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PARTE SECONDA: DOMINGO MURIEL, ULTIMO PROVINCIALE DEL PARAGUAY.

II.10. I PRINCIPIOS DE LA VIDA ESPIRITUAL.

Pochi anni dopo la pubblicazione dei Fasti novi orbis, libro dai molteplici spunti apologetici, nella sua intensa attività editoriale degli anni '70, Muriel diede alle stampe un'opera che testimonia dell'altro versante della sua attività, radicata in una spiritualità austera: i Principios de la Vida Espiritual sacados del libro de la Imitacion de Jesu Christo por el P. Joseph Surin, dato alle stampe a Cesena – città adiacente a Faenza – presso la stamperia Biasini, nel 1778329.

328 Cfr. G. Pignatelli, Aspetti della propaganda cattolica a Roma da Pio VI a Leone XIII, Roma (Istituto per la storia del Risorgimento italiano) 1974, pp. 63-148.

329 Si tratta di un'opera rarissima; lo stesso Furlong, bibliografo abilissimo nello scovare le copie dei libri di Muriel nelle biblioteche di tutto il mondo, riuscì a segnalare soltanto l'esistenza probabile di un esemplare dei Principios nella biblioteca di Loyola, senza però riuscire a individuarla. Cfr. Furlong, Domingo Muriel, S.J., cit., p. 49. Tuttavia, grazie ai riordini che la biblioteca e l'archivio hanno subito negli anni, oggi quella copia, unica a quel che sappiamo, è di nuovo disponibile alla consultazione.

Il libro si presenta come una pura traduzione dell'originale francese, i Fondements de la ve spirituelle tirez de l'Imitation de J. C., pubblicati postumi per la prima volta a Parigi, nel 1667. Il libro di Surin ha avuto diverse edizioni in francese330, e persino una in italiano abbastanza immediata331; tuttavia, mai in spagnolo, né prima di Muriel né, a quanto è dato sapere, dopo. La traduzione si presenta dunque come un'ulteriore segno di un notevole interesse da parte di Muriel verso il mondo culturale e spirituale francese, se vogliamo considerare veridica la controversa attribuzione della Lettre del 1767. È poi di qualche interesse notare come nel suo lavoro abbia attinto alle edizioni più antiche del testo, come si può argomentare da un primo e semplicissimo confronto filologico, in cui si nota immediatamente la presenza nella traduzione di alcuni elementi assenti nelle edizioni più recenti, come per esempio quella del 1737: elementi come la forma dialogica che prendono alcuni capitoli, oppure alcune poesiole, piccole rime sparse sporadicamente nel volume; accorgimenti che, pur non aggiungendo nulla al contenuto, danno al testo però una forma più piacevole e facilitano l'assimilazione dei suoi punti fondamentali.

Per esempio, fin nel primo capitolo troviamo queste poche strofe, dall'andamento assai semplice, evidentemente mirate a favorire la memorizzazione di concetti elementari:

Que me mueva nada siento Si su gloria no me toca. Inmoble como una roca Sino al soplo de su aliento.

Dios es alma de mi alma, Mi agitacion y mi calma332.

Che è la traduzione un po' libera, ma pure fedele delle rime che si trovano

330 Pubblicato per la prima volta nel 1667, conobbe poi altre edizioni, sempre a Parigi, nel 1669, nel 1674, nel 1697, nel 1720 e, infine, nel 1737. Tutte, si noti, comunque risalenti a molti decenni prima della traduzione di Muriel.

331 Fondamenti della Vita Spirituale tratti dal libro dell'Imitazione di Giesù Christo, composti in lingua Francese dal P.

Giuseppe Surini, sacerdote della Compagnia di Giesù. Tradotti dalla lingua Francese nell'Italiana dall'Abbate Pellegrino Maregini alla Santità di Nostro Sig. Innocenzo XI Pontefice Massimo, Bologna (Benacci) 1678.

332 D. Muriel, Principios de la Vida Espiritual sacados del libro de la Imitacion de Jesu Christo por el P. Joseph Surin, Cesena (Biasini) 1778, p. 9.

nell'edizione dei Fondements del 1682: Ie ne sens plus rien qui me touche,

Il retient tous mes mouvemens; Ie suis à tout comme une souche, S'il n'anime mes sentimens. Enfin c'est l'ame de mon ame; Ie suis esclave de sa flamme333.

