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Il Valore degli Scopi: Non solo Duale ma Ibrido

Nel documento Apprendimento, cognizione e tecnologia (pagine 69-75)

Cristiano Castelfranchi ISTC-CNR GOAL group cristiano.castelfranchi@istc.cnr.it

1. La natura duale del valore degli scopi

Vi sono due origini e basi diverse del valore degli scopi (VS)1. VS ha una natura duplice (e anche ibrida):

1.1 Il VS Ragionato

E’ il valore basato su ‘ragioni’, argomenti: è l’utilità dello S ‘calcolata’ mentalmente. Tale V deriva dall’organizzazione gerarchica degli scopi: ra- gionamento mezzo-fine, piani, problem-solving. Il VS dipende dal valore dei sovra-scopi che verrebbero raggiunti (i pro, vantaggi) e dal V degli scopi compromessi (contra: costi, perdite, rischi). E’ un calcolo strettamente basato sulle credenze (Castelfranchi e Paglieri, 2007) circa le conseguenze/effetti di un dato atto o evento (aspettative): sia dal valore stimato sia dalla probabilità attribuita.2Questo VS è ragionato ma non necessariamente ‘razionale’ (dati i nostri limiti e biases cognitivi). Esso è basato su valutazioni (Miceli e Castel-

1E’ il VS che determina la sua preferenza, ma anche il grado di frustrazione in caso di fal-

limento, o di contentezza nel successo. Questo concetto non coincide con quello di livello di “at- tivazione”. Uno scopo può essere di massima importanza per la persona, ma non attivo in quell dato momento.

2

Mettiamo da parte qui il fatto che le decisioni non sono infatti tra meri scopi bensì tra a- spettative con la loro probabilità soggettiva.

franchi, 1996): credenze, giudizi su: “questo è buono, utile, va bene per…”; “questo è inutile, inefficace, nocivo… per..”. In questo senso è argomentabi- le, e possiamo ragionare su, persuadere, dare giustificazioni (“La ragione per cui ho scelto X e non Y è che…”).

1.2 Il VS Sentito ed Evocato

Questo VS è dovuto ad un secondo sistema di valutazione della nostra mente (il sistema di “affective appraisal”, Castelfranchi, 2000). Un sistema non-esplicito, non basato su veri giudizi sull’oggetto O, ma intuitivo: basato su risposte affettive ascritte all’oggetto. Gli stati affettivi hanno infatti un ca- rattere edonico (sono piacevoli, spiacevoli, ecc.) e spesso hanno anche una spinta conativa (ad evitare, ricercare, …); ma questa qualità esperita in rispo- sta ad O lo “colora”: vale come una implicita valutazione di O come buono (attraente) o non-buono (indifferente, repellente).

Tale VS ‘caldo’, ‘sentito’ può essere dovuto o ad una emozione provoca- ta ora da O, o da una semplice evocazione (inconscia) associata agli O nella nostra memoria, la quale in tal modo marca la percezione di O (“somatic markers” di Damasio, 1994). Dunque il valore soggettivo di un possibile sco- po non è più dovuto ad inferenze, argomentazioni, ed al valore di possibili sovra-scopi; non è più ragionato. E’ solo determinato dall’intensità delle sen- sazioni provocate o evocate da O. Ora è il corpo che detta legge sulla mente e decide sulle sue rappresentazioni: credenze e scopi.3

2. La natura ibrida del Valore: Due pesi e una misura

Come detto ciò è connesso alla teoria dei “marcatori somatici”. Tuttavia Damasio è in errore quando sostiene che i marcatori “potano” l’albero delle scelte; cioè che questi condizionamenti affettivi fanno la scelta. Questo è chiaramente infondato; altrimenti non potrebbe mai accadere una cosa quoti- diana: che uno decida di fare una cosa molto spiacevole o che addirittura gli ripugna; o che uno scelga di non fare qualcosa che lo attrae moltissimo, ma contraria ai suoi principi o doveri, o non conveniente economicamente.

