• Non ci sono risultati.

Il principio di equità e solidarietà applicato agli acquisti: il caso dei GAS

i ProFili di resPonsabilità sociale da Parte del consumatore

2.6 Il principio di equità e solidarietà applicato agli acquisti: il caso dei GAS

I comportamenti etici e responsabili che si stanno diffondendo nelle aziende del settore agroalimentare per valorizzare i contesti locali di produzione investono anche le fasi successive della trasformazione e della vendita dei prodotti, espres- sione di qualità non solo dei processi produttivi e dei prodotti, ma anche del lavoro (Giuca, 2010a). Si tratta, in sostanza, di un agire concreto dell’azienda per la sal- vaguardia del territorio - ad esempio, attraverso l’impiego di cultivar e razze locali, l’adozione di processi di lavorazione a basso impatto ambientale, l’orientamento alla produzione biologica - e per il sociale, con un ruolo attivo degli stessi lavoratori e della comunità, come l’inclusione di soggetti svantaggiati, la diffusione di coope- rative sorte nei terreni confiscati alla mafia, le fattorie didattiche, terapeutiche e riabilitative.

Questo agire concreto delle aziende è controparte di un approccio attento e re- sponsabile al consumo da parte degli stessi cittadini-consumatori, sempre più alimen- tato, negli ultimi anni, da valutazioni di ordine etico e da una particolare attenzione alla qualità sociale del prodotto o del servizio. In questo senso, il consumo responsabile di ciascun individuo ha assunto, oggi, varie sfaccettature, comprendendo al suo interno diversi comportamenti riguardo al cibo e ai beni non alimentari come il consumo critico e la sobrietà nel consumo - segno del disagio verso il sistema economico globalizzato e della ricerca di valide alternative sostenibili, la partecipazione ai Gruppi di acquisto solidale (GAS) e il sostegno al commercio equo e solidale38. Comportamenti di consumo

responsabile sono anche la pratica del turismo rispettoso dei popoli e dell’ambiente, la finanza etica (dove l’investitore punta su attività che rispondono a requisiti di responsabi- lità sociale e ambientale) e l’adozione dei cosiddetti “bilanci di giustizia” con cui le fami- glie verificano sul proprio bilancio economico l’incidenza delle modifiche allo stile di vita. Alla base degli acquisti dei consumatori che si mostrano responsabili, quindi, non c’è solo la responsabilità verso se stessi che si esplica con la scelta di prodotti che soddisfano il benessere e la felicità personale, ma la responsabilità etica e sociale verso gli altri, verso il territorio e verso l’ambiente che si manifesta nel caso dei prodotti alimentari, come illustrato nelle pagine precedenti, con la scelta di prodotti sostenibili, biologici e integrati, di prodotti tipici e a denominazione di origine e di prodotti del com- mercio equo e solidale. Il consumatore attento e responsabile, infatti, sceglie i propri beni di consumo non solo in base all’informazione esterna (pubblicità/passaparola), alla qualità e alla convenience (rapporto qualità attesa/prezzo) come è stato ampiamente descritto, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi e al comportamento delle im- prese che li producono (AA.VV., 2003). La provenienza dal proprio territorio, in particolare, è un aspetto che viene visto come una garanzia della qualità e della sicurezza dei cibi, in grado di influenzare in modo significativo la scelta dei prodotti alimentari (Censis/Coldi- retti, 2010); così come il rispetto dell’ambiente, il rispetto dei diritti dei lavoratori, l’equità e la solidarietà nella distribuzione del valore lungo tutta la filiera e fra capitale e lavoro possono orientare il cittadino-consumatore verso un’azienda, un prodotto o un marchio che esprimono, più di altri, questi valori39.