In effetti, tutta la traduzione di Muriel si esprime su questa misura di fedeltà sostanziale e pedissequa al testo originale, con qualche libertà che impedisce di considerarla una trasposizione letterale. Inoltre si può anche pensare che Muriel, nell'attingere alle edizioni più antiche, abbia certo voluto cercare il testo che, grazie agli accorgimenti retorici a cui abbiamo accennato, potevano risultare più fruibili; ma, tralasciando per il momento il problema del pubblico destinatario della traduzione, non possiamo che rilevare la sua volontà di risalire a un testo in misura cospicua originario. Naturalmente, questo non significa direttamente che da parte sua vi sia stata una ricerca filologica; ma certo, visto che certi particolari accorgimenti del testo erano scomparsi dalle edizioni più recenti, il fatto stesso che si rifaccia a quello risalente a quasi cento anni prima, è significativo da una parte del suo percorso intellettuale, che non si accontentava evidentemente di ciò che il suo secolo gli metteva a disposizione, specialmente di fronte alla crisi epocale che la sua cultura e la sua spiritualità si trovavano a vivere; dall'altra che possiamo qui ritrovare quel tratto così “intransigente” del suo carattere, che lo portava da sempre a ricercare nel passato che era stato tramandato le forme originarie e più rigorose della spiritualità ignaziana e gesuitica.

A questo proposito, forse è opportuno accennare, sia pur brevemente, all'autore che Muriel scelse di tradurre: Jean Joseph Surin. Nato e vissuto nel sud-ovest della Francia, Surin è un personaggio piuttosto singolare nella storia della spiritualità ignaziana, protagonista di un percorso esistenziale straordinario e, sotto certi riguardi,

paradossale. Educato nella Compagnia di Gesù, ma fin da giovane attanagliato da inquietudini spirituali che lo avevano persuaso della propria irrimediabile dannazione eterna, giunse fino al punto di tentare il suicidio. Incaricato, pur fra molte incertezze, dai suoi superiori di andare in missione a Loudun, ad assistere la priora Marie des Anges, la principale vittima di quel famoso caso di possessione che ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro, attuò un metodo originalissimo di esorcismo, il cui risultato fu come un'osmosi fra la posseduta e l'esorcista; perciò, mentre l'una fu riabilitata e divenne addirittura una mistica piuttosto nota nella seconda metà del secolo, Surin ebbe un definitivo tracollo psichico, che lo costrinse al ritiro nella sua camera per quasi tutto il resto della sua vita, incapace non soltanto di qualsiasi vita attiva, ma anche di parlare e di pregare334. Il suo silenzio durò fino agli ultimi suoi anni, in cui acquisì invece uno straordinario fervore, che gli fece produrre, con l'aiuto di alcuni confratelli scrivani, una serie di ponderosi libri di spiritualità, che conobbero una grande notorietà nella seconda metà del secolo.

Michel de Certeau, il principale studioso del complesso percorso spirituale, ma soprattutto psicologico di Surin – nonché uno dei più acuti intellettuali del XX secolo – coglie l'essenza del suo profilo umano in una profondissima malinconia che, radicata nel suo sviluppo psichico, gli diede l'inguaribile sfiducia in se stesso che lo accompagnò per tutta la vita e che si espresse nella percezione di una distanza incolmabile fra l'uomo e Dio, superabile soltanto con il completo abbandono del primo alla grazia e all'amore del Creatore. Così, se da una parte sono evidenti i tratti di somiglianza con l'inquieta riflessione del primo giansenismo, possiamo forse rinvenire in questo nucleo psicologico e spirituale insieme il significato profondo del ricorso di Muriel ai suoi scritti. Certeau – forse a partire dalla sua posizione di prete cattolico e intellettuale e psicanalista – mette bene in rilievo l'ambiguità della storia di Surin, al centro di tensioni fra due mondi e due epoche, fra la religione tradizionale, che rivendicava la propria preponderanza sociale, e la scienza moderna, che cominciava ad imporre il proprio ruolo; fra il percorso mistico e la malattia mentale, elementi entrambi così evidenti, ma anche così coessenziali, da illuminarsi a vicenda,

senza che ne sia possibile decidere la prevalenza.