Pascal chiama il primo tipo di valori per la scelta “le ragioni della Ragio- ne” (anche se per lui sono prima di tutto ragioni per credere), ed il secondo

3Si noti che i nostri ‘sentire’ non impattano solo sulle nostre credenze e valutazioni, ma di-

rettamente anche sulla attivazione e valore di scopi: più forte è la risposta somatica (intensità) più forte è l’impulso (lo scopo attivato), il suo V, a talvolta anche la priorità ed urgenza (impulso conativo).

tipo “le ragioni del cuore”, ed afferma (molto correttamente) che: “il cuore ha le sue ragioni che la Ragione non può capire”!4 Infatti, queste ‘ragioni’ non

sono ‘spiegabili’, non sono argomenti basati su dati e credenze; sono sempli- cemente sensazioni intuitive (e talvolta evocazioni inconsce). Non posso spiegare perché “Sento che di questo tipo non c’è da fidarsi”.

Ma questa ‘dualità’ o doppiezza apre un interrogativo cruciale:

Come calcoliamo un tale valore ibrido, composto ?

Si consideri anche che questi due tipi e fonti di valore possono converge- re oppure divergere (“ambivalenza”). Quando sono in conflitto la decisione è più ardua, ed infatti noi siamo capaci di calcolare un valore composito, ma disponiamo anche di euristiche meta-cognitive per gestire la situazione, ma- nipolando l’impatto di uno dei due sistemi (vedi § 3.2).

2.1 Ragioni vere o giustificazioni post-hoc?

Ricordiamo che non necessariamente le ‘ragioni’ (in senso lato) che ad- duciamo a noi stessi o agli altri per le nostre scelte sono vere. Non solo per- ché possiamo nascondere i veri motivi (anche a noi stessi, con autoinganno), ma perché possiamo non esserne consapevoli. Da un lato la formazione di intenzioni può essere un processo inconscio e biased (Bargh et al., 2001; Ni- sbet e Wilson, 1977); d’altro canto anche le reazioni affettive evocate posso- no essere inconsce. Talvolta noi crediamo di conoscere le ragioni ed accam- piamo giustificazioni per scelte dovute a mere sensazioni affettive inconsce. Conosciamo davvero le ragioni delle nostre scelte ?

3. Gestire il ‘Dual Value System’

Questa visione duale è piuttosto vicina alle teorie del “Dual System/Processing”5; tuttavia a nostro avviso non vi è una convincente teoria unificata di tale ‘dualità’ e vengono mischiate nel secondo sistema (“non de- liberativo”) cose troppo diverse ed indipendenti: processi inconsci, processi periferici (Caccioppo), emozioni, condizionamenti, reazioni automatiche, abi- tudini, …

La nostra visione è abbastanza vicina al modello di Loewenstein e O’Donoghue (2004):

4“Le coeur a ses raisons que le raison ne connaît point.” Blaise Pascal, Pensées. 5

La letteratura è molto ampia e con posizioni diverse (Caccioppo, Kahaneman, Sloman, ...) Per una prima panoramica si può vedere: https://en.wikipedia.org/wiki/Dual_process_theory

ma ci sono importanti differenze. Tra cui:

- Il Secondo Sistema nella teoria Dual non è solo affettivo (come nel mo- dello di Loewenstein), ma anche semplicemente ‘reattivo’, condizionato, au- tomatico (ovvero non vi sono solo due sistemi concorrenti ma più sistemi, di cui le attivazioni affettive sono un tipo).

- Il modello di dualità composita emozione-ragione è abbastanza corretto ma non viene mai davvero esaminato precisamente come i due sistemi inte- ragiscono: come gli affetti impattano sulle rappresentazioni cognitive e vice- versa.

- Vi è una visione molto riduttiva ed anticognitivista delle emozioni (si- mili a meri “drives”); non basate su “cognitive appraisal” e specifiche cre- denze (Castelfranchi e Miceli, 2009); e non motivanti in termini non di im- pulsi reattivi ma di veri scopi.

- Vi è in questa letteratura una frequente confusione tra “pensiero”, “pro- cessi cognitivi”, “ragionamento”, e “pensiero conscio”. La deliberazione (an- che spogliata di ogni elemento caldo) non significa necessariamente ragio- namento “conscio” (Bargh et al. 2001).

- “Affettivo” non significa necessariamente impulsivo: attivazione di schemi comportamentali; esso può comunque o semplicemente dare una “ap- praisal”, valutazione implicita, un “marker” per la decisione.

- Viene ignorato che la reazione impulsiva può anche semplicemente scavalcare il processo decisionale, e mettere in esecuzione una reazione mo- toria.

