• Non ci sono risultati.

PRIMI ANNI E CARRIERA NELLA PROVINCIA PARAGUAIANA Domingo Muriel nacque nel 1718 a Tamames, nei pressi di Salamanca, da una

PARTE SECONDA: DOMINGO MURIEL, ULTIMO PROVINCIALE DEL PARAGUAY.

II.1. PRIMI ANNI E CARRIERA NELLA PROVINCIA PARAGUAIANA Domingo Muriel nacque nel 1718 a Tamames, nei pressi di Salamanca, da una

famiglia della piccola nobiltà; il padre lo mandò a compiere gli studi presso il famoso collegio gesuitico di Villagarcía de Campos, dove maturò la vocazione religiosa, entrando nella Compagnia non appena compiuti i sedici anni, proseguendo poi la formazione a Santiago di Compostela109. Come di consueto per i novizi di nascita nobiliare, fu indirizzato al conseguimento degli ordini sacri; consacrato sacerdote, si

109 Cfr. Storni, Catálogo, cit., p. 196; F. Miranda, Vida del Venerable Sacerdote Don Domingo Muriel religioso un

tempo de la abolida Compañía de Jesús y ultimo Provincial de su Provincia del Paraguay, escrita por un discípulo suyo, sacerdote de la misma Compañía, Córdoba (Cubas) 1916, p. 19 e sgg.; B. Masdeu, In morte del Signor D. Domenico Muriel, ultimo Provinciale della Compagnia di Gesù del Paraguai, Lugo (Melandri) 1796, p. 9. Entrambi

questi testi furono scritti, in reciproca dipendenza, nel periodo successivo alla morte di Muriel, quando i suoi seguaci cercarono di promuoverne la beatificazione. Perciò, sulla loro valutazione e sul loro contesto torneremo più avanti, alla fine di questa parte.

fece notare per la devozione con cui attendeva al suo ministero: ne è testimonianza uno scritto, successivo di qualche anno, in cui spiegava a un suo allievo, appena ordinato sacerdote, come svolgere le funzioni di celebrare la messa, confessare e predicare110; pare che dedicasse molta cura a compiere devotamente l’ufficio divino, cercando di svolgere con zelo i doveri del suo stato. Più ancora, durante gli anni della sua formazione si distinse per la cura con cui si atteneva alle regole e alle consuetudini più austere dell’Istituto ignaziano, tanto che di lui un suo ex condiscepolo, ancora a distanza di molti anni, poteva dire: « Si las reglas de la modestia que nos dejó San Ignacio se huvieran perdido, para hallarlas, bastaría el poner los ojos y considerar atentamente al P. Muriel »111.

In questi anni maturò in lui l’aspirazione a vivere il suo ministero nelle terre di missione, forse infervorato da quei resoconti un po’ agiografici e un po’ geografici che pervenivano in vario modo ai giovani dei noviziati gesuitici, nutrendo in loro il sogno delle Indie. Quindi chiese diverse volte di poter svolgere il suo ministero nelle terre di missione, una volta fatta la professione solenne, ma la sua richiesta non fu subito accolta; purtroppo, ignoriamo le ragioni del rinvio, che solitamente era motivato, in casi analoghi, da ragioni di ordine personale, come l’immaturità del soggetto, o da ragionamenti di opportunità di vario tipo112. Alla fine, fu destinato alle Filippine, ma un banale contrattempo gli impedì prendere in tempo la nave che l’avrebbe portato nell’Asia orientale113; si decise così la sua sorte perché, scritta una lettera al Generale per ottenere una destinazione alternativa, fu finalmente indirizzato al Paraguay114.

Giunse a Buenos Aires dopo pochi mesi e, in breve, trasferito a Córdoba, nella regione del Tucumán, dove la Provincia paraguaiana teneva il suo principale centro di formazione, il Colégio Máximo, in cui trovò alcuni impieghi adeguati alla sua preparazione culturale e spirituale, insegnando filosofia ed esercitando il ministero

110 Carta instructiva del Siervo de Dios a un nuevo Sacerdote Jesuíta sobre los ministerios de celbrar, confesar y

predicar, in F. Miranda, Vida, cit., pp. 525-542.

111 Si tratta del P. Ordoñez, della Provincia di Castiglia, interrogato da Miranda dopo la morte di Muriel. Cfr. Miranda,

Vida, cit., p. 49-50.

112 Cfr. G.C. Roscioni, Il desiderio delle Indie. Storie, sogni e fughe di giovani gesuiti italiani, Torino (Einaudi) 2001, pp. 166-178.

