. Oggi invece il concetto di periferia, sempre più frequente in svariate discipline, racchiude significati attinenti all’isolamento, al confinamento, al respingimento. Se quello di periferia connota lo spazio e la prossimità fisica, è sempre più usuale infatti utilizzare il termine come sinonimo di periferizzazione, che indica piuttosto un processo dinamico (politico, economico, sociale e comunicativo) che coinvolge contesti e attori a molteplici livelli: la periferizzazione interessa lo sviluppo dei paesi, delle regioni e delle città, ma anche la creazione delle differenze tra spazio urbano e spazio rurale, nonché delle specificità tra i quartieri interni a una stessa città (Kühn, 2015). Se la periferia è semplicemente uno spazio fisico connotato da una certa distanza dal centro, la periferizzazione implica la riproduzione di meccanismi di spazializzazione, segregazione, marginalizzazione, all’interno dello spazio urbano: essa trova in letteratura giustificazioni di tipo economico (Friedmann, 1993), sociale (Wacquant, 1997, 2008), o relative alla comunicazione politica (Fischer-Tahir e Naumann, 2013; Kühn, 2015).

Normalmente contrapposte ai centri storici, in Europa le periferie hanno storicamente avuto meno valore economico e meno potere rispetto ai primi.

“Moreover, unlike the American experience, usually it is not the inner city that collects the largest problems. Instead it is the outer areas, such as the banlieue in Paris (cf. Wacquant, 1993) and other large French cities, or post-war social housing complexes on the fringes in cities such as Amsterdam, Berlin, Glasgow, Stockholm and Naples, which are characterised by serious concentrations of social problems. One factor contributing to such concentrations is the social

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housing allocation policy in many European cities. In Germany, for example, poor or ‘problematic’ families are allocated to social housing dwellings by non-profit housing associations.” (Friedrichs et al. 2003, p. 798)

Oggi sono anche sedi, soprattutto in aree metropolitane, di “centri-distaccati”, condizione che rende possibile l’esistenza di realtà poli-centriche spingendo a riconsiderare il concetto alla luce dei nuovi fenomeni di de-periferizzazione e ri- centralizzazione. In particolare, non sembra lo spazio l’elemento capace di fare la differenza, ma ancora una volta la relazione subalterna che ricoprono a livello urbano alcuni territori e i gruppi sociali che vi risiedono. Le periferie sono infatti anche il risultato di fattori pull e push, i quali attraggono alcuni gruppi sociali verso i centri o il periurbano, respingendone invece altri ai margini: è ormai provato a tal proposito che le popolazioni più povere si distribuiscono sui territori prioritariamente in base alle possibilità economiche, e solo successivamente prendendo in considerazione i legami, il prestigio del quartiere, i servizi, elementi invece di priorità nel caso delle classi più elevate. Le periferie diventano così sempre meno appetibili per qualcuno e sempre più facilmente raggiungibili per qualcun’altro. Sulla scia di queste tendenze esse rischiano di divenire sempre più spesso luoghi di relegazione spaziale per specifiche minoranze, spazi di esclusione e isolamento.

Seppur non sia scontato imbattersi in periferie ad alta concentrazione di povertà o

minoranze27 (Blanc, 1998), ci sono alcuni studi che mostrano come spesso proprio

queste aree urbane siano maggiormente carenti da molteplici prospettive. Blanco e Subirats (2008), studiando cinque grandi città della Spagna, individuano proprio le aree periferiche quelle caratterizzate da maggiore vulnerabilità, rischio di esclusione, isolamento sociale, carenza di adeguato trasporto pubblico e insufficiente distribuzione di servizi commerciali. Quando ciò avviene è più facile che l’impatto del territorio possa giocare un ruolo negativo sulla vita dei residenti, inficiando le loro possibilità di vita. Murie e Musterd (2004) hanno individuato ad esempio la localizzazione periferica come un elemento capace di contribuire alla riduzione delle

27 Si segnalano in particolare le “inner peripheries” che caratterizzano i centri storici di alcune città e che connotano la periferizzazione come un fenomeno in cui la spazialità non è più protagonista.

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possibilità di integrazione tra gruppi sociali svantaggiati (nel caso della loro indagine, di diverse categorie di persone disoccupate).

“The Territorial Agenda 2020 of the European Union (EU) states explicitly that “the core- periphery division is still present” and that it is important “to avoid polarization between capitals, metropolitan areas and medium-sized towns on the national scale”” (Kühn 2015, p. 368)

Se quindi la periferia non è semplicemente “spazio”, ma luogo al cui interno possono verificarsi processi di marginalizzazione, va sempre tenuto a mente quale gruppo sociale stiamo considerando e quale fenomeno vogliamo indagare, in virtù del fatto che vivere le periferie non implica né essere poveri né abitare in luoghi svantaggiati. Lo spazio in questo senso può fare da amplificatore di diversi processi a fronte del ruolo ricoperto a livello sociale da specifiche popolazioni; non tutte le periferie evolvono infatti nel medesimo modo (Fanning Madden, 2003) e possono a volte ridefinire la loro composizione, tramite il noto processo della gentrification.

In Italia spesso ancora la periferia viene individuata come l’approdo di quelle fasce di popolazione espulse dai centri cittadini (Caruso 2017, p. 30) ma anche caratterizzate da invecchiamento della popolazione e aumento di persone di origine straniera (Bovone, 2014). Il quartiere cosiddetto di edilizia pubblica (che come vedremo nel capitolo 5 è spesso collocato in aree urbane periferiche a seguito di precise politiche abitative nazionali e locali) è nel nostro paese il simbolo del decadimento e della marginalizzazione, dove è verificabile la maggiore concentrazione di gruppi sociali svantaggiati, quindi in cui dovrebbero palesarsi con maggiore forza diversi tipi di effetti di quartiere e in cui la connotazione periferica organizza (limitando) le opportunità dei residenti.