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Il punto di vista di alcuni lavoratori in Provincia di Benevento

D I servizi fruit

4.9 Il punto di vista di alcuni lavoratori in Provincia di Benevento

Il 25 maggio 2011, giorno in cui erano stati convocati i lavoratori in CIG in deroga presso il Centro per l’Impiego di Benevento si sono presentate 21 persone, numero decisamente alto per la realizzazione di un singolo focus group. Ci si è divisi in due gruppi e si è riusciti a condurre in parallelo, presso luoghi differenti, due focus group.

4.9.1 Il focus group realizzato presso la sede del Cip di Benevento A. Informazioni generali e di contesto

Al focus group hanno partecipato 14 lavoratori, residenti nella provincia di Benevento, per lo più di età compresa tra i 33 e i 55 anni di età. Presente solo una donna di 56 anni. I partecipanti sono in prevalenza coniugati e con figli. All’incontro ha preso parte, in qualità di osservatore, anche un sindacalista della Cgil, intervenuto più attivamente solo per chiarire alcuni aspetti della crisi di alcune aziende richiamate dai lavoratori nel corso della discussione di gruppo.

Nove lavoratori appartengono allo stesso gruppo aziendale operante nel settore tessile, con qualifica di operai e di operaio specializzato e beneficiano della CIGS. Tre hanno lavorato nel settore metalmeccanico con qualifica di carrozziere, carrellista ed attrezzista e sono in CIGS.

Un lavoratore, ex dipendente di un’industria operante nel settore del legno, gode della mobilità in deroga ed attualmente svolge un’attività socialmente utile come operaio presso l’Azienda municipalizzata di servizi e igiene ambientale57.

La lavoratrice è in mobilità in deroga, alimentarista di una nota e grande azienda italiana che ha sede anche nel Sannio, con circa 130/140 dipendenti. Di recente è stata convocata dalla Municipalizzata per entrare eventualmente come LSU. Il focus group si è tenuto il 25 maggio 2011 presso la sala conferenze del CiP di Benevento e ha avuto una durata di circa due ore (dalle 15.20 alle 17.20). Inizialmente il clima dell’incontro non è stato facile per la contrarietà, poi trasformatasi in contributo collaborativo, di qualche lavoratore che manifestava sfiducia e malcontento per la propria condizione lavorativa. Al di là di questi momenti iniziali, la discussione si è sviluppata in modo sereno seppure con qualche momento più acceso, trattandosi di problematiche molto sentite. Da segnalare che nel corso della seduta l’atteggiamento dei presenti è divenuto partecipativo: i lavoratori si sono impegnati a fornire informazioni e testimonianze sul loro percorso di vita durante la crisi, pur manifestando un netto rifiuto alla video registrazione ed accettando solo la fonoregistrazione.

57 Si tratta del Progetto “Cig più”, inserito nell’ambito dell’Avviso regionale Welfare to work, in virtù del quale è stato

sottoscritto un protocollo d’intesa tra la municipalizzata, il Comune di Benevento e OO.SS. Fillea CGIL e FILCA CISL, in data 27 gennaio 2010, con l’assistenza dell’Agenzia governativa Italia Lavoro s.p.a., sotto l’egida della Regione Campania.

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Lo schema sottostante è utile perché riporta alcune brevi caratteristiche dei partecipanti, individuati con delle lettere di riferimento, ai fini di tutela della privacy.

Lettera di

riferimento Genere Età Ultimo lavoro svolto Settore azienda

A M 43 Operaio Lavorazione legno

B M 36 Addetto Taglio stoffe Tessile

C M 47 Addetto Filatura Tessile

D M 34 Operaio Tessile

E M 46 Elettricista Tessile

F M 42 Meccanico Tessile

G M 48 Addetto pulitura macchine Tessile

H M 43 Operaio Tessile I M 33 Operaio Tessile L M 39 Operaio Tessile M M 36 Carrozziere Meccanico N M 33 Attrezzista Meccanico O M 55 Carrellista Meccanico P F 56 Alimentarista Alimentare

B. Percezione della propria condizione

Prevalentemente i lavoratori hanno denunciato una scarsa fiducia nelle istituzioni deputate ad intervenire per sostenerli nella fase di reinserimento nel mercato del lavoro.

