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Parte II. Il settore chimico

1.4 Sicurezza degli impianti e degli spazi

1.5.2 Programmi per la salute e il benessere

In alcuni contratti sono presenti programmi dedicati alla salute e al benessere psico-fisico dei lavoratori e forme di welfare per favorire l’accesso e la pratica di attività fisica. Nell’inscindibilità dell’uomo e del lavoratore, l’attuazione di stili di vita sani e il poter avere accesso alle informazioni e incentivi a svolgere delle attività, si lega anche alla finalità avere una forza lavoro più sana e meno cagionevole. Alla Ducati per esempio, l’ultimo rinnovo contrattuale ha formalizzato la costituzione della

“Commissione alimentazione e benessere”, formata da 3 membri RSU, uno per organizzazione sindacale; la Commissione avrà il compito di monitorare l’andamento dei servizi legati alla mensa, valutare «le novità introdotte dalla task-force “Work Life Balance” in tema di Wellness oltre che farsi promotore di iniziative informative sul tema di competenza». L’Azienda inoltre, nell’ambito dei programmi di Work Life Balance, favorirà momenti di sensibilizzazione e formazione su stili di vita sani, coinvolgendo istituzioni interessate e le AUSL. Il contratto Lamborghini prevede lo svolgimento di attività formative dedicate alla prevenzione e all’alimentazione, collaborando a questo fine con la “Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro”.

Sono previsti anche percorsi di sensibilizzazione sui temi di posturologia e alla CTB

“Salute, Sicurezza e Mobilità Sostenibile” è dato il compito di individuare altre

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attività riconducibili agli stessi temi. Campagna informative dedicate a una corretta ed equilibrata alimentazione, alla promozione di un corretto stile di vita e al contrasto del fumo, dell’alcool e degli stupefacenti, sono previste dal CIA Solvay.

Si inseriscono in un piano di welfare aziendale le possibilità di accedere a progetti di wellness in azienda e in strutture convenzionate (Manfrotto), palestre e attività sportive (Dalmine), piscine, terme, sedute fisioterapiche (Gefran), pacchetti di servizi finalizzati all’adozione di buone pratiche per il miglioramento del benessere psico-fisico (ABB).

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CONCLUSIONI

A esito della nostra indagine sull’intervento della contrattazione collettiva in alcuni settori produttivi, possiamo affermare che l’autonomia negoziale collettiva svolge un ruolo certamente importante in materia di salute e sicurezza, pur nei limiti intrinseci legati al campo di azione attentamente perimetrato dal Legislatore.

Quest’ultimo, assumendosi il compito di dettare il contenuto minimo degli obblighi di sicurezza e determinando le concrete misure preventive da intraprendere, ha di fatto sottratto tali profili alla negoziazione delle Parti. Una scelta coerente con l’ordinamento costituzionale e con la necessità di limitare l’esposizione dell’inestimabile bene della vita e della salute dei lavoratori ai rischi delle logiche compromissorie, della monetizzazione del rischio e all’indegno spettacolo, purtroppo sempre attuale, del barattare la salute con il lavoro. Questo non significa il venir meno del ruolo delle Parti, tantomeno in riferimento a quegli obblighi minimi di sicurezza di cui si è detto, la contrattazione infatti non implica scambio e baratto.

Se il D.Lgs. 81/2008 relega la contrattazione collettiva alla regolazione degli istituti sindacali, in primis delle rappresentanze per la sicurezza in azienda, dall’altra è proprio questa la base per dar vita, sì alla tanto decantata sicurezza partecipata, ma a sua volta anche alla possibilità di una più consapevole contrattazione SSL, proprio grazie alla presenza di RLS legati alle strutture sindacali e alla loro conoscibilità delle specifiche situazioni di pericolo. Il Testo Unico dunque non nega la contrattazione sui contenuti sostanziali, esso la nega al ribasso, e prevedendo la presenza di rappresentanze per la sicurezza in ogni azienda, dovrebbe garantire un controllo (e un coinvolgimento attivo) sulla effettiva applicazione degli obblighi minimi, delle procedure, dei protocolli e di tutto ciò che riguarda la salvaguardia dell’integrità della salute dei lavoratori. La situazione non è però così lineare, e come spesso accade, tra le norme e la realtà dei fatti ci sono distanze considerevoli.