113 Miranda, Vida, cit., p. 79-81. 114 Ivi. Era il marzo del 1748.

della confessione. Presto ottenne anche dei posti di maggiore responsabilità, e fu nominato sorvegliante degli juniores, come erano chiamati quei gesuiti che avevano concluso il biennio di noviziato e ne intraprendevano un altro di ulteriore formazione; cominciò così quella carriera che lo avrebbe portato ai vertici della Provincia di lì a venti anni115. La sua ascesa fu rapida e promettente fin dagli inizi, se nel 1751, subito dopo aver emesso i voti solenni, ovvero il famoso “quarto voto” dei gesuiti, fu promosso ministro dello stesso Colégio Máximo, cioè rettore vicario, nel cui ufficio promosse in particolare il rispetto delle regole e degli usi della Compagnia, che aveva con appreso appassionatamente durante la sua formazione in Spagna116. Il suo ossequio verso le regole, tuttavia, se da un lato lo mise in luce di fronte ai superiori, dall’altro creò qualche ostacolo alla sua ascesa nell’ordine; pare infatti che nel 1756 fu obbligato a lasciare l’incarico per assumere la cattedra di teologia morale. Il motivo di questa rimozione fu, a quel che dicono le fonti, la sua mancanza di riguardi nel distribuire punizioni, seguendo in questo il rigore originale delle regole dell’Istituto, ma contravvenendo all’uso che era invalso nel tempo, e che stava causando notevoli attriti nella Compagnia, di distinguere sostanzialmente fra i vari gradi interni (scolari, coadiutori, sacerdoti)117. Un altro motivo per il suo temporaneo accantonamento potrebbe essere trovato in uno scontro fra i gruppi che dominavano la Provincia; stando infatti a quanto scritto dal gesuita fuoriuscito Ibáñez de Echavarri nel libello dal titolo Reyno jesuítico, erano le consorterie degli italiani, dei tedeschi, dei castigliani e degli aragonesi a contendersi gli incarichi di maggior prestigio, lasciando da parte coloro che provenivano da altre regioni, nonché quelli che, come Muriel, contestavano questa pratica ufficiosa, contraria alle regole dell'Ordine118.

Tuttavia, forse possiamo ravvisare in questo temporaneo spostamento anche un indizio di contrasti dovuti, oltre che alla personale caparbietà di Muriel, anche a un mutamento nella cultura devota di cui era uno dei tanti portatori. In particolare

115 Ibidem, p. 105 e 127-129.

116 Miranda, Vida, cit., p. 146 e sg.; 160 e sg. 117 Ivi, p. 185.

118 B. Ibáñez de Echavarri, Regno gesuitico del Paraguay dimostrato co' documenti piu classici de' medesimi Padri

della Compagnia, i quali confessano, e mostrano ad evidenza la regia sovranità del R.P. Generale con independenza, e con odio verso la Spagna. Anno 1760, Lisbona (Stamperia Reale) 1770, pp. 71 e sgg. Sul

significato di questo libello e sulla sua influenza, all'epoca della sua pubblicazione in Italia, nella carriera di Muriel, torneremo più avanti in questa stessa parte dello studio.

Muriel, pur aderendo sicuramente all’immacolismo ufficiale della Compagnia, fece scalpore nell’ambiente devoto cordobese per la sua netta opposizione al cosiddetto voto di sangue, che definì frutto di superstizione, secondo una terminologia cara, se non all’Aufklärung cattolica, di cui non sappiamo quanto sapesse all’epoca, quanto meno al movimento di regolazione e rischiaramento del culto religioso, di cui Muratori era proprio in quegli anni il principale pensatore 119. D’altronde, come vedremo di seguito, Muriel, pur restando sempre e sempre più attaccato alle bandiere della sua Compagnia, dimostrò per tutta la sua vita di essere anche attento a ciò che si muoveva nella vita culturale esterna, spesso per combattere battaglie di controversia o apologia, più raramente per accoglierne alcuni aspetti innovativi. D’altronde, la sua erudizione gli permetteva agevolmente di seguire gli sviluppi di diversi ambiti del sapere: conosceva, oltre al castigliano, il latino, il francese, l’italiano e il portoghese, e possedeva rudimenti di greco ed ebraico; fra le varie materie, era particolarmente versato nel diritto canonico, conoscenze che ebbe modo di dimostrare nella sua attività di scrittore negli anni che seguirono e che, insieme alla fedeltà rocciosa all’Istituto gesuita e a una certa austerità tetragona, costituirono la solida base per la sua futura ascesa negli anni del tramonto della Compagnia120.