3.1 Forza di Volontà?

Il principale disaccordo con Loewenstein (attualmente il miglior modello sul nostro problema, anche con una equazione per calcolare il valore compo-

sito) riguarda il ruolo della volontà, che è visto come sempre presente e deci-

sivo. A nostro avviso non è sempre necessario l’intervento della volontà con la sua “forza”, specie nelle fasi preliminari di assemblaggio di valori provati

Stimuli

Deliberative System

e ragionati, magari convergenti, di scopi attivati (e non sempre di impulsi da frenare). L’equazione del valore composto non presuppone un intervento ini- bitorio della volontà e del suo sforzo e costo. Solo quando le due forze sono in serio conflitto, senza possibili compromessi e riconciliazioni, ed un siste- ma prevale sull’altro ma il livello meta-cognitivo della mente vuole corregge- re la soluzione vincente, allora subentra la “forza di volontà”, la capacità di manipolare noi stessi e di auto-influenzarci (Castelfranchi, 2015). Inoltre non necessariamente la forza di volontà serve a reprimere gli impulsi affettivi, il lato ‘caldo’ della mente. Al contrario: uno può esercitare tale potere per in- fluenzare se stesso nella direzione opposta!

3.2 Strategie meta-cognitive

Siamo talmente consapevoli di questo potenziale conflitto di valori dovu- to ai due sistemi (sentito e ragionato) che abbiamo costruito diverse meta- strategie per governare tale dualità, in modo da dare diversa attenzione e ruo- lo ad un sistema o all’altro; non semplicemente di bloccare un comportamen- to impulsivo, bensì ti mettere da parte, di tacitare uno dei due sistemi. E lo facciamo discutendo con noi stessi e persuadendoci.

Se ho una visione di me come troppo propenso e sempre regolato da meri calcoli utilitari, razionalità, rimozione o inibizione delle emozioni, ecc. posso dire a me stesso: “Basta stare sempre a ragionare! A valutare: ‘mi conviene o non mi conviene’! Segui il tuo istinto: vai dove ti porta il cuore!”. Inibisco, accantono, nella mia decisione la parte ‘fredda’ per dare ruolo solo alla valu- tazione affettiva, all’attrazione o repulsione. Se invece ho una visione di me (in quel dominio) come sempre regolato da meri impulsi, emozioni, “istinto”, ecc. posso dire a me stesso ed impormi di prendere tempo, di frenarmi e ri- flettere prima di agire: di ragionare “a mente fredda”.

Bibliografia

Bargh, J.A., Gollwitzer, P.M., Lee-Chai, A., Barndollar, K., Trotschel, R. (2001) The automated will: Unconscious activation and pursuit of behavioral goals. Journal of

Personality and Social Psychology 81:1004–27.

http://www.yale.edu/acmelab/articles/AutomatedWill2001.pdf.

Castelfranchi, C. (2000) Affective Appraisal vs Cognitive Evaluation in Social Emo- tions and Interactions. In A. Paiva (ed.) Affective Interactions. Towards a New Generation of Computer Interfaces. Heidelbergh, Springer, LNAI 1814, 76-106.

Castelfranchi, C. (2012) “My mind”: Reflexive sociality and its cognitive tools. In: Consciousness in Interaction: The role of the natural and social context in shaping consciousness Edited by Paglieri F., 2012, pp. 125–150.

Castelfranchi, C., Miceli, M. (2009) The Cognitive-Motivational Compound of Emo- tional Experience. Emotion Review, 1, 3, 221-228.

Castelfranchi, C., e Paglieri, F. (2007) The role of beliefs in goal dynamics: prole- gomena to a constructive theory of intentions. Synthese 155 (2): 237-263. Damasio, A. R. (1994) Descartes' Error (New York, AVON books)

Loewenstein, G., O'Donoghue, T. (2004) Animal Spirits: Affective and Deliberative Processes in Economic Behavior (May 4, 2004).

http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=539843

Miceli, M., Castelfranchi, C. () Valutazione: Un aspetto trascurato nelle teorie cogni- tive. Ricerche di Psicologia, (1), 1986, 70-94.

Nisbett, R., Wilson, T. (1977) "Telling more than we can know: Verbal reports on mental processes." Psychological Review 84(3): 231-259.

Il ruolo della self-efficacy decisionale e delle emozioni

Nel documento Apprendimento, cognizione e tecnologia (pagine 69-75)

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