I contenuti dei contratti aziendali che abbiamo visto nel terzo capitolo ci mostrano che qualcosa si sta muovendo, anche in maniera molto innovativa, ma c’è da temere che non siano rappresentativi della realtà, o per lo meno rappresentano una realtà che

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si muove a due velocità. Da una parte grandi gruppi industriali e alcune aziende virtuose in cui è più facile un radicamento sindacale e quindi la creazione di tavoli di confronto e la capacità di una negoziazione ad ampio raggio; dall’altra tante realtà produttive e aree del Paese in cui ancora si fatica ad affermare la presenza di rappresentanze per la sicurezza o andare oltre un loro riconoscimento formale295. Un problema che riguarda in particolar modo le imprese di minori dimensioni, una questione di non poco conto vista la loro rilevanza nel tessuto produttivo e occupazionale italiano296 e per il fatto che è proprio in tali imprese che si registrano i maggiori rischi legati all’ambiente di lavoro297. Un quadro confermato anche dai pochi studi effettuati sul ruolo dei RLS nelle imprese italiane, i quali non mancano di evidenziare che anche nelle aziende di maggiori dimensioni vi siano ostacoli e difficoltà a una reale partecipazione delle rappresentanze298. A distanza di ventisei anni dal decreto n.626 e a dodici anni dal Testo Unico, un modello di sicurezza

295 Cfr. Cgil, Cisl, Uil, “Proposte per la Contrattazione in tema di Salute e sicurezza sul Lavoro”, in tale documento del 2014 i Confederali affermavano che «a sei anni dall'applicazione del D. Lgs.

81/08, non abbiamo ancora vinto la scommessa sulla generalizzazione della rappresentanza dei lavoratori per la salute e sicurezza in tutte le aziende e contesti produttivi» e che «spesso la pratica dell'individuazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza da parte del datore di lavoro, proprio per evitare che il sistema di Rappresentanza si possa concretizzare, è purtroppo presente».

Nel documento unitario del 19 Gennaio 2018 “Un'azione di prevenzione efficace, partecipata e diffusa”, gli stessi Sindacati persistono nel sottolineare il problema e ribadiscono che la «presenza certa di RLS, RLST e RLSSP in tutti i luoghi di lavoro deve essere una priorità nell’attività sindacale di CGIL, CISL, UIL, e costituisce un elemento fondamentale dell’azione sindacale e di

rappresentanza»

296 «[…] nel territorio italiano le piccole e medie imprese costituiscono oltre il 90% delle imprese: le microimprese (fino a 10 lavoratori) sono il 95,1%, mentre le medie (da 50 a 250 lavoratori) sono solo 1,6%», così N. Paci, Piccole imprese e sicurezza sul lavoro: problematiche e strumenti di sostegno, in www.olympus.uniurb.it, Maggio 2017; cfr. anche Info Data, Pmi, quanto conta in Italia il 92% delle aziende attive sul territorio?, 10.07.2019, v. https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/07/10/40229/

297 Sempre in N. Paci, Piccole imprese e sicurezza sul lavoro…op.cit. si apprende che «dallo studio condotto dall'European Agency for Safety and Health at Work, gli infortuni sul lavoro nelle piccole imprese rappresentano l'82% di tutti gli infortuni sul lavoro ed il 90% di tutti gli incidenti mortali.

Anche la più recente “Seconda indagine europea tra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti (ESENER-2)” mostra che i lavoratori delle piccole imprese sono soggetti a maggiori rischi e le difficoltà nella gestione della salute e sicurezza è tanto più rilevante quanto più è ridotta la dimensione dell'impresa». Cfr. anche la pagina tematica dell’OSHA https://osha.europa.eu/it/themes/safety-and-health-micro-and-small-enterprises

298 Cfr. R. Cagliano, P. Trucco, D. Di Nunzio et al., IMPAcT-RLS: Indagine sui modelli partecipativi aziendali e territoriali per la salute e la sicurezza sul lavoro. Il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e le interazioni con gli attori della prevenzione, Inail, 2017, 23, 56, 66, v.

