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5.2 La politica abitativa locale

5.2.1 La realtà di Bologna

Nel Comune di Bologna sono tre i principali strumenti di politica pubblica nel settore dell’abitazione:

- L’Edilizia residenziale pubblica - Il Canone calmierato

- Il Fondo per l’affitto

L’ERP, che verrà approfondita sotto diverse prospettive dalla parte restante del capitolo, è oggi lo strumento principale tramite cui si cerca di rispondere al disagio abitativo più pressante. È, però, al contempo, lo strumento più in crisi. Se da una parte è aumentato il bisogno di alloggi perché sempre più ampi e differenti gruppi sociali

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accedono con difficoltà al mercato dell’affitto privato o della proprietà, dall’altra parte l’ERP è uno strumento che ancora oggi risulta efficace soltanto in un’ottica di lungo periodo. Le due dinamiche, incrociandosi, rendono possibile un reale supporto soltanto per quella quota di famiglie in difficoltà che riesce ad accedervi e a goderne spesso per decenni. Il turn-over internamente all’alloggio popolare è infatti molto basso; come vedremo, ogni anno solo circa il 2% degli alloggi popolari cambia beneficiario. L’ERP è uno strumento di fatto indispensabile (oggi a Bologna circa 12.000 famiglie alloggiano in una casa di proprietà pubblica) ma allo stesso tempo presenta connotati fortemente problematici: il patrimonio è insufficiente a rispondere alla domanda di casa prodotta di anno in anno, spesso invecchia più velocemente rispetto ad altre realtà residenziali, è statico e poco adatto alle nuove richieste abitative poiché non vengono incentivate nuove costruzioni e anzi nel tempo una grossa parte di alloggi è stata ceduta. Anche a Bologna, come vedremo, l’ERP è generalmente “localizzata” in precise aree urbane, situazione che stimola la produzione di forme di stigmatizzazione più o meno accentuate di alcuni quartieri e supporta la nascita e la trasformazione di aree urbane (più)fortemente (o diversamente) eterogenee rispetto agli altri contesti cittadini, contribuendo alla sensibilizzazione verso forme di disordine sociale ritenute più acute.

Il Canone calmierato è uno strumento di politica abitativa per certi versi sottovalutato, di cui si sente parlare poco, ma dalle fortissime potenzialità: è diretto prioritariamente a fasce di popolazione in condizioni economiche migliori rispetto a chi può accedere all’ERP poiché si basa sul presupposto che un canone di affitto, seppur ridotto e calcolato sulla base delle capacità finanziarie famigliari, possa essere sostenuto. Questo significa che lo strumento è in grado di intercettare la cosiddetta zona grigia del bisogno abitativo odierno, formata da coloro che non sono “poveri” ma che sono comunque troppo “poveri” per accedere al mercato privato dell’affitto (Cittalia, 2010). È stata dimostrata da Palvarini (2014) la cosiddetta povertà dipendente dalla casa, dunque il ruolo che le spese per l’abitazione hanno sulla povertà in Italia45. In

45 Palvarini ha di recente condotto uno studio sulla diffusione della povertà in Italia. Dopo aver identificato i tassi di famiglie e soggetti “sicuramente poveri”, “appena poveri”, “quasi poveri” e “non poveri” basandosi su fattori reddituali, ha analizzato la condizione di povertà introducendo le spese per l’abitazione. Partendo dal reddito residuo netto ha individuato alcune aree territoriali penalizzate

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quest’ottica i canoni calmierati, relativi sì ad alloggi di proprietà comunale esclusi dalla normativa ERP ma che possono anche basarsi su accordi tra Comune e proprietari

di appartamenti46, si pongono come uno strumento di welfare dalle forti potenzialità

per mitigare l’influenza che le spese per la casa possono avere sulle possibilità famigliari.

Il Fondo per l’affitto, infine, è uno strumento il cui ammontare varia di fatto ogni anno in relazione alla dotazione economica regionale e a quella statale (stabilita normalmente con la Legge finanziaria annuale). Si pone come un supporto concreto alle spese per l’affitto, indirizzato a famiglie con specifiche condizioni economiche che risiedono in un appartamento in affitto nel Comune di Bologna. Oltre ad essere un mezzo incerto, poiché variabile, non è, evidentemente, uno strumento capace di produrre esiti di lungo periodo; seppur rappresenti un supporto economico concreto, infatti, ogni famiglia non può ricevere una quota superiore a un tetto massimo che nel 2015 era ad esempio di 3.000 Euro o quattro mensilità del canone di affitto dovuto, ma nel recente 2018 era sceso a un massimo di 2.000 Euro o tre mensilità dell’affitto della propria abitazione.

Gli strumenti che si pongono, quindi, come supporti concreti all’abitare sono molteplici, diretti a diverse fasce di popolazione, con limiti e potenzialità differenti. Qui si prenderà in esame, nel dettaglio, il ruolo giocato dall’edilizia residenziale pubblica a Bologna, in quanto patrimonio oggi pressoché fisso e stabile, diretto a supportare le fasce più svantaggiate della popolazione in stato di povertà abitativa e in quanto ambito entro cui il mix sociale può prendere luogo perché le politiche di

mixture vengono implementate o, più spesso, in modo del tutto “naturale”.

dalle spese per l’abitazione e in generale un aumento della condizione di povertà (o quasi povertà) e la contestuale diminuzione della condizione di non povertà, individuando inoltre un peggioramento che non colpisce tutti indistintamente ma che si fa più forte in particolare per quelle famiglie già in condizione di forte povertà a prescindere dalle spese per la casa. Alla luce di questa analisi Palvarini parla dell’esistenza di diversi tipi di “povertà”: la povertà indipendente dalla casa, la povertà indotta da casa e reddito, la povertà indotta dalla casa; in quest’ultimo caso ci troviamo di fronte a famiglie che uscirebbero dalla condizione di povertà conclamata una volta tolte le spese effettuate appunto per l’abitazione.

46 Il canone calmierato in questo senso richiama l’idea di fondo del canone concordato, tramite cui privati cittadini affittano i loro alloggi a canone, appunto, concordato, in cambio di un contributo una tantum di 500 euro da parte dell’amministrazione locale.

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Non va ovviamente dimenticato che le varie azioni di politica abitativa e i diversi strumenti usati nel tempo (il canone calmierato in primo luogo) possono giocare un ruolo comunque molto importante nell’effettiva realizzazione della mixture dei titoli di godimento delle abitazioni lungo il territorio e nel mix sociale che si realizza, contribuendo all’eterogeneità del tessuto sociale locale.