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CAPITOLO I EVOLUZIONE DEL SISTEMA BANCARIO

1.2 BREVI CENNI SUI MUTAMENTI DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO

1.2.2 PROMOZIONE E TUTELA DELLA CONCORRENZA

La libera concorrenza è diventata uno dei valori del nostro sistema economico, è uno dei punti di riferimento del percorso che il nostro Paese in questo periodo sta effettuando nel processo di modernizzazione. Forme di mercato ordinate, trasparenti, vicine alla concorrenza perfetta non sono date; sono il prodotto di istituzioni, dei pubblici poteri che stabiliscono le condizioni affinché i mercati funzionino. Regole e mercato non sono in antitesi; costituiscono una diade strettamente connessa. Il “lassez-faire” non consente di realizzare la concorrenza in un settore, se nello stesso sono presenti economie di scala, asimmetrie informative, elevati costi di transazione; se le iniziative imprenditoriali risultano contenute. Le politiche di promozione e di tutela del mercato hanno in comune l’obiettivo di assicurare in maniera continuativa condizioni agevoli di accesso al mercato, parità competitiva degli operatori, stimoli all’innovazione, efficienza produttiva e, in ultima analisi, benessere per i consumatori. Il Parlamento italiano ha affidato alla Banca d’Italia sia la promozione, sia la tutela della concorrenza bancaria. La Legge N. 287 del 1990, infatti, attribuisce proprio alla Banca d’Italia il compito della Vigilanza, quello di assicurare l’efficienza e la competitività del sistema finanziario, con particolare attenzione alle operazioni di concentrazione e all’abuso di posizione dominante22.

La concorrenza apporta benefici in termini di efficienza tecnica e allocativa; viene rafforzata la stabilità degli intermediari e del sistema e ne trae vantaggio l’attività produttiva. Negli anni Ottanta, in armonia con le tendenze che emergevano negli altri principali sistemi bancari, la Vigilanza si orientava verso

21 Associazione Bancaria Italiana testimonianza del Governatore della Banca D’Italia, Roma 9 ottobre

2000

l’adozione di strumenti a carattere prudenziale. La rimozione dei vincoli amministrativi all’operatività e l’espansione territoriale delle banche hanno dato un forte impulso alla concorrenza ed è stato favorito l’accesso ai mercati locali con alto grado di concentrazione. E’ stata incoraggiata la despecializzazione nell’attività; la capacità di crescita del singolo intermediario è stata posta in più stretta connessione con la dotazione patrimoniale. Negli anni Novanta le innovazioni normative, sopra menzionate, hanno concorso all’ammodernamento del sistema finanziario; sono state recepite le direttive comunitarie che hanno disegnato l’architettura del Mercato Unico Europeo dei servizi finanziari. Nel Testo Unico Bancario del 1993 la competitività del sistema è espressamente richiamata come uno degli obiettivi dell’attività di vigilanza. La normativa emanata successivamente ha favorito un ulteriore ampliamento dell’operatività e lo sviluppo di nuovi canali distributivi complementari ai tradizionali sportelli; si sono ridotte le segmentazioni e ulteriormente aperti i mercati locali. La disciplina sulla trasparenza, favorendo la diffusione generalizzata dell’informazione, rende possibile la comparabilità fra prodotti e condizioni offerti dagli intermediari e consente al cliente di operare scelte consapevoli. I mutamenti normativi hanno anche eroso la demarcazione tra comparti tradizionali dell’industria finanziaria (bancario, mobiliare e assicurativo). Le banche hanno considerevolmente modificato la loro attività, ampliando la gamma dei servizi offerti nei settori con migliori prospettive di sviluppo e redditività ( ad esempio la gestione del risparmi, la prestazione dei servizi finanziari alle imprese) e riducono il peso dei comparti di declino, con basso valore aggiunto (ad esempio, la custodia dei titoli, in misura crescente effettuata da operatori specializzati). Pertanto, l’Italia negli anni Novanta ha compiuto progressi significativi nella tutela della concorrenza. Come già detto, si è passati dalla dismissione di società pubbliche; fino ad arrivare alla metà degli anni Novanta, quando ha preso avvio la liberalizzazione di importanti servizi di pubblica utilità. Tutta l’economia trae benefici considerevoli dall’aumento di efficienza del settore bancario; esso seleziona i progetti e fornisce agli imprenditori le risorse finanziarie per realizzarli. In regime di concorrenza, la riduzione dei costi viene traslata alla clientela, famiglie

e imprese. La ristrutturazione del settore deve consentire di far fronte all’accresciuta competizione internazionale. A fronte di ciò un dato positivo risulta essere quello relativo ai tassi sui prestiti, che sono in linea con quelli praticati negli altri principali paesi dell’area dell’euro. La redditività delle banche, inoltre, si è innalzata, riavvicinandosi ai valori prevalenti nell’Europa continentale. Un’accresciuta concorrenza, la ricerca, l’innovazione, sono fattori su cui far leva per utilizzare appieno le ampie risorse di cui il Paese dispone. A seguito di ciò, poi, sta alle imprese compiere il salto tecnologico necessario per accrescere la propria capacità competitiva sui mercati internazionali. Spetta alle parti sociali ricercare il grado di flessibilità richiesto dal nuovo contesto. Sono questi i fattori e le condizioni per garantire una crescita sostenuta dell’economia e dell’occupazione.