https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-pubbl-impact-rls.pdf

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realmente partecipata fatica ancora a trovare piena realizzazione e la sicurezza nei luoghi di lavoro non ha cessato di rappresentare un terreno di conflitto tra gli interessi contrapposti del capitale, alla massimizzazione dei ritmi produttivi e del profitto, e del lavoro, alla tutela dell’integrità psico-fisica. Nel momento in cui vengono scritte queste considerazioni conclusive, a Porto Marghera si contano i danni causati dall’esplosione di una fabbrica di prodotti chimici dove due lavoratori in appalto sono rimasti gravemente feriti. In questa fabbrica, la sicurezza non era un tema pacificato; grazie alla presenza della RLSSA Femca-Cisl era stato possibile individuare e denunciare l’esistenza di specifici fattori di rischio che portarono il Sindacato a proclamare uno sciopero di 24 ore proprio per chiedere interventi sulla sicurezza299. «Ancora una volta il ruolo dei lavoratori e dei loro rappresentanti in tema di sicurezza è stato vissuto come un intralcio burocratico, un ostacolo alla produzione, anziché essere valorizzato come valido contributo per la prevenzione della salute dei lavoratori e della popolazione. […] E gli investimenti necessari sono stati e vengono vissuti come una spesa inutile e improduttiva», così si sono espresse le Confederazioni territoriali300, rendendo bene l’idea di quella che è la reale situazione in molte fabbriche del Paese, dove resistono ancora spazi di impermeabilità al disegno riformatore del 2008.

I fatti di Porto Marghera, ci mostrano l’importanza di avere, all’interno dei luoghi di lavoro, delle rappresentanze per la sicurezza legate alle strutture sindacali; la loro capacità e possibilità di identificare puntualmente i fattori di criticità, legata al vivere quotidianamente l’ambiente di lavoro, trova un potenziamento nella dimensione collettiva, propria del sindacato, e nella sua capacità di mobilitazione e in qualche modo “protettiva” verso i propri aderenti. L’esito finale sta a dimostrarci però che ciò non basta, che nel campo della sicurezza tutto ciò viene meno se si prescinde da una impostazione partecipativa e dall’unità di intenti, l’insicurezza infatti la pagano tutti.

299 Cfr. Cisl Veneto, Marghera. Incendio 3VSigma: due lavoratori immigrati gravi, 15.05.2020, v.

https://www.cislveneto.it/Notizie/Marghera.-Incendio-3VSigma-due-lavoratori-immigrati-gravi;

TgVerona, Rogo Marghera: Femca Cisl ricostruisce l'accaduto, 15.05.2020, v.

www.tgverona.it/pages/889008//attualita/rogo_marghera_femcacisl_ricostruisce_l_accaduto.html

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La pagano anzitutto i lavoratori, con la vita, con le mutilazioni, con la malattia, con i percorsi di cura; la pagano a loro volta gli abitanti delle aree circostanti nonché la flora e la fauna, quando gli “incidenti” assumono una rilevanza esterna; la paga la collettività attraverso il Sistema Sanitario Nazionale e i trasferimenti all’Ente pubblico assicuratore301; la pagano le imprese stesse, in termini di costi sanitari, di sanzioni e spese legali, mancata produzione, retribuzione del lavoratore infortunato e del suo sostituto, bonifiche, assenteismo e presenteismo, aumenti dei premi assicurativi302. Esiste un legame inscindibile, che non va mai dimenticato, tra i luoghi di lavoro e le aree in cui essi si insediano, tra i luoghi di lavoro e i luoghi della vita comune, anche perché i luoghi della vita comune sono quasi sempre anche luoghi di lavoro; la sicurezza nei luoghi di lavoro conviene dunque a tutti.

Gli studi citati in precedenza offrono ulteriori conferme sull’esistenza di una relazione direttamente proporzionale tra il grado di partecipazione, il coinvolgimento delle rappresentanze nella gestione della sicurezza in azienda e le prestazioni SSL dalla stessa raggiunte303. Non c’è dubbio dunque che l’azione sindacale debba proseguire nell’obbiettivo di generalizzare la presenza dei RLS in ogni azienda e in ogni contesto produttivo. Il risultato ottenuto nell’A.I. del 12 Dicembre 2018, con il riconoscimento da parte di Confindustria del ruolo dei RLST, è stato un importante passo in avanti ma ancora non è stato firmato il Protocollo, che le parti si erano impegnate a definire entro il 30 Aprile 2019, per disciplinare le regole di attuazione e svolgimento del ruolo di questa forma di rappresentanza. La fase attuale, con la vigenza dei Protocolli per il contrasto e il contenimento del Covid-19 negli ambienti