Il consumo responsabile, è bene ricordare, si basa su un sistema di relazio-

38 Cfr. infra par. 2.4.1.

39 Ciò, tuttavia, non limita le opzioni di scelta del consumatore che, come si è avuto modo di approfon- dire nel capitolo 1 al quale si rimanda, assume comportamenti di acquisto multivariati, occasionali o abituali, coesistendo i propri bisogni in più dimensioni, dall’etica al gusto, dalla praticità alla conve- nienza, ecc. Ne è un esempio il fatto che 2 consumatori su 10 tra coloro che acquistano direttamente dal produttore si recano presso i fast food almeno una volta a settimana (Censis/Coldiretti, 2010).

ni informali e di credenze condivise che può portare ciascun soggetto a operare le proprie scelte di acquisto individualmente ma anche collettivamente, come nel caso dei GAS, rafforzandone l’efficacia. Nei Gruppi di acquisto solidale, in parti- colare, la responsabilità nei consumi si coniuga al principio di equità tra soggetti. Per le persone che spontaneamente decidono di unirsi per fare i propri acquisti in modo responsabile, l’elemento chiave è la possibilità di comprare all’ingrosso e/o di rivolgersi direttamente ai produttori della propria area, veicolo per valorizzare i contesti locali di produzione; in effetti oggi, nella scelta dei canali di acquisto, spic- ca la crescita della filiera corta rispetto al «dualismo grande distribuzione-negozi tradizionali, giocata sul prezzo e sul servizio incorporato nei beni (Censis/Coldiretti, 2010)» e sono sempre più numerosi nuovi ambiti di acquisto senza intermediari come gli spacci aziendali, i frantoi, le cantine, le malghe e le cascine.

Gli acquisti diretti dal produttore, infatti, sono percepiti dal consumatore come una soluzione che risponde ad alcune esigenze forti, quali il recupero del territorio e il rapporto di fiducia con il produttore, garanti di genuinità e sicurez- za del prodotto, il minor impatto ambientale (“chilometri zero”), la forte valenza socio-culturale del patrimonio di saperi e sapori della comunità che lo produce, oltre naturalmente alla convenience, dovuta alla riduzione dei passaggi e delle in- termediazioni. Secondo un’indagine Censis (op., cit., 2010), nel 2009 il 67% dei con- sumatori ha acquistato almeno una volta direttamente dal produttore agricolo, con un incremento dell’11% del valore delle vendite e un totale stimato in 3 miliardi di euro (Coldiretti/Agri2000, 2010), a conferma che gli acquisti domestici degli ultimi anni stanno interessando maggiormente quei canali di vendita dove la variazione percentuale dei prezzi si mostra più contenuta (Cfr. Capitolo 1); gli acquisti diretti dal produttore - vino in cantina (41% del totale), ortofrutta (21%), formaggi e latte (14%), carni e salumi (8%), olio di oliva (5%) - risultano motivati della necessità di risparmiare, che rappresenta una priorità per il 40% dei consumatori, ma senza rinunciare alla genuinità (71%) e al gusto (26%).

Il fenomeno più che decennale dei GAS, che coniuga il risparmio e la genu- inità dei prodotti all’equità e alla solidarietà delle azioni, si sovrappone, in realtà, a quello dei Gruppi di acquisto, ben noti nel sistema distributivo italiano e definiti negli anni Novanta dal Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato come «Associazione tra soli grossisti o fra dettaglianti e/o pubblici esercenti (ap- partenenti a uno o più settori merceologici determinati), ciascuno dei quali conser- va la propria autonomia giuridica patrimoniale, promossa principalmente al fine di realizzare acquisti e servizi di vendita in comune». Mutuando da questa formula distributiva, in quegli anni gruppi di persone, famiglie, amici e condomini si sono

uniti liberamente per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune da ridistribuire tra loro e, quasi immediatamente, il Gruppo di acquisto si è arric- chito della componente del consumo critico; l’esercizio concreto del fare la spesa è diventato, in tal modo, vettore di un percorso di crescita all’insegna non solo del risparmio ma dello sviluppo sostenibile (AA.VV, 2010a). Infatti, il Gruppo di acquisto diventa solidale «nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarietà come criterio guida nella scelta dei prodotti» e, in tal senso, «aiuta a non sentirsi soli nella propria critica al consumismo, a scambiarsi esperienze ed appoggio, a verificare le proprie scelte (AA.VV., 2010b)».

