• Non ci sono risultati.

Sulla portata cognitiva dello sviluppo concettuale nell'Epistemologia dell'Oggettivismo

Nel documento Apprendimento, cognizione e tecnologia (pagine 35-40)

Gaetano Albergo Università degli studi di Catania

gaetanoalbergo@yahoo.it

In una recente serie di studi sull'Epistemologia dell'Oggettivismo di Ayn Rand, Allan Gotthelf (2013, 2014) ha messo in luce gli aspetti cognitivi di una teoria dei concetti in netta opposizione rispetto alle posizioni inferenzia- liste di autori come McDowell e Sellars. L'idea secondo la quale, davanti a uno stimolo prossimale qualsiasi risposta priva di significato inferenziale, an- che solo potenziale, sarebbe cognitivamente vuota, si regge sulla tesi di Sel- lars che vuole che si parli di vera capacità concettuale solo per chi è in grado di possedere la relativa competenza lessicale. Nonostante i limiti di tale pro- posta, in particolare la conseguenza di trovarsi a negare a bambini o primati una pur rudimentale competenza concettuale (cfr. Albergo 2015a), l'alternati- va all'inferenzialismo, che pone alla base della competenza concettuale di un soggetto abile sul piano cognitivo una ricca rete di concetti che olisticamente determinerebbe una buona performance sia sul piano del giudizio percettivo referenziale che su quello inferenziale, pare essere il ricorso al processo di astrazione del giusto elemento da una molteplicità presente percettivamente. Una nuova concezione di astrazionismo è proprio l'elemento che Gotthelf ha tentato di riabilitare come abilità ponte tra la consapevolezza percettiva pre- concettuale e il giudizio percettivo concettualmente strutturato. Il processo di astrazione cui si fa riferimento implica, secondo il modello di Ayn Rand nella lettura che ne fa Gotthelf, una suddivisione in due stadi: isolamento e inte-

grazione. Nel primo caso la nostra mente isolerebbe cose simili a partire da cose differenti ma che condividono una caratteristica commensurabile, ad e- sempio la forma nel caso di diversi tavoli, oppure la tonalità nel caso dei co- lori. É evidente che la nozione di somiglianza risulta centrale in questo reso- conto, intesa come Denominatore Concettuale Comune. Nella seconda fase, poi, interverrebbe il passaggio dalla consapevolezza percettiva di un piccolo numero di cose simili all'integrazione in un concetto aperto in grado di sus- sumere tutte le istanze relativamente simili, in virtù di un processo di omis-

sione della misurazione, vale dire di individuazione di un attributo prescin-

dendo dai possibili valori quantitativi che pongono determinati particolari commensurabili su un asse di misurazione, facendone un range. L'astrazione, secondo questo modello, non interverrebbe, come è naturale pensare, nel primo stadio, quello che 'separa' le caratteristiche rilevanti, ma nell'intero processo. Questo è possibile distinguendo tra 'processo di astrazione ' e 'pro- dotto dell'astrazione', e identificando la nozione di concetto con quella di a- strazione.

Se questo resoconto riesce a sviare l'importante critica formulata da Ge- ach contro il modello di astrazione come strumento di formazione dei concet- ti proposto da Locke, maggiori difficoltà possono sorgere da recenti studi di scienze cognitive sulle generalizzazioni induttive a partire da somiglianze fi- siche. Frank Keil (1989) ha attribuito a Quine l'idea che i bambini, prima di sviluppare proto-teorie sul mondo, basino i loro processi di sviluppo concet- tuale solo sulle leggi di somiglianza percettiva. Associazioni e generalizza- zioni, e i sottesi processi induttivi, sarebbero possibili perché una categoria, ad esempio quella di 'gatto', può essere formata sulla base dell'innato senso di somiglianza. Di recente, Quinn et al. (1993, 2003) hanno dato evidenza all'i- dea che bambini di tre mesi siano in grado di formarsi, a partire dall'osserva- zione quotidiana di diversi animali, l'idea che tutti gli animali si nutrano, sulla base di semplici inferenze induttive. Un evidente punto debole di tale spiega- zione, come notato da J.M. Mandler (2004), consiste nella difficoltà in cui ci si ritrova a spiegare perché il bambino non inferisce che tutti gli oggetti man- giano. Anche se il bambino si basasse su evidenza negativa, cioè il fatto di non aver mai osservato macchine o altri oggetti mangiare, è anche vero che il ridotto gradiente di similarità al quale è stato esposto, per esempio quello che può averlo influenzato a inferire che se i gatti mangiano allora tutti i mammi- feri fanno lo stesso, è con molta probabilità ancorato a un raggio d''osservazione che non può essere così ampio da includere animali così di- versi come coleotteri, ornitorinchi ed elefanti. Come mostrato da Mandler la figura di un aeroplano potrebbe essere inclusa nella categoria 'uccelli' piutto- sto che in quella di 'motociclette'. Pertanto, senza una ben definita categoria di 'animali' potrebbe non esserci limite all'induzione. Inoltre, come notato da

Keil, adottare questo punto di vista reca con sé il problema di dar conto di come i bambini passino da generalizzazioni induttive a vere e proprie struttu- re concettuali. L'idea di Quinn e Eimas (1997) è che i concetti « non siano differenti in specie rispetto a categorie basate sulla percezione», anche se «la conoscenza inferenziale non può essere percettiva in natura; essa è una con- seguenza della conoscenza già rappresentata – una struttura emergente». Quello che manca, in questo modo, è un resoconto non circolare che dia un contenuto plausibile a tale soluzione e spieghi come tale forma di emergenti- smo possa aver luogo.