Nel 1757, a causa dei dubbi sulla condotta dei missionari gesuiti durante le rivolte indigene al Trattato di Madrid, la cosiddetta “guerra guaranitica”, i vertici della Provincia paraguaiana furono rinnovati e il p. Alonso Fernández fu nominato nuovo Provinciale; era interesse della Compagnia, visti in parte compromessi i rapporti con le corti iberiche, fare in modo che la situazione in Paraguay fosse al possibile distesa, evitando i contrasti che, continuamente in passato, avevano opposto i coloni europei e le missioni, e insieme cercare di rintuzzare le accuse di tradimento e insubordinazione che erano state mosse contro di essa; in quest’ottica, furono scritte anche opere di carattere palesemente apologetico, come la Declaración de la Verdad del p. Cardiel, che avevano per obiettivo di stornare dai missionari gesuiti il sospetto di aver capeggiato la rivolta dei guaranì per proteggere il dominio temporale che di

119 Per questa opinione subì anche una censura da parte dei superiori. Miranda, Vida, cit., p. 201-209 120 Ivi, p. 192 e sg.

fatto l’Ordine aveva assunto in Paraguay121. A questo cambiamento si lega anche la nuova fortuna di Muriel, che si vide nominare prima rettore del Real Colegio de Nuestra Señora de Monserrat, una delle istituzioni educative che i gesuiti gestivano a Córdoba, poi, nello stesso anno, segretario personale dello stesso Provinciale Fernández. Svolgendo queste mansioni, potè agevolmente venire a conoscenza di tutte quelle informazioni sullo stato e la natura delle Riduzioni e, soprattutto, sugli eventi della guerra guaranitica, che avrebbero costituito, anni dopo, uno degli oggetti principali della sua attività di scrittore122.

Nel breve periodo in cui si diresse il Real Colegio di Córdoba, attuò alcuni provvedimenti, come vedremo, annunciavano quelli che, molti anni dopo, avrebbe preso come ultimo Provinciale del Paraguay: applicò rigorosamente le regole dell’Istituto della Compagnia di Gesù e della Ratio Studiorum e ne promosse il rispetto, caldeggiò la devozione al ss. Sacramento e a s. Giuseppe, pose particolare cura affinché gli esercizi spirituali fossero dati in modo corretto123; fin da queste date, quindi, possiamo vedere in lui un personaggio di indirizzo profondamente conservatore, se non addirittura restauratore, nel senso architettonico del termine. Pare infatti che la peculiarità per cui fin d’allora è notato dai suoi superiori e che quindi fu la base della sua carriera futura, fosse proprio il suo attaccamento convinto, quasi viscerale, all’osservanza della disciplina interna e alla promozione delle devozioni tipiche dell’Ordine, pur non essendo, come abbiamo visto, uno dei più "arrabbiati". Dunque la sua promozione nel 1757 può essere facilmente letta alla luce della necessità che fosse restaurato l’ordine all’interno della Provincia paraguaiana, scombussolata dalle vicende piuttosto fosche della recente guerra guaranitica; un personaggio come Muriel, con le caratteristiche che abbiamo ricordato, poteva essere agevolmente inserito in un’operazione di disciplinamento di rafforzamento dei legami di obbedienza interni, per ristrutturare l’ossatura gerarchica della Provincia; in

121 José Cardiel (1704-1781), di origine castigliana, riuscì a essere inviato nelle missioni del Paraguay nel 1729; al momento dell'espulsione si trovava nelle Riduzioni guaranì in cui, per le vicende che abbiamo descritto, fu arrestato nel 1768. Deportato in Italia, morì a Faenza. Esploratore e cartografo, cercò di trasferirsi a Milano nel 1779 per cercare miglior fortuna, raggiongendo il suo confratello del Paraguay e poligrafo Ramón María de Termeyer, senza però riuscirvi. Su di lui, Storni, Catálogo, cit., p. 52; G. Furlong, S.J, José Cardiel y su Carta-Relación, Buenos Aires (Librería del Plata) 1953.

122 Miranda, op. cit., p. 223 e sg. 123 Ivi, p. 212 e sg.

particolare, la sua condotta di vita austera e la sua profonda conoscenza dei regolamenti canonici e la sua compenetrazione dei costumi e dei meccanismi della Compagnia gli consentirono di svolgere egregiamente le sue mansioni124.