Sotto l’impulso della concorrenza e delle privatizzazioni, il sistema bancario italiano, ha fatto segnare, negli ultimi dieci anni, significativi progressi nella dimensione media degli intermediari finanziari e nella gamma dei servizi offerti. L’efficienza è aumentata; deve continuare l’impegno, soprattutto all’interno dei gruppi di nuova formazione per accrescere l’integrazione delle strutture operative e l’efficacia dei sistemi di gestione dei rischi.23

Nei Paesi Anglosassoni sono evidenti evoluzioni strutturali dell’attività degli intermediari bancari derivanti dal maggior sviluppo dei mercati finanziari; si vanno modificando i rapporti tra le banche e le imprese. Si tratta di tenenze che, per l’intensificarsi della concorrenza internazionale, interessano anche il nostro sistema finanziario; i nuovi caratteri dell’attività creditizia e i nuovi strumenti operativi richiedono di essere assimilati dai nostri operatori in relazione alle specificità del nostro contesto economico e istituzionale.

Le fusioni e le acquisizioni hanno attenuato il divario tra le banche italiane e quelle estere in termini di volumi operativi. Il divario riflette il minor sviluppo del mercato bancario del nostro Paese. Il rapporto tra il credito e il prodotto interno lordo è pari all’85 per cento, valore analogo a quello della Francia,

23 Associazione Bancaria Italiana : Le banche e le prospettive dell’economia. Intervento del Governatore

inferiore a quello della Spagna, della Germania e a quello medio dell’area dell’Euro, largamente superiori al 100 per cento24.

Un dato incoraggiante arriva proprio dal Bollettino ABI dell’8 luglio 2004, in cui si dichiara che negli ultimi anni le principali banche italiane hanno ampliato notevolmente la loro presenza in mercati dell’Europa centro-orientale; ciò anche al fine di cogliere le opportunità di sviluppo dell’attività al dettaglio in questi paesi e le prospettive di crescita economica dopo l’ingresso nell’Unione Europea. Sono Paesi nei quali è intensa l’attività di investimento di imprese italiane, sia per servire la domanda dei mercati locali, sia per fruire dei bassi costi di produzione. In alcuni di questi sistemi le banche italiane hanno acquisito importanti quote di mercato, superiori in più casi al 20 per cento.25

Da tutto ciò possiamo affermare che la maggior concorrenza, che oggi il mercato bancario si trova a fronteggiare, è da ricondurre al cambiamento del sistema bancario.

Una quota significativa della redditività, al momento, proviene da attività diverse da quelle tradizionali dell’intermediazione creditizia, ma questa è anche la componente più vulnerabile alla variazione delle forze competitive. Si osserva, pertanto, che nel 2002 l’incidenza del margine di interesse sul complesso dei ricavi si è collocata, per le principali banche, intorno al 63 per cento. Agli inizi degli anni Novanta tale quota era intorno al 77 per cento. Una delle cause principali di questo nuovo orientamento delle banche, è che negli ultimi anni gli intermediari finanziari hanno sviluppato i servizi alle imprese e alle famiglie, in quanto, una quota sempre maggiore del volume di intermediazione è svolta direttamente sui mercati attraverso l’emissione di strumenti finanziari, che vengono collocati direttamente presso i risparmiatori anziché presso le banche. Tale fenomeno ha trovato il consenso soprattutto dalle imprese per la loro esigenza di diversificare fonti e tecniche di finanziamento. La disintermediazione rappresenta, ormai, una strutturale realtà nei sei maggiori Paesi industrializzati26,

24 Ibidem

25 Associazione Bancaria Italiana : Le banche e le prospettive dell’economia. Intervento del Governatore

ed anche in Italia sembra destinata a perdurare nel futuro. Tale processo sta provocando, soprattutto, una più intensa concorrenzialità, proprio per le prospettive di crescita più basse dell’attività bancaria tradizionale. Questo comporterà inevitabilmente una modifica, sia nell’organizzazione degli istituti di credito, sia nella composizione dei ricavi, che vedrà crescere il peso dei proventi dai servizi e dalle partecipazioni ed attenuarsi quello della gestione tradizionale dei crediti.