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Prevenzione del rischio: come la fiducia promuove cooperazione ed efficienza

Nel documento Apprendimento, cognizione e tecnologia (pagine 103-108)

Silvia Felletti

Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) CNR, Roma silvia.felletti@istc.cnr.it

Fabio Paglieri

Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) CNR, Roma fabio.paglieri@istc.cnr.it

1. Introduzione

La fiducia è un costrutto fondamentale nell’interazione sociale, sia nel promuovere la cooperazione tra pari che la conformità alle disposizioni del legislatore. Oggetto di crescente interesse negli ultimi anni è la sua relazione con il rischio: se nell’ambito del risk management è opinione diffusa che di- versi livelli di fiducia nelle istituzioni portino a diversi modi di percepire i rischi che queste valutano e gestiscono, studi di stampo teorico sostengono che siano le attitudini al rischio ad influire sulla tendenza a fidarsi, dal mo- mento che un atto di fiducia non è altro che un atto rischioso in cui ci si rende vulnerabili all’altro (Mayer et al., 1995; Das e Teng, 2004).

Nonostante il legame tra fiducia e rischio sembri essere largamente rico- nosciuto (Colquitt et al., 2007; Visschers e Siegrist, 2008; Nickel e Vaesen, 2012), ci sono ancora delle questioni aperte. Prima tra tutte, vi è una sostan- ziale difficoltà nel dimostrare una correlazione tra fiducia e rischio al livello

empirico (Gleaser et al., 2000; Eckel e Wilson, 2004; Ben-Ner e Halldorsson, 2006; Naef e Shupp, 2009).

L’assenza di prove sperimentali può essere dovuta a diversi fattori: la mancanza di una definizione esaustiva e unanime di fiducia, la difficoltà nel trovare una metodologia efficiente nello stimare le attitudini individuali alla fiducia e al rischio, la mancanza di chiarezza su quale dovrebbe essere la di- rezione dell’influenza tra fiducia e rischio. Un’ulteriore difficoltà è data dal fatto che fiducia e rischio vengono spesso analizzati in termini molto generi- ci, mentre è probabile che contesti e meccanismi diversi diano luogo a intera- zioni diverse tra i due fattori, e a effetti diversi sui conseguenti processi deci- sionali.

Il presente lavoro vuole indagare i rapporti tra fiducia e rischio in un par- ticolare dominio: quello delle catastrofi naturali (e nello specifico, dei dissesti sismici ed idrogeologici).

Gli studi sperimentali condotti dagli autori indagano i costrutti di fiducia e di rischio sia nel dominio generico, sia in quello specifico della gestione dei rischi idrogeologici e sismici in soggetti con una passata esperienza di cata- strofe naturale. L’obiettivo è duplice:

i. verificare se e in quali condizioni è apprezzabile un’influenza tra fiducia e propensione al rischio;

ii. indagare gli effetti derivanti da una passata esperienza traumatica sulle dinamiche di scelta future (in particolare, verificare se gli effetti dell’esperienza sono specifici per eventi dello stesso tipo o se invece hanno un effetto generico nel dominio dei rischi naturali).

2. Gli studi sperimentali

Un primo studio condotto su 295 studenti delle province di Ferrara e Ge- nova ha indagato gli effetti di una pregressa esperienza con dissesti alluvio- nali o sismici, mostrando un’interazione tra il tipo di catastrofe esperita dai soggetti e il tipo di catastrofe oggetto degli scenari prospettati nel test. L’aver fatto esperienza di un determinato tipo di catastrofe naturale aumentava l’avversione al rischio in scenari simili, ma non in quelli riguardanti un diver- so tipo di evento catastrofico (t= -2.43, p = 0.007).

L’assenza di un coinvolgimento simultaneo di giudizi di fiducia e di ri- schio in uno stesso compito sperimentale ha fatto sì che non si riscontrasse in questo primo studio alcuna correlazione tra le variabili di fiducia e rischio, né nel dominio generico, né in quello specifico delle catastrofi naturali.

Scopo del secondo studio è stato verificare la presenza di influenze tra fiducia e rischio quando entrambi sono coinvolti nel medesimo compito deci- sionale. Allo studio hanno partecipato 96 studenti dell’università di Roma

Tre, senza particolari esperienze traumatiche di catastrofi naturali. Il test in- cludeva un compito ispirato ai giochi dell’economia sperimentale, che richie- deva al partecipante e ad un secondo giocatore (il cui comportamento era re- golato dal software), di scegliere se investire o meno del denaro per mettere in sicurezza l’abitazione che condividevano dai danni di un terremoto o di un’alluvione. La scelta veniva effettuata sempre all’oscuro della preferenza del vicino: le scelte di entrambi i giocatori venivano mostrate solo in seguito, insieme all’outcome della scelta. Se i due investivano complessivamente al- meno 10$, la casa era al sicuro dall’evento catastrofico e non subiva danni. Se l’investimento complessivo era inferiore ai 10$, e si verificava un terre- moto o un’alluvione (nel 10% dei casi), entrambi subivano danni per 135$, altrimenti potevano tenere il denaro non investito. Il gioco si ripeteva per 10 turni e in due modalità (within-s): nella prima, l’unico investimento possibile era 10$ (bastava perciò che un solo giocatore investisse per mettere in sicu- rezza la casa), mentre nella seconda vi era anche un’opzione di investimento “cooperativo” di 5$ (che richiedeva un ulteriore investimento di almeno 5$ per rendere utile la spesa).