Da Occam in poi, modernista per eccellenza […], nell'insegnamento comune è andata generalizzandosi la sua concezione di un potere divino estraneo a ogni razionalità metafisica o teologica. Al limite, Dio può volere un giorno la salvezza, il giorno dopo la perdita di un popolo. Non c'è nessuna relazione stabile tra la nostra ragione e le sue decisioni. Dichiarando la rovina della «prosa» del mondo, cioè di una leggibilità del mondo come discorso di senso, l'Inceptor ne indicava già gli sviluppi (o le cause) storici: il proliferare di esperienze singolari insensate e il rafforzamento di poteri istituzionali dogmatici. La maggior parte dei mistici si situano in prossimità di questa rovina. A questo nominalismo si collegano anche ogni sorta di empirismi sensisti e/o spiritualisti (non si riconosce l'individuale) e, d'altra parte, le teologie «positive» che sviluppano le «idee» di testi «ricevuti» (biblici, conciliari, patristici) nella prospettiva di non perdere nulla di un contenuto di cui nulla permette loro tuttavia di riconoscere la verità335

Su un crinale simile, storico e psicologico e spirituale insieme possiamo leggere anche la vicenda di Muriel: la tensione fra un'istanza veritativa, che gli faceva rivendicare l'ingiustizia dei rovesci che la Compagnia di Gesù si trovava a subire, e il potere dogmatico, indubitabile, della Santa Sede che, nonostante tutto, ne aveva ordinato l'estinzione; il ricorso alle fonti originali della spiritualità gesuitica, nel tentativo ultimo, ma non disperato, di tenere vivo lo “spirito” della Compagnia; la fiducia quasi mistica nella risurrezione dell'Ordine ignaziano come corpo sociale, fondata sull'analogia con la risurrezione del corpo di Gesù; la necessità, infine – e giungiamo così al punto cruciale – di superare lo iato fra le fonti della spiritualità e della vita dell'Ordine gesuitico (l'Istituto della Compagnia) e il vissuto quotidiano dei religiosi, Muriel per primo, che non si rassegnavano, nonostante tutto, chiudere definitivamente il percorso ignaziano. D'altronde, la fuga malinconica nella mistica non nasce sempre da quell'immensa delusione rispetto al mondo circostante, che in questo caso coincide con la diffusissima elegia dei gesuiti spagnoli – fuit Societas, fuimus Jesuitæ – espulsi dal loro paese ed espulsi persino dal loro stesso essere gesuiti? Alla malinconia di Surin, quindi, Muriel sovrappose la propria, nel tentativo di trovarne il senso e, di conseguenza, la via d'uscita. Miranda, il suo biografo,

335 M. de Certeau, La malinconia di Surin, in Il parlare angelico. Figure per una poetica della lingua (Secoli XVI e

tramanda che, durante l'espulsione, se ne fosse stato ritirato in un angolo, inerte, a meditare; e che, durante gli anni successivi al 1773, avesse vissuto costantemente ritirato, quasi a fare di se stesso l'immagine della Compagnia estinta, corpo inerte, nascosto, umiliato, ma con ancora in sé il germe del proprio ritorno alla vita. La riflessione di Certeau sugli scritti di Surin possono dunque fare un po' di luce sul profondo del percorso esistenziale di Muriel che, forse, cercò attraverso una spiritualità intimistica e rassegnata il modo di affrontare i suoi turbamenti, la vera e propria angoscia creata ed alimentata dalla scomparsa del suo orizzonte esistenziale.

Se queste sono le motivazioni verosimili che spinsero Muriel a tradurre i Fondements di Surin, non possiamo però evitare di considerarne le ragioni estrinseche. In primo luogo, notiamo come la lingua stessa della traduzione ci indichi con certezza il suo destinatario, cioè gli ex gesuiti spagnoli esiliati in Romagna; anzi, il fatto che il luogo di edizione sia Cesena, città vicina a Faenza, suggerisce forse che la sollecitudine di Muriel verso la guida spirituale dei suoi ex sottoposti della Provincia paraguaiana aveva ricevuto un allargamento d'orizzonte, per comprendere anche i religiosi di altre province dell'Assistenza spagnola. Il formato, inoltre, del volume – in 12° – si allinea al suo contenuto, come di un libretto maneggevole, destinato ad essere usato con molta frequenza e in ogni luogo della vita quotidiana. Per questo aspetto, ricorda molto l'altra traduzione pubblicata da Muriel pochi anni prima, la già menzionata Práctica de los Exercicios de San Ignacio: entrambe destinate a una utilizzazione quotidiana, l'una e l'altra mirate a richiamare costantemente la spiritualità ignaziana nella mente degli ex figli di sant'Ignazio. Scrive infatti Miranda nella sua Vida di Muriel:

