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POST-PARTUM

4.3. LA PSICOSI POST-PARTUM

Tra i disturbi dell’umore ad insorgenza nel puerperio, la psicosi post-partum è la patologia più grave, la cui sintomatologia può risultare estremamente debilitante e compromettente.

Tale condizione è caratterizzata da un generale quadro psicotico (Kendell et al., 1987; Brockington et al., 1988; Cheniaux, 1990; Lucas, 1994; Dayan & Thessier, 1999; Jones & Venis, 2001; Worthy, 2002; Embleton, 2002; Robertson & Lyons, 2003; Milgrom et al., 2003), con sintomi tipici quali:

- umore pesantemente depresso o euforico-maniacale o presenza di stati misti maniaco-depressivi;

- instabilità emotiva e gravi oscillazioni dell’umore;

- stato confusionale;

- ansia, agitazione, irrequietezza, inquietudine, rabbia;

- compromissione della capacità di gestire e comprendere le emozioni;

- comportamenti eccentrici;

- distorsione della realtà;

- allucinazioni;

- deliri, congrui o incongrui all’umore, frequentemente riguardanti il neonato, con tematiche paranoidi, di miseria, di grandezza (ad esempio, convinzione che il

piccolo sia posseduto dal demonio, condannato ad un destino terribile o dotato di speciali poteri) (Dayan & Thessier, 1999; DSM-IV-TR, 2000);

- elevato rischio di suicidio e/o di infanticidio (Lambie, 2001; Spinelli, 2004;

Green, 2004; Kaye, 2005).

La psicosi puerperale tende ad avere un esordio acuto e una rapida evoluzione, insorgendo talvolta già nella prima settimana successiva al parto, più frequentemente entro la quarta-sesta settimana post-partum (Rohde &

Marneros, 1993b; Worthy, 2002; Robertson & Lyons, 2003); talora possono verificarsi inizi sintomatici tardivi, entro i primi tre mesi del puerperio (Schoepf &

Rust, 1994). La frequenza è decisamente ridotta rispetto alle altre forme di malessere puerperale, manifestandosi nello 0,1-0,2% dei casi, mediamente in una o due madri su mille (Rohde & Marneros, 1993b; Jones & Venis, 2001;

Milgrom et al., 2003).

La maggior parte delle psicosi post-partum sono costituite da psicosi maniaco-depressive (Disturbi Bipolari), implicanti pronunciate alterazioni del tono dell’umore che tende a fluttuare pesantemente dalla disperazione all’euforia, accompagnato da comportamenti gravemente disturbati (Dayan & Thessier, 1999; Robertson & Lyons, 2003).

Una percentuale più bassa e rara, pari al 2-16% di tutti gli esordi psicotici post-partum, è rappresentata dalla schizofrenia, la quale può comparire entro i primi novanta giorni dalla nascita del bambino (Rohde & Marneros, 1993b).

La prognosi è generalmente buona, tendenzialmente più curabile rispetto ad altre forme psicotiche (Rohde & Marneros, 1993a); tuttavia, la ricorrenza tende ad essere frequente in gravidanze successive, con un rischio di ricaduta per ogni parto successivo tra il 30-50%, tanto da giustificare un attento controllo delle condizioni psichiche (Pfuhlmann et al., 2002).

I fattori causali sottesi alla psicosi post-partum sono molteplici e strettamente interconnessi; possono essere di natura costituzionale, endocrina, tossica, infettiva, psicologica (Cheniaux, 1990; Sieche & Giedke, 1999; Currid, 2004):

- da un punto di vista medico, nell’origine dello scompenso psicotico puerperale potrebbero essere implicate le alterazioni ormonali connesse con la gravidanza e la nascita del bambino, oltre che predisposizioni genetiche o costituzionali.

La sindrome psicotica tende a presentarsi più comunemente in donne con una storia familiare o personale di episodi maniaco-depressivi o schizofrenici

(Cheniaux, 1990; Pfuhlmann et al., 2002). Siecke e Giedke (1999) hanno descritto il caso di una donna trentenne con sintomi psicotici dopo il parto, la cui sorella anni prima aveva sofferto di manifestazioni similari (in tali situazioni, tuttavia, diventa estremamente difficile separare le possibili influenze genetiche da quelle ambientali). Bokhari e collaboratori (1998) hanno evidenziato un possibile ruolo ormonale, descrivendo il caso di un episodio psicotico puerperale, caratterizzato da gravi convinzioni deliranti, cronologicamente connesso con il sorgere di alterazioni tiroidee dopo il parto e terminato in seguito a cura farmacologica per la tiroide.

- da un punto di vista psicodinamico, la psicosi post-partum insorge a causa di un profondo vissuto di perdita e di lutto per il termine della gravidanza e la rottura dell’unione fusionale col feto, cui segue l’incapacità di accettare il bambino; la forte frustrazione riguardo alla maternità tende a generare un’aggressività contro il proprio Io, la quale viene proiettata sul neonato prendendo la forma del rifiuto e del non riconoscimento del figlio (Maier et al., 1989; Dayan & Thessier, 1999).

- da un punto di vista psico-sociale, la psicosi post-partum sottende una profonda ed inconscia difficoltà, o una vera e propria impossibilità, ad accettare il proprio bambino e il nuovo ruolo di madre, la quale poggia le basi su fattori psicologici e relazionali. L’ostilità ed il risentimento nei confronti della maternità e del neonato tendono a rafforzarsi considerevolmente in seguito a motivazioni connesse all’ambiente e alle relazioni interpersonali, incrementando vissuti di stress e disagio insormontabile, per cui lo scompenso psicotico diventa l’esternazione di un’impossibilità a fronteggiare la situazione (Sieche & Giedke, 1999). L’esordio psicotico ha rilevato una correlazione positiva con elementi quali presenza di una relazione difficoltosa e conflittuale con il partner, e mancanza di adeguato sostegno e supporto materiale ed emotivo (Currid, 2004). Un legame significativo è stata anche trovato con la condizione di primipara (Pfuhlmann et al., 2002), con complicazioni al momento del parto quali un travaglio lungo e difficoltoso o il ricorso al taglio cesareo, con aborti perinatali, con elevati livelli generali di fatica, stress ed esaurimento percepito (Sharma et al., 2004).

La diagnosi risulta facilmente formulabile, proprio in virtù della gravità del fenomeno; la fase acuta richiede inevitabilmente una valutazione psichiatrica, la

presa in carico da parte del servizio psichiatrico e l’uso di terapia farmacologica combinata con antipsicotici e antidepressivi (Currid, 2004).

Recentemente, la separazione della donna dalla propria casa, dalla famiglia e soprattutto dal neonato in un momento cruciale per l’instaurarsi della relazione di attaccamento è stata valutata come altamente rischiosa, potendo comportare perdita di fiducia nelle proprie capacità di accudimento, oltre che negative ripercussioni sullo sviluppo emotivo del bambino; pertanto, si riconoscono i vantaggi di poter sostenere, aiutare ed educare la diade madre-figlio in servizi residenziali specialistici (ibidem).

4.4. CONSEGUENZE PSICO-SOCIALI E RELAZIONALI DELLA