300 Cfr. il comunicato delle Segreterie di Cgil, Cisl, Uil di Venezia del 15.05.2020, v.

http://www.cgilvenezia.it/it/8-ultime-notizie/669-comunicato-stampa

301 Il Centro Studi della Fondazione Ergo ha stimato che «mediamente fra costi assicurativi e previdenziali una malattia professionale costa all’Italia oltre 200 mila euro, un costo che

complessivamente rappresenta circa lo 0,5% del Pil», se si aggiungono gli infortuni i costi salgono a circa il 3% del Pil, cfr. C. Da Rold, Una malattia professionale costa 200 mila euro l’anno.

Prevenirla molto meno., 6.11.2018, v. https://www.infodata.ilsole24ore.com/2018/11/06/una-malattia-professionale-costa-200-mila-euro-lanno-prevenirla-molto-meno/

302 Cfr. la pagina tematica dell’OSHA con ulteriori riferimenti alle ricerche più recenti sui costi della non sicurezza e sui vantaggi per le imprese nell’investire in SSL, v.

https://osha.europa.eu/it/themes/good-osh-is-good-for-business

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di lavoro, e in particolare con la previsione della costituzione di Comitati Aziendali, Territoriali o Settoriali per l’applicazione e la verifica delle regole304, potrà essere una importante occasione per le organizzazioni sindacali periferiche per fare il punto della situazione sul sistema delle rappresentanze per la sicurezza nei propri territori, e per rilanciare anche con metodiche non tradizionali il ruolo dei RLST e giungere a una sua regolamentazione che vada oltre l’inerzia delle organizzazioni centrali. Starà alla capacità e volontà delle Parti, se sapranno andare oltre i formalismi, far si che dai Comitati nascano nuovi approcci collettivi al tema della sicurezza e nuove pratiche che possano poi estendersi oltre la fase emergenziale dalla quale hanno avuto origine.

Prendendo atto delle comprensibili difformità dell’intervento negoziale dovute alle differenze tipologiche e dimensionali delle aziende, questo non deve essere chiaramente motivo di riallineamento al ribasso, al contrario, gli accordi e le esperienze più virtuose raggiunte in alcuni contratti e le loro implementazioni potranno rappresentare costanti obbiettivi da raggiungere ed essere forza propulsiva per un avanzamento della contrattazione SSL in altre realtà produttive.

L’aumento esponenziale delle denunce di tecnopatie legate a malattie dell’apparato muscolo-scheletrico, l’evolversi delle modalità di interazione tra uomo e macchina, la digitalizzazione dei processi produttivi, l’estendersi dei confini spazio-temporali del lavoro, il confondersi di questi ultimi con i tempi di vita, ci mostrano oggi più che mai, pur nel turbine di cambiamenti rispetto alla fabbrica novecentesca, come l’organizzazione del lavoro continui a essere una variabile dipendente rispetto alla sicurezza del lavoro. Per avere un impatto sui livelli di salute e sicurezza sarà sempre più decisivo per il sindacato contrattare accordi gestionali e conquistare spazi di condivisione decisionale - superando il ruolo meramente consultivo dei RLS - sugli assetti organizzativi, sulle mansioni, sull’orario di lavoro, sulle modifiche al ciclo produttivo, sugli investimenti negli impianti e nei macchinari.

303 Cfr. R. Cagliano, P. Trucco, D. Di Nunzio et al., IMPAcT-RLS: Indagine sui modelli partecipativi…op.cit., 8, 9, 64, 92

304 Cfr. Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del 24 aprile 2020, in particolare l’art. 13

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Quando nel 2019 si continua a registrare una media giornaliera di oltre 1757 casi di infortunio e di 3 morti al giorno, pare lecito rilevare, che alla fine dei conti vi era un fondo di verità nel pensiero di chi giustificava le sofferenze causate dal lavoro come un fatto ineluttabile, un rischio di cui tenere conto per il sol fatto di andare a lavorare.

Forse il superamento di questa condizione, la fine dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori potrà avvenire solamente con la piena automazione e con la liberazione dell’uomo dai lavori faticosi e pericolosi. Ma questo è un altro discorso.

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ALLEGATI

Allegato 1. Tabella dei contratti collettivi nazionali del settore