Il comportamento del “vicino” (between-subjects) era tale da apparire af- fidabile (perché investiva nell’80% dei casi) o inaffidabile (perché investiva nel 20% dei casi). Inoltre, i visi dei vicini, che apparivano sullo schermo all’inizio del gioco e ad ogni turno di scelta, erano stati precedentemente se- lezionati come maggiormente “affidabili” o “inaffidabili” da un database di volti (Ma et al., 2015) con un test di validazione degli stimoli su un diverso campione di 52 soggetti.

Il gioco ideato per il secondo studio ha permesso di rilevare un’influenza della fiducia sulle decisioni in contesto di rischio. Le analisi hanno mostrato una significativa differenza nelle dinamiche di scelta tra la condizione con vicino affidabile e quella con vicino inaffidabile: in entrambe le varianti di gioco (con e senza opzione cooperativa), i soggetti sceglievano più spesso di investire in prevenzione se riponevano una maggiore fiducia nel loro vicino (F(1,191)= 13.41, p = 0.0003).

Inoltre, anche il fatto di aver introdotto un’opzione di investimento coo- perativo (5$) ha influito sulle scelte di investimento: i soggetti investivano generalmente più spesso nella variante cooperativa del gioco rispetto alla ba-

seline. Particolarmente interessante è lo spostamento delle scelte di investi-

mento dalla condizione con vicino inaffidabile a quella con vicino affidabile nella variante cooperativa del gioco: mentre la percentuale di scelte per l’opzione di investimento “pieno” (10$) restava invariata tra le due condizio- ni, le scelte di investimento cooperativo (5$) aumentavano di 12 punti per- centuali nella condizione con fiducia (dal 32.8 al 43.7%), interamente a di-

scapito delle scelte di non investire (che scendevano invece dal 35.6 al 23.1%).

3. Conclusioni

Dagli studi emerge un quadro in cui la fiducia è efficace nel promuovere la cooperazione: i soggetti sceglievano più spesso di investire quando si con- frontavano con un vicino che faceva lo stesso, nonostante fossero consapevo- li di poter sfruttare la situazione a proprio vantaggio. Una possibile interpre- tazione del fenomeno è che i soggetti abbiano utilizzato gli investimenti non solo per mettersi al riparo da eventuali danni, ma anche per inviare un segna- le di disposizione alla cooperazione, in modo simile ma nella direzione oppo- sta alla “punizione altruistica” che si riscontra nell’ultimatum game (Fehr e Gächter, 2002). Questo comportamento è particolarmente interessante nella versione base del gioco, in cui l’aspettativa che l’altro sia affidabile, e quindi investa il suo denaro, rende strategicamente vantaggioso non investire. Ma, invece di un diffuso ricorso al free riding, ciò che si osserva è un circolo vir- tuoso in cui la cooperazione innalza il livello di fiducia negli altri individui, che a sua volta porta ad ulteriore cooperazione.

L’aspetto svantaggioso di questo fenomeno è la dispersione di risorse: nella variante base del gioco si è speso mediamente di più per mettere in sicu- rezza la casa, mentre la scelta più vantaggiosa sarebbe stata investire a turno. Ciò accadeva presumibilmente perché gli individui, avendo a disposizione una sola opzione per contribuire, preferivano sprecare il denaro pur di non dare un segnale di iniquità, e approfittare dell’investimento dell’altro. I dati sulla variante cooperativa dimostrano come, dando la possibilità ai soggetti di operare una scelta che segnali cooperazione ma che sia anche meno onerosa (e dissipativa), questi sfruttano sistematicamente l’opportunità. In casi come questo, non rari fuori dal laboratorio (si pensi al sistema tributario), la fiducia può promuovere dinamiche cooperative meno onerose e più efficienti.

Riconoscimenti

Ringraziamo Laura Bonelli per la preziosa collaborazione allo studio nella città di Genova.

Bibliografia

Ben-Ner, A., Halldorsson, F. (2006) Measuring Trust: Which Measure Can Be Trust- ed? Working Papers 0207, Human Resources and Labor Studies, University of Minnesota (Twin Cities Campus).

Colquitt, J.A., Scott, B.A., LePine, J.A. (2007) Trust, trustworthiness, and trust pro- pensity: a meta-analytic test of their unique relationships with risk taking and job performance. Journal of applied psychology, 92(4), 909.

Das, T.K., Teng, B.S. (2004) The risk-based view of trust: a conceptual framework. Journal of Business and Psychology, 19(1), 85-116.

Eckel, C.C., Wilson, R.K. (2004) Is trust a risky decision? Journal of Economic Be- havior & Organization, 55(4), 447-465.

Fehr, E., Gächter, S. (2002) Altruistic punishment in humans. Nature, 415(6868), 137- 140.

Glaeser, E.L., Laibson, D.I., Scheinkman, J.A., Soutter, C.L. (2000) Measuring trust. Quarterly Journal of Economics, 811-846.

Ma, D.S., Correll, J., Wittenbrink, B. (2015) The Chicago Face Database: A Free Stimulus Set of Faces and Norming Data. Behavior Research Methods, 47, 1122- 1135.

Mayer, R.C., Davis, J.H., Schoorman, F.D. (1995) An integrative model of organiza- tional trust. Academy of management review, 20(3), 709-734.

Naef, M., Schupp, J. (2009) Measuring trust: Experiments and surveys in contrast and combination.

Nickel, P.J., Vaesen, K. (2012) Risk and trust. In Handbook of Risk Theory (pp. 857- 876). Springer Netherlands.

Visschers, V.H., Siegrist, M. (2008) Exploring the triangular relationship between trust, affect, and risk perception: A review of the literature. Risk Management, 10(3), 156-167.

Affordance pragmatiche

Nel documento Apprendimento, cognizione e tecnologia (pagine 103-108)

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