Como al P. Muriel era tan familiar el libro del venerable Kempis, como a San Ignacio, que tanto practicaba y recomendaba su lectura, cuando leyò el libro del P. Surin, no halló en él cosa notable que aprender de nuevo, estando con las divinas luces de que gozaba tan bien zanjado en los fundamentos del citado libro; y así la traducción toda fué obra de su celo de la mayor perfección de las almas, y particularmente de las que habían sido encomendadas a su cuidado.

grande aprecio»336

Il destinatario dell'opera originale di Surin era senza dubbio legato alla Compagnia di Gesù; se non un suo religioso, senz'altro un laico “devoto” che desiderava essere guidato attraverso la sua vita quotidiana verso l'incorporazione mistica a Cristo337. Tuttavia, vi si trova costante la cura nel distinguere fra due classi, per così dire, di anime perfette e, quindi, di vie di perfezione: da una parte, coloro che giungono in tale stato di eccellenza soltanto per mezzo di grazie straordinarie elargite da Dio a pochissimi suoi eletti; accanto a questi, coloro che vi arrivano certamente per mezzo della grazia divina, ma anche per mezzo proprio, attraverso la mortificazione e l'esercizio delle virtù.

Hai dos caminos para llegar á la contemplación: uno es de pura prevención de la gracia, otro de la gracia con nuestras diligencias. En lo qual no se da metodo para contemplar, ni se pretende directamente mostrar el modo; pero hai una via indirecta, que es darle á la mortificacion, no solo de nuestros vicios, sino de nuestros contentos naturales, que impiden la vida de la gracia338.

Se quindi il cammino è duro, il premio consiste però a costringere quasi Dio a concedere le sue consolazioni, rinunciando in cambio non soltanto alla scelta naturale che coincide con la possibilità di radicarsi nei propri vizi, ma addirittura alle stesse consolazioni naturali, create per l'uomo e a lui connaturate, annegandosi così totalmente nella loro fonte eterna.

La traduzione di Muriel riporta fedelmente, sebbene non alla lettera, anche i frequenti ed espliciti richiami di Surin alla spiritualità ignaziana, specialmente agli Esercizi Spirituali, che si trovano spesso al termine dei vari capitoli. Il libro infatti si struttura come una serie di meditazioni attorno ad alcuni passi dell'Imitazione; il volume si compone così di cinque libri, ciascuno suddiviso in capitoli, ognuno dei quali dedicato a un singolo passo, spesso soltanto una frase. Dopo di che sono

336 Miranda, Vida, cit. p. 426.

337 Per esempio, l'edizione lionese del 1682 dei Fondements di Surin era accompagnata nello stesso volume anche da una Lettre spirituelle à une Dame de qualité. Lo stesso destinatario, del resto, aveva la stessa Imitazione di Cristo, nata nel contesto della devotio moderna sviluppatasi nelle comunità religiose dei paesi fiamminghi nel XV secolo, alla ricerca di una via pratica alla mistica che evitasse le inaccessibili sottigliezze delle dispute teologiche. Cfr. E. Zolla, Introduzione, in Imitazione di Cristo, Milano (Rizzoli) 1998, pp. 5-7.

affrontati, da un punto di vista pratico, le difficoltà che il lettore può incontrare nell'agire secondo la strada designata per la perfezione cristiana, scandita in vari gradi: solitamente, il richiamo a sant'Ignazio rappresenta l'approdo al grado più alto, alla vera e propria incorporazione a Cristo. Per esempio, quanto al precetto fondamentale dello Ama nesciri (ama non essere conosciuto), si elencano tre modi di attuazione: il primo, è il ritiro completo dal mondo, alla stregua degli eremiti; il secondo, quello di coloro che vivono nel mondo e vi si conformano esteriormente, ma praticando le virtù in grado eccellente, di nascosto dagli uomini, così da essere noti soltanto a Dio. Ma qual'è il terzo e più perfetto grado?

