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Produzione di yacht in Cina: alcune riflession

Grafico VI: I Fornitori della nautica da diporto

3.3 Il settore della nautica in Cina

3.3.4 Produzione di yacht in Cina: alcune riflession

La produzione degli yacht, soprattutto di alta gamma o di unità superiore ai 24 metri, è un processo labour-intensive: questo tipo di prodotto mira a soddisfare le esigenze dei singoli clienti ed è altamente personalizzato, di conseguenza, l’automazione dei processi produttivi è spesso inapplicabile.

Alcuni produttori di unità da diporto hanno deciso di delocalizzare il processo produttivo in Cina, il paese offre un costo del lavoro relativamente più basso, spese ridotte e la presenza di fornitori di componenti e accessori. A fronte di questi vantaggi, la Cina è geograficamente e culturalmente lontana dalle aree del mondo in cui la nautica è maggiormente sviluppata, inoltre chi decide di produrre in Cina deve anche investire nella formazione di manodopera specializzata e, se intende esportare il prodotto finito, deve affrontare i costi del trasporto e i problemi logistici connessi: “la delocalizzazione è più frequente nella piccola nautica, anche per i volumi produttivi superiori che consentono il raggiungimento di economie di scala”.126

Tra i cantieri che hanno deciso di delocalizzare molti sono originari di Hong Kong e Taiwan, oppure si tratta di grandi player del settore, come Brunswick, che ha aperto un centro produttivo a Suzhou, o Sanlorenzo che ha firmato una joint venture con il gruppo Sundiro per la costruzione di un sito di produzione per barche dai 10 ai 20 metri in Cina.127

Chi scrive ritiene che la delocalizzazione della produzione in Cina per il settore della nautica sia una scelta strategica ammissibile per quelle aziende che intendono commercializzare il prodotto finito direttamente sul territorio cinese e non riesportarlo altrove: lo yacht prodotto in Cina non è soggetto agli onerosi dazi applicati ai beni di lusso importati e i costi delle manodopera sono inferiori. Tuttavia è bene tenere a mente che ad oggi il costo del lavoro in Cina è in crescita e si prevede che questo trend si

                                                                                                               

125 “ICE”, 2011, Market Survey on China Yacht Industry, p. 16, qui si riporta la citazione tratta da un’intervista a un distributore in territorio cinese.

126 BRUNI, CARCANO, La nautica italiana, p. 239.

127 PAMBIANCONEWS, 25 settembre 2013, Sanlorenzo sigla una jv con la cinese Sundiro, http://www.pambianconews.com/2013/09/25/sanlorenzo-132389/, 23 luglio 2015.

manterrà constante nel futuro, inoltre variazioni dei tassi di cambio delle valute possono ridurre il costo dei prodotti di lusso importati.

È quasi impossibile delocalizzare la produzione dei prestigiosi superyacht italiani in Cina per poi riesportarli e commercializzarli sul mercato europeo o americano, questo accade per varie ragioni: problemi logistici di trasporto della merce a destinazione, mancanza di maestranze altamente qualificate e di fornitori di livello adeguato. I superyacht venduti sul mercato americano ed europeo sono oggetti di lusso estremo, progettati nei minimi dettagli e di elevatissima qualità. “I cantieri hanno una forte tradizione collegata alla storia, al territorio, alla manodopera locale. Questi elementi tangibili creano un valore simbolico di rilievo per la clientela”. 128 Sulla stessa linea

anche il dott. Baracco di Azimut Yachts già nel 2005 aveva dichiarato: “Non credo proprio che vi possa essere convenienza alcuna nel delocalizzare all’estero. Sul valore percepito di un prodotto come il nostro incide molto, oltre che il “vissuto”, il suo carattere nazionale, di prodotto Made in Italy. Peraltro bisogna sottolineare che la presenza al nostro fianco di operatori di un network a carattere locale è centrale ai fini dei nostri processi del valore.”129 Anche oggi il gruppo Azimut Benetti ha mantenuto il

medesimo orientamento: Natalie Ye, Marketing Manager presso Benetti Asia, ha affermato: “Non credo che Benetti prenda in considerazione l’ipotesi di costruire yacht in Cina: abbiamo standard qualitativi alti e costruire in Cina, comporterebbe non solo una riduzione dei costi, ma anche un abbassamento della qualità del prodotto finale.” 130

Paolo Bertetti, Vice Presidente R&D presso Sanlorenzo ha proposto delle osservazioni molto interessanti e attuali sul tema della produzione di superyacht in Cina. Nel 2013 Sanlorenzo ha costituito una Joint Venture con Sundiro, azienda cinese produttrice di motociclette: i progetti iniziali erano molto ambiziosi e prevedevano fra l’altro di realizzare una parte della produzione in Cina. Di seguito riportiamo un estratto dell’intervista:

                                                                                                               

128 BRUNI, CARCANO, La nautica italiana, p. 239.

129 FORTEZZA, Processi strategici e di marketing nel settore della nautica da diporto, p.111. 130 Si rimanda in appendice all’intervista a Natalie Ye, Marketing Manager presso Azimut Benetti.

