PARTE SECONDA: DOMINGO MURIEL, ULTIMO PROVINCIALE DEL PARAGUAY.
II.5. GLI ULTIMI ATTI DA PROVINCIALE.
Giunse anche l’anno 1773, e con esso si moltiplicarono le voci e i segni, che manifestavano come sempre più probabile la soppressione della Compagnia; in particolare, i gesuiti residenti a Faenza furono impressionati da alcune perquisizioni ai collegi di Roma e di Bologna204. Muriel, fin dall’inizio del suo provincialato, era stato largo nell’ammettere i gesuiti giovani all’emissione dei voti solenni, non appena ne avessero i requisiti di formazione, d’accordo col Generale Ricci, allo scopo esplicito di contrastare, per mezzo delle loro promesse, lo spirito mondano che inevitabilmente si insinuava nella sua Provincia, a causa dell’impossibilità di dare un’organizzazione adeguata a case e collegi. Ancor di più, data la sempre più alta probabilità della soppressione dell’Ordine, volle che ricevessero gli ordini sacri, compreso il sacerdozio205: l’unico requisito richiesto, era che gli ordinandi avessero raggiunto l’età canonica. Il motivo di queste misure, fu il timore che i giovani, qualora la Compagnia fosse abolita, vedessero inaridirsi la loro vocazione religiosa e si mondanizzassero troppo, abbandonando perfino l’abito talare. Da ultimo, quando ormai era imminente la soppressione della Compagnia, fece sì che tutti, indistintamente, fossero ordinati ed emettessero almeno i voti semplici, accompagnando quest’atto con una lettera indirizzata a tutti i suoi sottoposti, in cui suggeriva come conservare lo spirito della Compagnia di Gesù dopo la sua
203 In effetti, conformemente con la tradizione dell’ascetica cristiana, anche Ignazio di Loyola distingue fra la perfezione e la santità; cosicché, dei tre gradi di umiltà, negli Esercizi Spirituali uno solo, il primo, è detto necessario per la salvezza eterna, mentre gli altri due costituiscono progressi successivi e, al limite, inattingibili, della perfezione terrena nella sequela e imitazione del Cristo sofferente. Cfr. I. di Loyola, Scritti, cit., p. 133.
204 Cfr. Miranda, Vida, cit., pp. 356-357; sulle perquisizioni che precedettero la soppressione della Compagnia e sul loro contesto diplomatico, cfr. W. V. Bangert, S.J., Storia della Compagnia di Gesù, Genova (Marietti) 1990, p. 422. 205 «En estos trabajosos tiempos de la inminente aboliciòn de la Compañía, en los quales las circunstacias presentes
hacían más difìcil y delicado el gobierno, para exercitarlo con mayor acierto, se las entendía el nuevo provincial con nuestro P. General en todas dudas y dificultades ocurrentes; y de acuerdo con él siguió dando las profesiones solemnes de quatro votos a los que tenían los requisitos que pedían las constituciones de San Ignacio. Y para asegurar más en su vocación a los hermanos estudiantes, procuró que todos los que tenían la edad competente recibiessen todos los órdenes sagrados, hasta el sacerdocio inclusivamente». Miranda, Vida, cit., p. 348.
soppressione canonica206.
Notiamo di passaggio, come fra breve faremo più profondamente nell’analisi della lettera, come ancora una volta e sempre più esplicitamente per Muriel spiritualità ed istituzioni andassero di pari passo, quasi che non potessero, a suo giudizio, essere separate; infatti, sembra che sia stato del tutto convinto che, dal momento che i suoi sottoposti, compresi quelli più giovani, avevano preso la decisione di diventare gesuiti per rispondere a una vocazione religiosa a cui si sentivano chiamati, fosse suo dovere fare in modo che tale decisione, che evidentemente attribuiva al concorso della Grazia divina, dovesse essere in ogni modo favorita e facilitata, perché attraverso di essa passava la loro stessa salvezza eterna. E’ questo, ci pare, un tratto peculiare di Muriel, che da un lato si lega alla sua consueta attenzione all’aspetto istituzionale e, per così dire, regolamentare della vita religiosa, dall’altro è diretta conseguenza della sua pubblicazione della pratica degli Esercizi Spirituali nel 1772.
Leggendo in continuità i suoi atti negli anni 1772 e 1773, possiamo agevolmente vedere come egli abbia prima voluto che i suoi sottoposti riscoprissero le ragioni profonde, spirituali, della loro vita religiosa, attraverso la pratica del Diertins diretta proprio a preparare i gesuiti all’emissione dei voti solenni e a dare così coronamento e compimento alla loro vocazione; e abbia poi suggellato questo approfondimento col crisma istituzionale dell’emissione dei voti e, per tutti, dell’ordinazione sacra. Naturalmente, vediamo una discrasia nei requisiti adottati per ammettere i giovani a questi due passi: mentre infatti tutti, indiscriminatamente, ricevettero gli ordini sacri, soltanto coloro che avevano terminato la formazione emisero i voti solenni. Non che a questa differente valutazione corrisponda una differente considerazione delle due istituzioni, quasi che l’Ordine fosse più importante della Chiesa.