Quando alguno, aunque esté a vista de otros, vive de suerte que puede decirse desconocido, por estar rodeado de desprecios, y hecho objeto de la abominacion de todos, al modo lo que estaba N. S. al tiempo de su pasion y muerte, oculto dentro de una nube de oprobrios y desprecios […]. S. Ignacio con terminos los mas energicos que jamas usó, mandó á sus Religiosos que deseasen con todo el afecto vestir la librea de su Señor, y la librea es padecer afrentas, falsos testimonios, injurias, ser tambien tenidos por locos, bienque sin dar ocasion para ello, poniendo en esto su maior tesoro espiritual. La observancia de este documento es un modo mui alto y sublime de practicar el sentido de estas palabras, Ama nesciri. No basta meditarlo, y considerar este punto de suma perfeccion: es menester aplicarselo efectivamente, examinar su disposicion en orden á observarlo, desearlo, pedirlo á Dios, y esforzarse por llegar á el. Este es el deber de los verdaderos discipulos de J. C. y de los Santos, que nos han recomendado su doctrina339.

Disprezzo, ingiurie, false testimonianze; la sequela di Cristo in questo testo acquista così una straordinaria prossimità con quella che era stata l'esperienza concreta dei gesuiti spagnoli attraverso il processo di extrañamiento e di estinzione. In questo modo, un'opera destinata alla meditazione individuale si offre alla riflessione di una collettività su se stessa, sulla propria storia, che ancora una volta Muriel sembra voler proporre sulla falsariga dell'esperienza mistica. Come il cristiano deve saper accettare il rifiuto e il disprezzo del mondo, per seguire il Cristo da cui prende il nome, così anche la Compagnia di Gesù deve saper prendere su di sé la calunnia e la falsità delle accuse che le sono state mosse, seguire il suo Capitano nell'umiliazione della

sofferenza e anche della morte, per raggiungerlo nella gloria e nella pace. In questo modo è suggerito agli ex ignaziani di adeguarsi esteriormente al mondo che li vuole estinti, mantenendo però in vita, segretamente, pratiche e devozioni che rinfocolino il loro spirito di appartenenza, li confermino sulla strada intrapresa.

Il disprezzo di se stessi, persino la rinuncia a qualsiasi rivendicazione formale di appartenenza, è quindi proposto come mezzo per raggiungere la pace interiore. Particolarmente a proposito con la situazione degli esiliati sembra essere il secondo capitolo del primo libro, dove si tratta della necessità dell'indifferenza di fronte alle calunnie per giungere alla quiete intima. Come al solito, il testo schematizza in tre gradi il raggiungimento della stato perfetto, ovvero contemplativo; al primo grado, corrisponde il proposito di non rivendicare i propri diritti, quando siano ingiustamente conculcati, demandando a Dio il compito di fare giustizia; al secondo, il desiderio effettivo delle umiliazioni, secondo la convinzione dell'infinita indegnità umana di fronte alla maestà divina.

El tercer grado para llegar al verdadero desprecio de si, es quando el hombre no solo escoge el lugar baxo, y esta contento con el abatimiento, sino que llega á aquella disposicion, que S. Ignacio fundador de la C. de J. tanto recomandaba á sus hijos, y es desear tan ardientemente ser el desecho y el desprecio de todos hasta padecer calumnias, falsos testimonios, injurias, como los hombres del mundo aspiran á cargos, dignitades, grandezas: persuadiendose que el ser desechados y despreciados es una gracia altisima y bendicion de Dios, que nos hace semejantes á su Hijo340.

Agli ex gesuiti esiliati, la cui vita non permetteva certo loro di sperare in cariche e onori da parte del mondo, è richiesto dunque non soltanto di sopportare pazientemente la sorte avversa, evitando anche la minima rimostranza, ma addirittura di desiderare l'umiliazione e le ristrettezze in cui si trovavano, per imparare ad amarle come segno della loro sequela, o meglio identificazione, con Cristo povero e umiliato. Soltanto a quel punto, dandosene ragione sul modello della narrazione della Passione, è promessa loro la pace della perfetta contemplazione, del completo