In breve, gli furono attribuite responsabilità superiori, dato che fu nominato visitatore generale della Provincia, fatta eccezione per le Riduzioni guaranì, ancora sconvolte dalla guerra; questo incarico, significativo della fiducia che il nuovo Provinciale riponeva in lui, esigeva che facesse un'indagine approfondita sullo stato della Provincia, visitandone tutti gli stabilimenti. Durante questo giro d’ispezione, fu particolarmente attento, come suo solito, a riscontrare le modalità in cui erano applicate le regole dell’Istituto; tanto che nel collegio di Monserrate di Córdoba, di cui era stato rettore, riscontrando che le rigorose disposizioni che vi aveva imposto erano state tralasciate, depose senz’altro il nuovo rettore, nominando al suo posto il p. Orosz, di origine ungherese125. Grazie a questi interventi, contribuì da un lato il disciplinamento della Provincia, e d’altro lato, di conseguenza, riuscì a ottenere un parziale ritorno dei gesuiti nella stima delle autorità paraguaiane; all’esterno, dimostrò che i vertici della Compagnia avevano compreso i motivi di preoccupazione della Corte spagnola riguardo alle sospette vicende della ribellione dei guaranì, mentre all’interno, rafforzando la disciplina e l’attaccamento alle basi fondamentali dell’Ordine, aiutò la Provincia ad affrontare i tempi duri in cui quelle stesse vicende l’avevano precipitata126.

Nel 1760 giunse, il p. Niccolò Contucci, ex Provinciale del Cile, come Visitatore generale speciale, incaricato dal Generale in persona di compiere un’ispezione completa della Provincia paraguaiana che, a seguito delle vicende dell’espulsione dei gesuiti dal Portogallo, era sempre più al centro delle polemiche e dei pamphlet127. Muriel, probabilmente a causa della sua recente esperienza di

124 «La elección de tal secretario, specialmente en tan críticas circunstancias, fué de suma y general aprobación de la provincia, la qual jamás tuvo secretario más prudente, más imparcial, ni más impuesto de las cosas de la provincia, ni en nuestro instituto». Ivi, p. 231.

125 Ivi, p. 241 e sg. 126 Ivi, p. 250 e sg.

127 Come accennato, la ribellione dei guaranì aveva dato il via a una serie di libelli antigesuitici, che accusavano la Compagnia di avere assunto di fatto la sovranità del Paraguay; questa campagna pamphlettistica, fomentata e in parte ispirata direttamente dal ministro portoghese Pombal, nell'ambito della sua politica antigesuitica e antiecclesiastica, ebbe la massima diffusione con la pubblicazione del Reyno jesuítico di Bernardo Ibáñez de Echavarri e con le anonime Noticias del Paraguay y de Nicolao I (Salamanca, 1756), tradotte e divulgate col titolo

visitatore, fu scelto da Contucci quale suo assistente durante quell’incarico128; in ricompensa del servizio svolto, nonostante la sua richiesta di essere inviato a servire come missionario nelle Riduzioni, il generale Ricci lo prepose ai cosiddetti “tercioneros”, ovvero quei gesuiti che, pur avendo dopo aver emesso i voti semplici, aver completato il noviziato ed essere stati ammessi al sacerdozio, fanno per la terza volta un anno di “probazione”, ovvero di riflessione ed esame, prima di pronunciare i voti solenni e diventare professi o, come si diceva allora, “di quarto voto”, a causa del famoso quarto voto di obbedienza speciale al Papa circa missiones129.

Come si può vedere, la sua carriera, nonostante la battuta d’arresto del 1756, fu rapidissima a partire dal 1757, in coincidenza col cambio di vertice della Provincia paraguaiana e col tentativo, deciso fin da Roma, di riportarvi ordine dopo la crisi determinata dalle guerre guaranitiche e dalle susseguenti ondate polemiche che avevano colpito la Compagnia a furia di libelli; perciò, Roma non era del tutto estranea alla sua ascesa: abbiamo visto che la stessa Curia Generalizia era informata delle sue mosse e ne era soddisfatta, e gli consentì di percorrere rapidamente le tappe del cursus honorum gesuita. Presumibilmente, la sua familiarità, seppure indiretta, con la Curia determinò il suo ulteriore avanzamento, allorché nel 1764 fu scelto come secondo procuratore della Provincia in Europa, insieme al confratello di origine andalusa Robles. In questo modo, arrivò ai massimi gradi della scala gerarchica della sua Provincia e della Compagnia, si potrebbe dire a un passo dal provincialato130.