Certo, è evidente che una tale procedura non avrebbe potuto essere seguita senza il favore dell’ordinario diocesano di Faenza, il filogesuita de' Buoi, che teneva
206 Ivi, p. 357. Abbiamo notizia di almeno un giovane che, in quei frangenti, ricevette l’ordinazione sacerdotale in anticipo rispetto all’età canonica; si tratta di Francisco Urrejola che, nato nel 1750, fu ordinato nel 1773, prima dell’estinzione dell’Ordine, a 23 anni non ancora compiuti, in deroga ai 24 anni prescritti dai canoni. Cfr. Storni,
in grande considerazione Muriel; ma non credo si può neanche da questo arguire una maggiore larghezza di de' Buoi, contrapposta a una rigidità di Ricci. Semmai, credo che si possa trovare una risposta nella differente natura delle due istituzioni, di fronte all’imminenza della soppressione della Compagnia di Gesù. Infatti con l’estinzione canonica dell’Ordine, tutti voti solenni sarebbero stati considerati anch’essi dissolti, al contrario dei voti semplici, che erano peraltro necessari per l’ordinazione sacra a partire dal suddiaconato. Quindi, soltanto i voti semplici avrebbero avuto possibilità di essere mantenuti, in caso di soppressione della Compagnia, a patto che i suoi emissari avessero ricevuto gli ordini sacri.
Grazie a questo espediente, Muriel conseguì dunque due risultati importanti per i suoi sottoposti, specialmente per i più giovani. Innanzitutto, che tutti portassero a un qualche compimento la loro formazione gesuitica, sia pure negli stadi inferiori, e per mezzo di loro, di conseguenza, si tramandasse tale formazione, inclusa la spiritualità che la caratterizzava; in altre parole, che venisse rinsaldata fino all’ultimo l’identità gesuitica, nella speranza di un futuro ristabilimento canonico dell’Ordine. In secondo luogo, si dava comunque a tutti la possibilità di sopravvivere al di là delle sempre più depauperate pensioni erogate dal governo spagnolo, particolarmente misere per gli scolastici, grazie all’ordinazione sacra, specialmente il sacerdozio, che apriva le porte all’eventuale conseguimento di qualche beneficio o ufficio ecclesiastico207.
Purtroppo, per la dispersione delle fonti e dei destini dei gesuiti paraguaiani, è estremamente difficile stabilire quanta riuscita abbiano avuto le misure prese da Muriel. Certo, abbiamo già visto che, anche grazie a lui, nella Provincia paraguaiana si ebbero meno secolarizzazioni che in altre; tuttavia, non è dato sapere se, dopo la soppressione della Compagnia, il senso di appartenenza e la vita religiosa dei paraguaiani abbia retto, ovvero quali cedimenti abbia avuto. Ci rimane, complessivamente, soltanto la testimonianza di Miranda, che asserisce che, nella maggior parte, gli ex gesuiti paraguaiani si mantennero fedeli allo spirito della Compagnia, specialmente grazie al fatto di avere pronunciato i voti semplici, mercé la loro ordinazione clericale.
207 Cfr. G. Greco, Fra disciplina e sacerdozio: il clero secolare nella società italiana dal Cinquecento al Settecento, in M. Rosa (a cura di), Clero e società nell'Italia moderna, Roma-Bari (Laterza) 1992, pp. 98 e sgg.
Todos , efectivamente, se ordenaron de sacerdotes; y debe creerse, en general, que por este medio se han conservado, dunque no ya jesuítas en el hàbito ni en el nombre sì, empero, en el corazón, en su edificativa conducta y en su activo zelo de que hasta el día de hoy, por la divina misericordia, nos están dando grandes pruebas y exemplos muchíssimos de ellos, trabajando gloriosa y fructuosamente, con la licencia y bendiciòn pontificia, en ayuda de las almas, en Faenza, Ravena y otras muchas ciudades del Estrado Pontificio y fuera de èl208.
È lecito ovviamente dubitare della testimonianza di Miranda su questo punto, dato il carattere sostanzialmente agiografico del suo scritto e data l’importanza esiziale che attribuisce alla capacità di governo di Muriel per la costruzione del suo profilo di santità. Per di più non sappiamo affatto se, in caso, la “tenuta” della provincia paraguaiana dopo l’estinzione canonica fosse in linea, o maggiore, o minore rispetto a quella di altre province. Tuttavia, se anche non possiamo affatto misurare l’esito degli sforzi di Muriel, possiamo certamente affermare che gli diedero una fama notevole fra i suoi confratelli più intransigenti, specialmente per quel che riguarda la sua lettera Sobre el modo de conservar el espíritu religioso de la Compañía de Jesús, extinguida la religión , di cui ora andiamo a parlare209.
II.6. LA CARTA SOBRE EL MODO DE CONSERVAR EL ESPÍRITU