Come procedono gli accordi tra Sanlorenzo e Sundiro?

[…] Se guardiamo alla JV con Sundiro, in cui noi abbiamo una quota di minoranza del 25%, devo dire che eravamo partiti con un piano di sviluppo molto ottimista, ma poiché le vendite sono scese a capofitto, abbiamo rallentato. […]

L’idea iniziale con cui è partita la collaborazione con Sundiro era di realizzare il primo prototipo di barca in Italia, trasportare il prototipo in Cina e spostare la produzione della linea del prototipo in Cina. Attualmente, in Italia il prototipo è stato realizzato, in Cina era stata individuata anche un’area in cui avviare la produzione (una vecchia sede Sundiro in cui si fabbricavano moto), il progetto di riconversione è stato fatto ma poi, a causa della situazione attuale del mercato, tutto è in stand-by.

Avete realizzato l’impianto di produzione in Cina con Sundiro?

Per il momento no, non c’è mercato.

Abbiamo parzialmente riconsiderato di produrre in Cina:

• Produrre in Cina è molto più difficile di quello che si potesse immaginare.

• Anche a Sundiro si sono resi conto che su barche di una certa dimensione prodotte in Cina si rischia di non avere profitto, poiché al momento della vendita manca l’appeal del Made in Italy e, a parità di prodotto, il prezzo per un yacht Made in China sarebbe necessariamente più basso. Quindi l’opzione di produrre in Cina yacht medio-grandi è quasi tramontata.

• Negli ultimi sei mesi l’euro si è svalutato molto rispetto al Reminbi: il costo della manodopera cinese non è più basso come nel passato, inoltre per produrre una barca in Cina c’è bisogno probabilmente di più personale perché sono meno efficienti.

Abbiamo realizzato training su personale mandato dalla Sundiro: i cinesi apprendono ma hanno un tipo di apprendimento che si basa sulla ripetizione, ogni qualvolta si presenta una situazione nuova o un problema diverso che non sanno risolvere si bloccano e non procedono, chiedono la specifica o la procedura, ma nel costruire una barca customizzata non ci può essere una specifica su tutto. Ritengo che i cinesi siano molto bravi sulla produzione in serie, sui grandi numeri, mentre la produzione di yacht è completamente diversa, non c’è uno yacht uguale ad un altro e il margine di incertezza durante il processo produttivo è molto alto, non si tratta di una produzione standardizzabile.

Io non credo che la Cina possa diventare un concorrente temibile per i prodotti di lusso italiani, siano questi uno yacht Sanlorenzo o una Ferrari, si tratta di prodotti esclusivi, altamente personalizzabili, che hanno il vantaggio di essere Made in Italy. I cinesi ci impiegherebbero troppo ad imparare e avrebbero comunque un prodotto Made in China.

Nella nautica potrebbero diventare competitor temibili nel settore delle piccole imbarcazioni di bassa qualità, non nei superyacht.

Anche da parte cinese sembra esserci consapevolezza sui limiti della produzione di superyacht in Cina. Laura Jia portavoce di Sunbird Yacht Company, uno dei cantieri cinesi produttori di yacht di lusso ha dichiarato:

“To be honest, those who really love sailing would pick foreign brands instead of us. Customers who bought our boats are mainly for showing off and they seldom use it.”

Aside from brand awareness, the gap between Chinese and European-made yachts is not about technology but lies in craftsmanship.

“From the very beginning, our mindsets are already different.”[…] European people want everything to be perfect. They will use the best materials even in invisible parts inside the boat body. They make sure every screw on the boat is exactly 10 centimeters from each other and all the screw holes are well polished with no burrs.

We might also be able to do it as well with a higher production cost. But the problem is the customers would still prefer foreign brands even if our boats are equally good.”131

Nello scegliere se delocalizzare o spostare parte della produzione in Cina, bisogna sempre considerare le ripercussioni sul marchio e cercare di ponderare i vantaggi a lungo termine.