Guardano con pessimismo alla loro condizione attuale, consapevoli che le misure di sostegno al reddito di cui beneficiano sono insufficienti per garantire a se stessi e alle proprie famiglie un dignitoso tenore di vita. Sugli aspetti formativi collegati alla fruizione degli ammortizzatori in deroga si tende a sorvolare: in generale dalla discussione sui corsi di formazione emerge un atteggiamento rassegnato. I lavoratori frequentano attività formative senza aspettative sulla loro utilità, convinti che i corsi di formazione siano solo una fonte di guadagno per chi li realizza e non abbiano ricadute in termini occupazionali per chi li frequenta. La maggior parte non ha prospettive di lavoro nell’azienda di provenienza ed è proiettata verso un futuro lavorativo tutto da creare. Dall’intervista di gruppo emerge, inoltre, che alcuni lavoratori del settore tessile ora in GIGS dal ‘93 al 2003 hanno già beneficiato di ogni genere di sussidi, hanno partecipato a corsi di riqualificazione in vista della riconversione aziendale finalizzati al reinserimento lavorativo. Si tratta, in particolare, di quei lavoratori che in passato lavoravano presso l’Alfa Cavi del Gruppo Pirelli di Airola, poi dismessa a seguito di un riassetto organizzativo deciso dai vertici aziendali e che hanno vissuto già allora una pesante crisi occupazionale58. Questi lavoratori

ricordano il periodo in cui per 18 ore alla settimana svolgevano lavori socialmente utili quali giardinaggio e manutenzione del verde pubblico, attività che reputate poco utili alla comunità ma soprattutto ripetitive e scarsamente professionalizzanti e qualificanti per loro stessi. Scetticismo viene espresso anche con riferimento al corso di formazione allora frequentato a Bergamo presso la sede centrale dell’azienda tessile che poi si sarebbe insediata ad Airola, negli stabilimenti un tempo occupati dall’Alfa Cavi, per permettere la riqualificazione professionale dei lavoratori ex Alfa Cavi.

58 I vertici aziendali del Gruppo Pirelli, che ad Airola produceva cavi telefonici in rame, nel 1993 decidono di dismettere

l’azienda, per ragioni di riorganizzazione aziendale e anche perché quel tipo di prodotto era uscito dal mercato. La Pirelli, contraria a far rilevare l’azienda da altro imprenditore, decide, pur di andarsene, di cedere gratuitamente al Comune di Airola lo stabilimento in cui al momento della chiusura si contavano 424 dipendenti, per i quali viene attivata la CIGS. Il Comune di Airola e le altre istituzioni locali si sono assunte l’impegno di individuare possibili modalità di riutilizzo dell’immobile e delle competenze e professionalità maturate: nel 1998 viene siglato un contratto d’area per avviare un programma di reindustrializzazione dell’area e di assunzioni della forza lavoro. Nell’ambito dei progetti imprenditoriali inseriti nel contratto d’area rientrava l’insediamento di alcune aziende tessili che insieme ad altre aziende avrebbero dovuto assumere tutto il personale dell’Alfa Cavi. Purtroppo, però, le testimonianze offerte dai lavoratori intervistati argomentano il fallimento di questo tipo di interventi.

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L’atteggiamento di questi lavoratori più maturi fuoriusciti per la seconda volta dal mercato del lavoro è di totale sfiducia nel futuro: questi vivono l’attuale fase sfruttando il sussidio economico erogato, frequentando le attività formative previste solo perché obbligati ma senza nutrire alcuna speranza che quella formazione sia davvero utile per il reinserimento nel mercato del lavoro e cercano allo stesso tempo di ‘cavarsela al meglio’ per arrivare a fine mese.

F → “Ognuno di noi cerca di attivarsi per arrotondare, altrimenti non si può arrivare a fine mese con moglie e figli”.

Tra i lavoratori più giovani del tessile l’atteggiamento è parzialmente diverso: qualcuno, durante il periodo di inattività, ha conseguito un titolo professionale, portando a termine studi interrotti durante il lavoro in azienda, ma reputa troppo stringenti i vincoli normativi per intraprendere nuove attività. In generale, però questi lavoratori sono demoralizzati, non hanno fiducia nelle istituzioni e sono consapevoli che la chiusura della loro azienda è stata dovuta solo in parte alla crisi economico finanziaria. I lavoratori ritengono che la chiusura dell’azienda sia semplicemente l’epilogo annunciato di una strategia posta in essere dall’imprenditore allo scopo di godere dei soli vantaggi economico- fiscali per il nuovo insediamento, ma senza un disegno di sviluppo a lungo termine.