Che la competenza concettuale abbia come prima fonte l'esperienza per- cettiva è comunque un dato riconosciuto anche dai più strenui sostenitori di forme di razionalismo, o modelli di conoscenza a priori, come ad esempio J. Fodor. La tesi di Gotthelf andrebbe infatti valutata da altri punti di vista, sot- tolineando aspetti ben più compatibili con le scienze cognitive. Limitandoci solo ad alcune osservazioni che possono evidenziare la plausibilità del mo- dello oggettivista nell'ottica di uno studio sul modo in cui i concetti espando- no il potenziale cognitivo e riducono la molteplicità dell'informazione am- bientale agevolando processi cognitivamente orientati, potremmo sottolinea- re il ruolo assegnato alla consapevolezza percettiva, intesa come prodotto di un'interazione causale tra un soggetto e un'entità indipendente, una realtà e- sterna che rende l'atto percettivo un atto cognitivo con uno specifico contenu- to, che non va confuso con le nostre descrizioni, inevitabilmente concettuali, di quel contenuto. Aspetto questo che consente di avvicinare l'idea di una re- altà oggettiva intesa come refractoriness con il modo in cui i teorici dell'a-

gency parlano dell'esperibilità del mondo come primo momento dell'emerge-

re di processi autocoscienti, senza dover presupporre il linguaggio come con- dizione necessaria (cfr. Albergo 2013, 2015c; Perconti 2008).

Considerare la consapevolezza percettiva come un processo attivo com- posto dei due momenti di differenziazione e integrazione consente di dar con- to di tali processi in termini di tracking di oggetti nelle varie circostanze di incontro (cfr. Albergo 2015b; Millikan 2000), offrendo sostegno alla posizio- ne antiriduzionistica in materia di stati coscienti, facendo della coscienza una categoria sui generis di azione che include una componente irriducibilmente sperimentale (cfr. Binswanger 1998; Salmieri 2013).

Infine, la riabilitazione del concetto di somiglianza come strumento dei processi cognitivi risulta in linea con diversi attuali paradigmi di ricerca, da- gli studi semiotici sul rapporto tra icona e somiglianza in Peirce (cfr. Cheva- lier 2011), alle recenti ricerche miranti a dar conto in termini cognitivi di problemi tipici della metafisica di tradizione analitica (cfr. Williamson 2007), o di filosofia della logica (cfr. Berto 2007, 2017). L'idea della somiglianza come Denominatore Concettuale Comune, alla base dei processi cognitivi

superiori, dovrebbe fornire proprio quel contenuto che l'epistemologia è chiamata a offrire per contribuire a dare risposte plausibili sia alle attuali do- mande relative ai modi e ai limiti della conoscenza intesa come processo na- turale, sia a quelle relative al modo in cui si sviluppa conoscenza delle verità modali, nei termini della possibilità e della necessità (cfr. Roca-Rojes 2016).

Bibliografia

Albergo, G. (2012) Does Ontogenesis of Social Ontology start with Pretence? Phe- nomenology and Mind, 3, 120-129.

- (2013). L’impegno ontologico del pretence. Rivista di Estetica, 53, 155-177. - (2015a) Limiti del Two-Ply Account dell'abilità di osservazione. In Airenti, Crucia-

ni, Di Nuovo, Perconti, Plebe (eds.) I linguaggi delle scienze cognitive, Corisco Edizioni, Roma-Messina.

- (2015b) Tracking Similarities. Nea-Science, anno 2, vol.9.

- (2015c) The First-Person Perspective Requirement in Pretence. Phenomenology and Mind, 7, 224-234.

Berto, F. (2007) How to sell a contradiction. College Publications, London.

- (2017) Impossible Worlds and the Logic of Imagination. Erkenntnis (forthcoming 2017).

Binswanger, H. (1998) The metaphysics of consciousness. Second Renaissance Books, Irvine.

Chevalier, J.M. (2011) The Problem of Resemblance in Peirce’s Philosophy and Se- miotics. Acts of the 7th Conference of the Nordic Association for Semiotic Studies 2011.

Gotthelf, A., Lennox, J.G. (2013) Concepts and their role in knowledge. University of Pittsburgh Press, Pittsburgh.

Gotthelf, A., Salmieri, G. (2014) Ayn Rand: A companion to her works and thought. Wiley-Blackwell, Oxford.

Keil, F. (1989) Concepts, kinds, and cognitive development. MIT Press, Cambridge MA.

Mandler, J.M. (2004) The Foundations of Mind. OUP, Oxford.

Millikan, R.G. (2000) On clear and confused ideas. An essay about substance con- cept. The MIT Press, Cambridge MA.

Perconti, P. (2008) L’autocoscienza. Laterza, Roma-Bari.

Quinnn, P.C. (2003) Concepts are not just for objects: Categorization of spatial rela- tions information by infants. In D.H. Rakinson & L.M. Oakes (eds.), Categories and concepts in early development, OUP, Oxford.

Quinn, P.C., Eimas, P.D., Rosenkrantz, S.L. (1993) Evidence for representations of perceptually similar natural categories by 3-month-old and 4-month-old infants. Perception, 22, 463-475.

Quinn, P.C., Eimas, P.D. (1997) A reexamination of the perceptual-to- conceptual shift in mental representation. Review of General Psychology, 1, 271-287. Roca-Rojes, S. (2016) Similarity and Possibility: an epistemology of de re modality

for concrete entities. In Fischer & Leon (eds.) Modal Epistemology After Rational- ism, Synthese Library, Springer Publishing (forthcoming).

Salmieri, G. (2013) Conceptualization and Justification, in Gotthelf & Lennox. Williamson, T. (2007) The Philosophy of Philosophy. Wiley-Blackwell, Malden: MA.

Nel documento Apprendimento, cognizione e tecnologia (pagine 35-40)

Outline

Documenti correlati