Anche se ogni GAS nasce con motivazioni proprie, che possono anche essere molto diverse da un gruppo a un altro, alla base di questa esperienza si trova sem- pre una critica profonda verso l’attuale modello di consumo e di economia globale, insieme alla ricerca di una alternativa praticabile da subito e da condividere, che investe la sfera personale e lo stile di vita: nei GAS, infatti, esistono momenti con- viviali e forme di baratto/scambio (scooter/biciclette; auto/car pooling/car sharing; libri; elettrodomestici/utensili; banca del tempo, ecc.) e vere e proprie esperienze di autoproduzione di beni e servizi (pane, pasta, detersivi, baby sitter).

Con i GAS i partecipanti applicano il principio di equità e solidarietà ai pro- pri consumi, estendendolo ai piccoli produttori e ai fornitori locali40 (anche mercati

all’ingrosso) e uscendo, in tal modo, dal circuito delle multinazionali e della grande distribuzione traendone, ovviamente, un vantaggio in termini di economia di spesa in relazione ai volumi di acquisto (Giuca, 2008). La scelta degli acquisti avviene, inoltre, sulla base della qualità del prodotto e dell’impatto ambientale totale, privi- legiando cibi locali e stagionali - per ridurre l’inquinamento e lo spreco di energia derivanti dal trasporto, alimenti da agricoltura biologica o integrata, prodotti del commercio equo e solidale e prodotti di uso comune che rispettano l’ambiente, le condizioni di lavoro e i popoli del Sud del mondo. Spesso i gruppi si organizzano per recarsi dai loro produttori e avere informazioni sui prodotti in campo e sulle tecniche di coltivazione utilizzate. Sempre più gruppi, inoltre, si formano nella ri- cerca specifica di prodotti biologici che costino meno rispetto ai negozi specializ- zati; soprattutto per le famiglie meno abbienti che risiedono nei quartieri popolari delle grandi città, dove gli alimenti biologici stentano a essere venduti perché poco accessibili economicamente, i GAS rappresentano un’opportunità concreta, se non l’unica, di risparmiare senza rinunciare a questi prodotti.

40 In alcuni casi ciò è servito, attraverso ordinativi e/o pagamenti anticipati rispetto alla produzione, a far sopravvivere artigiani e piccoli produttori, schiacciati dai debiti, altrimenti destinati a uscire dal mercato.

Tra l’altro, il funzionamento del Gruppo di acquisto è molto semplice: i par- tecipanti definiscono una lista di prodotti che vogliono acquistare, stabiliscono una cifra base da spendere uguale per tutti, compilano un ordine di gruppo e solita- mente effettuano il pagamento al momento della consegna dei prodotti, di norma recapitati a domicilio in cassette o pacchi a un unico membro del gruppo che si occupa di smistarli. Naturalmente, gli accordi del Gruppo di acquisto solidale con il fornitore possono essere differenti e possono prevedere: la consegna settimanale o bisettimanale dei prodotti, soprattutto cassette di frutta e verdura di stagione e pacchi di carne, che rappresenta la modalità di acquisto più diffusa; la formulazio- ne di specifici ordini per telefono o attraverso internet; l’abbonamento con l’offerta di prodotti a scadenze fisse e a pagamento anticipato. Recentemente, accanto alle consegna a domicilio dei prodotti si stanno diffondendo nuove modalità di acquisto, dall’adozione in gruppo di animali da latte e da carne fino alla raccolta, da parte dei membri del GAS, direttamente in azienda, addirittura dagli alberi e dagli orti: è il cosiddetto fenomeno del “pick your own”.

La ricerca di un’alternativa di consumo sostenibile e responsabile, tuttavia, non avviene solo attraverso i GAS, ma anche mediante un vero e proprio “capitale di relazioni”, basato su progetti di filiera corta, esperienze di consumo a chilometro zero, gruppi per le energie rinnovabili, realtà di turismo responsabile, fiere del con- sumo critico e distretti di economia solidale (AA.VV., 2010c).

Attualmente i GAS, che sin dal 1997 hanno formato la Rete nazionale dei Gruppi di acquisto (Retegas), potrebbero essere addirittura un migliaio, ma sono difficili da censire perché si formano (e cessano) in continuazione. Anche ogni gior- no, infatti, nei condomini, uffici, dopolavoro, centri sportivi e ricreativi, addirittura municipi, nuovi gruppi di persone, famiglie, parenti, amici e colleghi decidono di mettere in comune conoscenze e risorse e, anche sulla base di semplici accordi verbali41, fanno la spesa insieme; in tal modo fruiscono di condizioni vantaggiose,

comprano prodotti a forte valenza etica e creano relazioni di fiducia con chi li pro- duce, siano essi singoli produttori, gruppi di produttori o cooperative.