Di diverso tenore la testimonianza del lavoratore del settore del legno che attualmente lavora come LSU nell’Azienda municipalizzata di servizi e igiene ambientale, grazie ad un protocollo d’intesa sottoscritto tra la Municipalizzata, il Comune di Benevento e le organizzazioni sindacali, nel gennaio 2010, con l’assistenza dell’Agenzia governativa Italia Lavoro s.p.a., sotto l’egida della Regione Campania. La testimonianza documenta un’esperienza inserita nell’ambito dell’Azione di sistema per le politiche del Re-Impiego, Avviso Regionale Welfare to work, Progetto CIG PIU’, promosso dalla Regione Campania, su iniziativa del Ministero del Lavoro, attuato in collaborazione con le 5 province campane59. Il lavoratore ha anche dichiarato che l’impiego dei lavoratori socialmente utili risulta essere

sicuramente un buon impegno per i lavoratori fuoriusciti dal mercato del lavoro, ma costituisce soprattutto un vantaggio economico per l’Azienda utilizzatrice. Il lavoratore è impegnato presso l’Azienda utilizzatrice da 11 mesi per 4 giorni a settimana.

A → “I benefici sono soprattutto a favore dell’Azienda utilizzatrice che in tal modo non fa ricorso al lavoro interinale

per la sostituzione in caso di ferie e può offrire migliori servizi alla città. Percepisco un sussidio di mobilità pari a 861 euro con due figli e moglie a carico, mentre l’azienda utilizzatrice integra mensilmente per ogni lavoratore euro 299, pari a 16 ore mensili”.

I lavoratori del settore meccanico (Bulloneria Meridionale) fanno il punto sulla loro azienda, di proprietà di un imprenditore settentrionale, con sedi nel territorio irpino sannita e con circa 150 dipendenti.

N → “Questa azienda garantiva anche un buon indotto ad altre aziende del territorio, ma per problemi di natura

giudiziaria dell’imprenditore, l’azienda è rimasta in vita per circa tre anni, prima di fallire e chiudere definitivamente. Grazie all’assistenza dei sindacati sono state soddisfatte tutte le spettanze dei lavoratori”.

Un altro lavoratore del settore meccanico (Simeg) illustra ciò che è avvenuto nella sua azienda, che aveva tra i fornitori sia la Bulloneria Meridionale sia aziende più importanti come la Fiat. Negli anni il

59 Le azioni previste dal progetto sono finalizzate a rispondere alle urgenze poste dall’attuale crisi occupazionale, grazie a un

sistema di politiche e servizi di welfare to work per i lavoratori espulsi o a rischio di espulsione e al miglioramento dei servizi di re-impiego rivolti agli inoccupati di lunga durata e disoccupati di lunga durata. I datori di lavoro operanti in territorio campano sono invitati a manifestare interesse ad inserire in organico solo ed esclusivamente soggetti destinatari dell’Azione di sistema Welfare to work, appositamente individuati, che vi abbiano aderito attraverso la sottoscrizione del Patto di servizio presso i rispettivi centri per l’impiego. L’impresa ospitante può usufruire oltre che degli incentivi all’assunzione previsti dalla normativa vigente anche di un contributo economico sottoforma di bonus pari: ad euro 10 mila per ogni lavoratore assunto a tempo pieno ed indeterminato, ad euro 2 mila per lavoratore assunto a tempo determinato part time. In aggiunta è possibile ottenere un ulteriore contributo come dote formativa o in alternativa come work experience.

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datore aveva ridotto il personale fino ad arrivare a 15 dipendenti, al fine di non rientrare tra i beneficiari di ammortizzatori sociali: i lavoratori, allora, in previsione della chiusura avevano ipotizzato di rinunciare alla liquidazione e costituire una cooperativa ma i costi dell’operazione eccessivamente alti non sono sembrati sostenibili e l’iniziativa dei lavoratori non ha avuto seguito.