41 Il GAS, solitamente, è strutturato in Associazione di promozione sociale, Associazione culturale, As- sociazione di volontariato o Cooperativa di consumo, può appoggiarsi ad altre realtà (ad es. “Bottega del mondo”, “Campagna amica”, ecc.) e/o collaborare con altri GAS, strutture solidali (InterGAS/ DES/RES), enti e associazioni pubbliche o private.

Tabella 2.6 - Gruppi di acquisto solidale in Italia per Regione e percentuale sul totale, 2009

Regione n. GAS % sul totale

Lombardia 160 26,2 Piemonte 71 11,6 Liguria 17 2,8 Valle d’Aosta 4 0,7 Totale Nord-Ovest 252 41,2 Veneto 51 8,3 Emilia-Romagna 51 8,3 Trentino-Alto Adige 13 2,1 Friuli-Venezia Giulia 6 1,0 Totale Nord-Est 121 19,8 Toscana 84 13,7 Lazio 50 8,2 Marche 23 3,8 Umbria 7 1,1 Totale Centro 164 26,8 Puglia 19 3,1 Campania 18 2,9 Sicilia 17 2,8 Sardegna 8 1,3 Abruzzo 7 1,1 Calabria 3 0,5 Basilicata 1 0,2 Molise 1 0,2

Totale Sud e Isole 74 12,1

ITALIA 611 100

Fonte: Elaborazioni su dati Coldiretti-Agri2000

Secondo Retegas, sono 702 i Gruppi di acquisto solidale presenti in Italia al primo semestre del 2010, organizzati in 11 reti locali per poter diffondere, il più capillarmente possibile, esperienze e scambiare informazioni (AA.VV., 2010b). Col- diretti e Bio Bank, che annualmente diffondono le cifre di questa realtà, hanno censito, rispettivamente, 611 e 598 GAS nel 2009, con un incremento del 30% ri- spetto al 2008, che sale al 68% nel triennio 2007-2009; i GAS, nel 2009, hanno anche fatto segnare l’incremento più significativo tra le forme di vendita diretta (Coldiretti/ Agri2000, 2010; Mingozzi e Bertino, 2010).

ti in tutte le Regioni (Tab. 2.6), nelle grandi città come nei piccoli centri, concen- trandosi soprattutto in Lombardia (26,2% del totale), Toscana (13,7%), Piemonte (11,6%), Veneto, Emilia-Romagna e Lazio, tutte e tre con quote che vanno oltre l’8% (Coldiretti/Agri2000, 2010). Il fenomeno dei GAS, tuttavia, risulta avere una maggio- re espansione nel Nord-Ovest dell’Italia (41,2%) e nel Centro (26,8%).

È interessante notare che spesso i GAS si mantengono piccoli per non per- dere l’identità e per assicurare una partecipazione democratica nell’ambito in cui si sono formati, ma vi è comunque la propensione a fare sistema, formando una fitta rete di piccoli gruppi che copre tutto il territorio nazionale, in modo da aumentare la propria influenza in relazione alla numerosità. È anche vero, però, che in alcu- ne realtà locali si sta facendo il “salto di qualità”, passando dai GAS ai Distretti di economia solidale (DES), con l’obiettivo di supportare l’allargamento del bacino di consumatori che sviluppano e mettono in pratica il consumo critico e responsabile, creano solidarietà e socializzano all’insegna del motto che “l’unione fa la forza” e l’intera comunità ne coglie i benefici.

I GAS, come è stato descritto con lucidità nel documento base redatto dal- la Retegas alla fine degli anni Novanta, continuano pertanto a rappresentare «un trampolino di lancio per i produttori e i consumatori e un importante anello nella catena del processo di formazione e sensibilizzazione sia per i membri del gruppo che nei confronti delle persone esterne, con la possibilità di diventare i punti nodali in una rete di scambio di informazioni tra le diverse realtà esistenti anche oltre confine (AA.VV., 1999, pag.11)».