O → “In realtà, il numero dei dipendenti era inferiore a quello necessario per l’erogazione della CIG e quindi solo

attraverso una serie di pressioni sindacali i dipendenti sono riusciti ad ottenere le misure, che però poi non sono state erogate per la scadenza dei termini, anni 2005-2006. I lavoratori sono stati inseriti nelle liste di mobilità in deroga. La chiusura dell’azienda è stata determinata dalla volontà dell’imprenditore di cessare l’attività per problemi con i fornitori, ma non certo dalla crisi economico finanziaria.

Per 28 anni, oggi ho più di 50 anni, ho lavorato presso quest’azienda operante nel settore della zincatura. Poi, dopo la chiusura, ho provato a cercare lavoro presso altre aziende locali, … (appartenenti anche ad altri settori

merceologici), ma senza esito, perché non avevo la raccomandazione.

Il problema delle assunzioni di natura clientelare viene sollevato un po’ da tutta la platea, trattandosi di un fenomeno diffuso e di fronte al quale gli stessi lavoratori sono consapevoli e rassegnati.

Ma dalla discussione emerge che la raccomandazione non solo determina l’accesso al lavoro ma anche l’organizzazione del lavoro in azienda: spesso i ruoli e i compiti vengono assegnati in virtù della raccomandazione, attribuendo funzioni a lavoratori magari non formati per determinate attività, senza tener conto delle competenze e conoscenze possedute.

C → ”I livelli di competenza all’interno dell’azienda erano bassi, purtroppo le mansioni venivano assegnate ai lavoratori

solo in base alle segnalazioni e non in ragione delle conoscenze/competenze possedute. Alcuni dipendenti, già lavoravano nell’allora stabilimento Alfa Cava di Airola ed erano stati assunti dai nuovi proprietari che avevano rilevato l’ azienda cessata, mentre molte altre assunzioni erano state decise dalla politica, dal sindacato, dai poteri forti.

I corsi di formazione attivati per i neoassunti non sono stati del tutto coerenti con le attività e sono serviti soltanto a far guadagnare chi li erogava, mentre per i lavoratori costituivano solo una perdita di tempo”.

F→”Nell’azienda in cui lavoravo (tessile) il lavoro era a ciclo continuo e le condizioni di lavoro non erano delle migliori:

i lavoratori erano tenuti a garantire disponibilità illimitata”.

Nessuno dei partecipanti al focus, neppure i più giovani, manifesta una volontà di andare a cercare lavoro fuori regione e tanto meno al Nord, spaventati dal più alto costo della vita e dalle difficoltà di trasferirsi con interi nuclei familiari.

C. Percezione della crisi

Per i lavoratori del comparto meccanico la crisi aziendale è stata originata da problemi con i fornitori, non dalla crisi economico finanziaria. Per i lavoratori del comparto tessile la chiusura delle aziende in cui lavoravano è in parte dovuta alla globalizzazione, che ha determinato una concorrenza senza confini con i mercati esteri, in particolare quelli asiatici assai competitivi e aggressivi.

Secondo altri lavoratori del tessile, invece, la chiusura aziendale era stata già “programmata”: erogati i finanziamenti per agevolare l’insediamento industriale, dopo un breve periodo di attività, i vertici aziendali avevano già programmato la chiusura. Eppure questa azienda tessile era stata riconosciuta nel 2007 come la più grande azienda tessile in Europa, poi nel 2008 vi è stata la chiusura, anche a causa della globalizzazione ma non solo.

Secondo la maggioranza dei lavoratori, infatti, la crisi aziendale si poteva prevedere e comunque di fronte ai primi segnali negativi provenienti dal mercato i vertici aziendali nulla hanno fatto per prepararsi agli eventi, rifiutando qualsiasi intervento per riconvertire l’azienda. Secondo i lavoratori anche la gestione delle attività aziendali e l’organizzazione del lavoro all’interno degli stabilimenti erano demandate a personale non del tutto preparato, con livelli di competenze bassi e spesso assunti solo a seguito di segnalazione clientelare. L’unica iniziativa posta in essere dall’imprenditore che i lavoratori ricordano per “salvare l’azienda” è stata quella finalizzata a contenere i costi relativi all’energia elettrica per il funzionamento delle macchine, uno tra i costi maggiori sopportati dall’azienda. L’imprenditore

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intendeva promuove la costituzione di un parco eolico per fornire agli stabilimenti energia da fonte rinnovabile, economicamente più conveniente. Ma questo progetto non ha avuto alcun seguito.